Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni pagina 11

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sa metter i piatti in tola. BRIGHELLA El trova difficoltà in tutto. TRUFFALDINO Mi son un omo, che sa... BEATRICE Va' via di qua. (a Truffaldino) TRUFFALDINO Val più el bon ordine... BEATRICE Va' via, ti dico. TRUFFALDINO In materia de scalcheria no ghe la cedo al primo marescalco del mondo. (parte) BRIGHELLA No lo capisso quell'omo; qualche volta l'è furbo, e qualche volta l'è allocco. BEATRICE Lo fa lo sciocco, il briccone. E bene, ci darete voi da pranzo? (a Brighella) BRIGHELLA Se la vol cinque piatti per portada, ghe vol un poco de tempo. PANTALONE Coss'è ste portade? Coss'è sti cinque piatti? Alla bona, alla bona. Quattro risi, un per de piatti, e schiavo. Mi no son omo da suggizion. BEATRICE Sentite? Regolatevi voi. (a Brighella) BRIGHELLA Benissimo; ma averia gusto, se qualcossa ghe piasesse, che la me lo disesse. PANTALONE Se ghe fosse delle polpette, per mi, che stago mal de denti, le magneria volentiera. BEATRICE Sentite? Delle polpette. (a Brighella) BRIGHELLA La sarà servida. La se comoda in quella camera, che adessadesso ghe mando in tola. BEATRICE Dite a Truffaldino, che venga a servire. BRIGHELLA Ghe lo dirò, signor. (parte) Scena quattordicesima Beatrice, Pantalone, poi Camerieri, poi Truffaldino BEATRICE Il signor Pantalone si contenterà di quel poco, che ci daranno. PANTALONE Me maraveggio, cara ela; xè anca troppo l'incomodo, che la se tol; quel, che averave da farmi con elo, el fa elo con mi; ma la vede ben, gh'ho quella putta in casa; fin, che no xè fatto tutto, no xè lecito, che le staga insieme. Ho accettà le so grazie, per divertirme un pochetto; tremo ancora dalla paura. Se no gieri vu, fio mio, quel cagadonao me sbasiva. BEATRICE Ho piacere d'essere arrivato in tempo. (I Camerieri portano nella camera indicata da Brighella tutto l'occorrente per preparare la tavola, con bicchieri, vino, pane ecc.) PANTALONE In sta locanda i xè molto lesti. BEATRICE Brighella è un uomo di garbo. In Turino serviva un gran cavaliere, e porta ancora la sua livrea. PANTALONE Ghe xè anca una certa locanda sora Canal Grando in fazza alle Fabbriche de Rialto, dove, che se magna molto ben; son stà diverse volte con certi galantomeni, de quei della bona stampa, e son stà cusì ben, che co me l'arrecordo ancora me consolo. Tra le altre cosse me recordo d'un certo vin de Borgogna, che el dava el becco alle stelle, BEATRICE Non vi è maggior piacere al mondo, oltre quello di essere in buona compagnia. PANTALONE Oh se la savesse che compagnia, che xè quella! Se la savesse, che cuori tanto fatti! Che sincerità! Che schietezza! Che belle conversazion, che s'ha fatto, anca alla Zuecca! Siei benedetti! Sette, o otto galantomeni, che no ghe xè i so compagni a sto mondo. (i Camerieri escono dalla stanza e tornano verso la cucina) BEATRICE Avete dunque goduto molto con questi? PANTALONE L'è che spero de goder ancora. TRUFFALDINO (Col piatto in mano della minestra o della zuppa) La resta servida in camera, che porto in tola. (a Beatrice) BEATRICE Va' innanzi tu; metti giù la zuppa. TRUFFALDINO Eh la resti servida prima lei. (fa le cerimonie) PANTALONE El xè curioso sto so servitor. Andemo. (entra in camera) BEATRICE Io vorrei meno spirito, e più attenzione. (a Truffaldino, ed entra) TRUFFALDINO Guardè, che bei trattamenti! Un piatto alla volta! I spende i so quattrini, e no i gh'ha niente de bon gusto. Chi sa gnanca se sta minestra la sarà bona da niente; vòi sentir. (assaggia la minestra, prendendone con un cucchiaio che ha in tasca) Mi gh'ho sempre le mie arme in scarsella Eh! no gh'è mal; la poderave esser pezo. (entra in camera) Scena quindicesima Un Cameriere con un piatto, poi Truffaldino, poi Florindo, poi Beatrice ed altri Camerieri CAMERIERI Quanto sta costui a venir a prendere il lesso? TRUFFALDINO (Dalla camera) Son qua, camerada; cossa me deu? CAMERIERI Ecco il lesso. Vado a prender un altro piatto. (parte) TRUFFALDINO Che el sia castrà, o che el sia vedèlo? El me par castrà. Sentimolo un pochetin. (ne assaggia un poco) No l'è né castrà, né vedèlo, l'è pegora bella, e bona. (s'incammina verso la camera di Beatrice) FLORINDO Dove si va? (l'incontra) TRUFFALDINO (Oh poveretto mi!) (da sé) FLORINDO Dove vai con quel piatto? TRUFFALDINO Metteva in tavola, signor. FLORINDO A chi? TRUFFALDINO A vussioria. FLORINDO Perché metti in tavola, prima ch'io venga a casa? TRUFFALDINO V'ho visto a vegnir dalla finestra (Bisogna trovarla). (da sé) FLORINDO E dal lesso princìpi a metter in tavola, e non dalla zuppa? TRUFFALDINO Che dirò, signor, a Venezia la minestra la se magna in ultima, per insalata. FLORINDO Io costumo diversamente. Voglio la minestra. Riporta il lesso in cucina. TRUFFALDINO Signor sì, la sarà servida. FLORINDO E spicciati, che voglio poi riposare. TRUFFALDINO Subito, signor. (mostra di ritornare in cucina) FLORINDO (Questa Beatrice non la ritroverò mai). (da sé; entra nell'altra camera in prospetto) (Truffaldino, entrato Florindo in camera, corre col piatto e lo porta a Beatrice) CAMERIERI (Torna con una vivanda) E sempre bisogna aspettarlo. Truffaldino. (chiama) TRUFFALDINO (Esce di camera di Beatrice) Son qua. Presto, andè a parecchiar in quell'altra camera, che l'è arrivado quell'altro forestier; e portè la minestra subito. CAMERIERI Subito. (parte) TRUFFALDINO Sta piettanza coss'èla mo? Bisogna che el sia el fracastor. (assaggia) Bona, bona, da galantomo. (la porta in camera di Beatrice) (Camerieri passano e portano l'occorrente per preparare la tavola in camera di Florindo) TRUFFALDINO Bravi. Pulito. I è lesti come gatti. Oh se me riussisse de servir a tavola sti do patroni; mo la saria la gran bella cossa! (Camerieri escono dalla camera di Florindo e vanno verso la cucina) TRUFFALDINO Presto fioi, la menestra. CAMERIERI Pensate alla vostra tavola; e noi penseremo a questa. (parte) TRUFFALDINO Vorria pensar a tutte do, se podesse. (Cameriere torna colla minestra per Florindo) TRUFFALDINO Dè qua a mi, che ghe la porterò mi; andè a parecchiar la roba per quell'altra camera. (Leva la minestra di mano al Cameriere e la porta in camera di Florindo) CAMERIERI È curioso costui. Vuol servire di qua e di là. Io lascio fare: già la mia mancia bisognerà, che me la diano. TRUFFALDINO (Esce di camera di Florindo) BEATRICE Truffaldino. (dalla camera lo chiama) CAMERIERI Eh! servite il vostro padrone. (a Truffaldino) TRUFFALDINO Son qua. (entra in camera di Beatrice) (Camerieri portano il bollito per Florindo) CAMERIERI Date qui. (lo prende; Camerieri partono) (Truffaldino esce di camera di Beatrice con i tondi sporchi) FLORINDO Truffaldino. (dalla camera lo chiama forte) TRUFFALDINO Dè qua. (vuol prendere il piatto del bollito dal Cameriere) CAMERIERI Questo lo porto io. TRUFFALDINO No sentì, che el me chiama mi? (gli leva il bollito di mano e lo porta a Florindo) CAMERIERI È bellissima. Vuol far tutto. (Camerieri portano un piatto di polpette, lo danno al Cameriere e partono) CAMERIERI Lo porterei io in camera, ma non voglio aver che dire con costui. (Truffaldino esce di camera di Florindo con i tondi sporchi) CAMERIERI Tenete, signor facendiere; portate queste polpette al vostro padrone. TRUFFALDINO Polpette? (prendendo il piatto in mano) CAMERIERI Sì, le polpette ch'egli ha ordinato. (parte) TRUFFALDINO Oh bella! A chi le òi da portar? Chi diavol de sti do padroni le averà ordinade? Se ghel vago a domandar in cusina, no voria metterli in malizia; se falo, e che no le porta a chi le ha ordinade, el le domanderà, e se scoverzirà l'imbroio. Farò cusì... Eh, gran mi! Farò cusì; le spartirò in do tondi, le porterò metà per un, e cusì chi le averà ordinade, le vederà. (prende un altro tondo di quelli che sono in sala, e divide le polpette per metà) Quattro; e quattro. Ma ghe n'è una de più. A chi ghe l'òia da dar? No vòi,

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