Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga pagina 4

Testo di pubblico dominio

fuoco in casa, eh? Dio liberi! M'hanno detto che Bianca è ancora mezza morta dallo spavento... Io non potevo lasciare, qui... scusatemi. - Sì... son venuto appunto... Ho da parlarvi... - Dite, dite pure... Ma intanto, mentre siete laggiù, guardate se torna Pirtuso... Così, senza farvi scorgere... - È una bestia! - rispose Vito Orlando dimenandosi sempre attorno al vaglio. - Conosco mastro Lio. È una bestia! Non torna. Ma in quel momento entrava il canonico Lupi, sorridente, con quella bella faccia amabile che metteva tutti d'accordo, e dietro a lui il sensale col moggio in mano. -Deo gratias!Deo gratias! Lo combiniamo questo matrimonio, signora baronessa? Come s'accorse di don Diego Trao, che aspettava umilmente in disparte, il canonico mutò subito tono e maniere, colle labbra strette, affettando di tenersi in disparte anche lui, per discrezione, tutto intento a combinare il negozio del frumento. Si stette a tirare un altro po'; mastro Lio ora strillava e dibattevasi quasi volessero rubargli i denari di tasca. La baronessa invece coll'aria indifferente, voltandogli le spalle, chiamando verso la botola: - Rosaria! Rosaria! - E tacete! - esclamò infine il canonico battendo sulle spalle di mastro Lio colla manaccia. - Io so per chi comprate. È per mastro-don Gesualdo. Giacalone accennò di sì, strizzando l'occhio. - Non è vero! Mastro-don Gesualdo non ci ha che fare! - si mise a vociare il sensale. - Quello non è il mestiere di mastro-don Gesualdo! - Ma infine, come s'accordarono sul prezzo, Pirtuso si calmò. Il canonico soggiunse: - State tranquillo, che mastro-don Gesualdo fa tutti i mestieri in cui c'è da guadagnare. Pirtuso il quale s'era accorto della strizzatina d'occhio di Giacalone, andò a dirgli sotto il naso il fatto suo: - Che non ne vuoi mangiare pane, tu? Non sai che si tace nei negozi? - La baronessa, dal canto suo, mentre il sensale le voltava le spalle, ammiccò anch'essa al canonico Lupi, come a dirgli che riguardo al prezzo non c'era male. - Sì, sì, - rispose questi sottovoce. - Il barone Zacco sta per vendere a minor prezzo. Però mastro-don Gesualdo ancora non ne sa nulla. - Ah! s'è messo anche a fare il negoziante di grano, mastro-don Gesualdo? Non lo fa più il muratore? - Fa un po' di tutto, quel diavolo! Dicesi pure che vuol concorrere all'asta per la gabella delle terre comunali... La baronessa allora sgranò gli occhi: - Le terre del cugino Zacco?... Le gabelle che da cinquant'anni si passano in mano di padre in figlio?... È una bricconata! - Non dico di no; non dico di no. Oggi non si ha più riguardo a nessuno. Dicono che chi ha più denari, quello ha ragione... Allora si rivolse verso don Diego, con grande enfasi, pigliandosela coi tempi nuovi: - Adesso non c'è altro Dio! Un galantuomo alle volte... oppure una ragazza ch'è nata di buona famiglia... Ebbene, non hanno fortuna! Invece uno venuto dal nulla... uno come mastro-don Gesualdo, per esempio!... Il canonico riprese a dire come in aria di mistero, parlando piano con la baronessa e don Diego Trao, sputacchiando di qua e di là: - Ha la testa fine quel mastro-don Gesualdo! Si farà ricco, ve lo dico io! Sarebbe un marito eccellente per una ragazza a modo... come ce ne son tante che non hanno molta dote. Mastro Lio stavolta se ne andava davvero. - Dunque, signora baronessa, posso venire a caricare il grano? - La baronessa, tornata di buon umore, rispose: - Sì, ma sapete come dice l'oste? "Qui si mangia e qui si beve; senza denari non ci venire". - Pronti e contanti, signora baronessa. Grazie a Dio vedrete che saremo puntuali. - Se ve l'avevo detto! - esclamò Giacalone ansando sul vaglio. - È mastro-don Gesualdo! Il canonico fece un altro segno d'intelligenza alla baronessa, e dopo che Pirtuso se ne fu andato, le disse: - Sapete cosa ho pensato? di concorrere pure all'asta vossignoria, insieme a qualchedun altro... ci starei anch'io... - No, no, ho troppa carne al fuoco!... Poi non vorrei fare uno sgarbo al cugino Zacco! Sapete bene... Siamo nel mondo... Abbiamo bisogno alle volte l'uno dell'altro. - Intendo... mettere avanti un altro... mastro-don Gesualdo Motta, per esempio. Un capitaluccio lo ha; lo so di sicuro... Vossignoria darebbe l'appoggio del nome... Si potrebbe combinare una società fra di noi tre... Poscia, sembrandogli che don Diego Trao stesse ad ascoltare i loro progetti, perché costui aspettava il momento di parlare alla cugina Rubiera, impresciuttito nella sua palandrana, e aveva tutt'altro per la testa il poveraccio! il canonico cambiò subito discorso: - Eh, eh, quante cose ha visto questo magazzino! Mi rammento, da piccolo, il marchese Limòli che recitavaAdelaide e Comingio colla Margarone, buon'anima, la madre di don Filippo, quella ch'è andata a finire poi alla Salonia. "Adelaide! dove sei?" La scena della Certosa... Bisognava vedere! tutti col fazzoletto agli occhi! Tanto che don Alessandro Spina per la commozione, si mise a gridare: "Ma diglielo che sei tu!..." e le buttò anche una parolaccia... Ci fu poi la storia della schioppettata che tirarono al marchese Limòli, mentre stava a prendere il fresco, dopo cena; e di don Nicola Margarone che condusse la moglie in campagna, e non le fece più vedere anima viva. Ora riposano insieme marito e moglie nella chiesa del Rosario, pace alle anime loro! La baronessa affermava coi segni del capo, dando un colpo di scopa, di tanto in tanto, per dividere il grano dalla mondiglia. - Così andavano in rovina le famiglie. Se non ci fossi stata io, in casa dei Rubiera!... Lo vedete quel che sarebbe rimasto di tante grandezze! Io non ho fumi, grazie a Dio! Io sono rimasta quale mi hanno fatto mio padre e mia madre... gente di campagna, gente che hanno fatto la casa colle loro mani, invece di distruggerla! e per loro c'è ancora della grazia di Dio nel magazzino dei Rubiera, invece di feste e di teatri... In quella arrivò il vetturale colle mule cariche. - Rosaria! Rosaria! - si mise a gridare di nuovo la baronessa verso la scaletta. Finalmente comparvero dalla botola le scarpaccie e le calze turchine, poi la figura di scimmia della serva, sudicia, spettinata, sempre colle mani nei capelli. - Don Ninì non era alla Vignazza, - disse lei tranquillamente. - Alessi è ritornato col cane, ma il baronello non c'era. - Oh, Vergine Santa! - cominciò a strillare la padrona, perdendo un po' del suo colore acceso. - Oh, Maria Santissima! E dove sarà mai? Cosa gli sarà accaduto al mio ragazzo? Don Diego a quel discorso si faceva rosso e pallido da un momento all'altro. Aveva la faccia di uno che voglia dire: - Apriti, terra, e inghiottimi! - Tossì, cercò il fazzoletto dentro il cappello, aprì la bocca per parlare; poi si volse dall'altra parte, asciugandosi il sudore. Il canonico s'affrettò a rispondere, guardando sottecchi don Diego Trao. - Sarà andato in qualche altro posto... Quando si va a caccia, sapete bene... - Tutti i vizi di suo padre, buon'anima! Caccia, giuoco, divertimenti... senza pensare ad altro... e senza neppure avvertirmi!... - Figuratevi, stanotte, quando le campane hanno suonato al fuoco, vado a cercarlo in camera sua, e non lo trovo! Mi sentirà!... Oh, mi sentirà!... Il canonico cercava di troncare il discorso, col viso inquieto, il sorriso sciocco che non voleva dir nulla: - Eh, eh, baronessa! vostro figlio non è più un ragazzo; ha ventisei anni! - Ne avesse anche cento!... Fin che si marita, capite!... E anche dopo! - Signora baronessa, dove s'hanno a scaricare i muli? - disse Rosaria, grattandosi il capo. - Vengo, vengo. Andiamo per di qua. Voialtri passerete pel cortile, quando avrete terminato. Essa chiuse a catenaccio Giacalone e Vito Orlando dentro il magazzino, e s'avviò verso il portone. La casa della baronessa era vastissima, messa insieme a pezzi e bocconi, a misura che i genitori di lei andavano stanando ad uno ad uno i diversi proprietari, sino a cacciarsi poi colla figliuola nel palazzetto dei Rubiera e porre ogni cosa in comune: tetti alti e bassi;

Tag: baronessa    don    canonico    uno    dio    signora    tutti    casa    invece    

Argomenti: sorriso sciocco

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Novelle rusticane di Giovanni Verga
Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi
Il benefattore di Luigi Capuana
Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili
Nel sogno di era

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Come fare un profumo alle rose
Offerte Capodanno Bali
Offerte Capodanno Copenaghen
A chi rivolgersi per adottare un gatto
Il Boa constrictor


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72   |    73   |    74   |    75   |    76   |    77   |    78   |    79   |    80   |    81   |    82   |    83 successiva ->