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La favorita del Mahdi di Emilio Salgari pagina 45disperatamente Allàh e Mohamed, aggrappandosi ai rottami delle antenne e degli alberi, sordi alle minacce e alle preghiere di Fathma, di Omar e di Daùd che avevano conservato il loro sangue freddo anche in terribile frangente. La paura però di cadere nelle mani degli insorti che seguivano la darnas saltando d'isolotto in isolotto; la paura di trovarsi nell'acqua fra la banda dei coccodrilli che non avrebbe mancato di gettarsi su di loro e le percosse e le minaccie dei loro capi, li decisero di ritornare a prua per cercare di arrestar l'acqua che non ristavasi dall'entrare. Ognuno si munì del primo mastello che trovò sotto mano e si mise a vuotare il liquido elemento che erasi alzato di già d'un mezzo piede. Daùd, a rischio di ricevere una dozzina di palle, salì sul tetto della rekuba che formava il cassero della darnas vi prese un barile e lo incastrò fortemente nella spaccatura della prua. L'affondamento si arrestò. —Bene! esclamò il bravo reis. Ai remi, Omar ai remi colla tua padrona! Bisogna guadagnare a qualsiasi costo la riva opposta. Su, voi altri, vuotate per la barba di mio padre! Vuotate tutti, vuotate! Omar e Fathma si slanciarono ai remi, l'uno a babordo e l'altra a tribordo e si misero ad arrancare con tutte le loro forze allontanandosi lentamente dalle isole e isolette sulle quali vociferavano e sparavano gl'insorti, ingrossati di numero. Mezzo fiume era stato di già attraversato quando avvenne un urto. La poppa si drizzò su di un banco subaqueo incagliandosi profondamente nelle sabbie o nel fango, e la prua, abbassatasi per l'inclinazione affondò. S'udì un urlo terribile emesso da sei o sette voci. I barcaiuoli, perduto l'equilibrio, capitombolavano con Daùd nella corrente, andando a ridosso della banda dei coccodrilli. Fathma e Omar, abbandonati i remi, si slanciarono verso prua in soccorso dei loro disgraziati compagni, ma era troppo tardi. I coccodrilli, spalancate le enormi mascelle, si erano di già gettati sulla preda insperata e cominciavano il banchetto. Per tre o quattro minuti si videro i sennaresi lottare disperatamente gettando urla strazianti, poi scomparvero fra le onde insanguinate. Alla superficie dell'acqua non risalirono che pochi brandelli di carne ancora palpitante, qualche membro smozzato e qualche testa frantumata che la corrente portava attraverso le scogliere e le galleggianti foglio del loto sacro. Fathma e Omar, inorriditi dallo spaventevole dramma svoltosi lì per lì sotto i loro occhi, si erano arrestati a mezzo ponte, tenendosi fortemente per la mano, girando gli sguardi smarriti sul fiume rosso di sangue in mezzo al quale nuotavano ancora i coccodrilli disputandosi furiosamente gli ultimi avanzi degli sventurati. Un rauco singhiozzo lacerò la gola del povero negro. —Daùd!… Daùd!… esclamò egli con voce rotta. Vi risposero le urla dei ribelli e le detonazioni delle loro armi da fuoco. Alcune palle fischiarono ai suoi orecchi conficcandosi profondamente sul ponte inclinato della darnas che continuava affondare. —Daùd!… Daùd!… ripetè il negro. Egli cercò di liberarsi dalla mano di Fathma per spingersi sulla prua. L'almea invece lo trasse violentemente a sè. —A poppa! a poppa! gridò ella. Affondiamo! Infatti la prua si tuffava. La darnas s'inclinò con uno scricchiolìo sinistro, fremette, ondeggiò, poi spezzossi a metà con gran fracasso. La poppa si rialzò piegandosi su di un fianco e disarticolando la rekuba il cui tetto in gran parte si sfondò. I due superstiti non pensarono più che alla propria salvezza, Aggrappandosi ai tronchi delle antenne e alle gomene che ancora pendevano dalle murate, aiutandosi l'un l'altro, sotto il fuoco dei ribelli che non cessava un sol minuto, guadagnarono il rottame fortemente incagliato, cacciandosi lentamente sotto la rekuba semi-sventrata. I ribelli, che non lasciavano le isole, salutarono la loro scomparsa con una grandinata di lance affatto innocua. —Coraggio Omar, disse Fathma che tremava malgrado il suo straordinario sangue freddo. Abbiamo assoluto bisogno di essere forti per lottare contro l'avversità che ci perseguita. Si direbbe che il Profeta congiura contro di noi e che protegge la rivale. Dimmi, che faremo ora, che non abbiamo più i mezzi per tirare innanzi e che i ribelli ci assediano? —L'ignoro, padrona, balbettò il negro. Temo che per noi la sia finita. —No, finita! esclamò Fathma con veemenza. Sono ancora troppo forte per arrendermi. —Ma che volete fare? Non sappiamo più su di chi contare ora che tutti sono stati divorati. Ho dei terribili presentimenti che mi fanno perdere quel po' di coraggio che ancora mi resta. —Se tu hai dei presentimenti devi scacciarli, Omar. Qui abbiamo bisogno di risolutezza, forza e coraggio per uscire da questa pericolosa situazione. Orsù, fatti animo, tutto ancora non è perduto. —Che si deve fare? Se colla mia vita potessi salvarvi, potessi conservarvi viva al mio padrone, sarei pronto a perderla, ma pur troppo non gioverà a nulla. Maledetto Mahdi! —Taci, non imprecare contro quell'uomo, disse Fathma, con voce alterata. —Perdono, padrona, non mi ricordava più che… —Basta così, parliamo invece di qualche cosa di meglio. Credi tu che tutti i Sennaresi siano stati divorati? —Non ho veduto alcuno ritornare a galla, nè ho udito alcun grido d'aiuto dopo il primo assalto dei coccodrilli. Non bisogna contare più su di loro. —Sta bene, disse freddamente l'almea. Non conteremo che sulle nostre forze. Dimmi, ora, credi che gl'insorti tenteranno di abbordare il rottame? —Non lo credo. Il fiume è ingombro di coccodrilli e mi pare che anche gl'insorti abbiano paura. Potrebbe darsi però che costruissero delle zattere o che facessero venire dei canotti. L'almea provò un brivido e impallidì leggermente. —Che non si possa lasciare questa carcassa? si chiese ella con rabbia. —In qual modo? Siamo proprio in mezzo al fiume. Il primo che ardisce tuffarsi cadrà inevitabilmente sotto le palle del nemico o sotto i denti degli anfibi. —E se si costruisse una zattera?… E perchè no? —Una zattera!… ah! la bella idea! esclamò Omar, picchiandosi fortemente la fronte. Abbiamo tanto legname quanto ci abbisogna e di più armi da tagliarlo e corde a nostro piacimento. Per Allàh! Se si potesse farla bella a quei cani d'insorti! —Credi tu che affidandoci alla corrente verremo scoperti? —Questo lo sapremo dopo. Il fatto è che bisogna allontanarsi prima che spunti l'alba e senza destare l'attenzione dei ribelli. Se ci vedono faranno cadere su di noi una tale pioggia di palle da fare dei nostri corpi un crivello. —E i coccodrilli ci attaccheranno? —Forse, ma ci difenderemo senza far troppo rumore. Dispenseremo colpi di scimitarra sui loro occhi o nelle loro gole. Andiamo a vedere come stanno le cose al di fuori, Fathma, e se l'oscurità è tanto fitta da impedire che quelli della riva ci scorgano. Presi i fucili, Fathma e Omar tenendosi per mano guadagnarono la parete sfondata che guardava verso la riva sinistra, nascondendosi dietro un mucchio di rottami. Le zacchie ardevano ancora spandendo all'intorno una luce rossastra che illuminava sempre però più debolmente la corrente e i campi di durah. Dense nubi di fumo, miste a scintille, s'alzavano vorticosamente al di sopra dei crepitanti legni, ondeggiando capricciosamente qua e là a seconda che il vento soffiava. Sulle isolette del fiume vociferavano più di due centinaia di ribelli cogli occhi fissi sul rottame. Alcuni erano immersi nell'acqua fino alle gambe e scagliavano di quando in quando qualche lancia che si fissava fortemente sul ponte inclinato del legno, altri invece si studiavano di guadagnare degli isolotti per avvicinarsi vieppiù, ed altri ancora si affaccendavano a costruire dei piccoli tugul di rami e foglie. —Mi pare che quei birbanti abbiano intenzione di fissare la loro dimora su questi isolotti, bisbigliò Omar all'orecchio della compagna. —Lo credi? —Non vedi che stanno Tag: sotto prua mezzo fiume troppo abbiamo corrente mano poppa Argomenti: sangue freddo, qualsiasi costo, tanto fitta, urlo terribile, rauco singhiozzo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci La spada di Federico II di Vincenzo Monti Marocco di Edmondo De Amicis Orfeo di Angelo Poliziano Articoli del sito affini al contenuto della pagina: I miei 21 giorni a Los Angeles - 1° parte Danni provocati da un eccesso di colesterolo Offerta capodanno a Lisbona Offerta capodanno a Lussemburgo Offerta capodanno a Miami
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