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La divina commedia di Dante Alighieri pagina 39l'andar mi facean di nullo costo. Ed ecco piangere e cantar s'udìe "Labïa mëa, Domine" per modo tal, che diletto e doglia parturìe. "O dolce padre, che è quel ch'i' odo?", comincia' io; ed elli: "Ombre che vanno forse di lor dover solvendo il nodo". Sì come i peregrin pensosi fanno, giugnendo per cammin gente non nota, che si volgono ad essa e non restanno, così di retro a noi, più tosto mota, venendo e trapassando ci ammirava d'anime turba tacita e devota. Ne li occhi era ciascuna oscura e cava, palida ne la faccia, e tanto scema che da l'ossa la pelle s'informava. Non credo che così a buccia strema Erisittone fosse fatto secco, per digiunar, quando più n'ebbe tema. Io dicea fra me stesso pensando: "Ecco la gente che perdé Ierusalemme, quando Maria nel figlio diè di becco!" Parean l'occhiaie anella sanza gemme: chi nel viso de li uomini legge "omo" ben avria quivi conosciuta l'emme. Chi crederebbe che l'odor d'un pomo sì governasse, generando brama, e quel d'un'acqua, non sappiendo como? Già era in ammirar che sì li affama, per la cagione ancor non manifesta di lor magrezza e di lor trista squama, ed ecco del profondo de la testa volse a me li occhi un'ombra e guardò fiso; poi gridò forte: "Qual grazia m'è questa?". Mai non l'avrei riconosciuto al viso; ma ne la voce sua mi fu palese ciò che l'aspetto in sé avea conquiso. Questa favilla tutta mi raccese mia conoscenza a la cangiata labbia, e ravvisai la faccia di Forese. "Deh, non contendere a l'asciutta scabbia che mi scolora", pregava, "la pelle, né a difetto di carne ch'io abbia; ma dimmi il ver di te, di' chi son quelle due anime che là ti fanno scorta; non rimaner che tu non mi favelle!". "La faccia tua, ch'io lagrimai già morta, mi dà di pianger mo non minor doglia", rispuos'io lui, "veggendola sì torta. Però mi dì, per Dio, che sì vi sfoglia; non mi far dir mentr'io mi maraviglio, ché mal può dir chi è pien d'altra voglia". Ed elli a me: "De l'etterno consiglio cade vertù ne l'acqua e ne la pianta rimasa dietro, ond'io sì m'assottiglio. Tutta esta gente che piangendo canta per seguitar la gola oltra misura, in fame e 'n sete qui si rifà santa. Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura. E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovrìa dir sollazzo, ché quella voglia a li alberi ci mena che menò Cristo lieto a dire "Elì", quando ne liberò con la sua vena". E io a lui: "Forese, da quel dì nel qual mutasti mondo a miglior vita, cinqu'anni non son vòlti infino a qui. Se prima fu la possa in te finita di peccar più, che sovvenisse l'ora del buon dolor ch'a Dio ne rimarita, come se' tu qua sù venuto ancora? Io ti credea trovar là giù di sotto, dove tempo per tempo si ristora". Ond'elli a me: "Sì tosto m'ha condotto a ber lo dolce assenzo d'i martìri la Nella mia con suo pianger dirotto. Con suoi prieghi devoti e con sospiri tratto m'ha de la costa ove s'aspetta, e liberato m'ha de li altri giri. Tanto è a Dio più cara e più diletta la vedovella mia, che molto amai, quanto in bene operare è più soletta; ché la Barbagia di Sardigna assai ne le femmine sue più è pudica che la Barbagia dov'io la lasciai. O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica? Tempo futuro m'è già nel cospetto, cui non sarà quest'ora molto antica, nel qual sarà in pergamo interdetto a le sfacciate donne fiorentine l'andar mostrando con le poppe il petto. Quai barbare fuor mai, quai saracine, cui bisognasse, per farle ir coperte, o spiritali o altre discipline? Ma se le svergognate fosser certe di quel che 'l ciel veloce loro ammanna, già per urlare avrian le bocche aperte; ché, se l'antiveder qui non m'inganna, prima fien triste che le guance impeli colui che mo si consola con nanna. Deh, frate, or fa che più non mi ti celi! vedi che non pur io, ma questa gente tutta rimira là dove 'l sol veli". Per ch'io a lui: "Se tu riduci a mente qual fosti meco, e qual io teco fui, ancor fia grave il memorar presente. Di quella vita mi volse costui che mi va innanzi, l'altr'ier, quando tonda vi si mostrò la suora di colui", e 'l sol mostrai; "costui per la profonda notte menato m'ha d'i veri morti con questa vera carne che 'l seconda. Indi m'han tratto sù li suoi conforti, salendo e rigirando la montagna che drizza voi che 'l mondo fece torti. Tanto dice di farmi sua compagna, che io sarò là dove fia Beatrice; quivi convien che sanza lui rimagna. Virgilio è questi che così mi dice", e addita'lo; "e quest'altro è quell'ombra per cuï scosse dianzi ogne pendice lo vostro regno, che da sé lo sgombra". XXIV Né 'l dir l'andar, né l'andar lui più lento facea, ma ragionando andavam forte, sì come nave pinta da buon vento; e l'ombre, che parean cose rimorte, per le fosse de li occhi ammirazione traean di me, di mio vivere accorte. E io, continüando al mio sermone, dissi: "Ella sen va sù forse più tarda che non farebbe, per altrui cagione. Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda; dimmi s'io veggio da notar persona tra questa gente che sì mi riguarda". "La mia sorella, che tra bella e buona non so qual fosse più, trïunfa lieta ne l'alto Olimpo già di sua corona". Sì disse prima; e poi: "Qui non si vieta di nominar ciascun, da ch'è sì munta nostra sembianza via per la dïeta. Questi", e mostrò col dito, "è Bonagiunta, Bonagiunta da Lucca; e quella faccia di là da lui più che l'altre trapunta ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l'anguille di Bolsena e la vernaccia". Molti altri mi nomò ad uno ad uno; e del nomar parean tutti contenti, sì ch'io però non vidi un atto bruno. Vidi per fame a vòto usar li denti Ubaldin da la Pila e Bonifazio che pasturò col rocco molte genti. Vidi messer Marchese, ch'ebbe spazio già di bere a Forlì con men secchezza, e sì fu tal, che non si sentì sazio. Ma come fa chi guarda e poi s'apprezza più d'un che d'altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza. El mormorava; e non so che "Gentucca" sentiv'io là, ov'el sentia la piaga de la giustizia che sì li pilucca. "O anima", diss'io, "che par sì vaga di parlar meco, fa sì ch'io t'intenda, e te e me col tuo parlare appaga". "Femmina è nata, e non porta ancor benda", cominciò el, "che ti farà piacere la mia città, come ch'om la riprenda. Tu te n'andrai con questo antivedere: se nel mio mormorar prendesti errore, dichiareranti ancor le cose vere. Ma dì s'i' veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando "Donne ch'avete intelletto d'amore"". E io a lui: "I' mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando". "O frate, issa vegg'io", diss'elli, "il nodo che 'l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch'i' odo! Io veggio ben come le vostre penne di retro al dittator sen vanno strette, che de le nostre certo non avvenne; e qual più a gradire oltre si mette, non vede più da l'uno a l'altro stilo"; e, quasi contentato, si tacette. Come li augei che vernan lungo 'l Nilo, alcuna volta in aere fanno schiera, poi volan più a fretta e vanno in filo, così tutta la gente che lì era, volgendo 'l viso, raffrettò suo passo, e per magrezza e per voler leggera. E come l'uom che di trottare è lasso, lascia andar li compagni, e sì passeggia fin che si sfoghi l'affollar del casso, sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: "Quando fia ch'io ti riveggia?". "Non so", rispuos'io lui, "quant'io mi viva; ma già non fïa il tornar mio tantosto, ch'io non sia col voler prima a la riva; però che 'l loco u' fui a viver posto, di giorno in giorno più di ben si spolpa, e a trista ruina par disposto". "Or va", diss'el; "che quei Tag: gente dolce veggio frate dio andar prima occhi dietro Argomenti: cristo lieto Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo Nel sogno di era Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come truccarsi per le occasioni speciali La pulizia del viso Chirurgia delle palpebre per migliore immagine Offerte Capodanno Caracas Oktoberfest
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