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L'amore che torna di Guido da Verona pagina 63con affetto la sua mano sincera, gli domandai notizie della sua vita; egli mi raccontò ch'era in servizio presso una famiglia borghese di via Nazionale, mercanti arricchiti, buona gente, un po' goffa, un po' taccagna. Mentre, in forza di un'abitudine antica, s'era messo tranquillamente a rassettare i miei abiti, mi diceva ch'egli sarebbe tornato a servirmi con gioia se il mio ritorno a Roma era definitivo. — Ma come faresti con i tuoi nuovi padroni? — Oh, signor conte, ho sempre detto loro che quando lei tornasse... Tutt'al più ci vorranno gli otto giorni. Senza sapere se sarei rimasto a Roma o no, per l'affetto che mi legava a quel buon domestico e per avere accanto un uomo il quale mi rammentasse i bei giorni passati, gli risposi ch'ero lieto assai di riprenderlo e che, appena libero, andasse a riaprir la casa. — Troverò modo di farlo súbito, signor conte! — esclamò l'uomo, e pareva non tenere in sè dall'allegrezza. — A proposito, Ludovico, sei stato a casa prima di venire qui? — Sì, signore, vi sono stato; perchè non sapevo immaginare cosa volesse da me il portinaio. — E v'erano lettere? — Oh... dimenticavo! Lettere no: un telegramma. — Dammelo dunque! — lo esortai con impazienza. Egli si cercò nelle tasche, in fretta, e mi porse la busta. — Anzi, — mi disse mentre l'aprivo — c'era una sovratassa che ha pagata il portinaio. — Come dici? Ah sì va bene... — esclamai deluso. — È un telegramma respintomi da Parigi. Indugiai nel leggerlo; avevo sperato che fosse di Elena ed il cuore mi batteva; invece portava la firma del Capuano. Ma, scorse le prime parole, trasalii. Diceva: «Edoarda Laurenzano fidanzatasi ierlaltro De Luca. Nozze fra un mese. Capuano» E rimasi lì, come inebetito, a rileggere quelle parole, mentre mi pareva che tutto girasse vertiginosamente. Ludovico mi guardava perplesso, volendo forse domandarmi qualcosa e non osando. Presi una sigaretta; egli m'accese lo zolfanello. — Su, cercami le bretelle! — gli dissi, tornando a leggere il telegramma per la terza volta. — Ha ricevuta forse una cattiva notizia? — profferì timidamente. — No... affatto, affatto! Un telegramma da Roma ch'è arrivato laggiù dopo la mia partenza, — gli risposi alzando le spalle. — Allora, se permette, io dovrei andare, per preparar tavola... — Bene, Ludovico, va pure. Qua: dammi la mano, mio vecchio Ludovico. Ti ricordi? È un pezzo che ci conosciamo.... Egli mi toccò la mano, senza stringere, come fanno per rispetto i domestici, quando ci voglion bene. Non appena egli fu dietro l'uscio, mi prese un movimento d'ira, feci una pallottola del telegramma e la scagliai lontano. Mi parve d'essere come un uomo serrato fra i muri d'un corridoio tenebroso, che avesse da capo e da fondo le due porte murate. Avevo per nulla infranta la mia felicità, ed ora, dovunque mi volgessi, non vedevo che l'irreparabile, il vuoto. Ma il silenzio di Elena mi pesava su l'anima più dell'altra sciagura, poichè in fondo v'era nel destino, al quale avevo creduto sempre, una specie d'indizio che pareva ricondurmi verso lei. Questo pensiero mi dette animo, e cullandomi nella speranza, mi sentii quasi giocondo. Rapidamente finii di vestirmi ed uscii per recarmi dal Capuano. Egli non era uomo d'abitudini mattiniere; aveva preso il bagno da poco e mi ricevette in accappatoio, con una faccia strabiliata. — Toh!... sei qui? E senza farmi saper nulla? Ma quando sei arrivato? — Iermattina, — gli risposi abbracciandolo. — Ma ero così affranto, così esausto, che non ho voluto veder nessuno. E poi... e poi... ti racconterò! — Hai avuto il mio telegramma? — Un'ora fa; me l'hanno rispedito. — E cosa ne dici? — egli domandò, strofinandosi la testa umida. — Cosa ne dico? Bah... nulla! Felici loro! — Tanto meglio dunque! — egli fece, nervosamente. — Di' Fabio... era un pezzo che non ci vedevamo! Stai benissimo tu. — Devi certo aver le traveggole, mio caro! Se mi fosse caduto un trave addosso, non potrei star peggio! — egli esclamò con umor bisbetico. — Questo matrimonio, se debbo dirti la verità, non riesco a farmelo digerire! — Ma perchè te ne impensierisci tanto? Che mai te ne importa? — Guarda, guarda... mi fa lo gnorri adesso! Perdonami, sai, se ti ricevo male, ma stamattina riceverei male anche la Divina Provvidenza. Sei giù di cera, veh!... non mi piaci affatto. — Eh, Fabio mio, non avevo di che stare allegro in questi ultimi tempi! Se tu sapessi! Ma prima ti voglio ringraziare... — Di che? — Del denaro che mi hai mandato; sei sempre buono, troppo buono con me. — Ma io non c'entro. — Sì che c'entri, via, lo so bene. Non te l'ho scritto, perchè me ne vergognavo, ma fra noi... grazie insomma! — Eh, lasciamo andare... Che mai? una sciocchezza! Dimmi piuttosto: cosa pensi fare? — A proposito di che? — Di Edoarda, per bacco! Sebbene ormai... — Ormai è tardi, — mi lasciai sfuggire. E tosto riprendendomi, soggiunsi: — Del resto non ci pensavo nemmeno. Che sia felice! È tutto quello che io le auguro! — L'ultime tue lettere mi avevano indotto a pensare ben altrimenti, — egli mi disse, mentre con somma pigrizia egli terminava di vestirsi. — Già... ma allora non erano accadute molte cose... Poi, che serve? Neppure volendo, non sarebbe stato possibile. Dunque meglio così. — E, dopo una pausa: — È a Roma, naturalmente... — No, a Taormina da circa un mese. Son là tutti e due; si sono fidanzati laggiù. — Ah?... bene. Egli, che stava infilandosi i calzoni, vi stese dentro una gamba con tanta forza, che per poco non vi fece uno strappo. — Ma sai che questo è un fatto mostruoso! — esclamò con ira. — Perchè mostruoso? — Ti par credibile ch'Edoarda sposi un De Luca? — Perchè no? Se le piace? — Macchè piacerle! Non è possibile, ti dico. Io la conosco; la conosci bene anche tu. — Cionondimeno lo sposa, dunque i ragionamenti cadono. — Sì, lo sposa, lo sposa, ed io comprendo bene il perchè. Un'alzata d'ingegno tutta sua! Sposa quello, perchè si è persuasa di doverne sposar uno. Lo ha trovato lì, pronto, e se lo è preso. — Tu esageri! Pietro De Luca può benissimo piacere. — Sì, ad una donna vissuta, capricciosa, viziosa... lo ammetto. A Edoarda no. Oppure io mi son fatto un cretino compiuto e il mondo gira in senso inverso. Quella ragazza, vedi, è di un'onestà esagerata, ed io comprendo benissimo perchè ha fatto questo. Sapendo che si era molto parlato di lei, e che un uomo diverso dal De Luca forse avrebbe sempre veduta qualche ombra intorno alla sua persona... sapendo insieme ch'ella stessa non avrebbe mai potuto scordare del tutto, ha scelto lui, per il quale, ti assicuro, tu non esisti, non sei esistito mai! — Ma no, Fabio; sei fuori di strada. Edoarda poteva sposare chiunque le fosse piaciuto. — Non discuto su questo. Ogni altra donna penserebbe come tu dici, tranne lei. Benedetta figliuola! Se mi avesse voluto ascoltare! — Cioè? — Oh!... inutile parlarne. Una volta, alla Cascina Bianca — e questo non te l'ho scritto — una volta le dissi: «Pazienza, Edoarda, pazienza!... ritornerà; siate certa che ritornerà...» Era la prima volta che osavo parlarle così, e vidi sùbito che si rabbuiava. M'impose di tacere con un cenno, e mi rispose: «Di questo, vi prego, non una parola, mai più.» Naturalmente, mio caro!... Sapeva che vivevi a Parigi con l'altra, e le donne, anche le migliori, sono sempre donne. Però, se mi avesse dato retta!... Non avevo dunque ragione, io? — Scusa: ragione in che senso? — Toh! Non eri tornato per lei, forse? — Io? Mai più! Sono venuto semplicemente perchè mi scade l'ipoteca fatta con i Rossengo di Terracina. — Ah!... per l'ipoteca?... — egli brontolò fra i denti, fissandomi con ironia. — Questa volta dunque sarà difficile rinnovarla, quella tua famosa ipoteca! Non ti sembra? II Rimasi lunghi giorni senza una parola di Elena, poi venne questa sua lettera breve: «Ho promesso di Tag: bene sei telegramma uomo volta sempre forse sposa ipoteca Argomenti: uomo diverso, famiglia borghese Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Quali giochi scegliere per il coniglio nano Le migliori acconciature per la sposa Linee guida per aspiranti scrittori Bigne al limone Sposarsi senza spendere troppo
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