Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 14

Testo di pubblico dominio

Flavio che se vuol morire, muora. FLAMINIO Ah, Camillo! Questo tradimento, Camillo? Ah! Lavinia, sei tanto crudele che vuoi che io muora, e serri la finestra per non sentirmi nominare? Oh! dolente Flavio, tradito dall'amico e disprezzato da chi ami! CAMILLO Non vi cada questo nell'animo: confidate in me e credetemi, che io non l'amo più, nè voglio amarla, nè so nulla di quanto ha detto. Non vedete che è sua imaginazione? Non vedete che sono parole dettate dall'odio grande che vi porta, avendo conchiuso che se Flavio vuol morire, muora? Nè vi disperate per questo: trattaremo di nuovo, e ci vogliamo al fine discoprire che siamo noi, che vedendoci e sentendoci mutarà senz'altro il pensiero. FLAMINIO Dice bene il Signor Camillo. Al primo colpo non cade l'arbore. Ma fermat<ev>i... Oh, buona sorte! Vedo uscir Cornelia fuor di casa. Accostiamoci. CAMILLO Amore fa l'istesso effetto in me che ha fatto nel Signor Flavio. Parlate voi, Signor Flaminio. Scena 11 CORNELIA Io lo starò qui fuori aspettando: non voglio che nè anco salisca in casa, voglio discacciarlo, me ne voglio mangiare il cuore. Infame, che mai fosti figlio di Alessandro! traditore, che meriti ogni castigo! ERSILIA Eh! Signora madre, non correte in furia, raffrenate la collera: chi sa se sarà vero, ved<r>emo d'informarci meglio. Salite ad alto, non conviene a star su la porta. Ma chi sono quelli? FLAMINIO O gionta felice! Vi sta ancora la Signora Ersilia. Ohimè, ch'io tremo e sudo. Flavio, parlate per me, dopo che io averò parlato per Camillo. CORNELIA Che cercate, gentiluomini? FLAMINIO Cerchiamo Camillo. CORNELIA Chi Camillo? FLAMINIO Camillo nostro fratello. CORNELIA E dove sta? FLAMINIO Sta in cotesta casa CORNELIA Che cosa avete a far con lui? FLAMINIO Vi diremo. Noi siamo Ragus<e>i ed eravamo quattro fratelli, Camillo e noi. Accad<d>e che fummo tutti presi da' Turchi, e Camillo per buona sorte fu ricattato dal Signor Alessandro vostro marito, il quale lo chiamò e reputò per figlio suo proprio. Ha voluto anco la buona sorte che noi ancora siamo stati liberati, e venuti in Genova trovammo il Signor Alessandro morto; e ci fu riferito che Camillo si trovava qui in Roma, dove gionti ne siamo incontrati con lui; e dopo li cari abbracciamenti ne mostrò la casa, commettendoci che dovessimo venire a trovarlo. CORNELIA Che favola è questa? FLAMINIO È il vero certissimo. Anzi, Camillo ci ha confidato un secreto, che quando fossimo sicuri di non offender l'orecchie vostre ci risolverìamo a dirlo. CORNELIA Io vo' pure sentire il fine di questa comedia! Dite liberamente. FLAMINIO Egli si ritrova così invaghito della bellezza vostra, che se ben prima e poi la morte del Signor Alessandro, e al presente ancora, il petto suo ha arso e arde qual fornace ardentissima, nondimeno non ha aùto animo di scoprirsi per la riverenza che portava e per l'obligo grande che aveva ad Alessandro. Ma vedendo al fine che voi avete animo di casarvi, temendo pur di scoprirsi, manda per mezzo nostro a farvelo intendere, se vi degnarete accettarlo per marito, anzi per servitore, anzi per schiavo. Che dite, Signora? Fatelo, fatelo! tanto più che Camillo è ben nato ed è giovane di grandissima aspettazione. CORNELIA L'ingratitudine delli benefizii riceùti rende inabile l'uomo ingrato a riceverne degli altri. Io amava Camillo al paro della mia vita; ma poichè si è mostrato fraudolente e ingrato, l'odio a morte, e mi è caro sapere al presente che non è figlio di Alessandro, per aver tanto più occasione di scacciarlo di casa, come merita. Diteli che pigli altra strada, e farà meglio venirsene con esso voi nella patria vostra. CAMILLO Ohimè? Che ha fatto Camillo? Camillo fu sempre grato, fu sempre fedele. CORNELIA Non dite il vero, che fu ed è un traditore: fu perchè, fingendo con me dell'amorevole, ha amato Lavinia; e perchè a mal grado mio ha preso per moglie Lavinia, non vergognandosi di dire: Che Cornelia? Che Cornelia? Stimo più la scarpa di Lavinia che cento Cornelie. FLAMINIO Ohimè! FLAMINIO Ohimè! CAMILLO Ohimè! Che doppia disgrazia è questa di Camillo, discacciato a torto e chiamato falsamente traditore! CORNELIA Sia come si voglia, io delibero maritarmi con Messer Manilio; il quale, ritrovandosi Flavio suo figliuolo, come si spera, lo darà ad Ersilia mia; e come il padregno di Lavinia sa che Camillo non è mio figliastro, guastarà il matrimonio, e così Camillo potrà tornare alla catena come merita. CAMILLO Ohimè! Che son ferito con l'arme mie stesse. FLAMINIO Aiuto, Flavio, soccorri, che io non posso più resistere. FLAMINIO E che posso fare, se sono aggiacciato? Ma non per questo voglio mancare al debito mio. Sappi, Signora, che questo Flavio è morto in Genova e noi portiamo la nova al padre. Cessando dunque il disegno fatto per voi di darlo a vostra figlia, vi vogliam dire un'altra cosa. CORNELIA Dite quel che volete, pur che non mi ragionate più di Camillo. FLAMINIO Non ragionaremo più di Camillo, ma di un altro povero giovane che con Camillo abbiamo ritrovato, il quale si domanda Flaminio, che amando con tutto il cuore la Signora Ersilia vostra figlia, è stato da lei trattato male. Laonde come disperato era risoluto di uccidersi, se noi non l'avessimo impedito. Preghiamo dunque Vostra Signoria, e in virtù di amore scongiuriamo la Signora Ersilia, che vi muova a pietà il caso del vostro fidelissimo Flaminio: ve ne supplichiamo con le lagrime su gli occhi, sanate un che si muore, soccorrete un che si strugge, accettate un per marito che vi sarà servo e schiavo in perpetuo. ERSILIA Dite a Flaminio che s'uccida a sua posta, che poco o nulla mi si dà della sua morte. Ma dall'altra parte, Signora madre, poi che avete preso marito, poichè Flavio è morto, poichè Camillo è l'anima mia, l'amore e la vita mia, perdonateli di grazia e comportate che sia mio marito: che se bene sin ora ho celato l'amor grande che li porto, voglio adesso estinguere il mio fuoco e ricompensare l'amore che similmente Camillo mi ha mostrato sempre. Fatelo, cara madre, fatelo, madre mia carissima. CORNELIA Queste erano le lagrime? Questa era la compassione che avevi di Camillo? Per questo mi persuadevi? Per questo mi trattenevi? Tira via, fraschetta, lèvamiti dinanzi, non mi ragionar più di quel traditore. E voi, perchè v'odio come fratelli di Camillo, andate a mal viaggio, e dite a Camillo che a questa casa non osi accostarsici più. FLAMINIO Ah Camillo, Camillo! Così si fa, Camillo? Dunque Ersilia è pur tua? Dunque Ersilia per te non m'ama? FLAMINIO Per te Lavinia mi fugge, per te Lavinia m'odia? Parla, traditore, disturbator di nostra pace, parla! che dici? CAMILLO E che volete che io dica? Non vedete che tutte le stelle mi son congiurate contra? Uccidetemi, fatemi uscir una volta per sempre da tante pene, da tanti tormenti. Io disamato da chi m'amava, e per maggior pena amato da chi non voglio amare, e per maggior tormento riputato traditore da quelli che desidero servire, pensando di farmi bene ho fatto la mia rovina manifesta: e così mi trovo povero, discacciato, senza Cornelia, senza Ersilia, senza Lavinia e senza amici. O Fortuna, Fortuna, contra di te grido, contra di te inaspro. Saziati pure, saziati! Ohimè, ohimè ch'io moro! FLAMINIO Cade morto? Ohimè! che faremo? A lasciarlo non conviene, e fermandosi la corte ci potrebbe cogliere così travestiti col morto appresso, non senza pericolo di nostra vita. Sento gente per strada, fuggiamo. FLAMINIO Via, fuggiamo. Scena 12 BIANCHETTA Il vento non è così veloce come fu veloce Flaminio, che in un baleno disparve, e ben che ho cerco e ricerco per tutto, non si ritrova, nè trovo persona che l'abbia veduto. Ma ecco <un> corpo disteso in terra. Chi sarà costui? È schiavo. Morto non è, perchè non vi è sangue, nè ferita. Mi par che respiri. Oh, quel giovane! Si sarà imbriacato per certo. Ehlà! ehlà! Vuo' tirarli la barba, acciò si risenta più

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