Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni pagina 8

Testo di pubblico dominio

della di lui morte un amante mio, di cui sotto di queste spoglie mi porto in traccia. Pregovi per tutte le sacre leggi d'amicizia, e d'amore di non tradirmi. So, che incauta sono io stata confidandovi un tale arcano, ma l'ho fatto per più motivi; primieramente, perché mi doleva vedervi afflitta; in secondo luogo, perché mi pare conoscere in voi, che siate una ragazza da potersi compromettere di segretezza; per ultimo, perché il vostro Silvio mi ha minacciato, e non vorrei, che sollecitato da voi, mi ponesse in qualche cimento. CLARICE A Silvio mi permettete voi, ch'io lo dica? BEATRICE No, anzi ve lo proibisco assolutamente. CLARICE Bene, non parlerò. BEATRICE Badate, che mi fido di voi. CLARICE Ve lo giuro di nuovo, non parlerò. BEATRICE Ora non mi guarderete più di mal occhio. CLARICE Anzi vi sarò amica; e, se posso giovarvi, disponete di me. BEATRICE Anch'io vi giuro eterna la mia amicizia. Datemi la vostra mano. CLARICE Eh, non vorrei... BEATRICE Avete paura, ch'io non sia donna? Vi darò evidenti riprove della verità. CLARICE Credetemi, ancora mi pare un sogno. BEATRICE Infatti la cosa non è ordinaria. CLARICE È stravagantissima. BEATRICE Orsù, io me ne voglio andare. Tocchiamoci la mano, in segno di buona amicizia, e di fedeltà. CLARICE Ecco la mano; non ho nessun dubbio, che m'inganniate. Scena ventunesima Pantalone e dette. PANTALONE Bravi! Me ne rallegro infinitamente. (Fia mia, ti t'ha giustà molto presto). (a Clarice) BEATRICE Non vel dissi, signor Pantalone, che io l'averei placata? PANTALONE Bravo! Avè fatto più vu in quattro minuti, che no averave fatto mi in quattr'anni. CLARICE (Ora sono in un laberinto maggiore). (da sé) PANTALONE Donca stabiliremo presto sto matrimonio. (a Clarice) CLARICE Non abbiate tanta fretta, signore. PANTALONE Come! Se se tocca le manine in scondon, e non ho d'aver pressa? No, no, no voggio, che me succeda desgrazie. Doman se farà tutto. BEATRICE Sarà necessario, signor Pantalone, che prima accomodiamo le nostre partite, che vediamo il nostro conteggio. PANTALONE Faremo tutto. Queste le xè cosse, che le se fa in do ore. Doman daremo l'anello. CLARICE Deh, signor padre... PANTALONE Siora fia, vago in sto ponto a dir le parole a sior Silvio. CLARICE Non lo irritate per amor del Cielo. PANTALONE Coss'è? Che ne vustu do? CLARICE Non dico questo. Ma... PANTALONE Ma, e mo, la xè finia. Schiavo, siori. (vuol partire) BEATRICE Udite... (a Pantalone) PANTALONE Sè mario, e muggier. (partendo) CLARICE Piuttosto... (a Pantalone) PANTALONE Stassera la discorreremo. (parte) Scena ventiduesima Beatrice e Clarice CLARICE Ah signora Beatrice, esco da un affanno, per entrare in un altro. BEATRICE Abbiate pazienza. Tutto può succedere, fuor ch'io vi sposi. CLARICE E se Silvio mi crede infedele? BEATRICE Durerà per poco l'inganno. CLARICE Se gli potessi svelare la verità... BEATRICE Io non vi disimpegno dal giuramento. CLARICE Che devo fare dunque? BEATRICE Soffrire un poco. CLARICE Dubito, che sia troppo penosa una tal sofferenza. BEATRICE Non dubitate, che dopo i timori, dopo gli affanni, riescono più graditi gli amorosi contenti. (parte) CLARICE Non posso lusingarmi di provar i contenti finché mi vedo circondata da pene. Ah purtroppo egli è vero; in questa vita, per lo più o si pena, o si spera, e poche volte si gode. (parte) Atto secondo Scena prima Cortile in casa di Pantalone Silvio e il Dottore SILVIO Signor padre, vi prego lasciarmi stare. DOTTORE Fermati; respondimi un poco. SILVIO Sono fuori di me. DOTTORE Per qual motivo sei tu venuto nel cortile del signor Pantalone? SILVIO Perché voglio, o che egli mi mantenga quella parola, che mi ha dato, o che mi renda conto del gravissimo affronto. DOTTORE Ma questa è una cosa, che non conviene farla nella propria casa di Pantalone. Tu sei un pazzo a lasciarti trasportar dalla collera. SILVIO Chi tratta male con noi, non merita alcun rispetto. DOTTORE È vero, Pantalone manca al dovere di galantuomo, ma non per questo si ha da precipitare. Lascia fare a me, Silvio mio, lascia un po', ch'io gli parli; può essere, ch'io lo illumini, e gli faccia conoscere il suo dovere. Ritirati in qualche loco, e aspettami; esci di questo cortile, non facciamo scene. Aspetterò io il signor Pantalone. SILVIO Ma io, signor padre... DOTTORE Ma io, signor figliuolo, voglio poi esser obbedito. SILVIO Sì, v'obbedirò. Me n'anderò. Parlategli. Vi aspetto dallo speziale. Ma se il signor Pantalone persiste, averà che fare con me. (parte) Scena seconda Il Dottore, poi Pantalone DOTTORE Povero figliuolo, lo compatisco. Non doveva mai il signor Pantalone lusingarlo a tal segno, prima di essere certo della morte del turinese. Vorrei pure vederlo quieto, e non vorrei, che la collera me lo facesse precipitare. PANTALONE (Cossa fa el Dottor in casa mia?). (da sé) DOTTORE Oh signor Pantalone, vi riverisco. PANTALONE Schiavo, sior Dottor. Giusto adesso vegniva a cercar de vu, e de vostro fio. DOTTORE Sì? Bravo; m'immagino, che dovevate venire in traccia di noi, per assicurarci, che la signora Clarice sarà moglie di Silvio. PANTALONE Anzi vegniva per dirve... (mostrando difficoltà di parlare) DOTTORE No, non c'è bisogno di altre giustificazioni. Compatisco il caso, in cui vi siete trovato. Tutto vi si passa in grazia della buona amicizia. PANTALONE Siguro, che considerando la promessa fatta a sior Federigo... (titubando, come sopra) DOTTORE E colto all'improvviso da lui, non avete avuto tempo a riflettere; e non avete pensato all'affronto, che si faceva alla nostra casa. PANTALONE No se pol dir affronto, quando con un altro contratto... DOTTORE So che cosa volete dire. Pareva a prima vista, che la promessa col turinese fosse indissolubile, perché stipulata per via di contratto. Ma quello era un contratto seguito fra voi, e lui, e il nostro è confermato dalla fanciulla. PANTALONE Xè vero; ma... DOTTORE E sapete bene, che in materia di matrimoni: Consensus, et non concubitus facit virum PANTALONE Mi no so de latin; ma ve digo... DOTTORE E le ragazze non bisogna sacrificarle. PANTALONE Aveu altro da dir? DOTTORE Per me ho detto. PANTALONE Aveu fenio? DOTTORE Ho finito. PANTALONE Poss'io parlar? DOTTORE Parlare. PANTALONE Sior Dottor caro, con tutta la vostra dottrina... DOTTORE Circa alla dote ci aggiusteremo. Poco più, poco meno, non guarderò. PANTALONE Semo da capo. Voleu lassarme parlar? DOTTORE Parlate. PANTALONE Ve digo, che la vostra dottrina xè bella, e bona, ma in sto caso no la conclude. Sior Federigo el xè dessù in camera co mia fia, e se vu savè tutte le regole dei sposalizi, credo, che a questo no ghe manca gnente. DOTTORE Come! È fatto ogni cosa? PANTALONE Tutto. DOTTORE L'amico è in camera? PANTALONE Ghe l'ho lassà za un poco. DOTTORE E la signora Clarice lo ha sposato, così su due piedi, senza la minima difficoltà? PANTALONE No saveu come, che le xè le donne? Le se volta come le bandiere. DOTTORE E voi comporterete, che segua un tal matrimonio? PANTALONE Per mi giera impegnà, che no me podeva cavar. Mia fia xè contenta; che difficoltà poss'io aver? Vegniva a posta a cercar de vu, o de sior Silvio, per dirve sta cossa. La me despiase assae, ma non ghe vedo remedio. DOTTORE Non mi maraviglio della vostra figliuola, mi maraviglio di voi, che trattiate sì malamente con me. Se non eravate sicuro della morte del signor Federigo, non avevate a impegnarvi col mio figliuolo; e se con lui vi siete impegnato, avete a mantenerla parola a costo di tutto. La nuova della morte di Federigo giustificava bastantemente, anche presso di lui, la vostra nova risoluzione, né poteva egli rimproverarvi, né aveva luogo a pretendere veruna soddisfazione. Gli sponsali contratti questa mattina fra la signora Clarice, ed il mio figliuolo coram testibus, non potevano essere sciolti da

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Argomenti: secondo scena

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