Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
L'amore che torna di Guido da Verona pagina 17borghese che teneva pigione; insieme andarono a visitarla. Una donna piacevole d'aspetto, con una sola figlia quattordicenne, governava la casa, ed il luogo era davvero lindo, messo con leggiadria. Elena quasi non poteva credere di avere una così bella camera per un prezzo così mite; allo scader del mese vi si trasferì. Solo, per una specie di delicatezza, non disse a Mathias ch'era stato il suo tutore a trovarle questa camera. Egli si rammaricò perchè andava più lontana, e le disse: — Le vostre lezioni vi prendono quasi tutta la giornata; avete così poche ore per me! Ella, per fargli piacere, si levava la mattina di buon'ora e vi andava quando la luce era più limpida. Ma egli sfioriva ogni giorno, intento sopra quella tela che assorbiva la sua vita. La tosse lo martoriava con maggior insistenza e gli occhi suoi parevano sempre più accendersi di una fiamma latente. — Dove andrete mai, Elena, quando sarete stanca di vivere qui? — Mathias le domandò una volta. — Ora ho fatto un sogno, — ella rispose. — Voglio diventare attrice. Quando avrò denaro, tornerò a Parigi per studiare. Gli occhi di Mathias ebbero uno sguardo di smarrimento, il suo pallore divenne più cereo, ma non disse parola. Questo infatti era il suo grande sogno. Divenire attrice, interpretare le anime, apparire su la scena, ella sola, davanti a mille, dire una frase, inebbriare una platea! Quante volte, nei giorni più neri della sua vita, si era cullata in questo sogno, si era sentita la virtù di esprimere, di raffigurare, di commuovere!... Perchè Mathias non ammirava questa idea? Non l'ammirava, eppure le aveva detto: — Tutto quello che possiedo ve l'offro, se vi può servire. Ma ella naturalmente aveva rifiutato, commossa dalla sua bontà. Per un momento ebbe l'idea di parlarne all'Hohenfels, ma sùbito l'abbandonò. Sebbene paresse mutato, pure a lei non garbava di avere un debito con quell'uomo. Seguitò invece a lavorare, con la speranza secreta. La signora Gräfe, la sua padrona di casa, era una donna estremamente cortese. Non più giovane, un po' manierata, con due grosse trecce di capelli finti, doveva essere stata molto bella in gioventù. A lei mostrava una tenerezza quasi materna e si accapparrava la sua fiducia dandole molti ottimi consigli. La sera, quando pranzavano insieme, le teneva certi discorsi allegri ed un po' salaci.... Veniva spesso a visitarla un uomo di mezza età, un sottufficiale in congedo, ch'era il suo amante. Ella parlava di ciò con naturalezza; un giorno anzi, nel mezzo d'un discorso, le aveva domandato: — E tu, non hai ancora avuto un amante? — Io no, signora Gräfe, — le aveva risposto Elena, chinando gli occhi. Dopo tre giorni appena la sua padrona di casa le aveva dato sùbito del tu. — Ebbene sei una scioccherella! — rispose costei. — Quando sarai vecchia e brutta non ti servirà davvero a nulla d'essere stata più o meno onesta, mentre ti pentirai amaramente d'aver sciupata la tua giovinezza. Perchè siamo al mondo noi? Par gli uomini. E gli uomini? Per noi. — Ma io non l'ho mai desiderato, — Elena disse, confusa. — Non c'è bisogno di desiderarlo, anzi, non si deve. Tu aspetti l'amore, piccina mia?... Bada a te! Questo è il grande pericolo. Invece si prende un amante perch'è necessario, è utile, qualche volta è anche piacevole. Ma, dimmi: tu che sei bella come un fiore, quale vantaggio ricavi dall'aver fatta la vita che fai e dal lavorare tutto il giorno per pochi centesimi, quando, con un bacio che tu volessi dare, potresti esser vestita di seta e coperta di gioielli da capo a piedi, potresti pagarti ogni capriccio e menar la vita che più ti conviene? Perchè ti sacrifichi? per rimanere onesta? Bel merito! Se ci ragioni sopra un momento, vedrai che questa è una parola, null'altro che una parola. Poi, chi ti crede? Pensi forse che una sola persona, vedendoti così bella, s'immagini che tu sia una ragazza tuttora illibata? Macchè! nemmeno per sogno! E la persona che lo potesse credere, se fosse una donna ti direbbe quello che ti dico io, se poi fosse un uomo penserebbe sùbito: «Via, non è possibile che lo faccia per onestà.... Si vede che aspetta il suo tipo, che aspetta me: proviamo!» Questa è la vita, bambina mia. Ti parlo così, come parlerei ad una figlia. E tali discorsi ogni giorno si ripetevano con maggiore frequenza. Elena da prima se n'era offesa, poi vi si era assuefatta, finchè, da ultimo, quelle cose madornali che diceva la signora Gräfe riuscirono a divertirla. Di tutto questo ella non fe' cenno a Mathias, perchè ne avrebbe sentita troppa vergogna davanti a quell'anima così lontana dalla vita. E nemmeno gli raccontò come un giorno la signora Gräfe le avesse fatta un'allusione anche più precisa. «Perchè mai, — diceva, — Elena eviterebbe di accordare qualche favore a quel ricchissimo von Hohenfels che le usava tante cortesie? Non aveva ella compreso che l'uomo avrebbe commessa per lei qualsiasi follìa? Non avrebbe certo esitato a prenderle una villetta verso il Thiergarten, o forse intorno al Wannsee, donandole abiti, gioie, carrozze, cavalli. Certo ella non aveva che una parola a dire... Credesse a lei: l'esperienza sua di donna pratica non la poteva ingannare!...» Fu invece Mathias che osò per primo fare un accenno a questo argomento. — Cosa pensate voi di quell'Hohenfels? — le domandò un giorno. Elena, subitamente, si fece rossa. — È stato il mio tutore, — rispose. — Ora cerca d'aiutarmi perchè si pente forse d'avermi sempre abbandonata. — Lo credete sincero? — Chissà? E d'altronde che me ne importa? Egli non insistette oltre; la dolcezza di quell'anima era il silenzio. Intanto le sue mani scarne suscitavano un miracolo di colori. Egli poteva ora veder Elena meno sovente, perchè aveva un'altra Elena, più sua, e l'adorava creandola. In lui si compiva una rinunzia suprema; il tacito sogno della sua vita moriva. L'Hohenfels aveva presa l'abitudine di venire ogni giorno in casa della signora Gräfe e talvolta vi rimaneva per il pranzo, dicendo ch'era solo e s'annoiava. I discorsi più frequenti cadevano su l'avvenire di Elena, poichè non gli sembrava possibile ch'ella volesse continuare una vita simile. Dopo aver molto meditato, Elena gli confessò che la sua speranza era quella di essere un giorno attrice. L'Hohenfels accolse l'idea con calore, la felicitò, si offerse di rendere la cosa possibile. Occorrevano studi molto ben guidati, ed egli poteva, nella sua qualità di vecchio amico, farle un prestito, che poi la ricca e fortunatissima attrice gli avrebbe rimborsato. Ma non bisognava tardare oltre. La via dell'arte è faticosa e lunga. Egli era da molti anni amico d'un impresario parigino, il quale avrebbe semplificate le cose con la grande autorità di cui godeva fra persone di teatro. Quest'uomo sarebbe anzi venuto a Berlino qualche settimana più tardi: l'occasione era dunque propizia. Elena ormai non si dissimulava più le intenzioni palesi dell'Hohenfels, ma questo le riusciva indifferente, fin quando almeno la sua cortesia non eccedesse i limiti onesti. Una sera, ch'egli aveva pranzato in casa della signora Gräfe, curiosità lo prese di accompagnar Elena fino alla soglia della sua camera «per vedere — disse — con qual gusto ell'avesse ordinato il suo mobilio e dove si potessero meglio collocare certe stampe inglesi ch'egli voleva donarle». Dalla soglia, come per inavvertenza, entrò; e poi ch'Elena gli diceva un po' turbata: — Ma, non vedete? c'è un gran disordine... lasciatemi, signor Franz!... — egli, con somma naturalezza, si diede ad osservar minutamente ogni cosa, a toccar gli oggetti ch'erano sui tavolini, a carezzar le gonne che pendevano dagli attaccapanni, e passò vicino al letto, facendo scorrere una mano sul cuscino, su la coltre; poi disse: — Mi ricordo ancora quand'eravate piccina e dormivate in un lettuccio da bambola. I vostri piedini allora non sarebbero arrivati fin qui... — Soggiunse: — Ora che Tag: giorno vita signora sogno casa avrebbe donna poteva bella Argomenti: sei bella, grande autorità, donna piacevole, tacito sogno Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: La via del rifugio di Guido Gozzano Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili Intrichi d'amore di Torquato Tasso La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Perché si regala la mimosa l'otto marzo Cosa fare all'arrivo di un cucciolo a casa L'adozione di un cane anziano Vacanze Estate Sitges Vacanze Pasqua 2012
|
||||