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Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis pagina 37per la salute e per la fortuna, e dà loro quello che nessun'altra città al mondo può dare. Certi stati d'animo, in fatti, brevi, ma deliziosi, sono specialissimi di quella vita: come è passare in carrozza per una delle strade più splendide e più rumorose, verso sera, sotto un bel cielo azzurro lavato di fresco da un temporale di primavera, pensando che ci aspetta dopo la corsa una bella mensa coronata di spalle bianche e tempestata di frizzi, e dopo la mensa, una nuova commedia dell'Augier, e poi un'ora in un crocchio d'amici colti ed amabili al caffè Tortoni, e in fine, a letto, un capitolo d'un nuovo romanzo del Flaubert, tra riga e riga del quale penseremo già alla gita che faremo a Saint-Cloud la mattina seguente. In nessun'altra città si danno delle ore così piene zeppe di sensazioni e di aspettazioni piacevoli. Non l'ora, ma il quarto d'ora è pieno di promesse misteriose e d'indovinelli, che tengono l'animo sospeso nella speranza di qualche cosa d'impreveduto: supremo alimento della vita. Abbiamo un amico al Giappone di cui non sappiamo nulla da anni? Mettiamoci davanti al Grand Cafè tra le quattro o le cinque: non è mica improbabile che lo vediamo passare. Là abbiamo tutto di prima mano. Siamo all'avanguardia, tra i primi dell'esercito umano a veder la faccia della nuova idea che s'avanza, le calcagna dell'errore che fugge, la nuova direzione del cammino dopo la svolta; e subito s'innesta sul nostro amor proprio una specie di vanagloria parigina, di cui ci spoglieremo alla stazione partendo; ma che s'impadronisce anche di coloro che detestano la città sin dal primo giorno. Ed è inutile tentar di fuggire a quel turbinìo d'idee e di discorsi. La discussione ci aspetta a cento varchi, ci provoca coll'arguzia, colla canzonatura, col paradosso, collo sproposito, e costringe l'uomo più apatico a farsi soldato in quella battaglia. Da principio si rimane sopraffatti, e per quanto si possegga la lingua, non si trova più la parola. Ai pranzi, in special modo, verso la fine, quando tutti i visi si colorano, non si ardisce slanciare il proprio in mezzo ai mille razzi matti di quelle conversazioni precipitose e sonore. Il sorriso canzonatorio della bella signora, che par che si serva di noi, nuovi a quel mondo, per fare i suoi esperimenti in anima vili, e la disinvoltura del giovanotto artisticamente pettinato, un po' maligno, e sempre lì coll'arco teso per coglier a volo il ridicolo, ci troncano i nervi; e ci sentiamo tornar su gli ultimi resti della timidità e della zoticaggine del collegio, e a dispetto di qualche capello grigio, arrossiamo. Ma poi dalla cassettina dei liquori spiccia anche per noi uno zampillo dell'eloquenza argentina dei conviti, e un piccolo trionfo riportato là, in quella terribile arena, ci pare il primo trionfo legittimo della nostra vita. E ogni giorno sentiamo d'acquistare qualche cosa. La lingua si snoda, ed anche parlando il linguaggio proprio riusciamo a trovare di più in più facilmente, in quella conversazione che è sempre una gara di destrezza, la formola più breve e più lucida del nostro pensiero; lo scherzo s'affila, confricato come è sempre, come lama a lama, con uno scherzo rivale; il senso comico, continuamente esercitato, s'affina; e a poco a poco ci si attacca col riso parigino la filosofia allegramente coraggiosa del boulevardier, per cui il mondo comincia alla Porta Saint Martin e termina alla Madeleine. Ma già il piccolo carico di cure e di rammarichi che avevamo portato da casa, c'è stato strappato via, appena arrivati, dalla prima ondata di quel mare enorme e non lo vediamo più che come un punto nero molto lontano da noi. Intanto la catena degli amici si allunga rapidamente; pigliarne delle nuove abitudini; tutte le nostre debolezze trovano la fossetta morbida in cui adagiarsi; allo sgomento che ci dava la grandezza di Parigi succede l'allegrezza della libertà che deriva appunto da quella grandezza; lo strepito che ci frastornava da principio, finisce per accarezzarci l'orecchio come il rumore di un'enorme cascata d'acqua; quella immensa magnificenza posticcia finisce per sedurci come la poesia maestrevolmente inorpellata d'un seicentista d'ingegno; il nostro passo comincia a sonare sul marciapiede dei boulevards, come dice lo Zola, avec des familiarités particulières; facciamo la mente al bisticcio, il palato alle salse, l'occhio ai visi imbellettati, l'orecchio ai canti in falsetto; si compie in noi a poco a poco una profonda e deliziosa depravazione di gusti; fin che un bel giorno ci accorgiamo d'essere Parigini fin nel midollo delle ossa. Eh! allora, durante quel primo tempo della luna di miele, si scusa tutto. La corruzione! Fanno ridere. Accorrono là gli scapestrati da tutte le plaghe dei venti, affamati di vizio, e ci fanno ira di Dio, rabbiosi che non ci si possa fare di peggio, e quando si son vuotati la borsa e le ossa, tornano nei loro paesi e gridano:—Che lupanare!—Ah sì, tocca davvero alle altre grandi città d'Europa a gridare allo scandalo: le ipocrite! E poi «la leggerezza!» È vero; ma «i gravi pensieri» di altri popoli ci rammentano un po' i pensieri di quel tal poeta tedesco, canzonato dall'Heine; quei pensieri celibi, che si fanno il caffè da sè e la barba da sè, e vanno a cogliere dei fiori pel proprio giorno onomastico nel giardino di Brandeburgo. E poi «la blague!» Ma se già si è appiccicata a noi, stranieri, nel soggiorno d'un mese, e ne portan via tutti un pochino, per il proprio consumo, quando tornano nelle loro patrie modeste! Ma s'ha ben altro da fare che difender Parigi mentre ci agitiamo fra le sue braccia. Il tempo vola, non vogliamo perderne un'ora, abbiamo mille cose da cercare, da studiare, da godere; ci piglia la furia di far entrar in ogni giornata, come il ladro nel sacco, tutta la ricchezza che vi può capire; un demone implacabile ci caccia a sferzate di salotto in salotto, dal teatro all'accademia, dall'uomo illustre al bouquiniste, dal caffè al museo, dalla sala da ballo all'ufficio del giornale; e la sera, quando la grande città ci ha detto e dato tutto quello che le abbiamo domandato, sempre amabile e allegra; quando sediamo a cena cogli amici, stanchi, ma contenti di sentirci la nostra preda nella testa e nel cuore, e ci cominciano a scoppiettare intorno le arguzie e gli aneddoti, e il primo bicchiere di Champagne ci tinge di color d'oro tutti i ricordi della giornata; allora con che slancio d'entusiasmo salutiamo la grande Parigi, l'ospite amorosa e magnifica, che a tutti apre le braccia, e profonde ridendo baci, oro ed idee, e rinfiamma in tutti i cuori col suo soffio giovanile il furore della gloria e l'amore della vita! Ma dopo alcuni mesi, che cambiamento! Comincia a nascervi in cuore una piccola antipatia per una cosa insignificantissima; poi ve ne salta su ogni giorno una nuova; e in capo a un mese scappereste da Parigi mandandole il famoso saluto del Montesquieu a Genova; Adieu…. séjour détestable; Il n'y a pas de plaisir comparable A celui de te quitter. È davvero un rivolgimento d'idee stranissimo; ma segue, credo, a quasi tutti. Una bella mattina comincia per rivoltarvi uno scipitissimo calembourg, cento volte rifatto, del giornale che leggete tutti i giorni. La mattina dopo vi urta i nervi il sorriso rassegato della padrona del vostro Hôtel che somiglia a tutti i sorrisi che vi si fanno a Parigi da per tutto dove andate a portar dei denari; o per la strada, osservate che è intollerabilmente brutta l'uniforme dei gendarmi. Poi via via, pigliate in tasca l'impiegatessa cogli occhiali e coi baffi che vi domanda il nome, la patria e la professione per vendervi un biglietto pel Théâtre français; vi fa pizzicare le mani la goffa albagìa dei concierges, l'impertinenza di quei ridicoli camerieri in gonnella bianca, la brutalità dei fiaccherai, e la boria da grand'uomo di tout ce qui est un peu fonctionnaire. E quei dieci mascalzoni pagati, che in tutti i teatri, tutte le sere, vogliono Tag: tutti giorno noi dopo vita nuova sempre abbiamo tutto Argomenti: grande città, cielo azzurro, supremo alimento, mica improbabile, sorriso canzonatorio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: I nuovi tartufi di Francesco Domenico Guerrazzi Intrichi d'amore di Torquato Tasso Marocco di Edmondo De Amicis Corbaccio di Giovanni Boccaccio Il conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come affrontare e superare l'infedeltà del proprio marito Come ritrovare la felicità dopo avere divorziato Come far durare a lungo il profumo Come fare il profumo in casa Vacanze in Nuova Zelanda: alla scoperta di Queenstown
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