L'amore che torna di Guido da Verona pagina 41

Testo di pubblico dominio

fuor di casa, tra la folla estranea, sul marciapiede. III — Caro conte, voi non avete vizi! — mi diceva quella sera medesima il d'Hermòs, standomi seduto accanto, a un tavolino del «Café de Paris». — Mangiate poco, bevete pochissimo e siete fedele sempre alla medesima donna, fatto che non cápita spesso, anche se per caso questa donna lo merita. Non cercate la società, non amate troppo il teatro, quasi non frequentate gli ippodromi, non giocate: infine, mi sembra che al mondo vi dobbiate annoiare. — Può darsi che m'annoi, difatti. Ma tutte queste, ormai, son cose che ho già provate ad usura. — Lo credo; però tutti gli uomini hanno, se non altro, una passione della quale non si stancano mai. E in fondo una passione ci vuole; siano i cavalli od il giuoco, la donna o l'arte, qualcosa infine che rinnovi ogni giorno la gioia di vivere. Voi mi sembrate invece così deluso di tutto! Eppure siete giovine. All'età vostra, io mi domanderei ancora se Parigi fosse da vendere! — Oh, voi, caro d'Hermòs, voi siete fatto per non invecchiare mai! In voi c'è la stoffa d'un uomo straordinario, ed io vi ammiro, credetemi, vi ammiro e v'invidio. Siete un maestro sommo in quell'arte che si chiama il vivere. Invece io, che volete? mi stanco. Vi sono molte cose, troppe cose, che non mi divertono più. Fors'anche perchè ho forzata un poco la misura in tutto. — Non per farmene un vanto, ma certo non mi sono risparmiato neppure io. No, credetemi, ciò che v'ingombra è ruggine. Ora, non bisogna lasciarsi prendere dalla ruggine. Ho l'occhio esperto, e vedo in voi le tracce d'un uomo diverso da quello che ora siete. Se aveste vent'anni, direi: — Pazienza! Sono le ubbìe dell'amore. — Ma dopo i trent'anni non si ama più come i colleggiali, perchè infatti l'amore è simile all'assenzio: le prime volte dà il capogiro, poi man mano ci si avvezza, e diventa un'abitudine gaia. Quindi, nel caso vostro, non è l'amore. — Certo: non è l'amore. — E che mai potrebb'essere dunque? Siete sano... — Come uno stinco! — Siete ricco?... Ed i suoi occhi acuti mi fissavano con una penetrazione singolare. — Già, sono ricco! — ammisi ridendo. — Siete amato e potete esserlo da chi vi piaccia... Perchè dunque non sfruttare questi doni che la natura vi ha concessi? — Ecco, mio caro d'Hermòs. Voi siete certo un uomo pieno di spirito, ma avete un gran difetto: quello di esser troppo teorico e poco pratico, almeno per gli altri. Quante cose vi sono, che in teoria sembran giuste, ma nella pratica vanno a cozzare contro l'impossibilità! Egli aveva sorriso di queste mie parole con un'aria d'intendimento. — Non dite così. Dite piuttosto che voi mi conoscete solo per un verso; quanto al lato pratico, se vorrete, sarò ben lieto di mettermi alla prova. — Come sarebbe a dire? — Ahimè! Bisognerebbe intenderci a volo... Siate anche voi un uomo di spirito, caro conte! — Vi ripeto che non comprendo. — Vuol dire che non è necessario, per ora. Quando sarà il momento credo che mi comprenderete. — Parlate come una sibilla. — No, come un prudente. E sapete perchè? Perchè voi siete un uomo sospettoso. Io vi diverto qualche volta, ma non v'ispiro fiducia. Ed è peccato, perchè noi potremmo esserci molto utili a vicenda!... — esclamò, accentuando singolarmente le parole. — Non vedo in cosa, e vi pregherei di spiegarmelo. — Bah... non ora! Un'altra volta. E con quella volubilità che gli era solita mutò discorso. Mi raccontò qualche aneddoto su persone che sedevano all'intorno, mi diede il nome del cavallo che avrebbe certamente vinto l'«handicap» del domani, mi narrò che la sera prima era stato a pranzo dalla Contessa di Clairval, una signora della quale mi parlava spesso, ed anzi mi offerse di condurmi una sera a farle visita. — Là scaccerete la noia, — disse, — questa mortale nemica degli uomini che han troppo goduta la vita. Non è certo una casa della grande società, ma nemmeno della società equivoca. Vi si dànno accademie di musica, musica ottima qualche volta, si mangia bene, si beve meglio, alcuni anzi bevono troppo, si giuoca e vi si fa la corte a chi si vuole, senz'avere al fianco lo spettro d'un marito importuno. Que' mariti poi che vi s'incontrano, somiglian pochissimo al terribile Otello... han tutti un carattere indulgente... Insomma, ciò che avviene press'a poco al Faubourg Saint-Germain, con la sola differenza che nessuno in anticamera vi domanda il passaporto. — Il mio è in regola, dunque non me ne preoccupo. — Oh, lo conosco da lungo tempo il vostro passaporto! E, in ogni caso, non dubitavo delle sue perfette vidimazioni. E mi guardò con un candore di fanciulla. — Dunque, — ripresi — ditemi chi è mai questa Contessa di Clairval, della quale mi parlate ogni giorno? — Potrei raccontarvene tutto un romanzo, ma vi basti un particolare solo: è una donna che spende almeno duecento mila franchi all'anno, avendo per tutto patrimonio un reddito vitalizio che tocca sì o no gli ottomila. — E come ricava il resto? Ha un amante ricco? — Ah, mio caro conte, non bisogna mai badare a queste inezie! Sono sfumature, sono piccolissimi episodi nella grande commedia parigina. Come li ricava? Ma che importa, dal momento che li spende? — Questo è vero. Però dev'essere una donna intelligente, se riesce a questo prodigio. — Oh, la cosa non è poi tanto difficile, come vi può sembrare! Non lo sarebbe neanche a voi, per esempio, se lo voleste. Naturalmente non bisogna starsene con le mani in mano. Ci vuole un po' di tatto, un colpo d'occhio sicuro, del brio, della spavalderia, dell'agilità... E un'altra cosa ci vuole, che forse non sospettate: una donna che vi faccia strada; perchè questa Parigi, regno della femminilità, è ancora quella che al tempo dei Re governavano le favorite. Qui c'è un turbine, un vortice che prende tutti, e bisogna fare in modo ch'esso non vi travolga, non si rovesci come un peso morto. Ma ditemi: perchè noi, che stiamo dietro le quinte, vediamo per esempio la duchessa tale vendersi ad un banchiere ebreo, visto che il marito non può darle, poveretto! più di centomila franchi all'anno per i suoi abiti, e, senza questi aiuti morganatici, non si avrebbero quei balli favolosi al palazzo dell'Avenue Friedland? Vediamo l'ultimo rampollo della maggiore famiglia di Francia prendere in moglie un'Americana stile «Liberty» — che magari ha già patita qualche avarìa durante la traversata? Vediamo un marchese, che non vi nomino, mischiare le carte a modo suo nel Circolo della «Rue Royale» ed un principe che ha qualche parentela nelle case regnanti esercitar l'usura dietro le spalle d'un uomo di paglia? Perchè? Ma è semplice! Perchè il turbine di questa vita lo esige come una necessità. D'altronde, queste cose non hanno importanza... Il secreto è di aver sempre denaro, di elevarsi tra la folla e di rappresentare una parte sfarzosa in questo grande spettacolo coreografico. — E voi — dissi piacevolmente, — l'avete dunque trovata questa pietra filosofale dell'alchimia moderna, questo secreto per aver sempre denaro? Prima di rispondermi egli mi guardò a lungo, nascondendo sotto le ciglia una specie d'irrisione velata e carezzandosi la barba con un gesto blando. — Io — mi rispose tranquillo, — sono stato dieci volte ricco al pari d'un Creso e povero come un Giobbe; ma vi dirò insieme che la ricchezza non mi ha mai data la felicità, come la miseria non ha mai potuto intimidirmi. — È una risposta vaga, — osservai. — Non mi avete ancor detto se questa pietra filosofale si trovi o non si trovi nel vostro forziere. — Avreste per caso l'intenzione di rubarmela? — egli obbiettò con un riso perfido. — Può darsi. E perchè no? — feci con noncuranza. — Ebbene, io non desidero di meglio, caro amico!... Ma, chiacchierando, si fa tardi. Sono le dieci e mezzo. Ho promesso alla Contessa di Clairval di andare da lei anche stasera. Voi che fate? — Non saprei;

Tag: uomo    donna    caro    cose    caso    certo    vuole    troppo    poco    

Argomenti: lungo tempo,    uomo diverso,    uomo pieno,    grande commedia,    grande spettacolo

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Decameron di Giovanni Boccaccio
La divina commedia di Dante Alighieri
Il colore del tempo di Federico De Roberto
Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Offerte capodanno a Londra
Le scarpe per l'inverno
Caratteristiche del mixed wrestling
Come scegliere il profumo giusto
Come scegliere le scarpe da sera


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83   |    84   |    85   |    86   |    87   |    88 successiva ->