La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 44

Testo di pubblico dominio

fornita di un grosso perno mosso dalla forza di due tori che girano scambievolmente dì e notte su di un impalcato di legno cosparso di terra. Gli Egiziani e i Sennaresi amano molto il cigolìo di queste ruote, prodotto artificiosamente con un miscuglio di grasso e di carbone pesto e apprezzano le zacchie che cigolano forte poichè tengono sveglio il ragazzo che vigila sui tori, quindi queste non si fermano, e allontanano gl'ippopotami che potrebbero ucciderli. Hanno anche premura che il cigolìo continui sempre poichè credono che se cessasse, cesserebbe pure la vita del proprietario. La presenza di quelle zacchie che continuavano a girare cominciava a rianimare i barcaiuoli, i quali supponevano che il grido udito fosse stato mandato da uno dei guardiani. Omar già stava per chiamare uno di quegli uomini per chiedere che significasse quel segnale, quando un urlo prolungato, straziante, ruppe il silenzio che regnava sul fiume. Qualche cosa di grande e di nero cadde nell'acqua sollevandola a grande altezza. Quasi subito si videro i coccodrilli nuotare in furia verso la riva sinistra e li udirono chiudere le grandi mascelle con un rumore analogo a quello che fa un cassone chiudendosi. —Oh! fe' Omar che cadeva di sorpresa in sorpresa. Che diavolo succede? Un altro grido scoppiò poco dopo seguito da un altro tonfo. Altri coccodrilli che sonnecchiavano sui banchi di sabbia, si slanciarono in acqua nuotando verso le zacchie. Tutti i barcaiuoli, ansiosi e un po' sgomentati, si precipitarono a tribordo coi fucili in mano, cercando di indovinare ciò che succedeva sulla riva sinistra. —Che succede? chiese una voce calma dietro a Omar. —Ah! sei tu padrona? disse lo schiavo riconoscendo Fathma. —Sì, che significano queste grida e questi tonfi? Omar in poche parole la mise al corrente dell'accaduto, esponendo i suoi timori sulla probabile vicinanza degli insorti. —Credi tu che queste grida provengano dai guardiani delle zacchie? domandò l'almea quando egli ebbe finito. —Sì e temo che quei corpi gettati nel fiume e che i coccodrilli stanno disputandosi, non siano altro che quelli dei poveri diavoli assassinati. —Allora corriamo un serio pericolo. —Sicuro, padrona, ed è per questo che non sappiamo se avanzare o dare indietro, disse Daùd. Che faresti tu? —Andrei innanzi, rispose Fathma senza esitare. Non ho paura dei ribelli. —E così sia; sforzeremo il passo. Non aveva ancora finito l'ultima parola che un baccano spaventevole scoppiò sulla riva sinistra. Era un misto di urla, di fischi, di abbaiamenti, la più spaventevole cacofonia insomma, che mai abbia ferito l'orecchio umano. Sei o sette fuochi s'accesero comunicandosi alle zacchie che in un batter d'occhio furono in preda alle fiamme e al chiarore rossastro di quegli incendi furono visti grossi attruppamenti di negri imboscati fra le piante di durah e fra i papiri. —Attenzione! gridò Daùd, balzando indietro. Una scarica formidabile partì dalla riva seguita da urla ancora più formidabili; una grandine di palle cadde sibilando sulla darnas forando le vele, recidendo le corde, colpendo coloro che non avevano avuto il tempo di ripararsi dietro la bordatura. —Fuoco! tuonò la voce di Fathma. La darnas s'infiammò come un cratere. Al crepitar della fucilata si unisce il rimbombo del cannone che tira a mitraglia contro le ardenti zacchie e contro gl'insorti che le circondano. S'odono urla di dolore, bestemmie, comandi precipitati, tonfi di uomini che colpiti a morte cadono nel fiume. I coccodrilli si gettano confusamente verso la riva presso la quale galleggiano numerosi torsi d'ebano già resi immobili od ancora in preda a spaventevoli convulsioni. —Ai remi, ai remi, grida Daùd. Alcuni barcaiuoli, sfidando il fuoco degli insorti che cresceva terribilmente, si slanciarono ai remi, ma caddero a mezzo ponte. La darnas, abbandonata a sè stessa per la morte del timoniere, girò di bordo e andò ad arenarsi colla prua contro un isolotto. L'urto che accadde fu così violento che gli alberi si spezzarono cadendo colle immense loro vele. Due barcaiuoli rotolarono sul ponte colle teste sfracellate. Sulla darnas regnò in breve la confusione. I barcaiuoli, perduto il loro sangue freddo, si slanciarono a poppa coll'intenzione forse di abbandonare la barca e salvarsi sulla riva opposta, ma il fiume era pieno di coccodrilli venuti da tutte le parti per prendere parte a quell'orgia di carne umana, di più la fucilata dei ribelli continuava terribile, lacerando l'aria per ogni dove. —Mille saette, tutti a prua! urlò Daùd. Tutti a prua, cani di barcaiuoli! —A prua! a prua! ripetè Fathma, che rispondeva bravamente al fuoco del nemico. I barcaiuoli compresero il pericolo e ritornarono dietro la bordatura di prua, riparandosi meglio che era possibile. Era tempo. Gl'insorti, vista la darnas arenata, si erano gettati tutti in acqua fugando i coccodrilli a colpi di lancia e si arrampicavano a dozzine sui banchi sabbiosi portando seco enormi travi colle quali speravano di sfondarla. La fucilata, interrotta, ricominciò ancora più furiosamente, serrata, implacabile, mortale. La mitraglia fischiava sollevando le acque, scarnando orrendamente coloro che venivano tocchi dai proiettili; il sangue correva a torrenti e arrossava le onde del Nilo. Le canne dei fucili scottavano: erano ardenti. I ribelli arrivano a decine, a dozzine, a ventine, a trentine, agitando freneticamente le scimitarre, le lance, le mazze, i fucili, sfidando imperterriti il fuoco infernale della darnas e cercando di arrampicarsi sul bordo urlando a chi più può. I barcaiuoli, ai quali l'imminenza del pericolo infondeva un disperato coraggio, si difendevano strenuamente coi fucili, colle pistole, cogl'jatagan, colle scimitarre, colle scuri e persino coi remi, martellando, puntando, forando, schiacciando, tagliando in piena carne. Daùd, Omar e l'intrepida Fathma colle scimitarre in pugno troncavano tutte le mani che cercavano di aggrapparsi al bordo della darnas e spaccavano orribilmente le teste che s'alzavano verso di essi. Era una carneficina, uno spaventevole massacro che la luce rossastra delle zacchie in fiamme rendeva ancor più orribile. I barcaiuoli, anneriti dalla polvere, madidi di sudore e di sangue che colava dalle ferite, non potevano più far fronte a quell'onda di ribelli che ingrossava ad ogni istante e che si precipitava ciecamente all'assalto mugolando come una banda di tigri. Già più che mezzi sfiniti, esangui, avevano abbandonato il posto ed erano caduti sul ponte rantolando, quando un cozzo formidabile avvenne a prua. La darnas, spinta all'indietro da una forza irresistibile, lasciò il banco e tornò a galleggiare, indietreggiando. Una trave avventata da quindici o venti uomini uniti, l'aveva percossa sotto la ruota di prua schiantando due o tre madieri; tutti i barcaiuoli, perduto l'equilibrio, caddero sul ponte fra le urla indescrivibili dei negri che non ardivano gettarsi in acqua ove nuotavano sempre numerosissimi coccodrilli occupati a rimpinzarsi della carne dei cadaveri. Quando si rialzarono per accorrere ai remi un gridò d'angoscia sfuggì da tutti i petti. La darnas, spezzata a prua dalla spaventevole botta, imbarcava enormi getti d'acqua, affondando rapidamente! CAPITOLO VIII.—La zattera. La situazione era disperata, spaventevole: s'avvicinava una tremenda catastrofe. La darnas, colla prua sfondata, il timone schiantato, senz'alberi, senza vele, andava disordinatamente alla deriva virando da babordo a tribordo sotto il fuoco infernale degli insorti, che vista la preda sfuggire, urlavano furiosamente. L'acqua entrava a gran flotti dalla falla, fischiando fortemente e invadeva a poco a poco il ponte sul quale cercavano di issarsi a colpi di coda mostruosi coccodrilli colle mascelle spalancate. Per alcuni momenti a bordo della darnas regnò una confusione indescrivibile. I barcaiuoli, ridotti a soli sette, più o meno feriti, pazzi dal terrore, si erano rifugiati a poppa invocando

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Argomenti: fuoco infernale,    scarica formidabile,    spaventevole massacro,    grosso perno,    carbone pesto

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