Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 4

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senza riguardo (parte). Scena terza Don Florindo, poi Pantalone. FLORINDO Bel negozio, che ho fatto a prendere questa signora sposa! Ella mi ha dato una ricca dote, ma credo, che al terminar dell'anno sarà finita. PANTALONE Sior don Florindo, mio patron reverito. FLORINDO Buon giorno, il mio caro signor Pantalone. PANTALONE Son vegnù a reverirla, e in tel medesimo tempo a dirghe, che ho recevesto la lettera d'avviso per pagarghe i mille zecchini, a tenor della lettera de cambio, che gieri lu m'ha fatto presentar. FLORINDO Non v'era bisogno, che per questo v'incomodaste, mentre ieri, anco prima della lettera d'avviso, avete con bontà accettata la mia cambiale. PANTALONE Gh'ò tanta stima per la so degna persona, gh'ò tanto credito alla so dita, che anca senza lettera de cambio l'averia servida, se la s'avesse degnà de commanderme. FLORINDO Vi sono molto tenuto per la bontà, che mi dimostrate. PANTALONE La sarave bella! Semo stai tanto amici col sior Anselmo so barba, che gierimo, se pol dir, fradei. Quello el giera un omo! Quello ha fatto i bezzi! Con mille ducati, che gh'à dà so pare, in manco de dies'anni, l'ha fatto un capital de cinquantamille. FLORINDO Veramente a mio zio Anselmo ho tutta l'obbligazione. PANTALONE Credo de sì, l'ha lassà tutto a ela, co l'è morto, el giera la prima dita de sti paesi, e ela, la me permetta, che ghe diga, se la seguiterà el bon ordine de so sior barba, la sarà un dei primi mercanti della Sicilia. FLORINDO Io, caro signor Pantalone, sono in un grado di non aver più bisogno di far il mercante. Ho tanti capitali, ho tanti crediti, ho tanto danaro in cassa da poter vivere comodamente, senza continuare la mercatura. PANTALONE La me perdona se me avanzo troppo. Cossa gh'àla d'investìo? FLORINDO Oh poco! A riserva d'un bel palazzo per villeggiare con tre, o quattro campi tirati a giardino; non ho poi comprato né terreni, né case. PANTALONE La senta, e l'ascolta un omo vecchio, pratico delle cosse del mondo, e interessà per i so vantazi. I bezzi i se spende, e quando, che in tel scrigno se cava, e no se mette, presto se ghe vede el fin. La mercanzia la val poco in te le man de chi no seguita a negoziar; e i crediti i gh'à la so gran tara, e no se scuode quando che se vol. Voggio mo dir, che continuando a negoziar, la pol mantegnir, e aumentar i bezzi, e el capital; che lassando el negozio, la pensa almanco a investir, per non aver un zorno da suspirar. La xè zovene, la xè novizzo, probabilmente l'averà dei fioi, a questi, anca solamente previsti, semo obbligai a pensar. La fazza conto de ste parole, e la le receva da un omo, che per etae, per amor, e per debito, se protesta d'esserghe come pare. FLORINDO Caro il mio amatissimo signor Pantalone; voi siete pieno di bontà per me, vi ringrazio de' salutevoli documenti, e vi prometto di porli in pratica. PANTALONE Quando la crede, che mi ghe diga la verità, e che la sia persuasa de voler mantegnir in credito la so dita, mi la conseggio andar al so paese, tender ai so negozi, e seguitar le pratiche, le usanze, e le corrispondenze de so sior barba. FLORINDO Ho i miei ministri, che agiscono in mia vece. PANTALONE I ministri i xè bei, e boni; ma col paron no gh'abada, le cosse no le va mai ben. Tutti cerca el proprio interesse, e pochi xè quei, che s'impegna con zelo, e con calor in favor dei so principali. FLORINDO Quanto prima tornerò a Castell'a Mare; ma giacché sono in Palermo, non è giusto, ch'io parta senza far vedere alla mia sposa le cose principali della città. PANTALONE Se la commanda, mi la farò servir. FLORINDO Vi vorrebbe qualche signora, che si prendesse l'incomodo di accompagnare mia moglie. PANTALONE Gh'ò una nezza maridada in t'un dei primi marcanti. La gh'à carrozza, la gh'à staffieri, la la servirà ela. FLORINDO Ma poi, s'anderà in veruna conversazione? PANTALONE M'impegno, che i ghe farà tre, o quattro sontuose conversazion, e che la sarà trattada, come una principessa. FLORINDO Quand'è così, riceveremo le vostre grazie. PANTALONE Vado subito a avvisar mia nezza. FLORINDO Trattenetevi un momento, tanto, che avvisi di ciò la mia sposa. Ehi, signora Rosaura? (la chiama). Scena quarta Donna Rosaura nell'altra camera, e poi esce, e detti, poi Brighella. ROSAURA Cosa volete? (di dentro). FLORINDO Favorite, venite qui, che vi ho da parlare. ROSAURA Non vi è nessuno, che alzi la portiera? (come sopra) FLORINDO Non vi è nessuno. PANTALONE Gh'àla mal ai brazzi? La servirò mi (alza la portiera). ROSAURA Obbligatissima alle sue grazie (esce). FLORINDO Il signor Pantalone è tutto bontà, tutto gentilezza. Sentite le belle esibizioni, ch'egli ci fa. Ci offerisce la buona grazia d'una signora sua nipote, la quale ci favorirà colla sua carrozza, e ci condurrà alla conversazione. ROSAURA È dama questa sua nipote? (a Pantalone) PANTALONE No la xè dama, ma la xè una delle prime mercantesse de sta città. ROSAURA Va alla conversazione delle dame? PANTALONE La va alle conversazion de par soo; de signore tutte oneste, e civil; signore, che non xè nobili; ma che gh'à dei soldi. ROSAURA Signor Pantalone, la riverisco (vuol partire). PANTALONE Come! No la se degna de lassarse servir da mia nezza? ROSAURA Sì, anzi, mi farà piacere (sprezzante). PANTALONE Vago subito a dirghe, che la se prepara per vegnirla a riverir. ROSAURA No, no, per oggi non s'incomodi. Mi duole il capo. PANTALONE Donca la vegnirà doman. ROSAURA Se starò bene, vi avviserò. PANTALONE Mo gh'àla mal? ROSAURA Mi duole il capo. Non posso nemmeno sentir parlare. PANTALONE Co l'è cusì, per non disturbarla de più, vago via. ROSAURA Scusi di grazia. Quando mi duole il capo non so che cosa mi dica. PANTALONE Me despiase infinitamente. Sior don Florindo, bisogna remediarghe; no sentela, che alla sposa ghe dol la testa? FLORINDO Lo so pur troppo. (Mia moglie ha il suo male nella testa, e mi dispiace, che non vi è rimedio) (da sé). BRIGHELLA Lustrissima, el sior Conte Lelio desidera de reverirla (a Rosaura). ROSAURA Venga, è padrone (a Brighella, che parte). PANTALONE Mo se ghe dol la testa, come farala a sentirlo a parlar? (a Rosaura) ROSAURA La ragione per cui egli viene, interessa tutte le mie premure. Fate una cosa, signor Florindo, servite in un'altra camera il signor Pantalone, e lasciatemi col Conte Lelio a trattar l'affare, che voi sapete. FLORINDO Ma non potremmo noi prevalerci del signor Pantalone, che ci esibisce una sua nipote? ROSAURA Mi maraviglio di voi. Sapete l'impegno, in cui sono. FLORINDO Signor Pantalone; andiamo, se vi contentate (stringendosi nelle spalle). PANTALONE (Poverazzo! El se lassa menar per el naso) (da sé). ROSAURA (Ehi! per vostra regola, acciò non facciate qualche cattivo giudizio, osservate ho preso le cento doppie) (piano a Florindo, e gli mostra la borsa). FLORINDO (Si potrebbero pur risparmiare) (piano a Rosaura). ROSAURA Son chi sono; voglio così (adirata). FLORINDO Andiamo, andiamo, signor Pantalone (parte). PANTALONE (Questi i xè de quei dolori de testa, che patisce le muggier, co le gh'à per marii de sta sorta de mamalucchi) (parte). Scena quinta Donna Rosaura, poi il Conte Lelio, e Brighella. ROSAURA La nipote del signor Pantalone? Farei una gran figura, se andassi con lei! LELIO Riverente m'inchino alla signora donna Rosaura. ROSAURA Serva, signor Conte, chi è di là? (chiama). BRIGHELLA Lustrissima. ROSAURA Da sedere. BRIGHELLA Lustrissima sì (porta due sedie). LELIO Galantuomo, siete forestiere? (a Brighella). BRIGHELLA Signor sì. ROSAURA Dimmi, il moro è in casa? (a Brighella). BRIGHELLA Lustrissima sì. LELIO Siete lombardo? (a Brighella). BRIGHELLA Signor sì. ROSAURA Va' via (a Brighella). BRIGHELLA Lustrissima sì. LELIO Sentite una parola (a Brighella). Mi date licenza ch'io dica un non so che al vostro servitore? (a Rosaura) ROSAURA Siete

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