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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 17con un mazzetto di viole e l'oblato sta lì giallo su un mucchio di libri a studiare le teorie della poesia rettorica o di Dio scolastico, quando da una finestra col sole entra il suono di un pianoforte ed io mi sento il cuore gonfio,—quante volte dico:—Al diavolo, o carte vecchie! Da un mese vado in uno studio da pittore. M… sta facendo il ritratto di una sposina, morta st'anno. Nello studio vi sono i suoi abiti, i suoi pizzi, i suoi nastri. Un giorno li toccai con riverenza, un altro senza che io tanto ci pensassi, chinai la testa su uno di quegli abiti e lo baciai. Amo quella morta, ed è bruttina: ma era donna! E nei sogni, nei sogni mi viene la femmina nuda, viscida, spossata, o ardente, istigatrice, bestiale! E sento che anch'io ero nato per provare l'orgia e l'abbrutimenio! Quando potrò io abbruciare tutte queste carte e distruggere il mio passato e amare una fanciulla che abbia una buona dote? Ora non ho alcuna passione. «Etant pauvre il faut que je travaille.» Queste parole mi strinsero il cuore: Ella lavora per guadagnare il denaro; io lo getto in ferravecchi. Spesi 160 franchi per un elmo di ferro! Quanto deve lavorare Ella per avere 160 franchi? Queste mie cose antiche mi danno un rimorso. Col denaro speso potevo soccorrere qualche povera famiglia o qualche povera fanciulla che lavora! È primavera!—Mi ami Tu, o mia sorella? E taci? E soffri? Pensi per me? Soffri per me?—La viltà dell'egoismo mi persuade il suicidio: ma, no! no! Ti renderei troppo infelice! Mio Dio! fammi vivere, vivere anche nel massimo dolore, vivere nella massima gioia, ma vivere! Questa stupida monotonia di giorni non è vita per l'anima mia e per i miei ventisette anni! L'altr'ieri ho passato la Gazzetta di Venezia, dal 14 febbraio ai primi di marzo, guardando i nomi dei morti…. Mio Dio, quale spaventoso presentimento! Non osavo, tremavo: ridevo, alzavo le spalle e me ne andavo… Non ho trovato N.° del 23 e 24 febbraio. Che dubbio! Ma perchè…? I miei sentimenti io li intono solo alla solitudine di Limbiate, alle tristezze della mia malattia, al deserto di questo mio studio, ma come sono stonati col mondo!—Ecco il mio spavento! Sciocco! e se tutto fosse un sogno? 11 marzo.—Dopo pranzo. È la terza sera che salgo qui nel mio studio e mi trovo solo… Domani andrò a Limbiate. Che ora triste! È l'ora in cui si desidera di essere belli, buoni e felici! 14 marzo.—Torno adesso da Limbiate, e trovo una tua lettera, o Lidia. A Limbiate quanti pensieri! Non li ho scritti, ma li scriverò per Te!… Ho qui la Tua lettera: ma non voglio aprirla. Sono felice! che mi dirai? Non so, ma sono felice; mi sento in orgasmo… Primo pensiero: vorrei andare al Santuario di Saronno, e leggere la tua lettera, contemplando gli angioli (cioè quei due angioli, che conosco tanto) del Gaudenzio Ferrari. Ma come sono brutto e villano io!—Stanotte ho sognato di Te: nei sogni mi pare di esser bello perchè non ho corpo! Domani scriverò. Oggi ho letto la Tua lettera, ma la folla, il sole, le ciarle mi hanno stordito. La rilessi ancora e la rileggo «Qu'aviendra-t-il de moi?» O mia madre! Spero di morire! E tu devi pensare a Lei come ad una figlia: lo devi perchè il mio amore è santo.—Sono in orgasmo. È una settimana ch'Ella ha scritto la lettera. Sono felice e sento che Dio mi vede. Dio? ed io credo nell'anima? E Tu? Sì! sì, siamo pazzi, ma consoláti, ma poeti! 15 marzo 1879.—Ho riveduta la A., quella ragazzina che mi fece tanto bene! Nell'agosto del 1877 forse mi sarei ucciso. Da due giorni ero in uno stato di abbattimento spaventoso. Trovai quella bambina, le diedi dei soldi, la baciai, la accarezzai, la tenni con me, e una voce di dentro al cuore mi disse:—Somiglia alla bimba che tu avrai dalla tua Lidia!—Fui tranquillo, felice, guarito. La realtà era tremenda per me, il fatto era fatto: eppure quella illusione mi salvò, perchè illusione gentile. Ho una lontana speranza di poter scrivere qualche libro. Questo amore ha acuito le mie facoltà, e forse, cessato l'orgasmo, fra un po' d'anni potrò scrivere: e sento che scriverò come Tarchetti, con analisi, con cuore, coll'ideale. Ma che riuscita ha avuto Tarchetti? Che carriera ha fatto? Grazie tanto. Oh e il pubblico? Il pubblico? Il pubblico che legge l'anima nostra, e non la capisce, ci sprezza e fa il pettegolezzo!—No, meglio queste pletore, queste abbondanze di vita che fanno morire, che quegli sfoghi artistici che fanno sogghignare gli uomini d'esperienza panciuti e i giovinetti che hanno la mantenuta e le femmine eleganti che, oltre il francese, sanno leggere l'italiano! E gli amici? E i nemici? Insomma i miei parenti non possono vedere ch'io sono stanco e sfiduciato.—Non mi divertono i cavalli, le feste, il teatro, la società, il giuoco, gli abiti, i pranzi… E solo discorro di vita e di viaggi, e solo mi chiudo in me, e in casa, Non ho nulla. No, Tu, mamma, hai sofferto, ma non avevi e non hai la mia anima! ma hai sofferto, sono certo: e Tu suonavi il pianoforte, timida e senza capire la musica, come una bambina. È un ricordo triste! Guardo il Tuo ritratto, o Lidia! Ah mi costi cinque anni di vita! Ed è impossibile che io rinunci al sogno di una felicità che mi sarei meritata con tanti dolori! Sì, dolori! ed i peggiori dolori—quelli repressi in una povera anima e custoditi e santificati dalla solitudine e dal pensiero di Dio! In nome di questi delirii, di queste baldanze, di questi scoraggiamenti, in nome dall'Anima che è trasfusa in queste povere carte, in nome di Dio, mamma, ti prego, ama la mia Lidia, provvedi a lei, tienla con te, sorreggila, amala più che se fosse la tua Maria o la tua Sofia! Questa è sorella di tuo figlio! Sorella d'anima, è sorella castissima in Dio! * * * Oggi non posso studiare. Il Don Giovanni di Byron mi annoia, mi indispettisce. Che umorismo scettico e volgare! Penso e non penso: sono inquieto: vorrei fare un viaggio, se potessi. Ma che vuoi? Non posso fare cosa diversa dallo stare al tavolo. Coi divertimenti mi pare di perdere tempo, un tempo sì prezioso! Oh se potessi lavorare e guadagnare, o sperare una posizione! —O Dio! Che pensieri! Chissà quanti dolori avrò ancora! Gli ostacoli alla sua felicità sono temporanei forse: forse si sposerà; ed io avrò l'anima spezzata una seconda volta e senza rimedio!—Quanti dolori avrò ancora! Perchè tu non mi hai detto tutto! Ah bisogna confessare che queste incertezze sono tormenti orrendi! 16 marzo.—Ieri fui al cimitero di Porta Magenta e vidi la esumazione dei tredici scheletri degli appiccati nel 6 febbraio 53. Mio Dio, che orrore! E quando verrà il giorno in cui anch'io potrò sfogare l'anima mia nelle grandiose emozioni delle battaglie? Oh venga presto quel giorno! Sì, laverei la macchia che ho sull'anima:—l'essermi lasciato persuadere da mio padre, quando potevo e dovevo fare il soldato. Come mi annoiano e mi ripugnano e mi avviliscono le sciocchezze che dico quando sono colla gente! Eppure bisogna fare così. Alla Società Patriottica si sta preparando una pagliacciata: io fui pregato, con grandi promesse di fortuna, fui lodato, fui conosciuto… Chi volle conoscermi pel mio Ugo? Se mi prestassi alla mascherata certo farei conoscenze e farei dei passi, più che con due anni di tentativi drammatici, due di scoraggiamenti fatali, e due di studi di lingue! Ma il divertimento mi ripugna! Tu soffri, o Lidia, e pensi a me, io Ti parlo di Dio e di solitudine, e Tu hai paura del Tuo avvenire: ed io divertirò la gente?—No: per chi leggerà queste mie pagine voglio lasciare un ricordo, un ricordo dignitoso, severo, casto, gentile del mio amore. Che importa a me del mondo? E che importerà a voi del mondo quando conoscerete i tormenti e le incertezze dell'anima mia! Quando sento suonare gli inni di Mameli e le canzoni del 48 mi si riempie il cuore! Oh sento l'oblio di tutto! Perchè non mi fu dato di sfogare nelle tremende emozioni della Patria le esuberanze dei mio cuore? Sono io così Tag: dio sento anima cuore due lettera forse sorella fare Argomenti: umorismo scettico, porta magenta, mascherata certo Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: La favorita del Mahdi di Emilio Salgari Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Novelle rusticane di Giovanni Verga Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come gestire una serena convivenza Come reagire ad un annuncio di gravidanza La cura degli avannotti Far vivere a lungo le rose L'innesto della rosa
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