La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni pagina 3

Testo di pubblico dominio

mercante di piazza? COLOMBINA La differenza consiste in un poco più di denari. DORALICE Sai, Colombina, che sei una bella impertinente? COLOMBINA A me signora impertinente? A me che sono dieci anni, che sono in questa casa? Che sono più padrona della padrona medesima? DORALICE A te, sì, a te; se non mi porterai rispetto vederai quello, che farò. COLOMBINA Cosa farete! Cosa farete? DORALICE Ti darò uno schiaffo. (glielo dà, e parte) Scena nona Colombina sola. COLOMBINA A me uno schiaffo? E me lo dà, e poi dice: te lo darò? Così a sangue freddo, senza scaldarsi? Non me l'aspettava mai. Ma giuro al Cielo mi vendicherò. La padrona lo saprà. Toccherà a lei a vendicarmi. Sono dieci anni, che sto in casa sua. Senza di me non può fare; e non mi vorrà perdere assolutamente. Maladetta! uno schiaffo? Se me l'avesse dato la padrona che è nobile soffrirei. Ma da una, che è figlia d'un marcante come sono io, non lo posso soffrire. (parte) Scena decima Camera della contessa Isabella La contessa Isabella, poi il conte Giacinto ISABELLA Questa signora nuora è un'acqua morta, che a poco a poco si va dilatando; e s'io non vi riparo per tempo, ci affogherà quanti siamo. Ho osservato, che ella tratta volentieri con tutti quelli, che praticano in questa casa; e mi pare, che vada acquistando credito. Non è già, che sia bella, ma la gioventù, la novità, l'oppinione, ch'ella sia ricca, può tirar gente dal suo partito. In casa mia non voglio essere soverchiata. Non sono ancora in età da cedere l'armi al tempio. GIACINTO Riverisco la signora madre. ISABELLA Buon giorno, buon giorno. GIACINTO Che avete, signora, che mi parete turbata? ISABELLA Povero figlio! tu sei sagrificato. GIACINTO Io sagrificato? Perché? ISABELLA Tuo padre, tuo padre ti ha assassinato. GIACINTO Mio padre? Cosa m'ha fatto? ISABELLA Ti ha dato una moglie, che non è degna di te. GIACINTO In quanto a mia moglie, ne sono contentissimo; l'amo teneramente, e ringrazio il Cielo d'averla avuta. ISABELLA E la tua nobiltà? GIACINTO La nostra nobiltà era in pericolo senza la dote di Doralice. ISABELLA Si poteva trovare una ricca, che fosse nobile. GIACINTO Era difficile nel disordine, in cui si ritrovava la nostra casa. ISABELLA Con questi sentimenti, non mi comparir più davanti. GIACINTO Signora sono venuto da voi per un affar di rilievo. ISABELLA Come sarebbe a dire? GIACINTO A una sposa, che ha portato in casa vintimile scudi mi pare, che sia giusto di farle un abito. ISABELLA Per la comparsa, che deve fare, è vestita anche troppo bene. GIACINTO Se non le si fa un abito buono, io non la posso condurre in veruna conversazione. ISABELLA Che? La vorresti condurre nelle conversazioni? Un bell'onore, che faresti alla nostra famiglia. Se le faranno un affronto, la nostra casa torrà di mezzo. GIACINTO Dovrà dunque star sempre in casa? ISABELLA Signor sì, signor sì, sempre in casa. Ritirata, senza farsi vedere da chi si sia. GIACINTO Ma tutti sanno, che Doralice è mia moglie; gli amici verranno a visitarla. Alcune dame me l'hanno fatto sapere. ISABELLA Chi vuol venire in questa casa ha da mandare a me l'ambasciata. Io sono la padrona; e chiunque ardirà venirvi senza la mia intelligenza, ritroverà la porta serrata. GIACINTO Via si farà tutto quello che voi volete. Ma anche lei poverina bisogna contentarla. Bisogna farle un abito. ISABELLA Per contentar lei niente affatto; ma per te, perché ti voglio bene, lo faremo. Di che cosa lo vuoi? Di baracane, o di cambellotto? GIACINTO Diavolo! Vi pare, che questa sia roba da dama? ISABELLA Colei non è nata dama. GIACINTO È mia moglie. ISABELLA Ebbene di che vorresti, che si facesse? GIACINTO D'un drappo moderno con oro, o con argento. ISABELLA Sei pazzo? Sei pazzo? Non si gettano i denari in questa maniera. GIACINTO Ma finalmente mi pare di poterlo pretendere. ISABELLA Cos'è questo pretendere? Questa parola non l'hai più detta a tua madre. Ecco i frutti delle belle lezioni della tua sposa. Fraschetta, fraschetta! GIACINTO Ma che ha da fare quella povera donna in questa casa? ISABELLA Mangiare, bere, lavorare, e allevare i figliuoli, quando ne avrà. GIACINTO Così non può durare. ISABELLA O così, o peggio. GIACINTO Signora madre, un poco più di carità. ISABELLA Signor figliuolo un poco più di giudizio. GIACINTO Fatele quest'abito, se mi volete bene. ISABELLA Prendi, ecco sei zecchini, e fagli l'abito. GIACINTO Sei zecchini? Fatelo alla vostra serva. (parte) Scena undicesima La contessa Isabella, poi il Dottore ISABELLA È diventato un bell'umorino costui. Causa quell'impertinente di Doralice. DOTTORE Con permissione; posso venire? (di dentro) ISABELLA Venite, venite, Dottore venite. DOTTORE Faccio riverenza alla signora Contessa. ISABELLA È qualche tempo, che non vi lasciate vedere. DOTTORE Ho avuto in questi giorni di molti affari. ISABELLA Eh! Le amicizie vecchie si raffreddano un poco per volta. DOTTORE Oh signora mi perdoni! La non può dire così. Dal primo giorno, che ella mi ha onorato della sua buona grazia, non può dire che io abbia mancato di servirla in tutto quello, ho potuto. ISABELLA Datemi quella sedia. DOTTORE Subito la servo. (le porta una sedia) ISABELLA Avete tabacco? (sedendo) DOTTORE Per dirla m'ho scordata la tabacchiera. ISABELLA Guardate in quel cassetino, che vi è una tabacchiera, portatela qui. DOTTOREsignora. (va a prendere la tabacchiera) ISABELLA (Mi piace il Dottore, perché conosce i suoi doveri, non fa come quelli, che quando hanno un poco di confidenza, se ne prendono di soverchio). (da sé) DOTTORE Eccola. (presenta la tabacchiera alla Contessa) ISABELLA Sentite questo tabacco. (gli offerisce il tabacco) DOTTORE Buono per verità. ISABELLA Tenete ve lo dono. DOTTORE Anco la tabacchiera? ISABELLA Anco la tabacchiera. DOTTORE Oh le sono bene obbligato. ISABELLA Oggi starete a pranzo con me. DOTTORE Mi fa troppo onore. Ho piacere, così vederò anche la signora Doralice, che non ho mai veduta. ISABELLA Doralice non mangia alla mia tavola. DOTTORE No? Perché? ISABELLA Io non mi degno di mangiar con lei. DOTTORE È pur la moglie di suo figliuolo. ISABELLA Se l'ha presa, che se la goda. DOTTORE È vero, che ella non è nobile; ma gl'ha portato una bella dote. ISABELLA Oh, anche voi mi rompete il capo con questa dote. DOTTORE La non vada in collera, non parlo più. ISABELLA Cos'ha portato? Cos'ha portato? DOTTORE Oh! Cos'ha portato? Quattro stracci. ISABELLA Non era degna di venire in questa casa. DOTTORE Dice bene, la non era degna. Io mi sono maravigliato quando ho sentito concludere un tal matrimonio. ISABELLA Mi vengono i rossori sul viso. DOTTORE La compatisco. Non lo doveva mai accordare. ISABELLA Ma voi pure mi avete consigliata a farlo. DOTTORE Io? Non me ne ricordo. ISABELLA M'avete detto, che la nostra casa era in disordine, e che bisognava pensare a remediarvi. DOTTORE Può essere, ch'io l'abbia detto. ISABELLA Mi avete fatto vedere, che i ventimille scudi di dote potevano rimetterla in piedi. DOTTORE L'averò detto; e infatti il signor Conte, ha ricuperati tutti i suoi beni, ed io ho fatto l'instrumento della ricupera. ISABELLA L'entrate dunque sono libere. DOTTORE Liberissime. ISABELLA Non si penerà più di giorno in giorno. Non avremo più occasione d'incomodare gli amici. Anche voi caro Dottore, mi avete più volte favorita. Non me lo scordo. DOTTORE Non parliamo di questo. Dove posso la mi comandi. Scena dodicesima Colombina e detti. COLOMBINA Signora padrona, è qui il signor Cavaliere del Bosco. (mesta, quasi piangendo) ISABELLA Andate; andate, che viene il signor Cavaliere. (al Dottore) DOTTORE Perdoni, non ha detto ch'io resti?... ISABELLA Chi v'ha insegnato la creanza? Quando vi dico che andiate, dovete andare. DOTTORE Pazienza. Anderò. Le son servitore. (partendo)

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Argomenti: contessa isabella,    drappo moderno

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