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Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis pagina 6cui si sentivano i suoni fragorosi delle orchestre, gli applausi e le risate delle vaste platee trincanti, e le voci in falsetto delle cantatrici di canzonette, delle quali si vedevano a traverso i cespugli le nudità opulente e gli abiti zingareschi, in mezzo allo splendore dei palchi scenici inquadrati fra le piante. E volevamo andare sino in fondo. Ma più s'andava innanzi, più quel baccanale notturno s'allargava e s'allungava; dietro a ogni gruppo d'alberi saltava fuori un nuovo teatro e una nuova luminaria, ad ogni svolto di viale ci trovavamo in faccia a una nuova baldoria; e d'altra parte il mio buon Giacosa mi domandava grazia da un pezzo, con voce lamentevole, dicendomi che gli occhi gli si chiudevano e che la testa non gli si reggeva più sulle spalle. Allora si ritornò in piazza della Concordia, si restò un momento in contemplazione davanti a quella meraviglia di via di Rivoli, rischiarata per la lunghezza di due miglia come una sala da ballo, e si rientrò a mezzanotte sonata nei boulevards, ancora risplendenti, affollati, rumorosi, allegri come sul far della sera, come se la giornata ardente di Parigi cominciasse allora, come se la grande città avesse ucciso il sonno per sempre e fosse condannata da Dio al supplizio d'una festa eterna. E di là trasportammo le nostre salme all'albergo. Ecco come passò il nostro primo giorno a Parigi. UNO SGUARDO ALL'ESPOSIZIONE La prima volta che entrai nel recinto dell'Esposizione dalla parte del Trocadero, mi fermai qualche minuto in mezzo al ponte di Jena per cercare una similitudine, che rendesse ai miei lettori futuri un'immagine fedele di quello spettacolo. E mi venne in mente di paragonare il senso che si prova entrando là dentro, a quello che si proverebbe capitando in una gran piazza dove da una parte sonassero le orchestre del Nouvel-Opéra e dell'Opéra-Comique, dall'altra le bande di dieci reggimenti, e nel mezzo tutti gli strumenti musicali della terra, dal nuovo pianoforte a doppia tastiera rovesciata fino al corno e al tamburino dei selvaggi, accompagnati dai trilli in falsetto di mille soprani da cafè chantant, dallo strepito d'una grandine di petardi e dal rimbombo lontano del cannone. Non è una similitudine da Antologia; ma dà un'idea della cosa. Infatti, arrivando sul ponte di Jena, si sente il bisogno di chiuder gli occhi per qualche momento, come arrivando su quella piazza si sentirebbe il bisogno di tapparsi le orecchie. Si resta nello stesso tempo meravigliati, stizziti, confusi e esilarati; che so io?—incerti fra l'applauso e la scrollata di spalle, fra l'ammirazione e la delusione; in una di quelle incertezze in cui, per solito, dopo aver lungamente meditato, si prende la risoluzione di accendere il sigaro. Figuratevi, da una parte, sopra un'altura, quell'enorme spacconata architettonica del palazzo del Trocadero, con una cupola più alta di quella di San Pietro, fiancheggiata da due torri che arieggiano il campanile, il minareto ed il faro; con quella pancia odiosa e quelle due grandi ali graziosissime, colle sue cento colonnine greche, coi suoi padiglioni moreschi, coi suoi archi bizantini; colorito e decorato come una reggia indiana, da cui precipita un torrente d'acqua in mezzo a una corona di statue dorate:—un arco d'anfiteatro immenso che corona l'orizzonte e schiaccia intorno a sè tutte le altezze. Dalla parte opposta, a una grande distanza, rappresentatevi quell'altro smisurato edificio di vetro e di ferro, dipinto, stemmato, dorato, imbandierato, scintillante, coi suoi tre grandi padiglioni trasparenti, colle sue statue colossali, colle sue sessanta porte, maestoso come un tempio e leggiero come una sola immensa tenda d'un popolo vagabondo. Fra questi due enormi edifizi teatrali, raffiguratevi quel gran fiume e quel gran ponte; e a destra e a sinistra del fiume, un labirinto indescrivibile d'orti e di giardini, di roccie e di laghi, di salite, di discese, di grotte, d'acquarii, di fontane, di scali, di viali fiancheggiati da statue: una miniatura di mondo; una pianura e un'altura su cui ogni popolo della terra ha deposto il suo balocco; un presepio internazionale, popolato di botteghe e di caffè africani ed asiatici, di villini, di musei e d'officine, in mezzo alle quali una piccola città barbaresca alza i suoi minareti bianchi e le sue cupole verdi, e i tetti chinesi, i chioschi di Siam, le terrazze persiane, i bazar di Egitto e del Marocco, e innumerevoli edifizi di pietra, di marmo, di legno, di vetro, di ferro, di tutti i paesi, di tutte le forme e di tutti i colori, sorgono l'uno accanto all'altro e l'un sull'altro, formando come un modellino di città cosmopolita, fabbricata, per esperimento, dentro a un gran giardino botanico, per esser poi rifatta più grande. Rappresentatevi questo spettacolo e la popolazione stranissima di venditori e di guardiani che lo anima: tutti quei neri ambigui, quegli arabi impariginati, quell'orientalume ritinto, quell'Africa da comparsa, quell'Asia da camera ottica, tutta quella barbarie ripulita, inverniciata e messa in vetrina col nastrino rosso al collo; e quell'inesauribile folla nera di curiosi che girano lentamente, coll'andatura stracca e gli occhi languidi, guardando da tutte le parti senza saper dove battere il capo…. Ebbene? Che cosa dirne? Non ci manca che il teatrino di Guignol. È un grande Broeck assai più bello, senza dubbio, e più svariato di quello d'Olanda; una bella enciclopedia figurata per i ragazzi studiosi: proprio da far domandare se è da vendere prima che il 1879 butti in aria ogni cosa con un gran colpo di scopa; uno spettacolo unico al mondo, veramente; immenso, splendido e bruttino, che innamora. Il primo senso schietto di meraviglia si prova entrando nel vestibolo del palazzo del Campo di Marte. Par d'entrare in una enorme navata di cattedrale scintillante d'oro e innondata di luce. È più lungo d'un terzo della navata maggiore di San Pietro, e l'Arco della Stella potrebbe ripararsi sotto le volte dei suoi padiglioni senza urtarvi la fronte. Qui si comincia a sentire il ronzio profondo della folla di dentro, che somiglia a quello d'una città in festa. La gente si aggruppa intorno alla statua equestre di Carlo Magno, davanti al tempietto classico delle porcellane di Sévres, ai piedi dell'altissimo trofeo del Canadà, che s'innalza all'estremità del vestibolo come un'antica torre d'assedio, e una doppia processione sale e scende per le scale di quel bizzarro palazzo indiano, sostenuto da cento colonnine e coronato da dieci cupole, nel quale bisogna entrare assolutamente per accertarsi che non c'è una nidiata di principessine dell'Indostan da rapire. Un gruppo di curiosi affascinati circonda la vetrina dei diamanti reali d'Inghilterra, fra i quali scintilla sopra un diadema il Kandevassy famoso, del valore di tre milioni di lire, abbagliante e perfido come la pupilla fissa d'una fata, che nello stesso punto vi arda il cuore e vi danni l'anima. Ma tutto è oscurato dai tesori favolosi delle Indie, da quel monte di armature, di coppe, di vassoi, di selle, di tappeti, di narghilè, sfolgoranti d'oro, d'argento e di gemme, che fan pensare alle ricchezze d'una di quelle regine insensate delle leggende arabe, dai capricci immensi e inesorabili, che stancano le bacchette onnipotenti dei genii. E veramente quando si pensa che son tutti doni spontanei di principi o di popoli, ci si crede, senz'alcun dubbio; ma si guarda intorno involontariamente, con una vaga idea di trovar là, a' piedi della statua equestre del principe di Galles, tutti i donatori scamiciati e legati. E si pensa pure, qualche volta, se in tutto quel tratto di vestibolo pieno di tesori, compreso fra il palazzo indiano e la statua del principe, accatastandoli bene dal pavimento alla volta, pigiandoli, non lasciandoci nemmeno un piccolissimo vano, ci starebbe la metà degli scheletri dei morti di fame nelle Indie al tempo dell'ultima carestia. Dato uno sguardo al vestibolo, m'affacciai subito con viva curiosità alla porta Tag: tutti parte gran mezzo uno due vestibolo grande palazzo Argomenti: grande città, nuovo teatro, statua equestre, baccanale notturno, enorme navata Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Fermo e Lucia di Alessandro Manzoni Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi La favorita del Mahdi di Emilio Salgari La spada di Federico II di Vincenzo Monti Marocco di Edmondo De Amicis Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Offerte Capodanno Barcellona Offerta capodanno a Nuova Delhi Offerta capodanno a Zurigo Offerta capodanno alle Hawaii Offerte Capodanno Bali
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