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Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf pagina 15disordini e lascia aperto il passaggio e l'entrata dei cortili.» La cronaca del tempo segnala l'epoca della pace del 1748, come l'epoca vergognosa in cui cominciò a manifestarsi, per Luigi XV, il disprezzo generale, che non fece che accrescersi ogni dì più. Depositando la corazza il re parve che rinunziasse alla gloria e perfino all'amore del suo popolo, giacchè abbandonò le redini dell'impero alla sua amante, di cui l'odioso regno doveva continuare fino alla sua morte. La bella Madama d'Etioles si era separata dal marito, e non ne portava nemmeno più il nome. Il re l'aveva fatta marchesa di Pompadour. La marchesa aveva una sostenuta vigilanza, giacchè temeva che il re non l'abbandonasse completamente, a causa della sua schifosa infermità che aveva già costretto il reale amante a trascurare per un certo tempio il letto di lei. Questa infermità diè voga in Francia al seguente epigramma: La marchesa è piena d'incanti, tutta grazia ed occhi franchi, le crescono i fiori d'innanti: ma, ahimè! son fiori bianchi! Dagli inviti di corte ella cercava sempre di allontanare tutte quelle dame che potessero impressionare il re per la loro bellezza, e spesso facevale anche esiliare perchè avevano commesso il delitto di voler piacere un po' troppo. Divenuta sopraintendente dei piaceri del monarca, fece reclutare bellezze nuove ed ignote, per rinnovare il serraglio che essa governava a suo capriccio. Tale fu l'origine del Parc-aux-cerfs abisso dell'innocenza e dell'ingenuità, che inghiottiva la folla delle vittime, le quali, ritornando dopo nella società, vi apportavano la corruzione, l'amore della crapula e tutti i vizii di cui si infettavano necessariamente col commercio degli infami agenti di un simile luogo. La marchesa morì chiedendo perdono alla sua casa e a tutte le cortigiane delle scandalo che aveva lor dato, cosa che non impedì di gratificare la sua tomba dell'epitaffio seguente: Qui giace chi fu quindici anni zitella, Vent'anni cortigiana e otto ruffiana. Dopo la Pompadour venne la Dubarry che mise il colmo alle infamie. Lo scettro di Luigi XV nelle mani di questa cortigiana divenne la clava delle più grandi follie. Quale stravaganza in tatti di vedere questa donna uscir nuda dal letto, e farsi calzare una pantofola dal nunzio del Papa e l'altra dal grande elemosiniere, e che questi due prelati si stimavano ben compensati per tal vile e ridicolo impiego, gettando un colpo di occhio fuggitivo sui secreti incanti di una simile bellezza! Il re aveva parecchie volte parlato con piacere della principessa di Lamballe, la Dubarry se ne impensierì e fece parte delle sue preoccupazioni all'abate Ferray, che, da sincero amico, le consigliò di imitare la Pompadour, e di prestarsi, come questa defunta sultana, ai mutevoli gusti del monarca; di fargli qualche volta da ruffiana, di fornirgli qualche giovanetta che potesse per un certo tempo occupare il cuore del re. E pare che ella mise in pratica la lezione dell'abate, tanto da permetter al re quasi in sua presenza di godersi l'artista Raucoux della Commedie-Française, che per la sua eccezionale impudicizia era soprannominata la Grande Lupa. Verso la fine del regno di Luigi XV la Dubarry fu continuamente malmenata nelle canzoni, negli epigrammi, nelle caricature e nelle novelle che circolavano sul suo conto alla corte ed in città. Si scrissero su di lei molti opuscoli e biografie raccontando dettagliatamente tutte le circostanze ed i passatempi più secreti della favorita col suo real amante. In uno di questi scritti intitolato Memorie secrete di una donna pubblica, o avventure della Contessa Du Barry, dalla culla fino al letto di onore, sono narrate tutte le astuzie a cui ella ricorreva per consolarsi dell'esaurimento del re col duca d'Aiguillon ed in mancanza di questi col piccolo Zamore, col quale aveva messo in pratica tutte le teorie dell'Aretino. Se questi erano i costumi dell'alto, non reca meraviglia che la corruzione avesse raggiunto nel popolo i maggiori eccessi. La pittura di tali depravazioni si trovano più particolarmente nelle Nouvelles de l'Opera vestales et matrones. «Ogni sera al cader del giorno si vedono accorrere in folla al giardino delle Tuileries un reggimento di piccole operaie avvolte in cuffie, delle donne che si spacciano per vedove, delle vecchie sarte con fanciulli, le quali tutte vengono per darsi ai vecchi libertini, che ne fanno ricerca. Madamigella Laurencin avendo servito in questa corporazione per circa dieci anni, finì per ottenere un impiego dal conte di Binter, che l'aveva trovata molto destra in certi esercizii! Non si andava neanche troppo pel sottile riguardo certi pregiudizii, e non era molto difficile ad un uomo danaroso, il quale aveva avuto un bastardo, di trovargli un padre legittimo; ed a questa sostituzione si prestavano non di rado perfino dei nobili spiantati. L'oro accomodava tutto. «Si contano a Parigi 30,000 donne pubbliche, dice Mercier, e circa 10,000 mantenute che di anno in anno passano di mano in mano. «La polizia cerca delle spie in questo corpo infame. I suoi agenti mettono queste disgraziate a contribuzione, aggiungendo i loro disordini ai disordini della classe, esercitano un impero sordidamente tirannico su questa gente avvilita, la quale crede che non vi sono leggi per lei. Sì, vi sono esseri aldisotto di queste donne, e questi esseri sono certi uomini della polizia.» Oltre delle prostitute e delle cortigiane era venuta su una nuova classe di pervertite, le quali attiravano i giovani ricchi, fingendo di darsi ad essi per amore e non per venalità, giacchè non accettavano danari, ma regali e ricordi in... gioielli e brillanti. «La rivoluzione di Termidoro è stata la vittoria della donna, hanno detto i fratelli de Goncourt, il Terrore rappresentava una tirannia virile, ed era nemico personale della donna, in questo senso che le toglieva ogni influenza, e le dava solo alcuni diritti. Il Terrore detronizzato, le donne hanno ricorso al loro esercizio feminile: hanno fatto della rivoluzione politica una rivoluzione sentimentale. Poi, le lagrime non ancor bene asciugate, hanno gettato la Francia verso il loro patrono: il Piacere, e subito sono ridiventate signore e regine in questo paese, che aveva fatto un certo digiuno di lusso, di diamanti e di feste.» All'epoca del Direttorio lo scopo unico della vita sembrava essere il godimento. Le donne non si occupavano di altro se non di essere seducenti, senza andar troppo pel sottile nelle questioni di virtù e di castità. La manifestazione più strepitosa del rilassamento dei costumi in tale epoca fu l'abbigliamento. «Non più busti—scrive Lacour—non più vesti. Una camicia ricoperta da una tunica drappeggiata all'antica, o meglio una lunga guaina di lino, di mussola o di velo, stretta stretta, che era la perfetta traduzione delle forme, e poi... basta. Solo intorno al collo, sul petto, alle orecchie, nei capelli: cammei, medaglioni e di ogni colore e di ogni grandezza, in mano, una ballantine ed un sacchetto, alla cintola un nodo con nocca; e generalmente si faceva di tutto per simular la gravidanza.» I giuochi di società erano tutti a base di... stimolanti, e nei balli soprattutto la libertà dei costumi raggiunse il suo apogeo. Madama Tallien comparve al ballo dei Frascati con una veste trasparente, avendo due cerchi di oro in guisa di giarrettiere, anelli a tutte le dita, i piedi nudi stretti in sandali di porpora. Si andò anche più oltre, il costume alla sauvage, pei balli, era di velo chiaro, con mutande aderenti al corpo in maglia di seta color carne. Le alte cortigiane avevano il coraggio di andare la sera a passeggio nei giardini di estate, portando un semplice calzone di seta rosa, sotto una camicia di lino chiaro; esponendo a tutti gli sguardi i seni, le gambe e le cosce strette in cerchi di diamanti. Questa classe di donne, dette più propriamente le meravigliose, finì per giudicare perfino inutile la camicia, e passeggiavano pei Campi Elisi, nude in una Tag: donne donna marchesa amante classe epoca tutti letto troppo Argomenti: certo tempo, scopo unico, certo tempio, occhio fuggitivo, eccezionale impudicizia Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi Decameron di Giovanni Boccaccio Garibaldi di Francesco Crispi La sposa persiana di Carlo Goldoni Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Perché si regala la mimosa l'otto marzo Storia e carattere del criceto comune La farfalla monarca e la sua spettacolare migrazione Come scegliere gli orecchini Come scegliere la borsa
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