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L'amore che torna di Guido da Verona pagina 2vi ammiro! — Perchè? — feci, un po' confuso. — Via! Mi piace la sicurezza con la quale dite queste cose molto gravi e molto serie. Parlando con voi, talvolta mi sembra di assistere alla recitazione d'un ottimo attore. — È dunque singolare che si abbia entrambi, esattamente, la medesima impressione. — Eccovi súbito mordace. Ma no!... io trovo questa una cosa naturale! Passiamo tante ore, qui, soli, nè possiamo far altro che parlare. Ditemi, avete avute molte amanti voi? — Sì, molte, come tutti gli uomini che possiedono le qualità essenziali per piacere alle donne, ossia un bel nome, un patrimonio mai esausto, e molta disinvoltura. — Credete che queste qualità bastino sempre? — Sempre almeno per correre quella via battuta che si chiama la via del cuore femminile. — E ne avete amate molte? — No, amate no. Le ho predilette, come alcuni prediligono i fiori. Mi è piaciuto coltivarle, carezzarle, per ricevere in cambio il loro profumo, persuaso che questo profumo sia forse nella donna la cosa migliore. Ma purtroppo non ho mai saputo dare un'importanza grave ai sentimenti che sfioravano il mio cuore sbadato. Poi un'altra cosa vi dirò: mi è mancata una, forse la più superficiale, fra quelle distrazioni che ad altri uomini rendono così attraente il gioco dell'amore; voglio dire il capriccio, la passione che nasce per puntiglio, la tenacità. Davanti ad una porta che si chiudeva con ostinatezza non mi sono mai fermato a lungo; andavo altrove... e di porte che si aprono ve ne son tante al mondo! Ella sorrise evasivamente, con un sorriso incomprensibile, alzando la mano verso una parete ov'erano in mostra, dietro un cristallo, alcuni ritratti di donne; poi, dalla parete, verso un quadro, e disse: — Quelle, per esempio? Anch'io volsi da quella parte gli occhi, e risposi con una certa pacatezza: — Sì, quelle, oppure tante altre che non ricordo più. — Voi parlate come Don Giovanni in un giorno di noia... — Oh, no! — risposi ridendo. — La vostra ironia non mi ferisce affatto, perchè davvero non penso di aver seminate molte vittime lungo il mio cammino. Anzi la mia coscienza dorme tranquilla. Ho conosciute molte donne, ho creduto di amarne alcuna, mi sono accorto alla fine di non aver amato mai. E per questo ve ne parlo senza gioia, senza rancore, come potrei ricordare il nome dei cavalli preferiti che ho fatto correre su gli ippodromi, quand'ero più ricco, e degli amici che m'hanno aiutato a dissipare gaiamente la vita. Lo scopo nel mondo è provare molte sensazioni: se poi si confondono insieme, che importa? La sensazione è un sentimento che scende sino al fiore dell'anima e non la pénetra, ma la fascia soltanto: per questo è più soave. Senza tormentarvi, senza farvi male, vi dà una specie d'ebbrezza. Ecco, vi dirò: vi sono alcuni profumi così intensi che son quasi un sapore; la sensazione è tale: un profumo che vi porta tutta l'anima di una cosa e vi commuove come un sentimento. Da capo, su le sue labbra, quell'impercettibile segno d'irrisione che talora pareva un freddo scherno, talvolta un'addolorata ironia. — Perchè, — le domandai dopo un silenzio — perchè mi guardate così? — Io?... — fece trasognata. — Non saprei. — Volete forse ripetermi la frase di prima, dirmi... — Che siete un commediante? Sì, forse. Ma la commedia è vita in chi la rappresenta bene. Poi, mutando viso, allungò la mano verso un astuccio d'argento che luccicava sopra un tavolino e disse: — Via, datemi una sigaretta, Germano! Il suo volto era tutto soffuso dal rossore della brage ravvivata, ma nell'ombra la sua mano protesa era calma e pura come quando la baciai la prima volta, in un giardino d'albergo, allo sfiorire d'un autunno ligure, mentre, ne' suoi occhi di fanciulla, ridevano le maraviglie del cielo. II Ella non dava pace a' miei sensi; la sua bellezza non posseduta mi assediava come un incubo nella febbre. Le cose più futili mi richiamavano a questo pensiero; talvolta un profumo, un suono, una inflessione di voce, un oggetto qualsiasi da lei toccato, ammirato, desiderato. Tutto ricordavo di lei, quand'era assente, con una esattezza mirabile. Avrei potuto, anche da solo, comprarle un paio di guanti, sceglierle un cappello, conoscere fra cento lo stivaletto che meglio le avrebbe calzato. Così mi avveniva di fermarmi fanciullescamente davanti alle vetrine per fare queste scelte mentali. Un giorno anzi, la marchesa Serra di Marziano, la Senatoressa, un'amica mia nel tempo del suo fiore, (oh, declinare d'una splendida estate!), la marchesa Serra di Marziano mi sorprese davanti un negozio di mode in questa palese contemplazione. Scendeva dalla sua carrozza e d'improvviso mi capitò dietro le spalle. — Che fate, Guelfo? — esclamò allegramente. — A' miei tempi non vi conoscevo questa passione per i cappellini ed i boa delle signore! — Allora, marchesa, preferivo svestire... — le risposi con un tono di burla galante per trarmi d'impaccio; — ed ora preferisco vestire: che volete mai, s'invecchia! — Dunque state facendo una scelta. Entrate con me; chissà che non vi possa dare un buon consiglio. — Vi assicuro, marchesa, che non facevo nessuna scelta; guardavo la vetrina per semplice curiosità. — Ebbene, accompagnatemi lo stesso; il buon consiglio me lo darete voi, — rispose la bella donna con quel sorriso ch'era tuttavia rimasto giovine su la sua bocca troppo arrossata. — So che avete buon gusto. E così dicendo i suoi occhi esprimevano un'ironia di ricordi lontani. Volle che la seguissi nella sala di prova e mi fece sedere in un angolo, dicendomi: — Fumate pure; così vi annoierete meno. È vero, Madame Josephine, che gli permettete di fumare? Madame Josephine, una Parigina, venditrice di eleganze, che sapeva ricevere le sue clienti con un garbo davvero impareggiabile, non solo mi accordò volentieri questa licenza, ma prese ad enumerare i nomi di tutte le signore che ormai «ne se gênent plus» e fumano in sala di prova, «comme les messieurs à leur cercle!» Intanto la marchesa provava e riprovava con una rapidità nervosa tutti gli ultimi «modelli di Parigi», guardandosi ad ogni specchio e cicalando senza tregua. — E questo come vi pare, Guelfo? Era un cappello larghissimo di tesa, con una grande piuma da un lato, alla Rembrandt, semplice, di una eleganza squisita. Si confaceva mirabilmente con la sua bellezza matura. — Non vi sta bene; mi sembra un po' troppo eccentrico, — risposi per dispetto. Madame Josephine ne fu scandolezzata, ella che lo trovava «séyant comme tout!» — «Oh, mais les hommes, mon Dieu!...» — mi disse con un sorriso paziente. Infine la marchesa scelse un cappello ch'io le consigliai caldamente, perchè m'annoiavo, ed uscimmo insieme. Era su l'imbrunire. La luce color d'ambra del tramonto laziale orlava gloriosamente le guglie delle chiese lontane. Volle che facessi un giro nella sua carrozza. Partimmo al trotto veloce dei due grandi sauri che riempivano la contrada di fragore. Ella portava un profumo troppo forte; rammentai che nelle stanze chiuse questo profumo talvolta mi dava il mal di capo; aveva la bocca troppo rossa, una bocca da molti baciata. — Non vi sembra incredibile, — ella disse d'un tratto — che noi siamo rimasti amici, e buoni amici, anche dopo esserci amati per qualche tempo ardentemente? È una cosa rara. Il mio pensiero errava lontano, per altre vie, soggiogato. — È una cosa naturale, trovo. — E continuai scherzosamente: — Se le signore non facessero così, finirebbero con vivere in mezzo ad un esercito di nemici. Non vi pare? — Siete caustico, amico mio! — ella esclamò ridendo. — Ma quello che più mi dispiace si è che vi trovo di un umore tetro... — Poi d'improvviso: — Vi fa soffrire? — Chi? — Eh, via! — Non vi comprendo. — Oh, insomma, la nuova, l'ultima... la più bella! Io mi strinsi un poco nelle spalle. — Povero Guelfo, — continuò; — io vi conosco bene, perciò vedo che state Tag: profumo marchesa forse talvolta troppo donne bene signore amici Argomenti: bocca troppo, oggetto qualsiasi, burla galante, grande piuma, tramonto laziale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Il benefattore di Luigi Capuana Decameron di Giovanni Boccaccio Giambi ed Epodi di Giosuè Carducci Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come scegliere il profumo giusto Come scegliere le scarpe da sera Come scegliere gli orecchini Come scegliere la borsa I profumi per l'inverno
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