Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 14

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Via, via; non ho desinato, e non volete ch'io ceni. LELIO Voi state su gli scherzi, ed io languisco per voi. ROSAURA Caro Conte, voi mi fate arrossire. Scena tredicesima La contessa Beatrice, e detti. BEATRICE Conte Lelio, chi vi vuol ritrovare, ha da venire dalla signora donna Rosaura. LELIO (Ora sto fresco) (s'alzano). ROSAURA Signora Contessa, voi qui? BEATRICE Se vi do incomodo, vado via. ROSAURA Se aveste favorito mandarmi l'ambasciata, sareste stata meglio ricevuta. BEATRICE Già voi non vi sareste incomodata fuori della vostra camera. ROSAURA In casa mia non si fa cattivo trattamento a nessuno. BEATRICE E in casa mia si ricevono degli affronti per causa vostra. ROSAURA Quand'è così, non ci verrò più. BEATRICE Se non ci verrete, sarà vostro danno. ROSAURA Signora Contessa, quanto volete scommettere, che non ci vengo più? BEATRICE (Mi tocca sul vivo) (da sé). ROSAURA Scommettiamo cento doppie, che non ci vengo più. BEATRICE Ecco qui, per causa vostra tutte le mie fatiche, tutte le mie attenzioni saranno inutili, e la signora donna Rosaura invece di ringraziarmi, mi darà de' rimproveri (a Lelio). LELIO Per causa mia? BEATRICE Sì, per causa vostra. Avevo bisogno di voi, mi siete sparito dagli occhi senza che me n'avveda, e per ritrovarvi sono stata costretta a venir sin qui. LELIO Ma se vengo dalla signora Rosaura, voi sapete il perché. ROSAURA Vi adirate, perché è venuto da me? (a Beatrice) BEATRICE Non mi lagno, che sia venuto da voi, ma che lo abbia fatto senza dirmelo. LELIO È questa una colpa sì grande? BEATRICE Colle dame non si tratta così. ROSAURA E un mancamento del signor Lelio vi obbliga a venire in casa mia senza avvisarmi? BEATRICE Per dirvela, non mi prendo poi questa gran soggezione. ROSAURA Certo, quando si va a visitare la balia, non si osservano le cerimonie. BEATRICE Andiamo, signor Conte (sostenuta). ROSAURA Buon viaggio a lei (con disprezzo, a Beatrice). LELIO (Contessa, per amor del cielo, non precipitate l'affare. Se non andaste in collera, vi ricorderei la scommessa) (piano a Beatrice). BEATRICE Non sentite, che la signora Rosaura prende in mala parte tutte le mie parole? Ella è stanca della mia amicizia, ella ricompensa con ingratitudine l'amore, che ho concepito per lei. ROSAURA Cara signora Contessa, non sono poi una donna di stucco. BEATRICE Ma non vedete, che se sono venuta in casa vostra senza l'ambasciata è stata una confidenza, che mi son presa per l'amore, che vi porto? ROSAURA Se aveste detto così alla prima, non averei replicato. LELIO Via, se non l'ha detto prima, lo dice adesso. Vi basta? Siete contenta? (a Rosaura) ROSAURA Io sono contentissima. LELIO Avete più collera colla signora donna Rosaura? (a Beatrice) BEATRICE Con lei non ho collera. Osservate (dà un bacio a Rosaura). Ma con voi a tempo, e luogo mi sfogherò. LELIO Cosa vi ho fatto? BEATRICE Basta così. Signora donna Rosaura, questa sera vi aspetto. L'invito alle dame è corso. Spero, che resterete contenta. ROSAURA Non diffido della vostra buona condotta. LELIO (Anderà tutto bene?) (a Beatrice, piano). BEATRICE (Io faccio quel che posso, se non anderà bene, non so che farci) (a Lelio piano). ROSAURA A che ora si principierà il festino? BEATRICE Presto, perché le notti son corte. Ma la sera si va avvicinando. Vado innanzi, e vi aspetto (a Rosaura). Scena quattordicesima Il conte Onofrio con la spada, il bastone e il cappello, tutto in mano, e detti. ONOFRIO Ehi, Contessa, aspettatemi (a Beatrice). BEATRICE Siete ancor qui? (ad Onofrio) ONOFRIO Abbiamo finito di desinare in questo momento. Voglio venire in carrozza ancor io. Ho tanto mangiato, che non posso più stare in piedi. BEATRICE Andiamo, andiamo (a Lelio). Gran ghiottone! LELIO (È venuta a interromperci sul più bello). ONOFRIO Oh che cappone! Oh che zuppa! Oh che ragù! Oh che fricassè. (a Rosaura) ROSAURA Mi dispiace, che questa sera non vi farete onore col salvaggiume. ONOFRIO Non mi farò onore? Vi farò stordire. Da qui a mezz'ora torno ad esser fresco, come la mattina a digiuno (parte). Scena quindicesima Donna Rosaura sola. ROSAURA Eppure si danno questi stomachi, che digeriscono tutto. Io non so come facciano. Così parimente vi sono di quelli, che digeriscono facilmente i rimproveri. La signora Contessa con tutti i suoi cavallereschi puntigli, ha dovuto ingoiarsi il rimprovero della scommessa, e subito ha cangiato, e si è resa docile. Anch'io so dare a tempo i miei colpi segreti, quando vedo di poterlo fare, ma quando temo di restar al di sotto, sto zitta, e fingo di non vedere, o di non sentire. La vera regola è questa, far valere il puntiglio, quando vi sia il caso di sostenerlo. Cedere con prudenza, quando si prevede di dover cedere con dispiacere (parte). Scena sedicesima Strada Il conte Ottavio, poi un Paggio della contessa Eleonora con viglietto. OTTAVIO Servir dama? Gran miseria al dì d'oggi! Sempre puntigli, sempre puntigli. L'uomo più flemmatico del mondo, quando si mette a servire una donna, ha da perder la pazienza, voglia, o non voglia. Ecco un paggio della Contessa Eleonora. PAGGIO La mia padrona manda questo viglietto a V. S. illustrissima. OTTAVIO Che fa la vostra padrona? PAGGIO Sta alla tavoletta a correggere i difetti della natura (parte). OTTAVIO Ma il difetto di essere puntigliosa non lo correggerà mai. Vediamo, che cosa contiene questo foglio. È molto, che dopo essersi dichiarata disgustata meco, sia stata la prima a scrivermi un viglietto. Qualche gran cosa conterrà (legge). Questa sera la Contessa Beatrice dà una festa di ballo, ed io sono invitata. Quattro cavalieri si lusingano, che sia durevole il mio sdegno con voi, e si esibiscono a gara. Io per altro, che mi pregio sopra tutto della costanza, vi voglio preferire per non far ridere a spese vostre i vostri rivali. Ed io credo non vi sia un cane, che la guardi, e che cerchi di me per non andar sola. Sentiamo il resto. La castellana mi ha fatto un'impertinenza. Il Conte Lelio ha fatto il possibile per acquietarmi, ed io ho finto di esser placata; ma questa sera farò conoscere il mio risentimento. Ecco qui certe signore così fatte, osservano minutamente tutti i puntigli, e non abbadano a quello di mantener la parola. Andiamo alla conclusione: Venite dunque immediatamente a mia casa, e se vi preme la mia grazia, e se bramate far vedere pubblicamente, che non sono sdegnata con voi, venite disposto a persuadermi con qualche segno di pentimento, che vi dispiace avermi fatto adirare; ed allora tornerò con voi quale finora sono stata. Vostra amica sincera, chi voi sapete. Oh questa è graziosissima! Ella ha bisogno di me, perché non ha nessuno, che l'accompagni, vuol ch'io vada a servirla, e pretende, che le domandi perdono di un'offesa sognata! Che cosa ho da fare? Se non ci vado, commetto un'inciviltà. Se ci vado, faccio una figura ridicola. Ma vi anderò, perché già questa sorta di figure ridicole in oggi sono all'ultima moda. Sono curioso di saper qual sia il dispiacere, che la Contessa ha ricevuto dalla signora donna Rosaura. Già m'immagino, sarà qualche freddura. Mi dispiace la minaccia ch'ella fa di riscattarsi alla festa di ballo; non vorrei, ch'ella suscitasse qualche sconcerto, ed io dovessi entrare in qualche impegno per sua cagione. Ecco il signor Pantalone. Egli è amico della signora donna Rosaura, e di suo marito, forse qualche cosa saprà. Scena diciassettesima Pantalone, e detto. OTTAVIO Riverisco il signor Pantalone. PANTALONE Servitor devotissimo, sior Conte. OTTAVIO Ditemi in grazia, quant'è che non avete veduto il vostro amico, il signor don Florindo? PANTALONE Da stamattina in qua. OTTAVIO Sapete che sia succeduto alcun disordine in casa sua? PANTALONE Mi no so gente. So che l'aveva destinà de partir, e che l'averia fatto da omo a andar via; ma so, che quella cara zoggia de so muggier la l'ha tornà a voltar, e la

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Argomenti: contessa beatrice,    cattivo trattamento

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