Sodoma e Gomorra di Docteur Jaf pagina 12

Testo di pubblico dominio

la principessa accorderebbe un'altra notte al prevosto, aiutandolo in modo da esaudire i desideri di lui». L'esempio fatale della corruzione di corte aveva pervertito il senso morale della nazione e la Lega finì di distruggere quello che vi restava di pudore nelle classi borghesi e plebee; che gli eccessi veri o falsi di Enrico di Valois, avevano spinto alla rivolta contro la regalità avvilita. Durante tutto il tempo dei Seize, gli occhi e le orecchie degli abitanti furono insozzati da canzoni, da libelli e da incisioni oscene, che avevano sempre per pretesto la santa Unione. Non si pronunziava un sol sermone nella chiese, nel quale il Bearnese non fosse trattato da figlio di pu... e da ruffiano. Si avevano ancora scandalose processioni, nelle quali alcun senso morale non era rispettato. «Il 30 gennaio 1589, dice Dulaure, si fecero in città parecchie processioni con quantità di fanciulli, tanto maschi che femine, ed adulti uomini e donne, tutti nudi ed in camicia, e lo spettacolo ne era così attraente da non essersi visto mai cosa sì bella». Il cavaliere di Aumale faceva i suoi giorni grassi in queste processioni, e lo si trovava sempre immischiato per offrire da refocilarsi alle graziose e poco vestite penitenti, le quali riscaldate da tali colezioni si permettevano qualunque eccesso. E si ricorda che perfino una volta il cavaliere condusse la santa vedova coperta solo da una fine tela, attraverso la chiesa di S. Giovanni, baciucchiandola e palpeggiandola, a grande scandalo di parecchie persone devote. Questa santa vedova era la figlia di Andrea di Hacqueville, primo presidente al gran consiglio di stato e cugina del duca di Aumale, il quale ne aveva fatto la sua concubina. L'avventura della chiesa di S. Giovanni, produsse un tal scandalo che le processioni ne furono atterrate. In moltissime poesie del tempo si trovano schizzi dei costumi di allora. Il dottor Courval-Sonnet ci dà dettagli sui balli pubblici, ai quali gli uomini si recavano al solo intento di procurarsi l'amante di un'ora e le donne allo stesso scopo. In queste sale di orgia pubblica si commettevano le più grandi immoralità, dal palpeggiamento osceno al bacio sul seno. Il dottor Courval-Sonnet, questo medico poeta, in versi molto liberi, traccia episodii del libertinaggio vagabondo. Apprendendoci come fra le bande erranti dei Bohèmiens, gli uomini viziosi cercavano compiacenti mercenarii e feroci depravazioni. Tutte le donne, che facevano parte di queste nomadi popolazioni, erano a dieci anni già esercitate al traffico infame, e per trovarle vergini, si sarebbe dovute prenderle nel ventre della madre! Sempre lo stesso autore nei suoi versi parla di un signore che essendo andato a cercare fra queste donne facil conquista, la notte, mentre dormiva a pugni chiusi, ubbriaco di vino e di eccessi, fu dalla bella rubato e per compenso ne ebbe quale imperituro ricordo... la sifilide. Cosa che ai nostri giorni non è certo più rara! Il teatro era puranco orribilmente licenzioso. Bisognerebbe citare tutte le farse che ci restano del XVI secolo per constatare le innumerevoli risorse della loro immoralità, e per comprendere qual parte avevano nell'insegnamento del vizio. Una donna, dopo aver assistito a queste oscene rappresentazioni, ne usciva con l'animo insozzato e con lo spirito volto alla lussuria. Non soltanto le immagini più oscene, le parole più crude, le massime più vergognose, infioravano il dialogo, ma ancora la pantomima e di giochi di scena provocavano orribilmente alla crapula. Un esempio tipico di queste farse sconce è quella di Frère Guillebert. Sin dall'esordio non è che un ammasso di volgari oscenità, espresse senza alcun velo. Si tratta di una giovane, maritata ad un vecchio, il quale l'ama, ma che non può darle prova del suo amore, se non una volta al mese. La moglie si lagna di ciò con la comare, la quale si meravigliava di vederla magra e pallida; e le dice che è troppo soffrir per lei, che se ne muore di consunzione e di fedeltà. La comare, donna piena di esperienza, la consola e la persuade a cercarsi un gagliardo amico; inutile dire che il consiglio venne subito accettato. La povera negletta avrà un marito. Il frate Guillebert arriva a buon punto. S'intendono, e si danno convegno per l'indomani, e la farsa finisce con una descrizione che farebbe arrossire perfino la penna del Casanova. I soli titoli delle diverse farse allora in voga indicano sufficientemente ciò che dovevano essere. «Nuova farsa, delle donne che chiedono ai loro mariti l'interesse dei mancati amori; ossia il marito, la moglie, la cameriera ed il vicino». «Farsa delle donne che fanno nettar le loro caldaie e proibiscono che si metta la pulitura intorno al buco.» ecc. L'hotel di Borgogna che rappresentava le farse propriamente dette, fino alla metà del decimosettimo secolo, vantava un commediante autore, il quale creava degl'intermezzi per tenere desta l'ilarità dell'uditorio fra due commedie, e che erano delle oscenità di questo genere: Il giocondo sermone di uno stuprator di nutrici. Il sermone dei batticuli e tutte le turpitudini sul capitolo dei conculcavimus. «Cari uditori, diceva facendo l'elogio della serata, vi bacio la mano, e voi baciatemi il deretano!» Nelle sue fantasie e nei suoi paradossi, non si vergognava di generare equivoci, come questo: «La donna prudente è quella che ha il palmo della mano peloso. L'ardita è quella che aspetta due uomini in un buco odoroso». I mariti conducevano là le loro mogli, e le loro figlie. In generale in tutti i teatri non si rappresentavano che follie di amore ed adulterii, e non si discorreva che di mariti ingannati e di mogli infedeli. Sotto Luigi XIII il vizio prese una spaventevole corrente. Data l'abolizione delle case di tolleranza, le prostitute non avendo più nè costume, nè insegna che le facessero riconoscere, ne risultavano continui equivoci dispiacevoli per le donne oneste. Le quali si vedevano spesso avvicinate ed insultate in pubblica via, e non potevano far altro che protestare contro gli oltraggi e le proposte impudiche fatte loro. La donna la più disonesta non era tenuta a dichiarare la sua scandalosa professione, anzi spesso la si vedeva posare a donna di onore, quando non le conveniva di accettare qualche proposta fattale. Le cortigiane abitualmente dimoravano in certe specie di botteghe, aventi finestre sulla strada ed entrate in vicoli deserti; esse erano sedute innanzi la finestra, parate dei loro ornamenti più belli, e sorridevano sfrontatamente agli uomini che passavano innanzi a questi loro gabinetti da lavoro. Le ragazze libere si riunivano la sera in luoghi convenuti, nei quali i libertini andavano a raggiungerle e dove si passavano scene scandalose. Paulain de Sainte-Foix diceva che un missionario il quale predicava a S. Giacomo dello Spedale si scagliò con tanta forza «contro i convegni che si davano ogni sera al pozzo di amore de l'Ariana, e contro le oscene canzoni che vi si cantavano, e contro le danze lascive che vi si ballavano, e contro i giuramenti che vi si facevano, come su di un altare, di amarsi sempre, e di tante altre cose obbrobriose che in tal luogo si compivano, che tutti i devoti e le devote si recarono in folla ad ostruire con pietre questo ricettacolo della corruzione.» I crociati, che dai loro viaggi d'oltre mare, importarono tante cose sconosciute, ristabilirono nel medio evo la moda dei bagni e delle stufe, di cui avevano fatto le loro delizie in Oriente. Invano i sessi erano divisi nei pubblici stabilimenti, i cattivi costumi profittavano di un'istituzione così favorevole al mistero. I bagni di Parigi non avevano nulla da invidiare a quelli di Roma; l'amore ed il libertinaggio attiravano il maggior numero di clienti in quei bagni, che coprivano tutto collo stesso velo discreto; i domestici maschi e femine di questi santuarii del vizio favorivano le corrispondenze, le interviste ed i piaceri; spesso secrete comunicazioni riunivano le stufe maschili a quelle

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Argomenti: medio evo,    grande scandalo,    senso morale,    donna prudente,    vedova coperta

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