Intrichi d'amore di Torquato Tasso pagina 13

Testo di pubblico dominio

perchè il Signor Camillo, vostro figliastro, è stato e oggi più che mai sta intensamente innamorato di Lavinia, mia figliastra, di modo tale che arde e abbrugia per amor suo... MAGAGNA Senti, senti, padrona, senti, senti, padrona. MANILIO Che voce è quella? MAGAGNA Son Magagna che parlo mo. Sequitate, Signori. ALBERTO Io per smorzar la fiamma del suo fuoco, e perchè so farne servizio a Vostra Signoria, ho concluso già che egli sia marito di Lavinia... MAGAGNA Senti, senti. ALBERTO ...certificandovi, Signora, che mi sono contentato di questo per aver occasione di proponervi, come già vi propongo, un partito molto al proposito per Vostra Signoria, che sarà un gentiluomo, amico mio di molti anni, persona virtuosa, ricca e nobile. MAGAGNA Chi è cotesto gentiluomo? Desidero saperlo, e vederlo ancora. ALBERTO Io l'ho menato meco, acciò il negozio non vada in lungo sotto il maneggio di mezzani, e acciò dalla presenzia sua possa Vostra Signoria discernere il vero. Ecco qua: Messer Manilio è quel gentiluomo che io dico. Costui sarà il vostro marito, costui sarà il vostro ristoro. MAGAGNA Mi piace certo, e vi ringrazio del pensiero particulare che Vostra Signoria ha tenuto di me. ALBERTO Non accade ringraziamento, che, come a suocero del vostro Camillo, sono obligato principalmente a farlo. MAGAGNA Sarà bene che passi alcun altro giorno: per la morte del Signor Alessandro, per onorare quella benedetta anima. MANILIO Per darvi segno certo che io penderò sempre dalla vostra volontà, mi contento d'ogni vostro commodo: e se mai la sorte mi concederà che ritrovi Flavio, mio unico figlio, farò che sia marito della Signora Ersilia, vostra figliuola, acciò possiamo vivere in una pace tranquilla, in una quiete perpetua. MAGAGNA Farò quanto Vostra Signoria commanda. MANILIO Dall'altra parte, in ricompensa della mia viva affezione, vi chiedo per grazia che alziate la gelosia, acciò vi veda un poco. MAGAGNA Non posso, perchè sto in lutto. Perdonatemi, domani potrebbe essere. MANILIO E fatelo adesso, per quanto amore portate al vostro futuro sposo! Oh, che siate la ben venuta! Già che mi avete fatto grazia in aprir la gelosia, fatemi ancor l'altra in levarvi cotesto lutto della testa, e discopritevi il volto. Voi crollate il capo? Pensate forse alla morte del Signor Alessandro? Voi dite di sì, e perchè? Contentatevi della volontà di Dio. Voi pur crollate il capo. Che cosa avete? Perchè restringete le spalle? Scopritevi, di grazia, e dite il bisogno vostro, avendo già chi può consolarvi. Perchè dite di no? Non mi fate questo torto, lasciatevi vedere. Perchè sospirate e vi scostate, per amor mio? Perchè non parlate? MAGAGNA È levata corte, non si può dar più audienzia. MANILIO Bella cosa, per Dio! Dunque sei tu, Magagna. MAGAGNA Son io troppo, perchè la padrona mi disse: “cuopri la gelosia, e di' a quei signori che mi abbino per iscusata, non convenendo così presto parlare dalla finestra”; ma dimani darà la risoluzione di quanto si ha da fare. Andate con Dio, e lasciate il pensiero a me. Vi bacio le mani, e aspettatemi a piazza Savella. MANILIO Che vi par, Messer Alberto? ALBERTO E che mi pare? Parti che queste cose si faccino a un tratto? Vi bisogna pur tempo, ben che il tempo insino a domani è breve, e saremo risoluti del tutto. MANILIO Per dirla, Messer Alberto, non vorrei comprar il gatto nel sacco; voglio prima vederla, e rivederla. ALBERTO State sopra di me, che io ho inteso sempre dire la moglie di questo Alessandro esser bellissima e ricca. Ma però la vedremo e rivedremo prima che si concluda niente. Andiam di qua ad aspettar Magagna dove egli disse, chè dulcior est fructus post multa pericula ductus. Notat glosa in l. «non moriturus», de contrahendis et committendis stipulationibus. Scena 10 CAMILLO La vera amicizia è quella dove li corpi sono diversi e la volontà non è più d'una. E poi che noi tirati dalla nostra mala sorte, confidandoci insieme, siamo uniti talmente che di tre persone si è fatta una sola volontà, quello che ho chiamato insin adesso trista fortuna, spero chiamarla buona per l'avenire. FLAMINIO Non è dubio, Signor Camillo, che l'amicizia consiste nell'equalità degli animi: e già che noi egualmente ci siamo confermati, dovemo preporre quest'amicizia nostra a tutte l'altre cose. Sì come in effetto si deve fare, e noi abbiamo già fatto: poi che io liberamente concorro a dar Lavinia, mia sorella, a Flavio; e voi concorrete al pari a darmi la Signora Ersilia; e uniti poi spenderemo la vita, non che l'artificio di parole, per farvi ottenere la Signora Cornelia, già che non è vostra matrigna. FLAMINIO Veramente l'amico è un nome desiderabile, un rifugio d'infelice, un ricevitore di segreti, una quiete indeficiente, una felicità perpetua. Anzi il sole, l'acqua e il fuoco non è più utile a gli uomini, quanto è utile il vero amico. L'esperienzia si vede oggi in persona mia, che senza darvi cosa alcuna mi avete offerto tutto quel bene che potesse aver mai in questo mondo. CAMILLO E in questo si conosce il vero amico, quando senza disegno giova all'amico suo; perchè incostante e perfido è colui che affetta l'amicizia solamente per suo commodo. Orsù, attendiamo alla nostra impresa. Già che siamo vestiti da schiavi, con queste barbe posticce, non per altro eccetto che da noi stessi, con bell'artificio facciamo prova di persuadere a queste Signore donne che ci siano amorevoli, stante che esse solo s'oppongono al voler nostro. Accostiamoci, che se io non erro mi par veder la Signora Lavinia in finestra. Ed è pur essa: state saldo, Signor Flavio. FLAMINIO In vederla mi trema il cuore, suda il volto e aggiaccia il sangue. Non mi fido di parlare; parlate voi, Signor Camillo. LAVINIA Mi risolvo in ogni modo di obedire la Signora madre. Ma che vogliono questi schiavi che vengono verso di me? Che volete? Chi sete voi? CAMILLO Siamo tre poveri gioveni lungo tempo schiavi di Turchi e di corto liberati. Siamo venuti da Vostra Signoria per dirle due parole: s'ella si degnarà d'ascoltarle, noi faremo l'opra di carità chiestaci da un altro povero schiavo, ed ella si liberarà dal peccato, nel quale se persisterà la vedremo or ora trabboccare nell'inferno. LAVINIA Questo è un gran pr<o>emio! Dite pure. CAMILLO Un gentiluomo di questa città, ritrovandosi schiavo con noi, ne raccontò un giorno che avendo lungo tempo amato la grazia e bellezza vostra con quel vivo e sincero amore che si possa amar già mai, sperando di ricever guiderdone della sua lunga servitù, fu da voi discacciato; in tanto che dandosi in preda alla disperazione si partì, lasciando il padre vecchio e solo, e fu per disgrazia preso da' Turchi. Noi fummo dopoi liberati ed egli restò; ma dandoci li segni e contrasegni, trovammo che voi sete quella per cui egli pate la catena e li ceppi; pregandoci che vi dovessimo pregare, come già tutti tre con le braccia aperte e con le ginocchia in terra vi preghiamo, che abbiate compassione di quel misero e infelice, e non comportate che, amandovi, si muora in tante pene. Perchè se gli promettete la grazia vostra, faremo che il padre lo ricatti, e quando non lo facciate di ciò degno, si contenta più tosto morire sotto quelle catene. Pietà! FLAMINIO Pietà, pietà! FLAMINIO Compassione, pietà! LAVINIA Levatevi su e ditemi chi è cotesto giovane. CAMILLO Il misero e infelice Flavio, che... LAVINIA Non passate più innanzi, non accade a dir altro. CAMILLO E perchè? LAVINIA Perchè giungesti tardi, avendo rivolto l'animo mio in amar un gentiluomo chiamato Camillo, meritando così la viva affezione che egli mi ha portato e porta, e anco perchè così vuole la Signora madre, la quale è risoluta maritarmi a lui. FLAMINIO Camillo? Ah, Camillo! FLAMINIO Camillo? Ah, Camillo! CAMILLO Camillo non l'ama, statene sicuri. LAVINIA Camillo mi ama, e io l'amo: non accade darne conto a voi! Andate via, e scrivete a

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Argomenti: lungo tempo,    sincero amore,    segno certo,    padre vecchio

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