Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 72

Testo di pubblico dominio

sopra i solai deserti si sbatacchiavano ossesse colle ciarle dottoresche delle matrine incuffiate che tormentano i bimbi per l'esame di coscienza. O santo, o santone, che ci hai a dire col tuo fatidico tuono di bronzo? O prioresse tabaccose, perchè volete guaiolare colle voci dei gesuiti? I vecchi canonici, piccini piccini sotto l'immenso Duomo, s'avviavano al pieno buio del coro. Le beghinelle, ipocrite per aver la sola età della Madonna o quella di sant'Anna, dondolanti negli androni delle sacristie, lumacavano verso il focherello del braciere. Quaresima! Quaresima!—continuava il nostro campanone, e quasi pareva che la sua voce, come un enorme calabronaccio, ronzasse in ogni casa, sotto ogni letto di dormiente, nella camera ove un dì era morto qualcuno.—Quaranta giorni per noi: per noi!—ciancicavano le altre pinzochere, e sembrava accorressero, acciabattando, dalle guantaie a strappare le mezze mascherette nere, e nelle sarte a nascondere i ritagli di trine, e ai capezzali dei felici, fugando le visioni e i profumi…. Oh i buoni canonici, nonni senza figli, sugli stalli pontificali, colle armelline del re, si addormentavano, sognando, su le vetriere dei finestroni, le belle scale di Giacobbe che conducono al Dio del perdono. Le arpie senz'amore, zie pel testamento, sulle seggiole impagliate, colle caste mantiglie, si facevano arcigne, immaginando fremebonde, giù per le lastre dei sepolcri, gli orrendi castighi che ci precipitano all'inferno. * * * —Perchè sei tanto triste?—sembrava dirmi la prima occhiata di luce che, strisciando fra gli alberi secchi di un giardino, veniva a sbirciare nei vetri del mio studiolo…. Ed io spensi il lume. Tornando da un veglione, avevo accompagnato a casa una frotta di amici strillanti. E, solissimo, m'ero dilungato fino ad una siepe d'ortaglia verso un bastione, e poi ad un corso remoto, e poi ai due pilastri di un ossario suburbano. M'ero chiuso nel mio studiolo: avevo nel fosco del crepuscolo acceso il lume, e cercavo la mia chiave per deporre in un cofanetto antico un lungo guanto a bracciale che odorava di serpente. Spensi il lume, e, arrovesciatomi sul letto, volli dormire. Mi volgevo a destra, mi volgevo a sinistra, mi soffocavo contro i guanciali…. Veniva sempre a ferirmi l'orecchio un canto acuto, sonoro, biblico, il canto di un gallo. E dal fondo delle mie memorie, di là dalle mie campagne innocenti, dai primi anni delle mie malattie religiose, ascoltavo come una voce che diceva;—Sei tu? Ricordi le caste mattine primaverili, e l'ultima stella della notte, e il tuo primo pensiero? e la tua prima preghiera? E mi giungeva all'occhio un chiarore lontano lontano, quasi mistico, in cui si movevano cento figure bianche di ragazze e di monache, e stava fisso un crocione con un'àncora, e genuflessa, come in purissimo tormento, una fanciulla che guardava e che vedeva Iddio. E mi pareva d'essere in un vasto campo seminato di croci e di fiori, ed io non cercavo nessuna croce e non avevo nessun fiore. Una vecchia, una vecchia mendicante, mi diceva:—Pregate pei morti.—Oh morto mi sentivo io! perchè nell'anima avevo il gran gelo dell'oblìo! E, volgendomi alla terra, supplicavo:—Ditemi voi! Voi siete ben più felici di noi, quando siete ricordati! E allora mi alzavo dalle coltri, e rompevo la serratura di quel cofanetto antico, per gettarmi sulle mie memorie, per sapere proprio che un dì avevo pianto anch'io, e avevo sperato e avevo creduto! Il tarlo su quei foglietti ingialliti aveva già fatto cadere dei monticelli di polvere di legno…. * * * O gentile lettrice, ecco che la vostra cameriera entra nella stanza da letto, e, raccogliendo in una cesta imbottita la vostra gonna, il vostro busto, e le calze e le scarpine, vi domanda:—O-dov'è l'altro suo guanto a bracciale? —Era tanto sucido che devo averlo buttato per via stamattina,—così rispondete. Quando la vostra carrozza dava un subito balzo, perchè un ubbriaco attraversava la strada? Gli amici mi dicono che non ho toccato vino. È una grande ubbriachezza il dolore! 26 febbraio 1882.

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Argomenti: vasto campo,    cofanetto antico,    lungo guanto,    chiarore lontano

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