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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 49Kordofan. Ah! se io potessi saperlo!… —Lo vuoi proprio? —Tu lo sai? Ah!… —Sì Fathma, lo so, giacchè a noi nulla può sfuggire. Il 10 ottobre era giunto a Sange-Hamferid; ora si troverà nei dintorni di Kaseght. Il maledetto marcia rapidamente sulla capitale, ma Ahmed lo romperà e farà uno spaventevole massacro delle sue truppe, te l'assicuro. —Grazie, Abù-el-Nèmr. —Non ringraziarmi, Fathma. Forse questa indicazione ti riuscirà fatale. —Perchè? Lo scièk non rispose. Egli si curvò verso terra portando una mano all'orecchio e ascoltò attentamente. —Alto! diss'egli raddrizzandosi. Aveva appena terminato il comando che da ambo i lati del sentiero scoppiava un clamore spaventevole. Il cavallo, colpito da una lancia nella testa, cadde sulle ginocchia gettando a terra coloro che lo montavano. Una cinquantina di guerreri armati di lance, di sciabole e di mazze saltò fuori dalle macchie empiendo l'aria di urla feroci. Omar e Fathma furono pronti a levarsi afferrando le pistole e la scimitarra, ma lo scièk, invece non si mosse. La caduta, la perdita del sangue e lo sfinimento l'avevano fatto svenire. —Fermi tutti! gridò l'almea. Abbiamo con noi lo scièk Abù-el-Nèmr! Gl'insorti nell'udire il nome del loro capo si erano arrestati colpiti da stupore: ma questo stupore durò un istante. Essi circondarono Fathma e Omar e in meno che lo si dica li atterrarono strappando a loro le armi. Sei o sette si precipitarono sullo scièk; vedendolo a terra pallido come un morto ed immobile lo credettero assassinato. Lo scièk è stato ucciso! gridò una voce. Ah! cani di arabi! Tutti i ribelli si erano affollati attorno ad Abù-el-Nèmr urlando furiosamente. Un guerriero d'alta statura colle braccia armate di numerosi braccialetti d'oro e un ricco turbante sulla testa, s'inginocchiò accanto allo svenuto e lo esaminò attentamente per alcuni istanti. —Chi ha ferito il mio capo? chiese egli, lanciando un'occhiata torva sui due prigionieri. —Un leone, risposo Fathma senza perdersi d'animo. —Tu menti, lingua di vipera, gridarono in coro gl'insorti digrignando i denti. —Lo giuro su Allàh e sull'Alcorano. Noi l'abbiamo trovato ferito e lo medicammo, rispose l'almea! —Non è vero disse il guerriero d'alta statura. Dove lo conducevi ora? —Al vostro campo. —Non è vero; tu volevi condurlo nel folto del bosco per assassinarlo a tuo comodo. Olà! miei prodi accendete un bel fuoco e abbruciamo questi arabi. Omar e Fathma nell'udire quell'atroce comando, sentirono raggrinzarsi le carni e gelare il sangue nelle vene dallo spavento. Compresero di essere irremissibilmente perduti se lo scièk non tornava più che presto in sè. —Prodi guerrieri! gridò l'almea con uno slancio disperato. Frenatevi, aspettate che Abù-el-Nèmr rinvenga, aspettate che egli parli, che egli solo ci giudichi. Noi siamo suoi amici, ve lo giuro, ed egli punirà orribilmente colui che avrà alzato la mano su di noi. La sua voce invece di calmare gl'insorti parve che li eccitasse maggiormente. S'udì un solo grido tremendo, formidabile: —Al fuoco gli arabi! A morte gli assassini dello scièk. Ad un cenno del guerriero d'alta statura, che pareva fosse il sotto-capo, gl'insorti sollevarono con infinite precauzioni lo scièk che era sempre svenuto. —Portatelo al tugul che trovasi in capo a questo sentiero, diss'egli, e voialtri accendete un bel fuoco e quando Abù-el-Nèmr ritornerà in sè gli mostreremo le ossa carbonizzate dei suoi feritori. Il comando venne immediatamente eseguito. Lo scièk Abù-el-Nèmr fu collocato su di una specie di barella formata con lancie incrociate e gli altri si misero a schiantare alberi o raccogliere legne morte, formando una catasta colossale attorno ad una palma isolata. Il supplizio spaventevole s'avvicinava. Omar e Fathma, vedendo che ormai ogni speranza era perduta, tentarono salvarsi colla fuga. Gettati a terra con una repentina scossa coloro che li trattenevano, si scagliarono a testa bassa sul cerchio dei ribelli impegnando una disperata pugna colle mani, coi denti e persino coi piedi. Per cinque minuti riuscirono a tener testa al nemico, poi scomparvero sotto una montagna di corpi. Atterrati, legati, percossi a sangue, colle vesti a brandelli, i due disgraziati, malgrado le disperate loro grida e i loro contorcimenti furono trascinati sul rogo e legati saldamente al tronco della palma. Fathma gettò un grido d'angoscia. —Aiuto Abù-el-Nèmr! Aiuto! urlò ella. Le grida selvaggie dei ribelli e il fragore della daràbuka[1] soffocarono la sua voce e le imprecazioni di Omar che si dibatteva furiosamente insanguinandosi i polsi. Erano perduti. [1] Sorta di tamburone. Già un uomo si avvicinava con un tizzone per mettere fuoco alla pira, già i ribelli alzavano le lancie per saettare i corpi dei due prigionieri, quando si udì una voce tonante, imperiosa, gridare: —Fermi tutti! voi abbruciate la favorita di Mohamed Ahmed! Lo scièk Abù-el-Nèmr era improvvisamente apparso sul sentiero, portato a braccia da quattro guerrieri, I ribelli, nello scorgerlo col volto contraffatto dall'ira, e nell'udire quelle parole, si erano arrestati come pietrificati, guardando con occhi smarriti ora il loro capo e ora i due prigionieri che tendevano le braccia verso il salvatore. Abù-el Nèmr con un gesto imperioso li fece cadere tutti in ginocchio col volto nella polvere. —Sciagurati! esclamò egli. Liberate la favorita del vostro signore e ringraziate Allàh che m'abbia fatto giungere in tempo per salvarvi dalla vendetta dell'inviato di Dio! Il guerriero d'alta statura che aveva ordinato il supplizio si avvicinò umilmente ai due prigionieri e tagliò i loro legami. Egli s'inginocchiò quindi dinanzi a Fathma baciandole i piedi. —Perdono! perdono! balbettò con voce tremante. L'almea, lo rialzò con un gesto da regina. —Ti perdono, diss'ella. Vattene. —Ma non io! gridò Abù-el-Nèmr baciando impetuosamente la mano di Fathma. Chi alza un dito sulla favorita dell'inviato di Allàh merita la morte e non una volta, ma cento, ma mille. E'l-Maktud, tu non puoi sopravvivere, io non lo voglio. —Ti obbedisco scièk, disse il guerriero puntandosi una pistola sulla fronte. Che Allàh mi perdoni. Fathma e Omar si slanciarono verso di lui per disarmarlo ma non ne ebbero il tempo, il guerriero, obbediente al comando del suo capo, premette il grilletto, facendosi saltare le cervella. Cadde su di un banco col volto inondato di sangue. —È orribile! esclamò Fathma con ribrezzo. —No, è giustizia, disse lo scièk freddamente. —Quell'uomo non mi conosceva, Abù-el-Nèmr. —Peggio per lui. Fathma, perdonami se io non giunsi in tempo per impedire che questi cani di Baggàra avessero a maltrattarti. La caduta mi cagionò un dolore sì atroce che svenni. Orsù ritorniamo alla capanna che mi sento estremamente debole. Tu rimarrai qualche giorno con me? —Non è possibile, Abù; ho fretta di raggiungere Hicks pascià, ora che so dove trovasi. —Ti preme molto, adunque, quella vendetta? —Molto, rispose Fathma. —Con chi partirai? —Col mio schiavo Omar. —Non arriverai a Sciula che cadrai in mano degli insorti. Quasi tutti i villaggi che conducono a El Obeid sono occupati dalle bando di Mohamed Ahmed. —Allàh mi proteggerà. Abù-el-Nèmr stette alcuni istanti pensieroso. —Vuoi proprio lasciarmi? chiese alfine. —Sì, e subito, se è possibile. —Sta bene, Fathma. Olà Mustafah! Un guerriero lungo e magro, ma dai muscoli di ferro dalla figura ardita e feroce, semi-nudo, spalmato tutto di grasso di cammello, e con un pugnale legato al braccio destro si fece innanzi. —Mustafah, disse lo scièk, barderai tre dei migliori cavalli, li caricherai di provvigioni e partirai colla favorita del nostro signore. Tu le obbedirai come a me stesso, e le farai strada fra le orde dei ribelli. Il guerriero partì come una freccia e cinque minuti dopo ritornava conducendo tre magnifici cavalli Abù-Rof puro sangue, bardati e carichi di Tag: guerriero capo voce due noi sangue tutti fuoco statura Argomenti: braccio destro, spaventevole massacro, gesto imperioso, terra pallido, ricco turbante Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Fior di passione di Matilde Serao Garibaldi di Francesco Crispi Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Residence Cannes Beach Indipendenza e opportunismo, leggende sui gatti Offerte Capodanno Barcellona Come accarezzare un gatto nel modo corretto Come affrontare e superare l'infedeltà del proprio marito
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