Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili pagina 49

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confonde; — rispose l'Aldini, stringendo sotto il braccio la mano del signor Anselmo. — Ella mi dà una gran prova di benevolenza; così potessi meritar la sua stima! — L'una e l'altra possiede; — replicò il signor Anselmo. — Per me, glielo confesso, quella non potrebbe andar senza questa. Metta che noi siamo già vecchie conoscenze. E così.... facciamo un piccolo tradimento al nostro Zuliani? — Filippo rabbrividì, a quella scappata, pure imaginando ch'ella fosse scevra d'ogni malizia. — In che modo? — balbettò. — Non lo vede? L'amico, che ha la moglie ammalata, e perciò non si è potuto muover da casa per venirmi a ricevere alla stazione, mi annunzia la sua visita per le quattro, e mi promette di condur Lei alle nove, perchè io abbia il piacere di conoscerla. Ed ecco, noi ci siam visti e conosciuti assai prima; saremo già amici vecchi, stasera. Glielo dirò, e rideremo. — No, non gliene dica, per carità; — supplicò, fortemente turbato, l'Aldini. — Non sappia egli che ci siam visti prima!... almeno, — soggiunse dopo un istante di pausa, — bisognerà dirgli che ci siamo veduti per caso. Ella del resto, vedrà e giudicherà, dopo che io le avrò parlato un po' a lungo.... se Le piacerà di ascoltarmi. — Certamente mi piacerà; sebbene il suo turbamento mi lasci temere che non si tratterà di cose tutte piacevoli. — No davvero; — disse l'Aldini sospirando. — E sarà bene, perchè io possa parlare liberamente, che andiamo in luogo appartato. — Non in piazza, capisco; e neanche in una camera d'albergo. Che cosa mi propone Lei? — Ma.... se osassi.... — In casa sua? Sta benissimo. Casa di scapolo; garçonnière.... Come esprimerebbe la cosa in italiano? Ci ho pensato tante volte; ma non son forte in lingua madre. Col rispetto dovuto agli scapoli come Lei, avrei detto: paretaio. Scherzo, sa? E mi par bene scherzare, finchè siamo in istrada, per non aver aria di due frati certosini. È lontana, la sua abitazione? — Correndo, — rispose Filippo, — ci si arriva in dieci minuti; andando di passo regolare, in quindici. — Sto bene a gambe; — conchiuse il signor Anselmo; — arriveremo in dieci. — Entrati in Merceria, affrettarono il passo. Il signor Anselmo era anche stimolato da una grande, curiosità e più agitato da un senso di vaga inquietudine. Che cosa aveva da dirgli il conte Aldini di così grave, o geloso, che l'amico Zuliani non dovesse neanche sapere che egli, Anselmo, e il suo genero in pectore, si erano già visti? Questione di denaro? Il sospetto ne corse alla mente del banchiere; ma egli fu pronto a scacciarlo. Cozzava troppo con tutto quello che egli sapeva delle condizioni, del modo di vivere, della serietà e della estrema delicatezza del giovine gentiluomo. O allora? Allora il partito migliore che si potesse abbracciare era quello di non far almanacchi per via, aspettando di essere in casa del signor Aldini e di sentire il gran segreto da lui. Quanto all'Aldini, poichè aveva fatto il suo preambolo oscuro, ma promettente, non si sentiva più di simulare una calma che non aveva nello spirito, e camminava in silenzio, tutto chiuso ne' suoi pensieri, rannuvolato come il cielo di Venezia in quell'ora. — Ecco una strana avventura! — disse il signor Anselmo tra sè, come fu entrato in casa di Filippo Aldini, ed ebbe preso posto sulla poltrona che questi gli offriva. Filippo si era seduto dopo di lui, sopra una scranna, ma standoci, anzi che seduto, appoggiato, col capo basso e il petto in fuori, mezzo inginocchiato tra l'orlo della scranna e l'orlo della scrivania che gli stava davanti. Si era rimpicciolito, in tal guisa, umiliato nel cospetto di quell'uomo, che doveva esserne il suo giudice. — Signor Cantelli.... signor Anselmo.... — incominciò, — vuol essere il mio confessore, ed accogliere la mia confessione generale? So che Ella aveva.... ed ha ancora buone intenzioni per me. Per tutto ciò che risguarda la mia vita di cittadino e di soldato, di onest'uomo e di gentiluomo, credo di esserne degno. — Lo so; — disse il signor Cantelli. — L'amico Zuliani me ne ha scritto quanto occorreva. Anche da Parma ho saputo molto, ed altamente onorevole, della sua gente e di Lei. Ma certo, a me sarebbe bastato ciò che mi asseriva, sulla propria fede, un uomo d'alta probità, un uomo d'oro, come Raimondo Zuliani. — Filippo abbassò il capo ancor più che non avesse fatto in principio. — Ahimè! — diss'egli. — Il signor Zuliani si è in qualche punto ingannato. Aggiungo, col rossore della vergogna sul viso, che quell'uomo ottimo non poteva non ingannarsi. Ho dei torti, e gravi, verso di lui, che egli non conosceva ancora, scrivendole. Non inarchi le ciglia, La prego, non mi levi il coraggio di proseguire. Debbo confessarle sinceramente ogni cosa, chiedendole, per altro, d'ogni cosa il segreto. — Ella mi ha preso per confessore; m'investo del sacro ministero. Non abbia dunque verun timore; manterrò gelosamente il segreto. — Così disse il signor Anselmo, più inquieto che mai, ma disposto a prestare la più viva attenzione. Filippo Aldini, sempre incurvato sul braccio e mezzo inginocchiato com'era, incominciò toccando brevemente del servizio militare abbandonato, del suo stabilirsi a Venezia, del suo vivere elegante, ma non al tutto dissipato, del suo spendere misurato, dello aver conosciuto il banchiere Zuliani, incaricato di rimettergli le sue modeste rendite, e infine dell'essere entrato, senza secondi fini, naturalmente, per semplice bontà di Raimondo Zuliani, in grande dimestichezza con lui. Qui il primo guaio; qui la cagione d'ogni male per ambedue. Si erano troppo fidati, Raimondo della virtù dell'amico, egli della sua propria forza, che veramente poteva bastare, essendo corazzata di bella indifferenza. Come si perdette egli? come naufragò la sua buona e leale amicizia, tra le lusinghe del palazzo Orseolo? Cavalleresco ossequio, rispettosa confidenza, erano questi i termini, non varcati per un pezzo, delle sue relazioni colà. Certamente, la rispettosa confidenza e l'ossequio cavalleresco non potevano escludere quel tanto di galanteria superficiale ed innocente che si usa in società con le dame, zucchero in polvere, con quintessenza di sottili profumi, senza cui pare che il mondo elegante non possa vivere, temendo sempre che certa riserbatezza puritana di modi lo conduca a morir di noia. Intanto, si può egli ricordare con precisione quando e come si varchino certi confini, sempre male segnati? e quando e come sia nata quella confidenza più intima, che è già un principio di complicità, per cui l'uno sovrabbondando e l'altro cedendo, si dispone in tortuosi giri quel nodo, che una volta formato stringe e lega due esseri? Una preferenza insignificante a tutta prima, un servizio da nulla esagerato dal sentimento, una frase spensieratamente più tenera tra i fumi di un convito, gli ardori e le fragranze arcane, tra le ebbrezze di un ballo e le libertà d'una veglia mascherata.... Che dire, e che cercare di più? Il signor Anselmo, il confessore, il giudice poteva intender questo, ed altro a sua posta. Certo, una cosa poteva asserire l'Aldini, nella sincerità della sua confessione; ch'egli si era trovato senza avvedersene sull'orlo del precipizio; ch'egli c'era rimasto, con una vaga speranza di ritrarsi e un esagerata timore di apparir vanitoso e ridicolo, nella ostentazione inopportuna di una sciocca paura. Involto, sconvolto e travolto; in queste tre parole Filippo Aldini esprimeva i tre stadii dell'error suo. Così era egli caduto; ma presto aveva tentato di rialzarsi, e di rialzare, consigliando con tenerezza, a grado a grado cercando di persuadere, sperando di esserne venuto a capo, ricadendo ancora, per rialzarsi di nuovo, tentando sempre, volendo ad ogni costo riuscire all'intento. Il signor Anselmo ascoltava, tentennando il capo a quando a quando, e sorridendo con filosofica espressione di compatimento benevolo. — Eh, si capisce; — diceva,

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Argomenti: capo basso,    servizio militare,    tre parole,    piccolo tradimento,    semplice bontà

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