Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga pagina 22

Testo di pubblico dominio

atto di tirare l'incensiere: - Fuori! fuori! Andate a giuocare in piazza! - Nello stesso tempo passava e ripassava vicino a donna Bianca che si era inginocchiata a pregare dinanzi alla cappella del Sacramento, sfolgorante d'oro e di colori lucenti da accecare, tossendo, spurgandosi, fermandosi a soffiarsi il naso, brontolando: - Neppure in chiesa!... non si può raccogliersi a far le orazioni!... Donna Bianca sì alzò in piedi, segnandosi colle labbra ancora piene di avemarie. Il sagrestano le rivolse la parola direttamente, mentr'essa avviavasi per uscire: - Siete contenta, vossignoria? Un sant'uomo quel padre Angelino! Confessa bene, eh? V'ha lasciata contenta? Ella accennò di sì col capo, col sorriso breve, rallentando il passo per cortesia. - Un bravo uomo! un uomo di giudizio! Quello sì che ve lo può dare un buon consiglio... meglio di vostro fratello don Ferdinando... ed anche di don Diego, sì!... Guardò intorno cogli occhi di gatto avvezzi a vederci al buio nella chiesa e su per la scala del campanile, e aggiunse sottovoce, cambiando tono, in aria di gran mistero: - Sapete che risposta gli hanno dato a don Gesualdo Motta? Aveva mandato a fare la domanda formale di matrimonio, ieri dopo pranzo, col canonico Lupi... Bianca arrossì senza levare il capo. Il sagrestano che la guardava negli occhi bassi, seguendola passo passo, riprese più forte: - Gli hanno detto di no... tale e quale come ve lo dico adesso... Il canonico è rimasto di sale!... Nessuno si sarebbe aspettato quella risposta, non è vero?... il canonico, donna Marianna, anche la baronessa vostra zia, tutti che ci avevano posto un grande impegno!... Si sarebbe mosso quel Cristo ch'è di legno, vedete! Nessuno l'avrebbe creduto così duro, quel don Diego vostro fratello! un signore umile e buono che pareva di potersi confessare con lui!... Non parlo di don Ferdinando, ch'è peggio di un ragazzo, poveretto!... Egli era riuscito a fermare donna Bianca, piantandosele dinanzi, cogli occhi lucenti, il viso acceso, abbassando ancora la voce nel farle una confidenza decisiva: - Don Gesualdo sembra impazzito!... Dice che non può mandarla giù! che ne farà una malattia, com'è vero Iddio!... Sono andato a trovarlo alla Canziria... Faceva trebbiare il grano... - Don Gesualdo, ch'è questa la maniera di prendersela?... Ci lascerete la pelle, vossignoria!... - Lasciatemi stare, caro don Luca, che so io!... dacché il canonico mi portò quella bella risposta!... - Sembra davvero malato di cent'anni!... La barba lunga... Non dorme e non mangia più... In quel momento si udì uno scalpiccìo di gente di chiesa. Don Luca alzò la voce di botto, quasi parlasse a un sordo: - Oggi padre Angelino ci ha la trebbia al Passo di Cava. Se avete qualche altro peccato da confessarvi, c'è l'arciprete Bugno sfaccendato... buono anche quello! un servo di Dio... Però vedendo il canonico Lupi che s'avanzava verso di loro, inchinandosi a ogni altare, colla destra stillante d'acqua benedetta, il nicchio pendente dall'altra mano: - Benedicite, signor canonico! Come va da queste parti?... Il canonico, invece di rispondergli, si rivolse a donna Bianca con un sorriso sciocco sul muso aguzzo di furetto color di filiggine. - Facciamo del bene, donna Bianca! Raccomandiamoci al Signore! Vi ho vista entrare in chiesa, mentre andavo qui vicino, da don Gesualdo Motta, e ho detto: Ecco donna Bianca che fa la sua visita alle Quarant'ore, e dà il buon esempio a me, indegno sacerdote... - Giusto... qui c'è il signor canonico!... Se avete qualche altro peccato da dirgli, donna Bianca... - Io non posso, mi dispiace! Monsignore non mi ha data la confessione, perché sa che me ne manca il tempo... - Indi aggiunse con un certo risolino, lisciandosi il mento duro di barba. - Poi i vostri fratelli non vorrebbero... Donna Bianca, rossa come se avesse avuto sul viso tutto il riflesso della cortina che velava l'altare del Crocifisso, finse di non capire. Il canonico ripigliò, mutando registro: - Ci ho tante faccende gravi sulle spalle... mie e d'altrui... Andavo appunto da don Gesualdo per commissione di vostra zia. Sapete il grosso affare che hanno insieme, colla baronessa? - Donna Bianca fece segno di no. - Un affare grosso... Si tratta di pigliare in affitto le terre di tutti i comuni della Contea!... Don Gesualdo ha il cuore più grande di questa chiesa!... e i conquibus anche!... Assai! assai, donna Bianca! Assai più di quel che si crede... Uno che si farà ricco come Creso, con quella testa fine che ha! Don Luca si lasciò scappare di bocca, mentre andava spogliandosi degli abiti ecclesiastici, col viso dentro la cotta, le braccia in aria, la voce soffocata: - Bisogna vedere quel che ha raccolto alla Canziria, bisogna vedere! - Ah, ah! venite di lassù? - Sissignore, - rispose il sagrestano, cavando fuori il viso rosso e imbarazzato. - Così, per fare quattro passi... Ci vado ogni anno per la limosina della chiesa... Don Gesualdo è devoto di sant'Agata! - Un cuor d'oro! - interruppe il canonico. - Generoso, caritatevole!... Peccato che... E si diede della mano sulla bocca. - Quello che stavo dicendo a donna Bianca!... - confermò don Luca, ripreso animo, cogli occhietti di nuovo petulanti. - Basta! basta! Ciascuno dispone a suo modo in casa sua! Ora vi lascio pei fatti vostri. Tanti saluti a don Diego e a don Ferdinando! Donna Bianca, imbarazzata, voleva andarsene anche lei; ma il sagrestano la trattenne: - Un momento! Cosa devo dire a padre Angelino, se volete mettervi in grazia di Dio prima della festa di san Giovanni Battista... Il canonico insisteva anche lui: - No, no, restate, donna Bianca, fate gli affari vostri. - Poscia, appena egli lasciò ricadere la portiera, uscendo, don Luca ammiccò: - E così? che devo dire a don Gesualdo, se mai lo vedo... per caso?... Essa sembrava esitante. Seguitava ad avviarsi verso la porta della chiesa, passo passo, tenendo gli occhi bassi, come infastidita dall'insistenza del sagrestano. - Giacché i miei fratelli hanno detto di no... - Una sciocchezza hanno detto! Avrei voluto condurli per mano alla Canziria, e fargli vedere se non vale tutti i vostri ritratti affumicati!... Scusatemi, donna Bianca!... parlo nell'interesse di vossignoria... I vostri fratelli tengono al fumo perché sono vecchi... hanno i piedi nella fossa, loro!... Ma voi che siete giovine, come rimanete? Non si rovina così una sorella!... Un marito simile non ve lo manda neppure san Giuseppe padre della provvidenza!... Sono pazzi a dir di no i vostri fratelli!... pazzi da legare!... Le terre della Contea se le piglierà tutte lui, don Gesualdo!... e poi le mani in pasta da per tutto. Non si mura un sasso che non ci abbia il suo guadagno lui... Domeneddio in terra! Ponti, mulini, fabbriche, strade carreggiabili!... il mondo sottosopra mette quel diavolo! Fra poco si andrà in carrozza sino a Militello, prima Dio e don Gesualdo Motta!... Sua moglie andrà in carrozza dalla mattina alla sera!... camminerà sull'oro colato, come è vero Dio! Anche padre Angelino vi avrà consigliato la stessa cosa che vi dico io... Non ho udito nulla, per non violare il suggello della confessione, ma padre Angelino è un uomo di giudizio... vi avrà consigliato di prendere un buon marito... di mettervi in grazia di Dio. Donna Bianca lo guardò sbigottita, col mento aguzzo dei Trao che sembrava convulso. Indi alzò verso il crocifisso gli occhi umidi di lagrime, colle labbra pallide serrate in una piega dolorosa. Con quelle labbra senza sangue rispose infine sottovoce: - I miei fratelli sono padroni... tocca a loro decidere... Don Luca a corto d'argomenti rimase un istante quasi sbalordito, piantandosi dinanzi a lei per non lasciarla scappare, soffocato da tante buone ragioni che aveva in gola, balbettando, annaspando, grattandosi rabbiosamente il capo, con gli occhietti scintillanti che andavano come frugandola tutta da capo a piedi per trovare il punto debole, scuotendole dinanzi le mani giunte, minaccioso e supplichevole. Alla

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Argomenti: caro don,    mento aguzzo,    domanda formale,    sorriso sciocco,    mento duro

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