La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni pagina 4

Testo di pubblico dominio

ISABELLA Ehi! A pranzo vi aspetto. DOTTORE Ma se ella va in collera così presto... ISABELLA Manco ciarle. Andate, e venite a pranzo. DOTTORE (Sono tanti anni, che pratico in questa casa, e non ho ancora imparato a conoscere il suo temperamento). (da sé, parte) Scena tredicesima La contessa Isabella e Colombina ISABELLA È il signor Cavaliere? COLOMBINA Signora sì. (mesta come sopra) ISABELLA Da Doralice vi è stato nessuno? COLOMBINA Signora no. (come sopra) ISABELLA Che hai, che piangi? COLOMBINA La signora Doralice mi ha dato uno schiaffo. ISABELLA Come? Che dici? Colei ti ha dato uno schiaffo? Uno schiaffo alla mia cameriera? Perché? Contami: com'è stato? COLOMBINA Perché voleva dire, che ella è padrona, che Vusustrissima non conta più niente, che è vecchia. Io mi sono riscaldata per difendere la mia padrona, ed ella mi ha dato uno schiaffo. (piangendo) ISABELLA Ah indegna, petulante, sfacciata! Me la pagherà, me la pagherà. Giuro al Cielo, me la pagherà. Scena quattordicesima Il Cavaliere del bosco e dette. CAVALIERE Permette la signora Contessa? ISABELLA Cavalier, siete venuto a tempo. Ho bisogno di voi. CAVALIERE Comandate, signora. Disponete di me. ISABELLA Se mi siete veramente amico, ora è tempo di dimostrarlo. CAVALIERE Farò tutto per obbedirvi. ISABELLA Doralice, che per mia disgrazia è sposa di mio figliuolo, mi ha gravemente offesa; pretendo le mie soddisfazioni; e le voglio. Se lo dico a mio marito, egli è uno stolido, che non sa altro, che di medaglie. Se lo dico a mio figlio, è innamorato della moglie, e non mi abbaderà. Voi siete Cavaliere, voi siete il mio più confidente, tocca a voi a sostenere le mie ragioni. CAVALIERE In che consiste l'offesa? COLOMBINA Ha dato uno schiaffo a me. CAVALIERE Non vi è altro male? ISABELLA Vi par poco dare uno schiaffo alla mia cameriera? COLOMBINA Dieci anni sono, ch'io servo in questa casa. CAVALIERE Non mi pare motivo per accendere un sì gran fuoco. ISABELLA Ma bisogna sapere, perché l'ha fatto. COLOMBINA Oh! Qui sta il punto. CAVALIERE Via, perché l'ha fatto? ISABELLA Tremo solamente in pensarlo. Non posso dirlo. Colombina, diglielo tu. COLOMBINA Ha detto, che la mia padrona non comanda più. ISABELLA Che vi pare? (al Cavaliere) COLOMBINA Ha detto che è vecchia... ISABELLA Zitta bugiarda; non ha detto così. Pretende voler ella comandare. Pretende essere a me preferita, e perché la mia cameriera tiene da me, le dà uno schiaffo? CAVALIERE Signora Contessa, non facciamo tanto rumore. ISABELLA Come? Dovrò dissimulare un'offesa di questa sorta? E voi me lo consigliereste? Andate, andate che siete un mal Cavaliere; e se non volete voi abbracciare l'impegno, ritroverò chi avrà più spirito, chi avrà più convenienza di voi. CAVALIERE (Bisogna secondarla). (da sé) Cara Contessa, non andate in collera; ho detto così, per acquietarvi un poco; per altro l'offesa è gravissima, e merita risarcimento. ISABELLA Dare uno schiaffo alla mia cameriera! CAVALIERE È una temerità intollerabile. ISABELLA Dir ch'io non comando più! CAVALIERE È una petulanza. E poi dire che siete vecchia! ISABELLA Questo vi dico, che non l'ha detto; non lo poteva dire; e non l'ha detto. COLOMBINA L'ha detto in coscienza mia. ISABELLA Va' via di qua. COLOMBINA E ha detto di più, che avete da stare accanto al fuoco. ISABELLA Va' via di qua. Sei una bugiarda. COLOMBINA Se non è vero mi caschi il naso. ISABELLA Va' via di qua, o ti bastono. COLOMBINA Se non l'ha detto possa crepare. (parte) Scena quindicesima La contessa Isabella e il Cavaliere del bosco ISABELLA Non le credete: Colombina dice delle bugie. CAVALIERE Dunque non sarà vero nemmeno dello schiaffo. ISABELLA Oh! Lo schiaffo poi gliel'ha dato. CAVALIERE Lo sapete di certo? ISABELLA Lo so di certo. E qui bisogna pensare a farmi avere le mie soddisfazioni. CAVALIERE Ci penserò. Studierò l'articolo, e vederò qual compenso si può trovare, perché siate soddisfatta. ISABELLA Ricordatevi, ch'io son dama, ed ella no. CAVALIERE Benissimo. ISABELLA Ch'io sono la padrona di casa. CAVALIERE Dite bene. E che anco per ragione d'età vi si deve maggior rispetto. ISABELLA Cosa c'entra l'età?... Per questo capo, non pretendo ragione alcuna. CAVALIERE Voglio dire... ISABELLA M'avete inteso. Ditelo al Conte mio marito, ditelo al Contino mio figlio, ch'io voglio le mie soddisfazioni, altrimenti so io quel che farò. Cavaliere, vi attendo colla risposta. (parte) CAVALIERE Poco mi costa secondar l'umore di questa pazza, tanto più, che con questa occasione spero introdurmi dalla signora Doralice, la quale è più giovane; e più bella. (parte) Scena sedicesima Salotto nell'appartamento del conte Anselmo. Brighella ed Arlecchino vestito all'armena, con barba finta. BRIGHELLA Cusì, come ve diseva, el me padron l'è impazzido per l'antichità; el tol tutto, el crede tutto, el butta via i so denari in cosse ridicole, in cosse, che non val niente. ARLECCHINO Cossa avì intenzion? Che el me toga mi per un'antigaia? BRIGHELLA V'ho vestito co sti abiti, e v'ho fatto metter sta barba, per condurve dal mio padron, darghe da intender che sì un antiquario, e farghe comprar tutte quelle strazzarìe, che v'ho dà. E po i denari li spartirem metà per uno. ARLECCHINO Ma se el sor Cont me scovre, e in vezze de denari el me favorisce delle bastonade, le spartiremo metà per un? BRIGHELLA Nol v'ha mai visto; nol ve conosce. È po co sta barba, e po co sti abiti parì un Armeno d'Armenia. ARLECCHINO Ma se d'Armenia no so parlar! BRIGHELLA Ghe vol tanto a finzer de esser Armeno? Gnanca lu nol l'intende quel linguaggio; basta terminar le parole in ira, in ara, e el ve crede un Armeno italianà. ARLECCHINO Volira, vedira, comprara: dighia ben? BRIGHELLA Benissimo. Arecordev i nomi che v'ho dito per vendergh le rarità, e faremo polito. ARLECCHINO Un gran ben, che volì al voster padron! BRIGHELLA Ve dirò. Ho procurà de illuminarlo, de disingannarlo, ma nol vol. El butta via i so denari con questo, e con quello; za che la cà se brusa, me vòi scaldar anca mi. ARLECCHINO Bravissimo. Tutt sta, che me recorda tutto. BRIGHELLA Vardè no fallar... Oh eccolo, che el vien. Scena diciassettesima Il conte Anselmo e detti. BRIGHELLA Signor padron, l'è qua l'Armeno dalle antigagge. ANSELMO Oh bravo! Ha delle cose buone? BRIGHELLA Cose belle! Cose stupende! ANSELMO Amico, vi saluto. (ad Arlecchino) ARLECCHINO Saludara, patrugna cara. (Digha ben?). (a Brighella) BRIGHELLA (Pulito). ANSELMO Cosa avete di bello da mostrarmi? ARLECCHINO (Fa vedere un lume da olio, ad uso di cucina) Questo stara... stara... (cossa stara?). (piano a Brighella) BRIGHELLA (Lume eterno). (piano ad Arlecchino) ARLECCHINO Stara luma lanterna; trovata in palamida de getto, in sepolcro Bartolomeo. ANSELMO Cosa diavolo dice? Io non l'intendo. BRIGHELLA L'aspetta; mi intendo un pochetto l'armeno. Aracapi, nicoscopi, ramarcara. (finge parlare armeno) ARLECCHINO La racaracà, taratapatà, baracacà, curucù, caracà. (finge risponder armeno a Brighella) BRIGHELLA Vedela? Ho inteso tutto. El dis, che l'è un lume eterno trovà nelle piramidi d'Egitto, nel sepolcro de Tolomeo. ARLECCHINO Stara, stara. ANSELMO Ho inteso, ho inteso (Oh che cosa rara! Se lo posso avere, non mi scappa dalle mani). (da sé) Quanto ne volete? ARLECCHINO Vinta zecchina. ANSELMO Oh! È troppo. Se me lo dasse per dieci, ancor ancora lo prenderei. ARLECCHINO No podira, no podira. ANSELMO Finalmente... non è una gran rarità. (Oh! Lo voglio assolutamente). (da sé) BRIGHELLA Volela, che l'aggiusta mi? ANSELMO Sì, vedi, se lo desse con dodici. (gli fa cenno con le mani che gli offerisca dodici zecchini) BRIGHELLA Lamacà, volenich, calabà. ARLECCHINO Salamin, salamon, salamà. BRIGHELLA Curich, maradas, chiribara. ARLECCHINO Sarich, micon,

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Argomenti: contessa isabella,    lume eterno

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