Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni pagina 4

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potermi meritare la di lei grazia. Intanto andremo esaminando i nostri conti, che è uno dei due motivi, per cui, come vi è noto, mi son portato a Venezia. PANTALONE Tutto xè all'ordine per el nostro conteggio. Ghe farò veder el conto corrente; i so bezzi xè parechiai, e faremo el saldo co la vorrà. BEATRICE Verrò con più comodo a riverirvi; per ora, se mi permettete, andrò con Brighella a spedire alcuni piccioli affari, che mi sono stati raccomandati. Egli è pratico della città, potrà giovarmi nelle mie premure. PANTALONE La se serva, come che la vol; e se la gh'ha bisogno de gnente la comanda. BEATRICE Se mi darete un poco di denaro, mi farete piacere, non ho voluto prenderne meco; per non discapitare nelle monete. PANTALONE Volentiera; la servirò. Adesso no gh'è el cassier. Subito, che el vien ghe manderò i bezzi ma a casa. No vala a star da mio compare Brighella? BEATRICE Certamente; vado da lui; e poi manderò il mio servitore; egli è fidatissimo, gli si può fidar ogni cosa. PANTALONE Benissimo; la servirò come la comanda, e se la vol restar da mi a far penitenza, la xè parona. BEATRICE Per oggi vi ringrazio. Un'altra volta sarò a incomodarvi. PANTALONE Donca starò attendendola. SERVITORE Signore, è domandato. (a Pantalone) PANTALONE Da chi? SERVITORE Di là... non saprei... (Vi sono degl'imbrogli). (piano a Pantalone, e parte) PANTALONE Vegno subito. Con so bona grazia. La scusa, se no la compagno. Brighella, vu sé de casa; servilo vu sior Federigo. BEATRICE Non vi prendete pena per me. PANTALONE Bisogna, che vaga. A bon reverirla. (Non voria, che nassesse qualche diavolezzo). (da sé, e parte) Scena quinta Beatrice e Brighella BRIGHELLA Se pol saver, siora Beatrice?... BEATRICE Chetatevi, per amor del Cielo, non mi scoprite. Il povero mio fratello è morto, ed è rimasto ucciso, o dalle mani di Florindo Aretusi, o da alcun altro per di lui cagione. Vi sovverrete, che Florindo mi amava, e mio fratello non voleva, che io gli corrispondessi. Si attaccarono, non so come, Federigo morì, e Florindo, per timore della giustizia se n'è fuggito, senza potermi dare un addio. Sa il Cielo, se mi dispiace la morte del povero mio fratello, e quanto ho pianto per sua cagione; ma oramai non vi è più rimedio, e mi duole la perdita di Florindo. So, che a Venezia erasi egli addrizzato, ed io ho fatto la risoluzione di seguitarlo. Cogli abiti, e colle lettere credenziali di mio fratello, eccomi qui arrivata colla speranza di ritrovarvi l'amante. Il signor Pantalone, in grazia di quelle lettere, e in grazia molto più della vostra asserzione, mi crede già Federigo. Faremo il saldo de' nostri conti, riscuoterò del denaro, e potrò soccorrere anche Florindo, se ne avrà di bisogno. Guardate dove conduce amore! Secondatemi, caro Brighella, aiutatemi; sarete largamente ricompensato. BRIGHELLA Tutto ba ven, ma no vorrave esser causa mi, che sior Pantalon, sotto bona fede, ghe pagasse el contante, e che po el restasse burlà. BEATRICE Come burlato? Morto mio fratello, non sono io l'erede? BRIGHELLA L'è la verità. Ma perché no scovrirse? BEATRICE Se mi scopro non faccio nulla. Pantalone principierà a volermi far da tutore; e tutti mi seccheranno, che non istà bene, che non conviene, e che so io? Voglio la mia libertà. Durerà poco, ma pazienza. Frattanto qualche cosa sarà. BRIGHELLA Veramente, signora, l'è sempre stada un spiritin bizarro. La lassa far a mi, la staga su la mia fede. La se lassa servir. BEATRICE Andiamo alla vostra locanda. BRIGHELLA El so servitor dov'èlo? BEATRICE Ha detto, che mi aspetterà sulla strada. BRIGHELLA Dove l'àla tolto quel martuffo? Nol sa gnanca parlar. BEATRICE L'ho preso per viaggio. Pare sciocco qualche volta, ma non lo è, e circa la fedeltà non me ne posso dolere. BRIGHELLA Ah la fedeltà l'è una bella cossa! Andemo, la resta servida; vardè amor cossa, che el fa far. BEATRICE Questo non è niente. Amor ne fa far di peggio. BRIGHELLA Eh, avemo principià ben. Andando in là, no se sa cossa possa succeder. (parte) Scena sesta Strada colla locanda di Brighella. Truffaldino solo. TRUFFALDINO Son stuffo d'aspettar, che no posso più. Co sto me patron se magna poco, e quel poco el me lo fa suspirar. Mezzozorno della città l'è sonà, che è mezz'ora, e el mezzozorno delle mie budelle l'è sonà, che sarà do ore. Almanco savesse dove s'ha da andar a alozar. I alter subit che i ariva in qualche città, la prima cossa i va all'osteria. Lu, sior no, el lassa i bauli in barca del corrier, el va a far visite, e nol se recorda del povero servitor. Quand ch'i dis, bisogna servir i patron con amor! Bisogna dir ai patroni, ch'i abbia un poco de carità per la servitù. Qua gh'è una locanda; quasi, quasi anderia a veder se ghe fuss da devertir el dente; ma se el patron me cerca? So danno, che l'abbia un poco de discrezion. Vo' andar; ma adess, che ghe penso, gh'è un'altra piccola difficoltà, che no me l'arecordava: non gh'ho gnanca un quattrin. Oh povero Truffaldin! Più tost, che farel servitor, corpo del diavol, me vòi metter a far... cossa mo? Per grazia del Cielo mi no so far gnente. Scena settima Florindo da viaggio con un Facchino col baule in spalla, e detto. FACCHINO Ghe digo, che no posso più; el pesa, che el mazza. FLORINDO Ecco qui un'insegna d'osteria, o di locanda. Non puoi far questi quattro passi? FACCHINO Aiuto; el baul va in terra. FLORINDO L'ho detto, che tu non saresti stato al caso: sei troppo debole; non hai forza. (regge il baule sulle spalle del Facchino) TRUFFALDINO (Se podess vadagnar diese soldi). (osservando il Facchino) Signor, comandela niente da mi? La poss'io servir? (a Florindo) FLORINDO Caro galantuomo; aiutate a portare questo baule in quell'albergo. TRUFFALDINO Subito; la lassa far a mi. La varda come, che se fa. Passa via. (va colla spalla sotto il baule, lo prende tutto sopra di sé, e caccia in terra il Facchino con una spinta) FLORINDO Bravissimo. TRUFFALDINO Se nol pesa gnente! (entra nella locanda col baule) FLORINDO Vedete come si fa? (al Facchino) FACCHINO Mi no so far de più. Fazzo el facchin per desgrazia; ma son fiol de una persona civil. FLORINDO Che cosa faceva vostro padre? FACCHINO Mio padre? El scortegava i agnelli per la città. FLORINDO (Costui è un pazzo; non occorr'altro). (vuol andare nella locanda) FACCHINO Lustrissimo, la favorissa. FLORINDO Che cosa? FACCHINO I bezzi della portadura. FLORINDO Quanto ti ho da dare per dieci passi? Ecco lì la corriera. (accenna dentro alla scena) FACCHINO Mi no conto i passi; la me paga. (stende la mano) FLORINDO Eccoti cinque soldi. (gli mette una moneta in mano) FACCHINO La me paga. (tiene la mano stesa) FLORINDO O che pazienza! Eccotene altri cinque. (fa come sopra) FACCHINO La me paga. (come sopra) FLORINDO (Gli dà un calcio) Sono annoiato. FACCHINO Adesso son pagà. (parte) Scena ottava Florindo, poi Truffaldino FLORINDO Che razza di umori si dànno! Aspettava proprio che io lo maltrattassi. Oh andiamo un po' a vedere, che albergo è questo... TRUFFALDINO Signor, l'è restada servida. FLORINDO Che alloggio è codesto? TRUFFALDINO L'è una bona locanda, signor. Boni letti, bei specchi, una cusina bellissima, con un odor, che consola. Ho parlà col camerier. La sarà servida da re. FLORINDO Voi, che mestiere fate? TRUFFALDINO El servitor. FLORINDO Siete veneziano? TRUFFALDINO No son venezian, ma son qua del Stato. Son bergamasco, per servirla. FLORINDO Adesso avete padrone? TRUFFALDINO Adesso... veramente non l'ho. FLORINDO Siete senza padrone? TRUFFALDINO Eccome qua; la vede; son senza padron. (Qua nol gh'è el me padron; mi no digo busie). (da sé) FLORINDO Verreste voi a servirmi? TRUFFALDINO A servirla? Perché no? (Se i patti fusse meggio, me cambieria de camisa). (da sé) FLORINDO Almeno per il tempo, ch'io sto in Venezia. TRUFFALDINO Benissimo. Quanto

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