Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 9

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vicino ad una mercantessa?) (a Beatrice, piano). LELIO (Cara signora Contessa non fate questo dispiacere alla Contessa Beatrice, non le fate un affronto di questa sorta) (ad Eleonora, piano). ELEONORA (L'affronto l'ha fatto a me, invitandomi a questa bella conversazione) (a Lelio, piano). BEATRICE (È una giovane propria, e civile, mi è stata raccomandata da un ministro della corte. Ella ha dell'altissime protezioni. Credetemi, che questa cosa vuol esser la mia rovina) (a Clarice, piano). CLARICE (Se fossi sola, non m'importerebbe, ma ho riguardo per la Contessa Eleonora. La conoscete; sapete chi è. Una ciarliera, che lo direbbe per tutto. Fate ch'ella se ne vada, e vedrete se le farò delle cortesie) (piano a Beatrice). LELIO (Finalmente non è una plebea; è una signora ricca, onesta, e civile; possibile che abbiate cuore di mortificarla così?) (piano ad Eleonora). ELEONORA (A casa mia, o a casa sua non averei difficoltà di trattarla, ma qui dove vi sono due altre dame, guardimi il Cielo) (piano a Lelio). SERVITORE Illustrissima, la carrozza non è venuta (a Clarice). CLARICE Grand'asino quel cocchiere! Non la finisce mai. Contessa Eleonora, se volete andare, non restate per me, ch'io aspetterò la carrozza. ELEONORA Dunque anderò io. Amica, compatitemi, non posso più trattenermi (a Beatrice). Signora Rosaura, vi riverisco (sostenuta). ROSAURA Serva sua (mortificata). ELEONORA (Povera ragazza, mi fa compassione) (a Lelio). LELIO (Volete, che andiamo a casa sua a consolarla?) ELEONORA (Se credessi, che non si sapesse, lo farei volentieri). LELIO (Oggi ci parleremo) (ad Eleonora). ELEONORA Conte Ottavio, andiamo (gli dà la mano). OTTAVIO Sono a' vostri comandi. Vedete, se anche voi, vi degnate del boccon rifiutato? (ad Eleonora, dandole mano) ELEONORA Signor no, non mi degno. Non ho bisogno di voi (parte scacciando da sé Ottavio). OTTAVIO Che maladetti puntigli! Non si sa come vivere, non si sa nemmeno come parlare. Tutto prendono in mala parte; tutto le mette in ardenza. Pur troppo è vero: i puntigli delle donne fanno impazzire i poveri uomini (parte). Scena quindicesima La contessa Beatrice, la contessa Clarice, Donna Rosaura, il conte Onofrio, il conte Lelio. ROSAURA La carrozza della signora Contessa Clarice non è ancora venuta, onde per non farla maggiormente arrossire colla mia conversazione anderò via, se mi date licenza (a Beatrice). CLARICE Oh cara donna Rosaura, che dite? Voi avete preso in sinistra parte le mie parole. Godo infinitamente della vostra conversazione, e mi rincresce, che l'ora è tarda, che per altro vi pregherei lasciarvi servire nella mia carrozza, e vi condurrei per Palermo, senza alcuna difficoltà. (Il dirlo non mi costa niente) (da sé). ROSAURA Mi sorprende questa vostra inaspettata dichiarazione, la quale non corrisponde certamente al trattamento, che ho ricevuto fin ora da voi e dalla Contessa Eleonora. CLARICE Oh, in quanto a quella pazza di Eleonora, non occorre abbadarvi. Ella è sempre così. Anzi mi sarò burlata delle sue caricature, e voi avrete creduto, ch'io ridessi di voi. Me ne dispiace infinitamente. LELIO (Che femmine accorte! Che femmine maliziose!). CLARICE (Che dite amica, vi do piacere?) (piano a Beatrice). BEATRICE (Vi sarò eternamente obbligata). Posso assicurarvi, signora donna Rosaura, che la Contessa Clarice è piena di buon cuore, e non è né superba, né puntigliosa. CLARICE Guardimi il Cielo. Voglio bene a tutti. Tratto bene con tutti, e non fo male creanze a nessuno. Anzi, per farvi vedere, che fo stima di voi, oggi verrò a visitarvi (a Rosaura). ROSAURA Sarò infinitamente obbligata alle vostre finezze. BEATRICE (Cara amica, quanto vi sono tenuta) (piano a Clarice). CLARICE (Lo fo unicamente per voi) (piano a Beatrice). ONOFRIO Ditemi, fate mai venir del salvaggiume dal vostro paese? (a Rosaura) ROSAURA Sì signore; spessissimo. Anzi ieri sera mi hanno mandato delle starne. ONOFRIO Oh buone! ROSAURA Due fagiani. ONOFRIO Oh cari! ROSAURA E due cotorni. ONOFRIO Oh vita mia! ROSAURA Se volete venir questa sera a favorirmi, li mangieremo insieme. ONOFRIO Sì, vengo, vengo. Quando si tratta di salvaggiume, non mi fo pregare. ROSAURA Se queste dame si degnassero, lo riceverei per onore. BEATRICE Non ricuserei le vostre grazie, ma non so, se la Contessa Clarice vorrà venire all'albergo. CLARICE Cara Contessa Beatrice, queste cose non si dicono nemmeno. ONOFRIO Facciamo una cosa. Mandate qui, e si cenerà qui da noi (a Rosaura). ROSAURA Questo sarà per voi troppo incomodo. ONOFRIO Niente affatto. Staremo meglio, e con libertà. ROSAURA E la signora Contessa Clarice ci sarà? BEATRICE In casa mia, spererei non dicesse di no. CLARICE Quando non vi sia soggezione, verrò volentieri. ONOFRIO A tavola non ha da venir altri: siamo anche troppi. SERVITORE Illustrissima, è qui la sua carrozza (a Clarice). CLARICE Contessa, a rivederci (a Beatrice). BEATRICE Ricordatevi che vi aspettiamo. CLARICE Verrò senz'altro. ROSAURA Spero di godere anticipatamente le vostre grazie (a Clarice). CLARICE Oggi sarò da voi. (Vi andrò presto, in ora, che probabilmente non sarò veduta da alcuna dama) (parte). Scena sedicesima La contessa Beatrice, Donna Rosaura, il conte Lelio, ed il conte Onofrio. LELIO Questa sera, se la signora Beatrice l'accorda, si potrebbe anche fare una piccola festa di ballo. BEATRICE Perché no? Che dite, signora donna Rosaura? ROSAURA Io mi rimetto. ONOFRIO (Amico, la cera costa cara) (piano a Lelio). LELIO (La signora Rosaura ne ha portato due casse). ONOFRIO Bene, via, faremo la festa da ballo. LELIO Signora Contessa, potete per il ballo invitare qualche altra dama (a Beatrice). ONOFRIO Per il ballo sì, ma per la cena no. BEATRICE Non vorrei mi nascesse qualche altro sconcerto. LELIO In casa vostra, potete far ballare chi volete. BEATRICE Per la mia cara Rosaura, farò di tutto. ROSAURA Vi sono molto obbligata. Permettetemi, ch'io torni a casa. Mio marito non si è veduto, e mi aspetterà. ONOFRIO Son qui, vi servirò io. ROSAURA Riceverò le grazie del signor Conte Onofrio. A rivederci questa sera (a Beatrice). ONOFRIO Ehi! Non mi aspettate a pranzo, che non vengo (a Beatrice). BEATRICE E dove andate? ONOFRIO Resto colla signora donna Rosaura. ROSAURA Ma non so, se questa mattina vi sarà salvaggiume. ONOFRIO Non importa. So che avete un bravo cuoco. Ci sarà qualche buona zuppa (parte con Rosaura). Scena diciassettesima La contessa Beatrice, ed il conte Lelio. BEATRICE E voi, Conte Lelio, potete restare a pranzo con me. LELIO Riceverò le vostre grazie. BEATRICE Non vi sarà la tavola della signora Rosaura. LELIO Vi sarete voi, e tanto basta. BEATRICE Che ne dite di quelle due dame? LELIO Dico, che vi è più fumo, che arrosto. BEATRICE Ma sono nell'impegno, voglio spuntarla. LELIO Se non altro, in grazia della scommessa di cento doppie. BEATRICE Ecco qui, subito un rimprovero delle cento doppie. LELIO Siamo tra noi. BEATRICE Siete incivile. Non si mortificano le dame così. LELIO Ma se nessuno ci sente. BEATRICE Vi sento io, e tanto basta. LELIO Via, compatitemi. Andiamo a pranzo. BEATRICE Andate al diavolo. Io non pranzo con gente, che non sa trattar colle dame (parte). LELIO Ecco, che cosa si avanza colle donne. Sempre puntigli, sempre puntigli! Per buone, per umili, per discrete, che sieno, tutte, e poi tutte le donne sono puntigliosissime. Atto secondo Scena prima Camera prima nella locanda, con bauli, e robe su' tavolini. Don Florindo, Pantalone, e Brighella. FLORINDO Subito, Brighella, ma subito, subito, senza perder tempo, va' alla posta, fa' attaccare al mio carrozzino quattro cavalli, e fa' che il postiglione venga qui col legno immediatamente. BRIGHELLA Ma volela partir subito? Senza disnar? FLORINDO Non cercar di più, fa' quello, che ti ordino, e torna colla risposta.

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Argomenti: secondo scena,    signora beatrice,    carrozzino quattro

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