Storia di un'anima di Ambrogio Bazzero pagina 55

Testo di pubblico dominio

a spargere il suo tanfo di sudore e di sacristia. D'altro non so dirvi, perchè non ho letto il libro del teologo Marocco: Rimembranze di un viaggio da Torino a Graglia. Dall'interna piazzuola sotto il giro degli alberi, dopo avere fatto un sonnellino ristoratore, colla pancia al sole e la testa all'ombrìa verde, ho dato uno sguardo alle poche cappelle che vanno su su al monte, abbrustolandosi al meriggio. Le statue in terra cotta del Tabacchetti non valevano due soli degli svolazzucci dorati che dal collo lanuginoso della nostra guida, la Main, scappavano sotto le trecce attorte della gentilissima testina. Povera figliuola! Rammento la sua tinta bruna, gli occhi ingenui se guardavano, pudichi se erano guardati, il sorriso confidente dei sedici anni, e quel mento e quel collino da gran dama! Aveva il suo fazzoletto, la pezzuola, il corsetto, la gonna, il grembiale, tutto a modo, tutto per lei: due sole cose mi facevano compassione, le scarpacce e la gerla: quelle parvero dirmi:—Noi costiamo tanto e tanto!—e questa:—Ho portato delle colazioni, con molta roba di Dio, su alle cime pei gran signori che mangiano coi guanti: ma la mia povera padroncina all'inverno, quando mi colma di legna gelate e mi fa ballare giù, giù giù, fino al Favaro, trova una minestra lunga e bianca bianca….—Ah, signori miei, non mi commovo alla polenta ruvida, al latte coagulato, ai formaggi duri, anzi per me le considero come leccornie capricciose d'un giorno all'anno, ma la minestra che fa scaldare le mani attorno alle scodelle, che si mangia a cucchiaiate, che fa tanto bene allo stomaco, l'auguro saporita a tutti, massime alla povera gente! E in tutti i giorni dell'anno!… Quando la Main fosse stata sposa (e glie lo desideravo presto), mi pareva che un grande garofano dovesse su quei capegli spirare l'aperta allegria di un mattino di maggio, e lei, volgendo la testina all'insù a prendere ingordamente il sodo bacione di un bersagliere del Favaro, lei dovesse mostrare tutto il suo collo, candido di sotto, rispettato dal sole. Sì, Main, io ho amato le tue trecce bionde, lo ripeto ancora, attorte dietro la testina, e la medaglietta d'Oropa che si perdeva giù fra le modeste pieghe della tua camiciuola. E ti rammento Graglia perchè là eri lieta, sollazzevole, senza pensiero. Un dì forse racconterò la brutta istoria delle tue lagrime, io che le ho viste cadere sulle tue manine, come le prime gocce di un grande uragano. Non avevi mai pianto, povera capretta dei monti! Sino da quando io ero alle prime scuole, fra i doveri morali e civili, che imparavo a sillabare, come tipo di un dovere sublime, mi giganteggiava innanzi la figura nera di un soldato, di cui mi pareva rammentarne l'uniforme, coi nastri alle bottoniere, la grande tracolla e la miccia bituminosa e fumante. Pietro Micca era giù nel sotterraneo, fra i barili di polvere: suonavano i picconi dei nemici sempre più vicino: crepitava la fiamma della miccia nel buio. Si udì uno di quei sospiri che fremono come l'aria del liberissimo mare, quando sembra sdegnoso di confini: la piccola fiamma—sicurissima—avvampò. Poi successe il caos che tuona, l'inferno che strugge, sbattendo le ruine al cielo, la tremenda ridda delle mille viscere squarciate e palpitanti, i rivi di sangue sulla terra abbrustolata e fessa, i cervelli oscenamente incollati e le ossa scheggiate. Torino è salva! i francesi distrutti! la rocca è saltata! Io leggevo e rileggevo quel racconto, e con me i piccolini sillabanti finivano a guardare il vecchio maestruccio che piangeva. Eravamo nel 1859: a chi è di già agghiacciato a certi entusiasmi valga qualcosa la data. È giunto il tempo in cui io ho potuto pellegrinare nel Biellese a visitare la casetta del martire minatore: ma il mio povero maestruccio ha finito di addentare mozziconi ultimissimi di sigari e giace sotto fra le quattr'assi: come l'ho ricordato!… Sagliano-Micca è la continuazione del borgo d'Andorno: un paese di 2300 abitanti, colla solita via maestra a case belle e brutte, alcuni lanifici, stabilimenti di filature, 600 operai fabbricatori di cappelli, un collegio-convitto, e giù il Cervo strepitante che si mesce alla Moreccia. La casa del Micca dà in un vicoluccio: due muretti e una scala, ecco tutto. Non vi fila la vecchia discendente dell'animoso, ma una vecchia Madre, la Patria, sublimemente silenziosa e presente, sembra alla religione invocare la santa illusione di una seconda vita. Che Pietro Micca ritorni al suo focolare e vegga! Ch'egli ancora santifichi questo santuario degli Italiani! Ch'egli viva eterno giacchè è morto colla fede dei primi cristiani!… Sei lapidi fregiano gli scheggioni storici della casetta: Entra e vedrai il marmo—che ti addita l'umile abituro—del gran minatore Pietro Micca. Pietro Micca—il sesto giorno di marzo 1677—trasse in questa casipola i natali—il ventesimonono di ottobre 1704 impalmò Maria Pasquale Bonini—da cui venne allietato del figlio Giacomo—e la memoranda notte del 29 agosto 1706—allo sboccar delle schiere francesi—nella vegliata rocca di Torino—incendiando animoso le mine—ostia volontaria s'immolò alla patria—ammirate nel saglianese—un Codro novello. Amedeo Maria di Savoia duca d'Aosta—il quarto giorno di agosto 1864—-visitando non ancora quadrilustre—la casipola di Pietro Micca—mostrò—di nutrire i sensi del generoso—che alla vita antepone la patria—ridestò negli animi la speranza—di nuove glorie all'Italia—e fece atto di viva gratitudine—verso il soldato pel cui eroismo—la corona ducale fu conservata—e la regia posta in capo—ai principi di Savoia. Giuseppe Garibaldi—il diciannovesimo di giugno 1859—pria di avviarsi alla guerra italica—inspirandosi all'abituro dell'eroe biellese—il cui magnanimo sacrificio—salvò il Piemonte dal franco invasore—vi appose in omaggio del generoso—un serto di fiori—arra certissima del serto d'alloro—che avrebbe incoronata la fronte—all'eroe niceno—le cui mirabili gesta tanto conferirono—a redimere la Lombardia—dal teutono oppressore. A Pietro Micca—morto a difesa d'Italia—contro l'invasione straniera—nel loco ove nacque—alcuni modenesi—crociati per la indipendenza della patria—pronti all'armi al cessare della pace—questa memoria—1848. Alla memoria di Pietro Micca—morto eroicamente—nel compimento di un santo dovere—alcune donne—delle diverse provincie d'Italia—come esempio ai figli—posero questa lapide—il III agosto 1876. Salve—Pietro Micca—vera gloria d'Italia—di santissimo eroismo—splendido esempio—Te fra gli itali campioni—la storia illustra ed eterna—e Sagliano che ti diè culla—sull'abituro reso grande da te—nel secondo centenario di tua nascita—pone riverente questo ricordo—addì 27 agosto 1876. L'esempio del Micca ha valso: un secolo dopo di lui Giacomo Antonio Pasquale nelle milizie napoleoniche seppe meritarsi il vanto d'esser nato (1778) in Sagliano: a Ronzon in Aragona nel 1813, minatore e sott'ufficiale del genio, con 100 soldati combattè fiera guerra sotterranea contro 3000 spagnuoli, non cedendo il forte che onorevolissimamente, dopo la caduta di Lerida e di Maquinenza..—St'anno, non so perchè anticipandolo, s'è celebrato il secondo centenario del Micca: non ho veduto apparecchi in Sagliano: so che ci furono discorsi e banchetti, ma principalmente attesto che il maggiore Pasquina del 17° fanteria, dalla festa ritornato al nostro stabilimento idropatico, fu salutato con sincerissimi evviva: egli mostrava fregiato il suo petto da due medaglie al valor militare e dall'altre delle campagne dell'Indipendenza. Nell'esercito italiano si continuano le tradizioni memorande del piccolo esercito piemontese. Andorno è borgo antico: fu donato dal vescovo Liutprando, da Carlo il Calvo alla chiesa vercellese, riconfermato da Ottone III: nel 1378 dal vescovo Fieschi venduto a Ibleto di Challand: un anno dopo per la spontanea dedizione si affidava

Tag: micca    agosto    due    dopo    tutto    sotto    grande    gran    minatore    

Argomenti: due sole,    piccolo esercito,    quarto giorno,    sesto giorno,    sorriso confidente

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Il fiore di Dante Alighieri
La spada di Federico II di Vincenzo Monti
Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni
Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Offerta capodanno a Zurigo
Offerta capodanno alle Hawaii
Eventi Estate 2011 a Malta
Alla scoperta della Nuova Zelanda
La Grande Barriera Corallina: la costa del Queensland


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19   |    20   |    21   |    22   |    23   |    24   |    25   |    26   |    27   |    28   |    29   |    30   |    31   |    32   |    33   |    34   |    35   |    36   |    37   |    38   |    39   |    40   |    41   |    42   |    43   |    44   |    45   |    46   |    47   |    48   |    49   |    50   |    51   |    52   |    53   |    54   |    55   |    56   |    57   |    58   |    59   |    60   |    61   |    62   |    63   |    64   |    65   |    66   |    67   |    68   |    69   |    70   |    71   |    72 successiva ->