Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 9

Testo di pubblico dominio

intessono molti inganni, e come a quelli che <non> sono del tuo sangue, ti cercano di bevere il sangue, la vita e l'onore. E che più? Se oggi non si ha bene da i figli proprii, come io ne dovevo sperare da i figli d'altri? Non posso aver pazienzia; voglio entrare in casa, e uccider l'uno e l'altro. LEANDRO Fermatevi, padrone, che le cose mal fatte, dopo commesse, più presto si possono riprendere che emendare. Come volete correre così in furia, e commetter un eccesso di tanta importanza, senza aver altra informazione? Se per sorte non fosse così, in che modo potrete emendare questo delitto? Han tanta forza le passioni in noi, ch'al spesso ci fan parere una cosa per un'altra; e perciò bisogna prima intendere, vedere, toccare con mani, e dopo essequire. Fermatevi, di grazia, e non credete così facilmente a, figliuoli, che quando non sanno esprimere bene li fatti, ti mettono in nova confusione. Che certezza potete avere del detto di Franceschetto? Si confonde Magagna con Camillo, Camillo con la Signora e la Signora con Magagna. Saria meglio a essequire l'artificio dell'astrologo, come avete detto prima; perchè discorrendo, intendendo, parlando, ne verrà forse alle mani quel che andate cercando. ALESSANDRO Orsù, voglio vincer l'ira, poichè essa, essaltando l'intelletto nostro, ci sforza la ragione; ma mi servirò del tempo e dell'opportunità: che, come disse quel valent'uomo, il conoscer del tempo e il servirsi dell'opportunità fa gli uomini prosperi. LEANDRO Ora sì che l'intendete. Andiamo di qua, che pensando meglio, in ogni modo pigliaranno qualche buona risoluzione; perchè le cose che si pensano maturamente partoriscono divinissimi effetti. Scena 3 ALBERTO Homini hominem insidiari nefas est, come inter nos cognationem quandam natura constituit, che vuol dire in effetto: è cosa brutta che l'uomo inganni l'altr'uomo, essendo che la natura costituì in noi una certa parentela. E per ciò son sicuro, Magagna mio, che Messer Manilio non sarà punto defraudato da voi, circa il trattare il matrimonio suo con la Signora Cornelia: già che Alessandro è morto, e tanto più che dovendone risultare in benefizio vostro, di sorte tale che vi comprarete il modo di esser padrone della casa e dell'onor suo. MANILIO Se bene questo mio pensiero è novo, lo desidero estremamente, Magagna, per le ragioni che ti ho detto. Attendi dunque a concluder quanto prima, che del resto ti sarà avantaggiata la promessa di Messer Alberto. Prendi per ora questi tre scudi, e se non bastano questi, prendine tre altri, e se ne vuoi più, dimanda pure. MAGAGNA Benchè, Messer Manilio, li denari abbino gran forza a far ottenere all'uomo quanto desidera; e come dice quell'altro proverbio, che nulla cosa dà maggior forza alla fatica quanto il vedersi il premio avanti gli occhi, non però con me servono questi conti. Pigliateli, di grazia, e non me li fate toccare, che in toccarli sento una voce dalle calcagna che vien congiungendo le lettere R, U, F, ruf; F, I, fi; ruffi; A sola: ruffia; N, O, no: RUFFIANO. MANILIO Fate errore a dir così, che io non vi reputo, nè sarete da altri riputato per tale: poichè ve li do in ricompensa del benefizio che mi fate. MAGAGNA Di maniera che li posso pigliare senza pregiudicio dell'onor mio? Avertite, non mi fate far errore, che questa è la prima volta che io mi metto all'arte. Che dite, Messer Dottore? Comporta la legge che si possa fare? ALBERTO Omnis creatura movetur ad benefaciendum ei, qui sibi benefacit. MAGAGNA Dichiaratelo prima, che vuol dire, che io non pretendo esser ruffiano senza ragion veduta. ALBERTO Vuol dire che ogn'uomo si move a far bene a colui che gli fa benefizio. Sentendosi Messer Manilio beneficato da voi, perchè trattarete il suo negozio, potete liberamente pigliar da lui quello che in ricompensa del vostro travaglio vi offerisce. MAGAGNA Avertite: anima vostra, manica vostra. MANILIO E vi prometto di più: che concludendosi, restarete a tutta voglia sodisfatto. MAGAGNA Questo veramente è un tesoro; e ora conosco che sì come la calamita tira a sè il ferro, così la pecunia tira la volontà nostra a condescendere alla volontà di chi sborsa. Non è maraviglia se la donna casca volontieri al suon delle patacche: poi che ha potuto tanto in me, che scordandomi dell'amor di quella, che mi divora, con la pecunia in mano son di me stesso ruffiano. MANILIO Che dici? Che pensi? Che fai tra te stesso? MAGAGNA Mi risolvo che non sono ruffiano, e perciò voglio far quanto voi volete. Ma avertite, Messer Alberto, che bisogna attendermi la promessa che sarà di dare a Camillo Lavinia vostra figliuola; che, come vi ho detto, non mi confido d'altra maniera di far condescendere la Signora Cornelia a questo matrimonio. Perchè Cornelia, amando Camillo, suo figliastro, come figlio proprio, e sapendo che arde e abbrugia per Lavinia, vorrà prima il contento di Camillo e poi i suoi. ALBERTO Io non posso, nè voglio venir meno della mia parola: prima, perchè accomodo l'amico; appresso, chè il partito di Camillo è molto onorato; e ultimamente, perchè ve l'ho promesso, e omne promissum iure debitum est. MAGAGNA Orsù, la cosa va bene. Lasciatemi prima negoziare; e voi di qua a un pezzo lasciatevi ritrovare in questo medesimo luogo, perchè in ogni modo vi farò parlare con la Signora. Ma avertite, Messer Alberto, che al primo ingresso avete a dire che avendo visto l'amor grande che porta Camillo a Lavinia, per la quale abbrugia, spasima e muore, avete concluso di dargliela per moglie; e poi con destrezza fate cader l'acqua al vostro molino. ALBERTO Il tutto si farà diligentemente. Andate, perchè letta la lezione dell'ordinario al Studio, ritornaremo quanto prima. MAGAGNA Poche parole e buone. Andate con Dio, e zitto. MANILIO Andiam di qua, Messer Alberto, che più vicino. ALBERTO Andiam presto, perchè nemo debet esse negligens in suo officio. ff. de excusatione, l. Divus Marcus, in fi. par. de offic. praesidis. Scena 4 MAGAGNA O Magagna, in che mare magno ti sei ingolfato! Come ne potrai uscire, se hai per contrarii nove principalissimi nimici: Amore, Bellezza, Nobiltà, Gioventù, Ricchezza, Povertà, Bruttezza, Viltà e Patacche? Amore mi ha pertugiato di sorte il cuore che pare un crivello di semola. La Bellezza e Gioventù di Camillo mi levaranno la preda. La Nobiltà e Ricchezza di Manilio mi daranno la cassia. La Povertà, Bruttezza e Viltà mia mi faranno fare indietro; e queste Patacche di Manilio m'impediscono di maniera ch'io non mi so risolvere. Mirate Amore in che amaro umore mi ha posto, in farmi innamorare d'una cosa contra natura! Perchè se naturalmente ogni simile appetisce il suo simile, come a dire il gallo la gallina, il paparo la papara, il corvo la cornacchia, il tauro la vacca, il cavallo la giumenta, l'asino l'asina; e voi sete informati che li signori amano le signore, li mezzani le mezzane, li poveri le povere, li servidori le fantesche; io mo che son servidore e amo la padrona, non è cosa contra natura? E il peggio è che se lo sa la corte, voglio esser abbrugiato senza proposito. Deh, Magagna, can mastino! Magagna senza giudizio, pìgliate questo pugno, che lo meriti, e poi quest'altro, e quest'altro ancora. Non ti vergogni a pretender tanto? Tu, tu sei tale? Ora piglia quest'altro. Dall'altra parte risponde Magagna e dice: non dar, di grazia, che chi procura inalzarsi non fa male. È questa forse la prima padrona che s'è attaccata con li servidori? Allego solitus et consuetus. Dunque fatevi indietro, pugni. Ah! traditor Magagna, farai tu come fanno gli altri servidori infami? Pregiudicarai tu all'onore del tuo padrone che ti è stato tanto cortese? Per il pensiero solamente meriti un altro pugno, e poi un altro. Replica Magagna, et dicit: che colpa è la mia se Amore è cieco e non mi fa vedere? Dunque se non <son> io, ma Amore, indietro, pugni. Ah, vigliacco, con Amor ti scusi? Deh! che è quella maledetta frenesia, e non amore. Dunque se sei

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Argomenti: mare magno,    amaro umore

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