Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
L'amore che torna di Guido da Verona pagina 7più tardi dai giornali, perchè voi, naturalmente... Io mi precipitai a raccogliere gli occhiali che le erano caduti. — Preferivo dirlo a voce, — risposi, — e siccome non ho potuto venire ieri... — Già, l'emicrania! — disse la zia, stirando le sue cuffie. Poi soggiunse: — Naturalmente ieri abbiamo avuto una sequela di visite. Oltre gli Ardizzò, vennero i Landriano, mia cugina Ferro con suo marito, le De Gennaro, Maurizia Curreno, e molte altre. A proposito, si potrebbe sapere la causa vera di questo famoso duello? — Ma è semplicissima: un incidente di giuoco al Circolo, come vi ho detto. — Già; ma sembra che non tutti spieghino la cosa in questo modo. Il battibecco di giuoco, se vogliamo, è la versione ufficiale; ma insieme se ne dà un'altra. — Un'altra?... — feci evasivamente. — Mi stupisce. Sebbene dovrei sapere ormai di quali pettegolezzi si dilettino i Landriano, gli Ardizzò, le De Gennaro e tutta questa brava gente. — Eh, davvero, voi siete una grande vittima, povero Germano! — fece la zia sogguardandomi sopra gli occhiali. — Non voglio notare la sua ironia. L'incidente mi creda, si è svolto così... E narrai un comunissimo bisticcio, provocato da una freddura dell'Albanese. Durante il mio racconto la zia gonfiava la sua faccia pingue, talora sorridendo e talvolta volendo interrompere, Edoarda mi ascoltava senza batter palpebra, con il volto chino, facendo uno sforzo per reprimere il suo dolore. Quand'ebbi finito, la zia si dimenò più volte nella poltrona con una specie di furor contenuto, e, molto accesa nel volto, squadrandomi di traverso: — Bene, bene, — concluse: — a me sembra semplicemente, che, in date condizioni, un gentiluomo non dovrebbe dimenticare... — Zia... — profferì Edoarda con voce angosciata, intercedendo per me. — Tu sei una sciocca, Edoarda! — rispose la zia, eccitandosi. — Dovrò pure parlar io, visto che tu taci. — Zia, ti prego! — supplicò di nuovo Edoarda con le lacrime agli occhi. — Ebbene, sia! Non parliamone più. Cercate, se vi riesce, di sbrigarvela a modo vostro; io, dopo tutto, non c'entro. E riprese le sue cuffie di lana, borbottando a voce bassa, e tratto tratto inforcandosi meglio sul naso gli occhiali visibilmente appannati. — Ho già troppi malanni addosso e non voglio farmi cattivo sangue per voi. Ma tu sei una sciocca, povera Edoarda! Ohè, Whisky, lascia dunque il mio gomitolo! Whisky, qui! Nel frattempo io camminavo a passi concitati per la sala, mostrando il mio malanimo, e credendo che la migliore saggezza fosse il tacere. Whisky, lasciato il gomitolo, mi saltellava dietro le calcagna, esortandomi a giocare con lui. Finalmente il domestico annunziò la colazione, dove la vecchia signora non era mai di cattivo umore, sebbene prima s'inghiottisse tutta una spezieria di medicine. Quando fummo seduti a quella tavola, il mio pensiero corse involontariamente alla piccola sala da pranzo dai tendami di broccato rosso e dalle grandi scansìe, con l'effige della trisavola campeggiante su la parete; alla sala dove la sera prima Elena ed io avevamo desinato fianco a fianco, nella piena solitudine del nostro amore. Un paragone involontario mi si affacciava nel pensiero tra quella superba immagine di donna, esprimente in ogni sua forma l'impetuosa gioia di vivere, la felicità di sentirsi amata, e quella povera faccia, logorata per il troppo soffrire, in cui vagavano due grandi occhi cerulei con uno sguardo pieno di smarrimento. Ero lì, ma l'anima correva lontana. Sognavo; ad occhi aperti sognavo. ... e la risata di Elena empiva la piccola stanza dall'addobbo severo, che a quella voce limpida pareva risvegliarsi come da un letargo antico e lasciarsi a poco a poco invadere dalla nostra giocondità. Ridevano intorno i vetusti arredi, portati lì dal palazzo dei Materdomini, che avevo dovuto vendere l'anno prima per causa de' miei dissesti, ad uno speculatore straniero, e persino rideva dal quadro annerito l'arcigna e barbuta mia trisavola (Agnese Caterina dei Guelfo di Materdomini), la quale provocava l'ilarità di Elena, specialmente per la struttura del suo naso e la lunghezza delle sue dita. Scintillava nei calici la spuma dello Sciampagna, e l'anima generosa di quel vino biondo accalorava un poco le guance di Elena, diffondendole negli occhi un'ombra di soave languore. Ella vi bagnava le labbra, bevendo a piccoli sorsi, lentamente, come si aspira un profumo. La sua bocca rossa, quando si staccava dall'orlo del bicchiere, umida per uno scintillìo di piccole gemme liquide, aveva in sè qualcosa di estremamente sensuale, come la maturità di un frutto che si fende al sole. Non v'erano a guardarci che i fiori nelle coppe di cristallo e gli occhi scolpiti nei fregi delle grandi scansìe. Veniva su dalla strada un rumore confuso, traverso i tendami di broccato, e poichè gli usci erano aperti verso la sala, si vedevano ardere i tizzi di ginepro, talora con ventate improvvise di scintille che sfavillavano e crepitavano prima di soffocarsi entro la cenere. Da lei, dalle sue vesti, si esalava un odore tenuissimo, forse un po' simile all'eliotropio, quell'odore che reca talvolta il vento della primavera quando giunge di lontano ed è passato sopra le serre aperte. Ero ad un'altra tavola, davanti al dolore di un'altra, ma il mio pensiero infrenabilmente risognava così. E per lei, per lei, per quella del mio sogno, volevo contendere finalmente a quelle fragili mani la mia liberazione. Ma come ardire? Non ella era venuta verso me con l'anima sul palmo della mano, perchè io vi spegnessi la mia sete? Io solo avevo dalle sue gote fatta sfiorire la giovinezza, e nella primavera della sua vita ero passato io solo, ma come un turbine, come una devastazione. Quale diritto potevo dunque invocare a difesa di me stesso, per quanto nessuna legge vi sia contro il delitto che uccide un'anima? E d'altronde perchè io, come essere umano, avrei dovuto sacrificarmi a lei, nell'ora in cui sentivo di potermi scagliare con l'impeto più giovanile della mia forza verso i miracoli d'una vita nuova? Condurre la mia libertà sfrenata sotto le placide ali del suo dominio e dirle: «Ecco: incatenami ora, perchè un giorno, per illusione, t'ho amata!» Queste meditazioni confuse avvincevano il mio pensiero, mentre andavo considerando meco stesso l'imminenza di un colloquio con Edoarda. Allora, per quel senso d'improvvisa divinazione che mi ha sempre soccorso in tante ore difficili della mia vita, quel senso figurativo, che suscita negli occhi la visione scenica di un fatto imminente, compresi tosto l'assurdità ed anche la ripugnanza d'una scena di commiato, viso a viso, dicendo le parole necessarie, deciso a tutto. Mi parve che avrei meglio potuto giungervi per una via trasversa, con arte, senza vibrare una ferita brutale, ma infliggendole a poco a poco la morte di questo amore, facendole intendere questa legge umana del perpetuo dissolvimento, della perpetua fine. Mi parve che il far meno soffrire fosse ancora una delicata pietà, e pensai di muovere nell'animo suo quei sentimenti che sono la vera forza del dolore, poichè inducono a misurare un desiderio di vendetta. Pensai: «S'ella sapesse odiarmi!» E l'idea che nelle deboli sue membra potesse ancora insorgere l'odio, questa magnifica ribellione, me la fece improvvisamente apparir più bella. «Sì, odiarmi ella deve, con la violenza ch'ella seppe infondere nell'amore; odiarmi per tutte le lacrime piante, per tutte le ore di giovinezza lasciate sfiorire in silenzio. Questo solo è degno di un'anima. Dopo avere amato io non saprei che odiare.» Ma ecco, facendo questo pensiero, d'un tratto m'apparve la visione di Elena, perduta per me, lontana, irridente con altri alle memorie di un nostro lungo amore. Un senso di vertigine mi strinse, avrei voluto quasi levarmi per correre a lei.... Compresi come non sia possibile odiare la creatura che fu da noi supremamente amata, compresi quanto il mio pensiero somigliasse ad un freddo Tag: zia pensiero occhi sue poco anima voce prima sala Argomenti: sguardo pieno, broccato rosso, cattivo sangue, migliore saggezza, paragone involontario Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza La trovatella di Milano di Carolina Invernizio La vita comincia domani di Guido da Verona Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Fes un luogo dal fascino antico e vivace Come truccarsi per le occasioni speciali La pulizia del viso Chirurgia delle palpebre per migliore immagine Vacanza Mauritius, l'Isola del Sorriso
|
||||