Rinaldo di Torquato Tasso pagina 21

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lieti spiegare, ed altri fior di cui null'altro luoco volle giamai l'alma Natura ornare; tra' quai con mormorar soave e roco se 'n va limpido rio serpendo al mare, pieno il bel corno di coralli e d'auro, onde Teti non ha maggior tesauro. 56 Quivi non querci e pini, abeti o faggi, ma lauri, mirti e vaghi altri arbuscelli difendono il terren da' caldi raggi con gli odorati lor verdi capelli; quivi nei cor più duri e più selvaggi destan dolce pensier vezzosi augelli, che scherzando su' rami e su le fronde soavemente a l'un l'altro risponde. 57 Mentre rimiran questi il luoco adorno, pensando che tal forse esser doveva il bel giardin dove già fêr soggiorno i gran nostri parenti Adamo ed Eva, sentir poco lontan sonar un corno che dolcemente l'aria percoteva, e vider poi venir due damigelle, vaghe, leggiadre, a maraviglia belle. 58 Ha l'una i bei capelli al capo avolti, partiti in treccie in maestrevol modi, e poi gli tiene in sottil rete accolti, che di fin auro e perle ha sovra i nodi; l'altra ad arte ir gli fa negletti e sciolti, e quasi par ch'ivi se stessa annodi l'aura ch'or gli alza, or gli rincrespa e gira, e sempre in lor più dolcemente spira. 59 Purpurea seta testa a gigli d'oro le belle membra a quella asconde e cela; gonna, ch'è del color del sacro alloro sparsa di gemme, a questa il corpo vela; ambo candidi sono i destrier loro, adorni sin ai piè d'argentea tela; tutti i loro scudieri a la divisa con vesti vanno d'un'istessa guisa. 60 Giunte queste ai guerrieri, ad ambo pria fanno inchin riverente e grazioso; poi richieggiono un dono il qual non fia ad alcun di lor duo grave o noioso. Rinaldo allor: — Chi dono a voi potria negar, e sia quant'esser può dannoso? Vostro è, signore, il comandarne, e poi deggiam quel ch'imponete esseguir noi. — 61 Ed elle a loro: — Il don che noi chiediamo, e che voi di concederne affermate, è che un nostro palagio ove alberghiamo de la vostra presenzia oggi degniate; indi, signor, non molto lungi siamo, ch'è quel che dirimpetto or rimirate là su la cima del piacevol colle, che vagheggiando intorno alto s'estolle. — 62 Così dicendo ancor, si fêro scorta de' cavalier ch'a lor se 'n vanno a paro, i quai però quanto il dover comporta di tanta cortesia le ringraziaro. Prendon la strada ch'è più vaga e corta, sin che al colle vicin tosto arrivaro, al bel colle dipinto il tergo e 'l seno, cui lava i vaghi piedi il mar Tireno. 63 Pausilippo quest'è, dove s'avanza natura ed ha de l'opre sue stupore, ove è di Clori la perpetua stanza, ov'ha Pomona il suo tesor maggiore; ove menan le Grazie eterna danza in compagnia di Venere e d'Amore, c'hanno l'antiquo Cipro in lui cangiato, come in più degno albergo e più pregiato. 64 Come a la cima fur del vago monte, dolce sonar di nuovo un corno udiro. Indi calossi del palagio il ponte, onde molte donzelle insieme usciro. Han tutte vaghe membra, amabil fronte, abito eletto e d'artificio miro; cortesi in vista son, ma nel bel volto han virginal decoro insieme scolto. 65 Una di loro, a cui la schiera bella tutta portar parea maggior rispetto, raccolse con benigna umil favella i cavalier e con cortese aspetto: e l'un con questa man, l'altro con quella preso, gli addusse dentro il real tetto, ricco e superbo per materia ed arte in ogni sua men degna e nobil parte. 66 Giunsero, ascesa pria la regia scala ch'era di pietra alabastrina e viva, in spaziosa e ben formata sala, che scopre il piano e la tirena riva; quivi da più fenestre il fiato esala verso là dove il dì more o s'avviva, verso settentrione e verso dove cinto di pioggia i crini Austro si move. 67 S'alza a punto nel mezo ornato altare, ricco d'oro e di gemme a maraviglia, ove di donna un bel ritratto appare che sol se stessa e null'altra simiglia; veggonsi in lei grazie divine e rare, sguard'uman, chiara fronte, allegre ciglia, aria gentil, benigno onesto riso, e par ch'accoglia ognun con grato viso. 68 Tiene aperte le mani in modo tale che si mostra al donar pronta ed usata; l'attraversa per mezo un motto, il quale ha tal sentenza in lettre d'or segnata: “Tra le figlie di Dio nata immortale son io, non men d'ogni vertù pregiata: né senza aver di me ripieno il core ascender può mai l'uomo a vero onore.” 69 Pendon dopoi da le pareti belle molte imagin ritratte in tutti i lati; di sesso e volto son diverse quelle, e gli abiti tra loro han variati; né so se tai le avria già fatte Apelle, o se tai le fêsse oggi il Salviati, che coi colori e col penello audace scorno a Natura, invidia agli altri face. 70 Come nel bel de le dipinte carte la vista i cavalier hanno appagata, e de la regia sala a parte a parte la mirabil ricchezza ancor mirata, chiedono a lei che gli divide e parte, sendo tra l'uno e l'altro in mezo intrata, di chi l'imagin sia che rende adorno l'altare, e di chi l'altre appese intorno. 71 L'esser suo chiedonle anco, e di coloro che fan seco dimora in compagnia, e come il feminil leggiadro coro così da' cavalier sevro si stia. Ella, a que' detti rispondendo loro, disse: — Il saprete allor che tempo ei fia. — Poscia in stanza men grande indi gli mena, ove apparata è la superba cena. 72 Gareggia insieme il nobil drapelletto in far allor servigio a' duo baroni: chi scarca lor de la corazza il petto, chi di spade e pugnale ambi i galloni; altra l'elmo e lo scudo e 'l braccialetto, altra il resto lor trae fino agli sproni; altri le mani lor da vasi aurati sparge di liquor varii ed odorati. 73 Vinti donzelle ne la mensa a canto s'assidono ai guerrier; vint'altre han cura di farla ricca e lieta, a pien di quanto produce grato al gusto uman natura. E spumante liquor di Bacco intanto meschian vint'altre ancor con acqua pura, ed altre tante ai lor vocali accenti rendon concordi i musici stromenti. 74 Come coi cibi fu, come coi vini d¢ma la sete e l'importuna fame, e si scoprir, levati i bianchi lini, i bei tapeti adorni d'aureo stame, disse ver' lor, rivolta ai pellegrini baron, colei che fra quelle altre dame maggior sembrava: — Ora, signor, saprete quel che poco anzi a me voi chiesto avete. 75 Di Napoli, città che 'n riva al mare siede quindi vicin, già resse il freno donna che fu de le più degne e rare virtuti adorna e copiosa a pieno, che sopra tutto non trovò mai pare in cortesia, sì n'ebbe il cor ripieno; ed in ciò vinse i più lodati essempi che giamai furo negli antiqui tempi. 76 Costei, vaga d'oprar cosa ch'ognora la memoria di lei viva serbasse, tai che, sì come in vita, in morte ancora l'alta sua cortesia si celebrasse, fece con l'arte maga, ond'essa allora a pena ritrovò chi l'aguagliasse, questo palagio in cima a questo colle, ed a la cortesia sacrare il volle. 77 Sendo a la cortesia poscia sacrato, chiamollo Albergo de la Cortesia, e l'imagin di lei sovra l'ornato altar drizzò, dove ad ogni or si stia; ritrasse poi ciascun che mai sia stato raro tra' più cortesi o che pur fia, ed i ritratti loro intorno appese, sì che il muro più vago indi si rese. 78 Lascia da poi che in cortesia si spenda in questo albergo tanto argento ed oro, che ve 'n fia sempre, benché il sol risplenda mille volte or nel Cancro ed or nel Toro; né crederò ch'a cotal pregio ascenda altro cui re possegga ampio tesoro; e vuol che le ricchezze e 'l luoco istesso sia governato ognor dal nostro sesso: 79 da donzelle però d'alti parenti ne l'Italia felice al mondo nate, le quali a note ed ad ignote genti non sol ricetto dar siano obligate, ma cercar anco co' pensieri intenti deggian ch'ad albergar sempre menate sian qui donne e donzelle e cavalieri, del paese così come stranieri. 80 Vuol anco ch'ognor vada a questo effetto una copia di lor là presso il lito, la qual tenti condurre al suo ricetto ognun che passa con cortese invito. E perché non le punga al cor

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