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Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 39primi lumi nel 1316, il robusto emporio del Portofranco, i porti di sbarco, gli argini, vorrebbero ancora dieci trombe di cintrago che li proclamasse ai regni dei voli lirici, o meglio dieci portavoci di capitani che rivelassero a questo bassissimo mondo quante doble hanno fruttato, e quanti futuri dii frutteranno. Sull'immenso sfondo verdognolo azzurro nereggiano gli scafi snelli dei mille bastimenti: e sugli scafi s'inclinano i bompressi, si drizzano i bassi alberi, gli alberi di gabbia, quelli di pappafico e l'aste: le sartie s'appoggiano alle gabbie, i pennoni recano il velame arrotolato, e le corde, le puleggie delle manovre dormenti e delle correnti formano gli apparecchi altissimi dei lucrosi saltimbanchi del mare. Anch'io userò il vecchio paragone: il porto è tutto una selva nella quale i venti vogliono i loro giochetti, ed ecco le vele triangolari, le quadre, quelle che tornarono sbrandellate, il fumo dei tubi ritorti, e i tubi sbiecati. Come hanno giocato in alto mare! Lo sanno i marinai che hanno appeso quindici o venti voti al santuario di Savona, o i marinai che hanno appeso il loro sacco d'ossa ai corallumi del glauco cimitero. Nel porto si stringe la gran famiglia: le prore sono, per così dire, i volti, le poppe danno il nome di battesimo, l'alberatura di tre, di due tronconi, segna la casta e l'anima è giù nella pancia. Le barchette vanno e vengono, come i domestici, come le formiche intorno al granaio. Io vorrei dirvi il giuoco dei riflessi del cielo e del mare, le bolle delle aspergini tranquille, gli scherzi dei vermi marini sulla costa, le gradazioni. Ma non posso! Però voglio dirvi come appaiono tumide le vele tese dal vento, come imbizziscono le banderuole a fiamma e come sembri che i catenoni dell'ancore e le scalette giù giù tremolino col tremolare degli strati dell'acqua e si perdano in un serpeggiamento vano…. Ma che? Come mai si può osservare? Genova è Genova: la folla è turbinosa, l'affaccendarsi incrociantesi…. La locomotiva su un argine ripiglia fiato rapidamente ed urta i vagoni a specchiarsi in mare. Bestemmiano, inturgidendo i muscoli, i nudi facchini michelangioleschi: i carrioni con quattro, sei cavalli accodati sembrano dire:—facciamo tremare la terra, la terra è nostra:—si fischia; si urla; si inneggia. La scena, o signori, è unica, e l'entrata gratis; vedete:—il mare, il progresso, e su il guadagno, e su ancora la poesia, e su ancora il sole che ride di tutto. —O marinaio poeta, che hai letto nel gran libro dell'utile e nelle grandi notti sull'estensione dell'Atlantico, dimmi le tue rime. —Cuoio, acciaio, canape, corna, indaco, cocciniglia, grano, olio, pepe, pelo di camello, tonno, salsapariglia. —Ma no, che non sono rime! Noi diciamo amore fa rima con dolore. Non capisci? E sei homo, come me, sei homo sapiens. —Che cosa dice? —Homo sapiens significa uomo sapiente. Ah? tu non intendi il latino, sicuro. —Uomo sapiente? —Ebbene? Ci pensi? —Nulla affatto. Fa rima con niente. A questo punto il sole che rideva, mi parve sghignazzasse: io, furbo! apro l'ombrellino. GENOVA. S'io fossi il cintrago, il banditore medioevale di Genova, da ogni legno che venisse di Sardegna con sale, ne riscoterei mine tre: e mine tre o mine una di grano da ogni legno che tornasse di Corsica, oppure de Maritima et Romania. E poi marabottini d'oro dalle galee che andassero in corso al di là della Sardegna o in Ispagna. Adunerei il popolo a suono di tromba, citerei ai placiti, ordinerei le guardie della città, pranzerei coll'arcivescovo, e davanti a qualche palazzo de' Fieschi, de' Grimaldi, dei Doria, degli Spinola, per privilegio di magna prosapia fasciato di marmi bianchi e neri, canterei le glorie di Genova mia. Vorrei essere il cintrago e campare vecchissimo vecchissimo, dal tempo dei consoli ai dogi biennali, e dire:—N'ho vedute di cose traverso i secoli!- E canterei così:—Ho squillato la mia tromba pei consoli, pei podestà, pei capitani della libertà, i Fieschi, i Grimaldi, i Doria, gli Spinola, per il reggimento dei dodici, dei ventiquattro coll'abate del popolo, per la signoria d'Arrigo, quella di Roberto di Napoli e di Giovanni XXII, pei guelfi, pei ghibellini, pei dogi perpetui della stirpe Guarca, Montalda, Adorna e Fregosa, pei dogi biennali, i nobili privilegiati, tra l'imperversare delle fazioni di Portico nuovo e di Portico vecchio, pei commessari francesi della repubblica ligure. E narrerei:—Venite al porto. Io ho veduto le venerande galee, i galioni, le galiazze, le galeotte, le cetee, i taridi, i panfili, le vacchette, le borbotte, i golabi, le gatte, le cocche, le saettìe, i portantini, gli uscieri, le flotte di quei genovesi che ghermirono la Corsica, la Capraia, la Gorgona, Tunisi e Minorca, Almeria, Tortosa; navigatori e guerrieri, i ghibellini contro Carlo, i guelfi che preferirono lo esiglio al pane dato dai vincitori, i sostegni del seggio bizantino, i mercatanti da Ceuta al mar Libico, all'Egizio, al Sinaco, al Panfilio, al Lido, all'Arcipelago. E inviterei:—Moviamo al tempio di san Matteo, monumento de' Doria, al san Donato dalla torre costantinopolitana: a san Tomaso, al san Marco col Veneto lione, che rugge ancora coll'ultimo lamento di Andrea Dandolo, il suicida di Curzola memoranda; che freme ancora all'invisibile sogghigno trionfale di Pagano Doria trascinante dalla poppa della galea capitana lo stendardo de' Veneziani. Andiamo al Campo Pisano: ivi i tredicimila prigionieri fatti alla Meloria cainesca e le larve disperatissime dei tremila uccisi fecero ringhiare il proverbio tremendo:—Chi vuol veder Pisa vada a Genova—: i catenoni del porto della rivale furono tagliati a pezzi, perchè potessero essere appesi qua e là per le piazze e le vie della trionfatrice: inventore di questa vendetta luciferina Niceto Chiarli re delle incudi: e per lui i fabbri, devoti alle balestre, alle bombarde, alle pignatte di fuoco lavorato, ascoltavano in Santo Sisto un'annua messa di suffragio. A San Sepolcro sorgono le memorie de' crocesignati, dei cavalieri, degli spedalieri, e dei cinque cardinali affogati nei cinque sacelli da Urbano VI. Alla Casa di San Giorgio v'è il codice di Gazaria, o i cartulari della compera di Caffa, Scio e Famagosta. Al Borgo di Prè si spartivano le prede nel secolo duodecimo. Al Duomo, ricordato anche da Fazio degli Uberti per li porfidi et marmi orientali, non vi so dire gli archi acuti, coi fasci di colonnine, gli ornati a mosaico, le zone, la simbolica cristiana orfica, le tre navi, le sedici colonne di breccia africana coi piedestalli di basalto, il coro, il presbiterio, la cupola, la tribuna…. Avevo già novant'anni, o messeri, e madonne, ed io, cintrago, l'ho veduto l'architettore! Era l'Embriaco, guerriero di terra e di mare, consolo ed artista. E poi passarono gli anni! Un giorno sotto queste vôlte, che accolsero le reliquie conquistate a Mirrea e il sacro catino a Cesarea, sdegnosamente si ricusò il giuro di fedeltà a Federigo imperatore!… E un altro giorno si confermò Simone Boccanegra! Quante glorie di dogi! E in un tempo funesto cinquanta fanciulle vestite di bianco, recando l'ulivo, imploravano pace da Luigi XII! E dirò ancora:—Andrea Doria fu insigne sul mare: Ambrogio Spinola conquistò le Fiandre: Megallo Lercaro rappresenta la forza dei traffici e delle colonie di san Giorgio benedetto. Volete leggere di scienze, lettere e d'arti? Andalo del Negro, il Caffaro, Battista Vernazza, Giustina Vageria, Bartolomeo Falamonica, Ansaldo Ceba, Matteo Senarega hanno scritto: Tadisio Doria, i due Vivaldi, Colombo, Antonio Noli, Usodimare hanno viaggiato: le pagine degli artisti le vedrete nei palazzi: Via Nuova, a detta del Vasari, è unica al mondo…. Imbocco la tromba d'oro, squillo tre volte tre, e proclamo a tutti i venti. Udite, udite, udite: Ditis opes Asiæ et claros orientis honores Quantaque ab Euxino traditur ora salo Pisanas acies Thuscæ decora inclita pubis, Et traxi ad ligures gallica Tag: mare san tre porto venti tromba sei terra spinola Argomenti: san marco, robusto emporio, sfondo verdognolo, portico nuovo, sogghigno trionfale Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fior di passione di Matilde Serao La favorita del Mahdi di Emilio Salgari La via del rifugio di Guido Gozzano Le Grazie di Ugo Foscolo Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Essaouira, la bella addormentata Bonifacio, la perla dell'estremo sud Offerte Capodanno Porto Rico Grecia, un paradiso da scoprire Tunisia, l'atmosfera esotica che sorprende
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