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L'amore che torna di Guido da Verona pagina 15una vita breve. Invece la malattia peggiorò ed il medico fece trasportare l'inferma all'ospedale. Furono giorni di disperazione, che nessuna gioia della vita potrebbe mai compensare. Oh, l'ultima sera in quella nuda stanza d'ospedale presso il letto già solenne come un feretro! Una monaca piangeva in silenzio presso il capezzale, ferma, rigida. Ed Elena rivedeva sempre quella mano di morente levarsi ancora stanca e fredda fino alla sua fronte, per darle una benedizione suprema; udiva quella voce ormai lontana dirle ancora, diminuendo, fuggendo: — Elena... sii buona, sii forte... Vivi con fede, con fierezza... Elena, mio amore, addio... Poi, tosto, nella luce livida, un Crocifisso scenderle sul petto, gli occhi della moribonda volgere verso di lei l'ultimo sguardo umano, e lentamente svanire, finire, in una specie di stupefazione, serbando il loro inestinguibile sorriso... — Mamma, mamma mia!... — aveva ella gridato, cadendo sul cuore della morta. E Mathias la raccolse nelle sue braccia, Mathias, il pallido fratello, il suo povero amico. Per molti mesi ella fu ricoverata in un monastero, finchè un giorno le venne da Berlino una lettera di Franz von Hohenfels, che le mandava denaro, invitandola a partire per la Germania, dov'egli le avrebbe ottenuto un posto d'istitutrice. L'ultimo giorno andarono insieme al camposanto, Mathias e lei, per salutare la morta. Elena vide ch'egli barcollava, quel giorno. — Andate proprio via? — le disse il giovine con una voce che non era più la sua, una voce spenta. — Sì, — ella rispose — domani. — Mi scriverete qualche volta? — Sempre, sempre, Mathias! E poi ci rivedremo un giorno... Egli ebbe un sorriso incredulo: — No, Elena, forse mai... Ed erano caduti entrambi a ginocchi, nel camposanto dei poveri, dinanzi a quella croce nuda. Il tutore l'accolse nella casa dov'egli abitava con la moglie e con due bambini. Il terzo giorno dopo il suo arrivo l'Hohenfels la condusse nel suo studio e vi fece portare dai domestici un grande baule polveroso. Cercò nella cassaforte un libretto di risparmi, alcuni astucci di gioielli, aperse il baule, poi disse: — Tutte queste cose vi appartengono, Elena; mi furono consegnate per voi. Ella se ne meravigliava, ma il tutore prese a dire: — Quando vostra madre lasciò l'Ungheria mi diede in custodia questi ultimi residui del suo patrimonio, ch'ella aveva ridotto al nulla per pagare i molti debiti della famiglia o piuttosto — poichè forse già lo saprete — i debiti di suo marito. Mi lasciò queste cose con l'obbligo giurato di non consegnarle che a voi, dopo la sua morte, o, qualora me lo domandasse, alla vostra maggiore età. Vostra madre fu una santa ed una vera martire: non dimenticatelo mai, Elena. Oggi obbedisco alla sua volontà. V'era il corredo da sposa della madre, pochi oggetti preziosi ch'ella si rammentava di aver veduti al castello ed alcuni gioielli antichissimi della famiglia. Tutto ciò le parve l'ultimo sorriso, l'ultimo bacio della sua mamma per sempre lontana, e questa lieve ricchezza la fece piangere di malinconia. Era la sua tragica e santa eredità; bisognava non dimenticare quell'esempio di fortezza. Ed Elena serenamente si dispose a vivere la sua vita nuova, poichè il tutore le aveva trovato un posto d'istitutrice in una scuola privata. Passarono mesi di tristezza e di solitudine. Mathias le scriveva quasi ogni giorno; ella rispondeva sempre, e, come ad un fratello, tutto gli raccontava: la grande aridità della sua vita, i bui pensieri, lo sconforto, i libri che leggeva, le persone che frequentava, le memorie della povera morta, il gran desiderio che aveva ella stessa di morire. Una volta, ricordandosi ch'egli era così povero, andò alla Banca, prese una piccola somma e gliela spedì. Ma egli la rimandò con una lettera squisita, in cui vagamente, per la prima volta, le confessava la sua passione. Questo pensiero le dette un grande smarrimento; non aveva mai creduto ch'egli potesse amarla, e considerava Mathias veramente come un fratello. Ebbe vergogna, ebbe paura, ebbe pietà; gli rispose pregandolo di non volerle bene, di non pensare a lei, di lavorare a' suoi quadri. L'Hohenfels la visitava qualche volta e più spesso l'invitava nella sua casa, mostrandosi ora diverso che non per il passato, e cioè troppo familiare, quasi ambiguo. In quei giorni, per uno scandalo che fece assai rumore, l'Hohenfels si separò dalla moglie e tenne seco uno dei due figlioli. Circa un mese dopo questo fatto egli venne a proporle di dare lezioni al suo bimbo ed ella consentì. L'Hohenfels assisteva regolarmente a queste lezioni, seduto presso la tavola, sorridendo e guardandola sempre. Voleva sovente che rimanesse a pranzo; un giorno le passò la mano sui capelli, dicendole: — Sapete, Elena, che vi siete fatta una magnifica ragazza? Ella divenne di porpora, ma non osò rispondere, perchè di lui aveva una incomprensibile paura. Era un uomo sui quarantacinque anni, ancor giovanile d'aspetto, che nel discorrere usava gesti compassati ed autorevoli; aveva i baffi castanei, rudi, la bocca un po' sardonica, il naso diritto, gli occhi d'un color glauco-verde, pieni di volontà. Frattanto era trascorso più di un anno, e la sua tristezza non guariva; ogni cosa le dava un senso di profonda mediocrità, e sognava di andare per il mondo alla ventura, fin quando, in una terra lontana, improvvisamente, come schiuse da un prodigio, davanti a lei si aprissero le porte meravigliose della vita. Trovò, sul finire di quel Settembre, una vecchia signora senza parenti, ch'era solita viaggiare quasi tutto l'anno, la quale accettò di prenderla seco e farne la sua dama di compagnia. Sùbito, e nonostante le preghiere dell'Hohenfels, lasciò la Germania e vide un gran numero di paesi. Fu durante uno di questi viaggi ch'io la conobbi. Ma la vecchia signora finì con accorgersi ch'era molto incomodo avere per dama di compagnia una ragazza così bella, poichè dappertutto gli uomini la corteggiavano e l'inseguivano con soverchia insistenza. Di nuovo Elena si trovò sperduta, senza desideri, senza meta. Fece venire una parte del suo denaro e viaggiò sola per qualche tempo, inebbriandosi di sogni che non si sarebbero avverati mai. Passava, senza conoscere ancora la sua bellezza, con tutta l'anima negli occhi, per le città straniere, perdendosi fra le folle rumorose, aggirandosi per i musei, per le biblioteche, nei giardini, fermandosi la sera, verso il crepuscolo, su le arcate dei ponti a guardare i fiumi trascorrere, i laghi oscillare, splendere il sole sui vetri delle case, che balenavano come lamine d'oro. Guardava le folle dissimili mutarsi di frontiera in frontiera, parlando linguaggi diversi e con diversi destini; guardava ed era negli occhi attonita, come chi dalla spiaggia di un mare veda correre sulle opposte onde infiniti velieri e non sappia qual destino li guidi nè a quali porti vadano, per l'interminato azzurro, in cerca d'approdo. Per lei tutto nel mondo era un pericolo, tranne le parole di Mathias, che la vegliava di lontano scrivendole alcune lettere sublimi. Allora, fra le città straniere, qua chiamata e là respinta, fra gli usi e le persone più varie, con il coraggio dei vent'anni, con l'intelligenza versatile che nasce dalle difficoltà, imparando a fingere, a destreggiarsi fra gli uomini, cominciò per lei quella corsa randagia, infaticabile, ch'era la sua battaglia per la vita. A poco a poco amò quella sfrenata indipendenza, quel vagabondaggio alla ricerca dell'ignoto, quel rinnovarsi dell'anima in un perpetuo fuggire. Un giorno ella imparò a conoscere i libri di Massimo Gorki: glieli aveva dati un professore paralitico, il quale abitava una soffitta al di sopra della sua, in una città danubiana. Questi libri l'accesero, le parvero il poema eroico della miseria, il vangelo dei diseredati. S'innamorò di quei naufraghi alteri che non volevano arrendersi alla nemica vita, e discutevano fra i loro cenci una filosofia nuova della società Tag: giorno vita sempre tutto volta occhi ultimo morta dopo Argomenti: terzo giorno, grande baule, lieve ricchezza, grande aridità, poema eroico Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi La via del rifugio di Guido Gozzano Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Intrichi d'amore di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Le Bahamas meta di un sogno Il trucco giusto per gli occhi scuri Lisbona, città da vedere e da sentire Rischio infezione colera per i turisti a Cuba Cina: un possibile itinerario di viaggio
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