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Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga pagina 47detto una parola... E andò a deporre la figliuola fra le braccia della moglie che le zie si rubavano a vicenda. La baronessa Mèndola voleva sapere cosa dicessero. Zacco, premuroso, venne a chiedere dei confetti per don Ferdinando a cui nessuno aveva pensato. - Sicuro, sicuro. È il padrone di casa. - Vedete? - osservò la zia Rubiera. - A quest'ora c'è già pel mondo chi deve portarvi via la figliuola e la roba. Scoppiarono delle risate. Donna Agrippina torse la bocca e chinò a terra gli occhioni che dicevano tante cose, quasi avesse udito un'indecenza. Don Gesualdo rideva anche lui, faceva buon viso a tutti. Alla fine arrischiò anche una barzelletta: - E quando si marita vi lascia anche il nome dei Trao... La dote, no, non ve la lascia!... La Rubiera che stimò il momento propizio, e non voleva perdere l'occasione, lo tirò a quattr'occhi vicino al letto, mentre si udivano in fondo al corridoio Mèndola e don Ferdinando i quali litigavano ad alta voce, e tutti corsero a vedere. - Sentite, don Gesualdo; io non ho peli sulla lingua. Volevo parlarvi di quello scapestrato di mio figlio. Aiutami tu, Bianca. - Io, zia?... - Scusatemi, io so parlare col cuore in mano... tale e quale come m'ha fatta mia madre... Ora che siete padre anche voi, don Gesualdo, capirete quel che devo averci in cuore... che spina... che tormento!... Guardava ora la nipote ed ora suo marito cogli occhi acuti, col sorriso semplice e buono che le avevano insegnato i genitori pei negozi spinosi. Don Gesualdo stava a sentire tranquillamente. Bianca, imbarazzata da quell'esordio, colla figliuoletta in grembo, sembrava una statua di cera. - Saprete le chiacchiere che corrono, di Ninì con quella comica? Bene. Di ciò non mi darei pensiero. Non è la prima e l'ultima. Suo padre, buon'anima, era fatto anch'esso così. Ma sinora gli ho impedito di commettere qualche sciocchezza. Adesso però ci sono di mezzo i birboni, i cattivi compagni... Senti, Bianca, io, la mia figliuola, non l'avrei data da battezzare a quel canonico lì!... Bianca, sbigottita, muoveva le labbra smorte senza arrivare a trovar parole. Don Gesualdo invece aveva fatto la bocca a riso, come la baronessa scappò in quell'osservazione. Essa, udendo che tornava gente, gli domandò infine apertamente: - Ditemi la verità. V'ha fatto chiedere del denaro in prestito, eh?... Gliene avete dato? Don Gesualdo rideva più forte. Poi vedendo che la baronessa diveniva rossa come un peperone, rispose: - Scusate... scusate... Se mai... Perché non lo domandate a lui?... Questa è bella!... Io non sono il confessore di vostro figlio... Mèndola irruppe nella camera narrando fra le risate la scena che aveva avuta con quell'orso di don Ferdinando il quale non voleva venire a far la pace col cognato. La Rubiera, senza dir altro, asciugavasi le labbra col fazzoletto ancora appiccicoso di dolciume, mentre i parenti toglievano commiato. Nell'andarsene ciascuno aveva una parola d'elogio sul modo in cui erano andate le cose. Donna Marianna diceva alla Rubiera sottovoce che aveva fatto bene a venire anche lei, per non dar nell'occhio, per far tacere le male lingue... L'altra rispose con un'occhiataccia che donna Agrippina colse al volo: - M'è giovata assai! Serpi sono! Non vi dico altro. Ci siam messa la vipera nella manica!... Vedrete poi... Don Gesualdo, rimasto solo colla moglie, tracannò di un fiato un gran bicchiere di acqua fresca, senza dir nulla. Bianca, disfatta in viso, quasi fosse per sentirsi male, seguiva ogni suo movimento con certi occhi che sembravano spaventati, stringendo al seno la bambina. - Tè, vuoi bere? - disse lui. - Devi aver sete anche tu. Ella accennò di sì. Ma il bicchiere le tremava talmente nelle mani che si versò tutta l'acqua addosso. - Non importa, non importa, - aggiunse il marito. - Adesso nessuno ci vede. E si mise ad asciugare il lenzuolo col fazzoletto. Poi tolse in braccio la bambina che vagiva, ballottandola per farla chetare, portandola in giro per la camera. - Hai visto, eh, che gente? che parenti affezionati? Ma tuo marito non se lo mettono in tasca, no. Fuori, nella piazza, tutti i vicini erano affacciati per vedere uscire gli invitati. Alla finestra dei Margarone, laggiù in fondo, al di sopra dei tetti, c'era pure dell'altra gente che faceva capolino ogni momento. La Rubiera cominciò a salutare da lontano, col ventaglio, col fazzoletto, mentre discorreva col marchese Limòli, talmente accesa che sembrava volessero accapigliarsi. - Razze di serpi, sono! Cime di birbanti! Se lo mangiano in un boccone quello scomunicato di mio figlio!... Ma prima l'ha da fare con me! Sentite, accompagnatemi un momento dai Margarone... È un pezzo che non ci vediamo... Infine non è un motivo per romperla con dei vecchi amici... una ragazzata... Voi siete un uomo ammodo... e alle volte... una parola a proposito... Venne ad aprire donna Giovannina con tanto di muso. Si vedeva in fondo l'uscio del salotto buono spalancato; tolte le fodere ai mobili. Un'aria di cerimonia insomma. - Che c'è? - chiese il marchese entrando. - Cosa accade? - Io non so nulla! - esclamò donna Giovannina la quale sembrava sul punto di scoppiare a piangere. - Ci sarà gente di là, credo; ma io non ne so nulla. - Povera bambina! povera bambina! - Il marchese indugiava in anticamera, accarezzando la ragazza. Le aveva preso con due dita il ganascino da canonico, ammiccando con malizia, guardandosi intorno per dirle sottovoce: - Che vuoi farci? Pazienza! Chi primo nasce primo pasce. Ci sarà donna Fifì, colla mamma, a ricevere le visite, eh? Don Bastiano, eh? il Capitan d'Arme?... Don Bastiano infatti era lì, nel salotto, vestito in borghese, con abiti nuovi fiammanti che gli rilucevano addosso, raso di fresco, seduto sul canapè accanto alla mamma Margarone, come uno sposo, facendo scivolare di tanto in tanto un'occhiata languida e sentimentale verso la ragazza, lisciandosi i baffoni novelli che non volevano piegarsi. Donna Fifì, al vedere giungere la Rubiera, si ringalluzzì, superbiosa, tubando sottomano col forestiero per farle dispetto. - Oh, oh, - disse il marchese, salutando don Bastiano ch'era rimasto un po' grullo. - Siete ancora qui? Bene! bene! Ed incominciò a discorrere col capitano, intanto che le signore chiacchieravano tutte in una volta, domandandogli perché la Compagnia d'Arme fosse partita senza di lui, se aveva intenzione di fermarsi un pezzetto, se era contento del paese e voleva lasciare le spalline. Don Bastiano si teneva sulle generali, lodando il paesaggio, il clima, gli abitanti, sottolineando le parole con certi sguardi espressivi rivolti a donna Fifì, la quale fingeva di guardare fuori dal balcone cogli occhi pieni di poesia, e chinava il capo arrossendo a ciascuno di quei complimenti, quasi fossero a lei dedicati. Il marchese domandò a un tratto che n'era di don Filippo, e gli risposero che era uscito per condurre a spasso Nicolino. - Ah, bene! bene! La Rubiera si morsicava le labbra aspettando che il cugino Limòli avviasse il discorso sul tema che sapeva. Ma intanto osservava di sottecchi le arie languide di donna Fifì, la quale sembrava struggersi sotto le occhiate incendiarie di don Bastiano Stangafame, e non poteva star ferma sulla seggiola, col seno piatto ansante come un mantice, e i piedini irrequieti che dicevano tante cose affacciandosi ogni momento dal lembo del vestito. La conversazione languiva. Si parlò del battesimo e della gente che c'era stata. Ma ciascuno pensava intanto ai fatti suoi, chiacchierando del più e del meno, cercando le parole, col sorriso distratto in bocca. Solo il marchese sembrava che pigliasse un grande interesse ai discorsi del capitano, quasi non fosse fatto suo. Poi, sbirciando il viso rosso di donna Giovannina che stava a spiare dall'uscio socchiuso, la chiamò a voce alta. - Avanti, avanti, bella figliuola. Vogliamo vedere quella bella faccia. Siamo qui noi soli, in famiglia... La mamma e la sorella maggiore fulminarono due occhiataccie addosso alla ragazza, Tag: don donna marchese bene bastiano fatto gente bianca bambina Argomenti: grande interesse, sorriso semplice, salotto buono, seno piatto, sorella maggiore Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Libro proibito di Antonio Ghislanzoni Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Caratteristiche del mixed wrestling Come vestirsi per un appuntamento galante Il disturbo della calvizie Offerte Capodanno Caracas Passaggio Pedonale di Breslavia
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