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L'amore che torna di Guido da Verona pagina 80— egli fece stoicamente; — ma per questa volta fa il sacrifizio di accettarli ancora, poichè ti appartengono. E se proprio ti bruciano le dita, o se le tue condizioni sono così prospere da poterli disprezzare... fa una cosa: dalli in beneficenza. Qualche volta bisogna pensare anche all'anima! Io son divenuto un uomo pio e ti dò questo consiglio. Feci una bella risata, gettai la busta sopra un tavolino, con l'aria dell'uomo che butta in un canto un vecchio avanzo della propria coscienza. — Insomma, grazie, grazie di cuore, — gli dissi tendendogli la mano. — Accetto, e non li darò in beneficenza, ti assicuro, perchè sono ben lontano da quella prosperità che mi attribuisci. Ho avuto un momento favorevole ma, ora la Borsa va a rotoli, il giuoco peggio che mai, il credito è quasi nullo... bah!... tristezze, tristezze, mio buon Elia! — Se m'avessi dato retta! — egli osservò tranquillamente. — In cosa? — Oh, in molte cose, in qualsiasi cosa che tu avessi preferita. Partire con me, per esempio, o almeno prendere una buona volta una risoluzione decisiva. Ti consigliavo anche di ammogliarti; era la cosa più ragionevole che tu potessi fare. — Infatti m'ero alla fine risolto. Ma giunsi troppo tardi. Quella che sai, s'era già fidanzata e stava per maritarsi. — Ah sì? Qui a Roma? — A Roma. — E la vedi? — Se la vedo?... Sì... qualche volta. — Pazienza, mio caro! Ma non c'è poi quella sola. Le ragazze da marito spuntano come i funghi. Solamente bisognerebbe che ti sbrigassi un pochino, perchè anche tu cominci a non esser più tanto giovine. — Non solo è vero quello che dici, ma mi sento ancora più vecchio della mia età. Poi è troppo tardi in ogni modo, troppo tardi per mille ragioni. — Vedo, mio caro, che ti ha ripreso un'altra volta la ruggine. Bisogna ch'io ti galvanizzi un poco lo spirito. — Eh, mio buon Elia, temo che non sia soltanto ruggine!... Questa volta ci dev'essere qualcosa che si è definitivamente spezzato. — Oh, come sei tragico! — Di' piuttosto: rassegnato. Vedi, la vita non è tutta una burla; v'è pur qualcosa che si deve scontare, o tosto o tardi, e temo di essere proprio giunto a quel segno. — Via! tu hai sonno adesso, e non v'è nulla che faccia considerare la vita sotto un colore buio come l'aver dormito male. Riposa ora; più tardi ne riparleremo. Io me ne vado. — No, férmati ancora un poco; non ho più sonno, ti assicuro. — Ma vorrei prendere un bagno, cambiarmi d'abiti. — Bene: ancora un momento e te n'andrai. Per l'ora di colazione ti verrò a prendere all'albergo. — È inteso, — egli fece, tornando a sedere. — Orsù, raccóntami qualcosa. — Di che? — Di Elena. Come vive? Cosa fa? — Trionfa e splende. A Parigi non si parla che di lei; mena un lusso iperbolico, la si vide qualche volta al Bosco, ha la sua carrozza, i suoi domestici, uno splendido appartamento, «rue la Chaussèe d'Antin, 19», se t'interessa. — E poi? — E poi recita, e miete applausi, e sono in cento che si contendono i suoi favori. Ah... dimenticavo! Ha una bellissima bimba: una cosina piena di riccioli... Credevo che fosse tua, ma invece m'hanno assicurato di no. — Non è mia! non è mia! — esclamai con impeto; — ma vorrei sapere a chi l'attribuiscono. — Inutile che tu prenda quel tono geloso! Dev'essere un grande mistero... E poi chi si occupa di questo? In apparenza ti è rimasta fedele. Ha un amante, certo, ma non lo si conosce. — Perchè «certo»? Come puoi affermarlo così? — Oh, per Bacco! lo si comprende. In che altro modo si procurerebbe il denaro per condurre la vita che fa? — Se recita, può darsi che guadagni abbastanza... — Eh sì! Ci vuol altro! I soli abiti che portava in quest'ultimo dramma costavano più di quello che può guadagnare in sei mesi. Dunque fa i tuoi conti. Ma è tardi ora, — soggiunse guardando l'orologio, — e bisogna che ti lasci. Una buona doccia, e mi ritroverai fresco, nonostante l'orribile viaggio. A rivederci, Guelfo. — A rivederci, Elia! Non appena fui solo, nascosi la faccia nelle coltri e disperatamente piansi. Ma da quel giorno l'amore mio si ravvolse d'un velo funebre, si addormentò nel mio cuore profondo come sotto la pietra tombale di un sepolcro dimenticato. VIII Talvolta il denaro inatteso porta fortuna e vi son uomini che arrecano con sè la buona ventura. Giunto Elia, la sorte mutò improvvisamente. Come per incanto la Borsa mi fece riacquistare il perduto, ed al giuoco mi assistette una fortuna così tenace che il rubicondo e calvo marchese della Pergola, dondolando la sua buona testa di vecchio fanciullone, perduto il colpo, non ristava dall'esclamare: «Inutile! inutile! contro di te non si può spuntarla! Sei tornato in pieno calore!» Così la mia vita era tutta un'alternativa d'aurore e di tramonti; nell'attimo stesso in cui stavo per cadere, una mano invisibile scendeva, pronta, per soccorrermi ancora. Nasce in tal guisa una spavalda sicurezza di sè stessi e quasi ci si rimprovera d'aver dubitato della fortuna. In quei momenti d'auge, l'operoso, l'ape umana, par quasi un piccolo insetto previdente e sciocco, poich'esso costruisce piano piano l'alveare, con stenti e con amore, sviscerandosi ogni giorno un poco, mentre noi, nella nostra vita, ne facciamo e distruggiamo a decine, alveari grandi e piccoli, con una facilità stupefacente. La fortuna infatti è soltanto nemica dei pusillanimi; ai forti ed agli avventurieri essa ritorna sempre. Di questi ultimi Elia d'Hermòs era un esempio singolarissimo. Pochi avevano la sua risolutezza e pochi fors'anche la sua bontà. Non potei ben comprendere s'egli avesse ancora su me qualche intenzione occulta; sapeva così ben nascondere i suoi disegni ch'egli rimaneva perpetuamente un attraente ma incomprensibile enigma. Fin verso la metà del pomeriggio non era lecito sapere ove andasse nè cosa facesse; alle mie domande rispondeva sempre con una risata sibillina, poi diceva con intendimento: — Bah... visito Roma! C'è sempre qualcosa di nuovo in questa città inesauribile. Io l'invitai al nostro Circolo e fu comicissimo l'incontro di lui con Fabio Capuano. Fisicamente si rassomigliavano un poco, ed entrambi avevano inteso parlare l'un dell'altro molto spesso da me. Si studiarono ambedue con grande cautela, poi Fabio mi confidò in gran segreto: — Sai: quel tuo buon amico di Parigi mi ha l'aria d'un birbante matricolato. — Ma cosa dici, Fabio? Tu hai le traveggole da qualche tempo! Vedi tutto a rovescio. L'altro si limitò a dirmi: — Dev'essere un po' bisbetico quella tua specie di tutore... Agli altri amici Elia riuscì prontamente simpatico: era bizzarro e gaio, conosceva il cuore dell'uomo. In quel tempo invece le relazioni mie con il Capuano si erano alquanto inasprite. Credo che avesse intuita la verità su quanto concerneva Edoarda, e, torturato dal dubbio, mi circuiva di domande tendenziose o di scaltre inquisizioni, mentre, nel medesimo tempo esercitava la stessa indagine sopra Edoarda. Un giorno tutto questo era finito con una discussione piuttosto vivace, durante la quale mi erano sfuggite contro di lui alcune parole acerbe. Ma il brav'uomo, vedendo inutile ogni scaltrezza, s'era preso ad un partito estremo e pedinava Edoarda o me continuamente, per venirne in chiaro. Verso mezzogiorno me lo vedevo capitare in casa, con mille pretesti futili; voleva che si facesse colazione insieme, poi mi si metteva ai fianchi, risoluto a non lasciarmi finchè l'ora di qualsiasi convegno fosse necessariamente passata. Oppure appostava Edoarda all'uscir dal suo palazzo, e, talvolta con la pretesa d'esserle utile non si scuciva da' suoi panni, tal'altra nascostamente inseguiva le sue tracce. Così, non di rado, mancavamo per sua colpa i nostri convegni. Vi sono purtroppo moltissime persone, le quali, anche senza vantare le ragioni di Fabio, si assumono gratuitamente il delicato incarico di vegliare su la fedeltà delle mogli altrui. Allora dovetti sobbarcarmi ad una vita Tag: volta vita tardi buona qualcosa poco fortuna sei vecchio Argomenti: medesimo tempo, mano invisibile, calvo marchese, uomo pio, denaro inatteso porta Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi La divina commedia di Dante Alighieri Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Appartamenti per vacanze a Lugano Madrid, la regina della "movida" Marsa Alam: immersioni, pesca e kite-surf da non perdere Stili di vita ed alimentazione I migliori comportamenti e rimedi per la cellulite
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