La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni pagina 5

Testo di pubblico dominio

tiribio. ANSELMO (Che linguaggio curioso! E Brighella l'intende!) (da sé) BRIGHELLA Sior padron l'è aggiustada. ANSELMO Sì? Quanto? BRIGHELLA Quattordese zecchini. ANSELMO Non vi è male. Son contento. Galantuomo quattordici zecchini? ARLECCHINO Stara, stara. ANSELMO Sì, stara, stara. Ecco i vostri denari. (glieli conta) ARLECCHINO Obligara, obligara. ANSELMO E se avera, altra... altra... rara, portara. ARLECCHINO Sì portara, vegnira, cuccara. ANSELMO Cosa vuol dir cuccara? (a Brighella) BRIGHELLA Vuol dir distinguer da un altro. ANSELMO Benissimo: se cuccara mi, mi cuccara ti. (ad Arlecchino) ARLECCHINO Mi cuccara ti, ma ti no cuccara mi. ANSELMO Sì, promettera. BRIGHELLA Andara, andara. ARLECCHINO Saludara. Patrugna; (se poterà Brighella minchionara). (parte) BRIGHELLA Aspettara, aspettara. (vuol seguirlo) ANSELMO Senti. (a Brighella) BRIGHELLA La lassa, che lo compagna... (in atto di andarsene) ANSELMO Ma senti. (lo vuol trattenere) BRIGHELLA Vegnira; vegnira. Pol esser, che el gh'abbia qualcossa altro. (Maledetto! I mi sette zecchini). (parte correndo) Scena diciottesima Il conte Anselmo, poi Pantalone ANSELMO Gran fortuna è stata la mia! Questa sorte d'antichità non si trova così facilmente. Gran Brighella per trovare i mercanti d'antichità! Questo lume eterno l'ho tanto desiderato, e poi trovarlo sì raro! Di quei d'Egitto? Quello di Tolomeo! Voglio farlo legare in oro come una gemma. PANTALONE Con grazia; se pol vegnir? (di dentro) ANSELMO È il signor Pantalone? Venga, venga. PANTALONE Servitor umilissimo, sior Conte. ANSELMO Buon giorno il mio buon amico. Voi che siete mercante, uomo di mondo, e intendete di cose rare, stimatemi questa bella antichità. PANTALONE La me ha ben in concetto de un bravo mercante a farme stimar una luse da oggio! ANSELMO Povero signor Pantalone, non sapete niente. Questo è il lume eterno del sepolcro di Tolomeo. PANTALONE (Ride) ANSELMO Sì, di Tolomeo, ritrovato in una delle piramidi d'Egitto. PANTALONE (Ride) ANSELMO Ridete? Perché non ve n'intendete. PANTALONE Benissimo, mi son ignorante, ella xè vertuoso, e non vòi catar bega su questo. Ghe digo ben, che tutta la città se fa maraveggia, che un Cavalier della so sorte perda el so tempo, e sacrifica i so bezzi, in sta sorte de minchionerie. ANSELMO L'invidia fa parlare i malevoli; e quei stessi, che mi condannano in pubblico mi applaudiscono in privato. PANTALONE No gh'è nessun, che gh'abbia invidia della so galleria, che consiste in t'un capital de strazze. No gh'è nissun, che ghe pensa un bezzo, de vederlo un'altra volta andar in malora, ma mi, che gh'ho in sta casa mia fia, mi che gh'ho dà el mio sangue non posso far de manco da no sentir con della passion le pasquinate, che se fa della so mala condotta. ANSELMO Ognuno in questo mondo ha qualche divertimento. Chi gioca, chi fa l'amore, chi va all'osteria; io ho il divertimento delle antichità. PANTALONE Me despiase de mia fia, daresto no ghe penso un figo. ANSELMO Vostra figlia sta bene, e non gli manca niente. PANTALONE No ghe manca gnente; ma no la gh'à gnanca un strazzo de abito, d'andar fora de casa. ANSELMO Sentite, amico; io in queste cose non me ne voglio impicciare. PANTALONE Ma qua bisogna trovarghe rimedio assolutamente. ANSELMO Andate da mia moglie, parlate con lei, intendetevi con lei, non mi rompete il capo. PANTALONE E se no la ghe remedierà ela, ghe remedierò mi. ANSELMO Lasciatemi in pace; ho da badare alle mie medaglie, al mio museo, al mio museo. PANTALONE Perché mia fia, la xè fia de un galantomo, e la pol star al pari de chi se sia. ANSELMO Io non so che cosa vi dite. So che questo lume eterno, è una gioia. Signor Pantalone vi riverisco. (parte) Scena diciannovesima Pantalone, poi Doralice PANTALONE Cusì el me ascolta? A so tempo se parleremo. Ma vien mia fia; bisogna regolarse con prudenza. DORALICE Caro signor padre, venite molto poco a vedermi. PANTALONE Cara fia, savè che gh'ho i mi interessi. E po no vegno tanto spesso, per no sentir pettegolezzi. DORALICE Quello, che vi ho scritto in quella polizza è purtroppo la verità. PANTALONE Mo za; vu altre donne disè sempre la verità. DORALICE Dopo, ch'io sono in questa casa, non ho avuto un'ora di bene. PANTALONE Vostro mario come ve trattelo? DORALICE Di lui non mi posso dolere. È buono, mi vuol bene, e non mi dà mai un disgusto. PANTALONE Cossa voleu de più? Non ve basta? DORALICE Mia suocera non mi può vedere. PANTALONE Andè colle bone; procurè de segondarla, dissimulè qualcossa; fè finta de no saver; fè finta de no sentir. Col tempo anca ela la ve vorà ben. DORALICE In casa tutti si vestono, tutti spendono, tutti godono, ed io niente. PANTALONE Abbiè pazenzia; vegnirà el zorno, che starè ben anca vu. Sè ancora novella in casa; gnancora non podè comandar. DORALICE Sino la cameriera mi maltratta, e non mi vuol obbedire. PANTALONE La xè cameriera vecchia de casa; la crede da esser più parona de vu. DORALICE Però le ho dato un schiaffo. PANTALONE Gh'avè dà un schiaffo? DORALICE E come, che gliel'ho dato! E buono! PANTALONE E me lo contè a mi? E me lo disè co sta bella disinvoltura? Quatro zorni, che sé in sta casa, scomenzè subito a menar le man, e po pretendè, che i ve voggia ben, che i ve tratta ben, che i ve fazza dei abiti, che i ve soddisfa? Me maraveggio dei fatti vostri; se saveva sta cossa, no ve vegniva gnanca a trovar. Se fate cusì, non ve varderò più quanto, che sé longa. Se el fumo della nobiltà, che avè acquistà in sta casa, ve va alla testa, considerè un poco meggio quel che sè, quel che sè stada, e quel, che poderessi esser, se mi no ve avesse volesto ben. Sè muggier de un Conte, sè deventada Contessa, ma el titolo non basta per farve portar respetto, quando no ve acquistè l'amor della zente colla dolcezza, e colla umiltà. Sè stada una povera putta, perché, co sè nassua no gh'aveva i capitali, che gh'ho in ancuo, e col tempo, e con industria i ho moltiplicai più per vu, che per mi. Considerè, che poderessi esser ancora una miserabile, se vostro pare no avesse fatto quel che l'ha fatto per vu. Ringraziè el Cielo del ben, che gh'avè. Portè rispetto ai vostri maggiori; siè umile, siè paziente, siè bona, e allora sarè nobile, sarè ricca, sarè respettada. DORALICE Signor padre, vi ringrazio dell'amorosa correzione, che mi fate. PANTALONE Vostra madonna sarà in tutte le furie, e con rason. DORALICE Non so ancora, se lo abbia saputo. PANTALONE Procurè, che no la lo sappia. E se mai la lo avesse savesto; arecordeve de far el vostro debito. DORALICE Qual è questo mio debito? PANTALONE Andè da vostra madonna, e domandeghe scusa. DORALICE Domandarle scusa poi, non mi par cosa da mia pari. PANTALONE No la ve par cossa da par vostro? Cossa seu vu? Chi seu? Seu qualche Principessa? Povera sporca! Via, sè matta la vostra parte. DORALICE Non andate in collera. Le domanderò scusa. Ma voglio assolutamente, che mi faccia quest'abito. PANTALONE Adesso, dopo la strambaria, che avè fatto, no xè tempo da domandarghelo. DORALICE Dunque starò senza? Dunque non anderò in nessun luogo? Sia maledetto quando sono venuta in questa casa. PANTALONE Via, vipera, via subito maledir. DORALICE Ma se mi veggio trattata peggio di una serva. PANTALONE Orsù, vegni qua; per stavolta vòi remediar mi a sti desordini. Tolè sti cinquanta zecchini; fève el vostro bisogno; ma arrecordeve ben, che no senta mai più rechiami dei fatti vostri. DORALICE Vi ringrazio, signor padre, vi ringrazio. Vi assicuro, che non avrete a dolervi di me. Un'altra cosa mi avereste a regalare, e poi non vi disturbo mai più. PANTALONE Cossa voressi, via; cossa voressi? DORALICE Quell'orologio. Voi ne avete altri due. PANTALONE Vòi contentarve anca in questo. Tiolè. (No gh'ho altro che sta puta). (da sé) Ma ve torno a dir,

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Argomenti: lume eterno,    galantuomo quattordici,    bravo mercante

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