Rinaldo di Torquato Tasso pagina 40

Testo di pubblico dominio

effetti, ch'in presenza d'ognun si celebraro. Fur i lor cuor da gentil laccio stretti, ch'Amore e Castità dolce annodaro; sorrise Giove, e con secondo tuono veder gran luce, udir fe' lieto suono. 88 Già ne venia con chiari almi splendori Cinzia versando in perle accolto il gielo, e senza ombre noiose e senza orrori candido distendea la Notte il velo. Già spargeva Imeneo coi vaghi amori fiori e frondi nel suol, canti nel cielo, quando di propria man Venere bella congiunse in un Rinaldo e la donzella. 89 Or che sì destro il cielo a voi si gira, godete, o coppia di felici amanti, godete il ben che casto Amor v'inspira, e l'oneste dolcezze e i gaudi santi. Ecco che tace omai la roca lira che cantò i vostri affanni e i vostri pianti; e che voi insieme il desir vostro, ed io ho qui condutto a fin il canto mio. 90 Così scherzando io risonar già fêa di Rinaldo gli ardori e i dolci affanni, allor ch'ad altri studi il dì togliea nel quarto lustro ancor de' miei verd'anni: ad altri studi, onde poi speme avea di ristorar d'avversa sorte i danni; ingrati studi, dal cui pondo oppresso giaccio ignoto ad altrui, grave a me stesso. 91 Ma se mai fia ch'a me longo ozio un giorno conceda, ed a me stesso il ciel mi renda, sì ch'a l'ombra cantando in bel soggiorno con Febo l'ore e i dì felici spenda, portarò forse, o gran Luigi, intorno i vostri onori ovunque il sol risplenda, con quella grazia che m'avrete infusa, destando a dir di voi più degna musa. 92 Tu de l'ingegno mio, de le fatiche parto primiero e caro frutto amato, picciol volume ne le piagge apriche che Brenta inonda, in sì brev'ozio nato: così ti dian benigne stelle amiche viver, quando io sarò di vita orbato; così t'accoglia chiara fama in seno tra quei de le cui lodi il mondo è pieno. 93 Pria che di quel signor giunghi al cospetto, c'ho nel core io, tu ne la fronte impresso, al cui nome gentil vile e negletto albergo sei, non qual conviensi ad esso, vanne a colui che fu dal cielo eletto a darmi vita col suo sangue istesso: io per lui parlo e spiro e per lui sono, e se nulla ho di bel, tutto è suo dono. 94 Ei con l'acuto sguardo, onde le cose mirando oltra la scorza al centro giunge, vedrà i difetti tuoi, ch'a me nascose occhio mal san che scorge poco lunge; e con la man ch'ora veraci prose a finte poesie di novo aggiunge, ti purgarà quanto patir tu puoi, aggiungendo vaghezza ai versi tuoi.

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Argomenti: castità dolce,    parto primiero,    caro frutto

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