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L'amore che torna di Guido da Verona pagina 57memoria. — Un letto alto e profondo. — Sì, un letto immenso. — Poi, la mattina, il sole veniva fin su la coltre. — E le contadine cantavano. — Ed il glicine folto entrava quasi nella stanza. — Ogni mattina se ne coglieva un ramo. — Come tu mi amavi allora, Elena! — Taci!... — E ti ricordi quelle sale così vuote, così grandi? — Sì, sì... — Ed il giardino? — Oh, il mio giardino, come lo ricordo!... — E Lazzaro? — Lazzaro, la sua cavalla saura, che volava! — Ed i pranzi che facevamo sotto il pergolato, ed il nostro balcone azzurro, dal quale guardavamo le stelle prima di coricarci?... — Taci, taci! Sì, mi ricordo tutto, ma taci! — Che bella casa!... — Che bella casa!... — Non vorresti ritornare laggiù, Elena? — Oh, quanto lo vorrei!... — Ed aperse le braccia, come in un gesto d'inutile desiderio, immenso. Allora mi chinai su la sua bocca e baciai le lacrime che vi erano trascorse, in silenzio. — Perchè mi baci ancora? — ella domandò affannosamente. — Non vedi che ogni volta mi fai più male? — Ma pensa che ti desidero ancora, io, come la prima volta! più della prima volta! Ella rise, tra le lacrime, con la gola riversa, un po' turgida, il seno inquieto. Le ciglia chinate oscuravano il pallore del suo volto. — Per quanto tempo ancora ti ricorderai di me? — domandò, stringendosi tutta contro la mia persona. — Non voglio ricordarmi, voglio averti sempre, sempre! Le sue mani mi lisciavan ora i capelli, dolcemente, lentamente. — No, ascolta. Io non son stata gelosa, finchè ti ebbi: lo diverrò terribilmente quando sarai lontano. Non ridire a nessuno quello che hai detto a me... non voglio. Perchè t'ho appartenuto come nessun'altra e vorrei rimanere nella tua memoria, io sola... — Che bambina sei! Devi pur comprendere che non ti lascerò. — Ma si deve... non c'è rimedio. Se non m'avessi conosciuta, oggi avresti una famiglia, saresti ricco, libero, allegro. Invece non ridi mai... Forse mi vuoi bene, un poco, ma mi odii anche, perchè sono la tua catena e ti penti oggi di non esserti sposato... come dovevi. — Ma no, Elena, t'inganni. — La donna che ama non s'inganna mai. Vedi chiara la tua sorte e pensi ad una salvezza. È così giusto in fondo! Poi, voglio confessarti anche una mia piccola indelicatezza... — Dimmi. Le avevo slacciato l'abito e le baciavo la gola. — Che fai? — Nulla. Respiro il profumo che hai qui... un profumo di rose fresche. — Allora, mi ascolti? — Sì. — L'altro giorno hai lasciato sulla tua scrivania due lettere di Fabio Capuano. Mi sono immaginata che le avessi lasciate apposta perchè le leggessi, e, per la prima volta, sono stata indiscreta: le ho lette. Me ne rimproveri molto? — No, affatto, anima mia; non ho secreti per te. — Però le nascondevi sempre. — Oh, Dio... quell'uomo ha certe sue fissazioni! Mi seccava che tu leggessi certe bizzarìe... Ad ogni modo poco importa. — Da quelle due lettere ho immaginate le altre, ed anche le tue. Così mi sono persuasa che devo trovare il coraggio di renderti la tua libertà. — Non gli badare; è un pazzo! — No, è invece un uomo di buon senso, e ti vuol bene. Poi, non vedi quante cose si mormorano a Roma sul tuo conto? Insomma non c'è che una strada: quella che il Capuano t'insegna, e, se io te l'impedissi, mi crederei colpevole della tua rovina. — Elena, se tu mi volessi bene veramente non parleresti così. Non credo a questi sacrifizi. — Ma nell'anima si può morirne, forse... Che ne sai tu? Compresi che il momento era venuto per una intera sincerità. — Ascoltami bene, — le dissi, prendendole i due polsi, come per non perdere un solo battito delle sue vene, ma insieme per stringerla nel dominio della mia volontà. — C'è una cosa vera: continuando in questo modo si andrebbe incontro all'irreparabile; tu lo comprendi, e come rimedio mi offri un sacrifizio il quale, a parer mio, supera la natura dell'amore. Ma voglio credere alla tua franchezza. Ora senti, Elena: di me conosci molte cose, molte anzi che vorrei tu non sapessi... A questo punto mi pentii d'avere cominciato un discorso così grave e cercai un mezzo per evitarne la conclusione. Ma ella, vedendomi esitare, mi sollecitò con una frase che mi dette coraggio. — Sai pure — disse, — che per te sono anche una vera amica. — Bene, allora continuerò; sebbene le parole che sto per dirti mi brucino veramente le labbra. Senti: io ti voglio bene, davvero, profondamente; non ho amato che te, con l'anima e coi sensi; tu mi sei necessaria; il resto della mia vita non fu che scherzo, fumo, polvere, nulla. Se ti avessi conosciuta prima, forse mi avresti anche insegnato l'amore della famiglia, dei bimbi, della quiete, cose che non conobbi mai. Sei venuta troppo tardi, e il nostro amore dovette soffrire le conseguenze di tutta una vita anteriore. Ma non ti voglio perdere; non voglio, capisci? — perchè ne proverei tale uno schianto, che non oso nemmeno pensarvi. Quindi ho ragionato a lungo, in silenzio, anch'io. Senti: un rimedio c'è, ma non è onesto. Vuoi che lo esaminiamo? Poichè la guardavo direttamente, ella chinò gli occhi e rispose: — Volentieri. Esitai lungamente, un rossore mi coverse la faccia, guardai altrove, impacciato. — È una cosa orribile... — mormorai. — Ma non sempre la vita lascia una libera scelta fra i mezzi opportuni. D'altronde, che fa? Ti voglio bene; questo solo è vero. Dunque ascolta. So benissimo che potrei tornarmene a Roma, ed in poco tempo, nonostante l'accaduto, rimediare a tutto. La mia salvezza unica si riduce infatti a questo matrimonio. Ebbene, senti... lo farò, lo farò contro il mio cuore, ma ad una sola condizione: che tu mi appartenga lo stesso... — Basta! Non proseguire; ho compreso, — ella disse con indulgenza, per abbreviare la mia vergogna. Di nuovo le sue falangi lievi, con un gesto di consolazione, mi passarono tra i capelli, e nel lungo silenzio ch'ella frappose dinanzi alla risposta, forse dalla malinconia del suo sguardo, forse dalla tristezza del sorriso che le rischiarava la faccia, compresi di aver commesso un grande fallo e mi sembrò di aver aperta in quell'anima una profonda ferita. — Germano, — ella mormorò; — se avessi avuto ancora un piccolo dubbio su ciò che si chiama il tuo amore, queste parole mi avrebbero tolta l'ultima illusione. M'hai fatto comprendere con evidenza quella verità che avevo solo intuita. E le lacrime scorrevano piane, lente, per la sua faccia cosparsa di pallore. — No, — riprese. — Ognuno ha la propria fierezza, la propria gelosia nell'amore. Vedi, lo hai detto tu stesso: il rimedio non è onesto, e nemmeno sincero forse. Lo proponi, conoscendone l'assurdità. Di fatti, se pure l'accettassi, provvederebbe la forza delle cose a renderlo vano. Ma non temere: io non son donna da scendere a questi patti. — Elena, — balbettai, — perchè mi comprendi così male? Oh, se avessi taciuto! Il rossore, il turbamento, il rimorso, fecero di me in quel momento una creatura bassa ed umiliata. Con un atto di vera debolezza m'inginocchiai davanti a quella donna, che ancora una volta mi si mostrava bella e pura; nascosi la faccia nel suo grembo e piansi. Sentii le sue mani congiunte posarmi sul capo, con la lievità d'una carezza, e l'intesi dirmi, piano, come si profferisce un voto: — Io ti faccio una sola promessa: quella di non amare mai più, nulla, nessuno, dopo di te, — neanche te, se ti potrò dimenticare. Nella vita bisogna essere statue, simulacri di creature umane, ma soffocare l'anima, soffocare l'anima con gioia! Sono stata una cosa tua, cercando sempre di non lasciarti comprendere fino a qual segno ti appartenessi; ma ora mi riprendo, per tornare la zingara di una volta, e non ti farò subire la noia del mio dolore. Guarda: io posso guarirmi sùbito... posso anche ridere! In quella stanza, nel silenzio della notte già inoltrata, il suo riso mi parve tragicamente sinistro. E questo pazzo cuore, che mai conobbe Tag: voglio bene forse volta sue sempre prima rimedio silenzio Argomenti: lungo silenzio, sei venuta, venuta troppo, letto alto, glicine folto Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Quali giochi scegliere per il coniglio nano Il parrocchetto: il più diffuso e il più amato Il Lusitano: origini e caratteristiche Fes un luogo dal fascino antico e vivace Dryas iulia: la farfalla più insolita del mondo
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