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La divina commedia di Dante Alighieri pagina 42lei, venimmo fuor là ove si montava. "Venite, benedicti Patris mei", sonò dentro a un lume che lì era, tal che mi vinse e guardar nol potei. "Lo sol sen va", soggiunse, "e vien la sera; non v'arrestate, ma studiate il passo, mentre che l'occidente non si annera". Dritta salia la via per entro 'l sasso verso tal parte ch'io toglieva i raggi dinanzi a me del sol ch'era già basso. E di pochi scaglion levammo i saggi, che 'l sol corcar, per l'ombra che si spense, sentimmo dietro e io e li miei saggi. E pria che 'n tutte le sue parti immense fosse orizzonte fatto d'uno aspetto, e notte avesse tutte sue dispense, ciascun di noi d'un grado fece letto; ché la natura del monte ci affranse la possa del salir più e 'l diletto. Quali si stanno ruminando manse le capre, state rapide e proterve sovra le cime avante che sien pranse, tacite a l'ombra, mentre che 'l sol ferve, guardate dal pastor, che 'n su la verga poggiato s'è e lor di posa serve; e quale il mandrïan che fori alberga, lungo il pecuglio suo queto pernotta, guardando perché fiera non lo sperga; tali eravamo tutti e tre allotta, io come capra, ed ei come pastori, fasciati quinci e quindi d'alta grotta. Poco parer potea lì del di fori; ma, per quel poco, vedea io le stelle di lor solere e più chiare e maggiori. Sì ruminando e sì mirando in quelle, mi prese il sonno; il sonno che sovente, anzi che 'l fatto sia, sa le novelle. Ne l'ora, credo, che de l'orïente, prima raggiò nel monte Citerea, che di foco d'amor par sempre ardente, giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa cogliendo fiori; e cantando dicea: "Sappia qualunque il mio nome dimanda ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto giorno. Ell'è d'i suoi belli occhi veder vaga com'io de l'addornarmi con le mani; lei lo vedere, e me l'ovrare appaga". E già per li splendori antelucani, che tanto a' pellegrin surgon più grati, quanto, tornando, albergan men lontani, le tenebre fuggian da tutti lati, e 'l sonno mio con esse; ond'io leva'mi, veggendo i gran maestri già levati. "Quel dolce pome che per tanti rami cercando va la cura de' mortali, oggi porrà in pace le tue fami". Virgilio inverso me queste cotali parole usò; e mai non furo strenne che fosser di piacere a queste iguali. Tanto voler sopra voler mi venne de l'esser sù, ch'ad ogne passo poi al volo mi sentia crescer le penne. Come la scala tutta sotto noi fu corsa e fummo in su 'l grado superno, in me ficcò Virgilio li occhi suoi, e disse: "Il temporal foco e l'etterno veduto hai, figlio; e se' venuto in parte dov'io per me più oltre non discerno. Tratto t'ho qui con ingegno e con arte; lo tuo piacere omai prendi per duce; fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte. Vedi lo sol che 'n fronte ti riluce; vedi l'erbette, i fiori e li arbuscelli che qui la terra sol da sé produce. Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lagrimando, a te venir mi fenno, seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più né mio cenno; libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sovra te corono e mitrio". XXVIII Vago già di cercar dentro e dintorno la divina foresta spessa e viva, ch'a li occhi temperava il novo giorno, sanza più aspettar, lasciai la riva, prendendo la campagna lento lento su per lo suol che d'ogne parte auliva. Un'aura dolce, sanza mutamento avere in sé, mi feria per la fronte non di più colpo che soave vento; per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u' la prim'ombra gitta il santo monte; non però dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d'operare ogne lor arte; ma con piena letizia l'ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime, tal qual di ramo in ramo si raccoglie per la pineta in su 'l lito di Chiassi, quand'E5olo scilocco fuor discioglie. Già m'avean trasportato i lenti passi dentro a la selva antica tanto, ch'io non potea rivedere ond'io mi 'ntrassi; ed ecco più andar mi tolse un rio, che 'nver' sinistra con sue picciole onde piegava l'erba che 'n sua ripa uscìo. Tutte l'acque che son di qua più monde, parrieno avere in sé mistura alcuna verso di quella, che nulla nasconde, avvegna che si mova bruna bruna sotto l'ombra perpetüa, che mai raggiar non lascia sole ivi né luna. Coi piè ristretti e con li occhi passai di là dal fiumicello, per mirare la gran varïazion d'i freschi mai; e là m'apparve, sì com'elli appare subitamente cosa che disvia per maraviglia tutto altro pensare, una donna soletta che si gia e cantando e scegliendo fior da fiore ond'era pinta tutta la sua via. "Deh, bella donna, che a' raggi d'amore ti scaldi, s'i' vo' credere a' sembianti che soglion esser testimon del core, vegnati in voglia di trarreti avanti", diss'io a lei, "verso questa rivera, tanto ch'io possa intender che tu canti. Tu mi fai rimembrar dove e qual era Proserpina nel tempo che perdette la madre lei, ed ella primavera". Come si volge, con le piante strette a terra e intra sé, donna che balli, e piede innanzi piede a pena mette, volsesi in su i vermigli e in su i gialli fioretti verso me, non altrimenti che vergine che li occhi onesti avvalli; e fece i prieghi miei esser contenti, sì appressando sé, che 'l dolce suono veniva a me co' suoi intendimenti. Tosto che fu là dove l'erbe sono bagnate già da l'onde del bel fiume, di levar li occhi suoi mi fece dono. Non credo che splendesse tanto lume sotto le ciglia a Venere, trafitta dal figlio fuor di tutto suo costume. Ella ridea da l'altra riva dritta, trattando più color con le sue mani, che l'alta terra sanza seme gitta. Tre passi ci facea il fiume lontani; ma Elesponto, là 've passò Serse, ancora freno a tutti orgogli umani, più odio da Leandro non sofferse per mareggiare intra Sesto e Abido, che quel da me perch'allor non s'aperse. "Voi siete nuovi, e forse perch'io rido", cominciò ella, "in questo luogo eletto a l'umana natura per suo nido, maravigliando tienvi alcun sospetto; ma luce rende il salmo Delectasti, che puote disnebbiar vostro intelletto. E tu che se' dinanzi e mi pregasti, dì s'altro vuoli udir; ch'i' venni presta ad ogne tua question tanto che basti". "L'acqua", diss'io, "e 'l suon de la foresta impugnan dentro a me novella fede di cosa ch'io udi' contraria a questa". Ond'ella: "Io dicerò come procede per sua cagion ciò ch'ammirar ti face, e purgherò la nebbia che ti fiede. Lo sommo ben, che solo esso a sé piace, fé l'uom buono e a bene, e questo loco diede per arr'a lui d'etterna pace. Per sua difalta qui dimorò poco; per sua difalta in pianto e in affanno cambiò onesto riso e dolce gioco. Perché 'l turbar che sotto da sé fanno l'essalazion de l'acqua e de la terra, che quanto posson dietro al calor vanno, a l'uomo non facesse alcuna guerra, questo monte salìo verso 'l ciel tanto, e libero n'è d'indi ove si serra. Or perché in circuito tutto quanto l'aere si volge con la prima volta, se non li è rotto il cerchio d'alcun canto, in questa altezza ch'è tutta disciolta ne l'aere vivo, tal moto percuote, e fa sonar la selva perch'è folta; e la percossa pianta tanto puote, che de la sua virtute l'aura impregna, e quella poi, girando, intorno scuote; e l'altra terra, secondo ch'è degna per sé e per suo ciel, concepe e figlia di diverse virtù diverse legna. Non parrebbe di là poi maraviglia, udito questo, quando alcuna pianta sanza seme palese vi s'appiglia. E saper dei che la campagna santa dove tu se', d'ogne semenza è piena, e frutto ha in sé che di là non si schianta. L'acqua che vedi non surge di vena che ristori vapor che gel Tag: occhi sol tanto sue terra dolce tutto ombra sonno Argomenti: campagna lento, onesto riso, pianta tanto, seme palese Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Corbaccio di Giovanni Boccaccio La trovatella di Milano di Carolina Invernizio La via del rifugio di Guido Gozzano Marocco di Edmondo De Amicis Orfeo di Angelo Poliziano Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come piantare le rose Lago Bajkal Parma Ravenna Vacanze Estate Ravenna
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