Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 8

Testo di pubblico dominio

Marchesa Ortensia è qualche cosa di più della Contessa Flamminia. Siamo cugine di sangue. CLARICE Circa al sangue, la Contessa Flamminia non è punto inferiore; e imparentata anche colla mia casa. OTTAVIO Sentite un'altra carrozza. CLARICE Sarà la mia, sarà la mia. OTTAVIO Ne domanderò ai servitori (parte). ELEONORA Se viene la Contessa Flamminia vado via subito. CLARICE Non siete amiche? ELEONORA Non sapete, che cosa mi ha fatto? CLARICE Non lo so da donna d'onore. ELEONORA L'altro giorno, che eravamo alle nozze della Baronessa Lucrezia, mi passò dinanzi due volte senza nemmen salutarmi. CLARICE Ma per che causa? ELEONORA Ve lo dirò io perché. Ha collera con me, perché nell'ultimo festino, che abbiam fatto al casino, io ho ballato dodici minuetti, ed ella solamente otto. CLARICE Oh, in quanto a quella pazza si disgusta con tutte. Una volta è stata un mese senza guardarmi in viso, perché nel giorno, che ella si è messo un abito nuovo, io ne ho rinnovato uno più bello del suo. Ecco la Contessa Beatrice. ELEONORA Eccola, eccola la Contessa senza creanza. CLARICE Non ne ha mai avuta, e non ne avrà mai. Scena quattordicesima La contessa Beatrice servita dal conte Lelio, Rosaura dal conte Onofrio, il conte Ottavio, e dette. BEATRICE Vi dimando scusa, se vi ho fatto aspettare (ad Eleonora ed a Clarice). ELEONORA Niente, Contessina mia, niente (a Beatrice). BEATRICE In verità, aveva del rammarico per causa vostra (come sopra). CLARICE Voi siete piena di gentilezza; abbiamo aspettato pochissimo (a Beatrice). ELEONORA Chi è questa dama? (a Beatrice accennando Rosaura) ROSAURA Una vostra umilissima serva (inchinandosi ad Eleonora). BEATRICE Appunto, io desiderava di farla conoscere a voi due, che siete le più compite dame della nostra conversazione (ad Eleonora ed a Clarice). ELEONORA Per parte mia vi sono molto tenuta, dandomi questo vantaggio. CLARICE Io pure mi chiamerò fortunata per questo felice incontro. BEATRICE Sediamo, se vi contentate. Chi è là? Da sedere (i servidori portano le sedie). ROSAURA (Io non so qual abbia ad essere il mio posto) (da sé). ELEONORA Contessa Beatrice, fateci il piacere, ponete a sedere quella dama vicino a noi. CLARICE Ecco il suo posto. In mezzo. BEATRICE Signora donna Rosaura compiacete quelle due dame. ROSAURA Per obbedirle anderò (s'incammina, poi siede in mezzo alle due dame suddette). ELEONORA (Avete sentito? Le ha detto: signora donna Rosaura; non è titolata) (a Clarice, piano). CLARICE (Non importa, basta che sia nobile) (ad Eleonora). BEATRICE (Dimmi, è stata portata certa cioccolata?) (ad un servitore, piano). SERVITORE (Illustrissima sì). BEATRICE (Presto corri a farne tre chicchere). SERVITORE (Subito; già l'acqua è calda) (parte). BEATRICE Conte Ottavio, accomodatevi lì presso la Contessa Clarice. OTTAVIO Obbedisco (vuol sedere presso Clarice). ELEONORA Si obbediscono volentieri questi dolci comandi (con ironia ad Ottavio). OTTAVIO I comandi della Contessa Beatrice sono da me in ogni tempo stimati. ELEONORA Ma specialmente adesso, che vi fanno sedere vicino a una bella dama (accennando Clarice). CLARICE Ah, ah; ora vi ho inteso. Conte Ottavio, questo non è il luogo vostro. OTTAVIO Ma qual è il mio luogo? CLARICE Cercatelo; questo assolutamente non è. OTTAVIO Io non credeva di meritarmi di essere discacciato (si alza, e parte di là). Sarà più discreta a soffrirmi la Contessa Eleonora (va a sedere presso Eleonora). ELEONORA Io non servo per ripiego a nessuno (si alza, e gli volta la schiena). OTTAVIO Fermatevi. ELEONORA Andate dove siete stato sinora. OTTAVIO Signora Contessa Beatrice, in casa vostra decidete voi. BEATRICE In casa mia non comando, quando vi sono delle dame, alle quali per debito, e per rispetto devo cedere tutta l'autorità. OTTAVIO Sicché dunque me ne posso andare. ONOFRIO (Conte Ottavio, sentite una parola: frattanto che queste pazze puntigliose taroccano fra di loro, volete venir con me in cucina a mangiar quattro polpette?) (ad Ottavio, piano) OTTAVIO (Vi ringrazio, per ora non ho appetito) (ad Onofrio). ELEONORA Conte Lelio, venite qui. LELIO Dove comanda la Contessa Beatrice. BEATRICE Sì, sì, sedete presso di lei, ch'io sederò qui vicino a voi. OTTAVIO Posso aver l'onore di sedervi appresso? (a Beatrice) BEATRICE Siete padrone, se queste dame non s'oppongono. ELEONORA Oh siete pur buona! Accettarlo voi, quando lo hanno rifiutato l'altre! BEATRICE Dice il proverbio, che i bocconi rifiutati sono i migliori. ELEONORA Sì, sì, tanto più ch'è un boccon grosso. OTTAVIO E voi siete un bocconcino... (verso Eleonora). ELEONORA Via tacete (ad Ottavio con imperio). OTTAVIO Ma se due dame... CLARICE Basta così, non dite altro (col medesimo tuono). OTTAVIO Contessa Beatrice... BEATRICE Via, quando lo dicono, tacete. OTTAVIO (Ecco qui. Le donne sono tutte puntigli, e noi abbiamo da soffrire senza parlare) (da sé). ONOFRIO Io sederò presso di voi, se vi contentate (a Clarice). CLARICE Mi fate onore. ELEONORA Contessa Beatrice, favorite dirci, chi è questa dama. BEATRICE È una signora di Castell'a Mare. ELEONORA Ehi! di Castell'a Mare! (guardando Clarice) CLARICE Castellana! (guardando Eleonora) LELIO (Principiano ad arruffare il naso) (piano a Beatrice). OTTAVIO (Contessa, siete in un brutto impegno) (piano a Beatrice). BEATRICE La nostra signora donna Rosaura, è piena di merito. Oltre le ricchezze non ordinarie della sua casa, possiede poi molto spirito, e molta virtù. ELEONORA È ricca? Me ne rallegro (deridendola). CLARICE È virtuosa? Brava (fa lo stesso). ROSAURA Io non sono né ricca, né virtuosa; ma quello, di cui mi pregio, è di essere vostra umilissima serva. ELEONORA Obbligatissima, ah, ah, ah (ride, guardando Clarice). CLARICE La ringrazio, ah, ah, ah (ride, guardando Eleonora). ROSAURA (Come! Mi deridono? E la Contessa Beatrice non parla?) (da sé) LELIO (Prevedo, che voglia nascere qualche brutta scena) (piano a Beatrice). OTTAVIO (Le avete scelte dal mazzo queste due signore) (piano alla detta). (Servitori con tre cioccolate). BEATRICE Ecco la cioccolata per chi non l'ha bevuta. Noi l'abbiamo presa (i servitori la portano ad Eleonora). ELEONORA Non ne voglio (i servitori la presentano a Clarice). CLARICE L'ho bevuta. ONOFRIO Non la volete? La beverò io (ne prende una chicchera. Servitore va da Ottavio). OTTAVIO Obbligato. L'ho presa. BEATRICE Questa signora ha molta stima per le dame palermitane; ed è venuta apposta a Palermo per conoscerne alcuna delle più cortesi, e poter poi rappresentare al di lei paese con quanta urbanità, e pulitezza si trattino da noi le persone di merito come lei. ROSAURA La signora Contessa Beatrice mi fa troppo onore. LELIO Infatti presso le persone del secondo ordine passa la nostra nobiltà per austera, e troppo sostenuta; non è mal fatto disingannare chi pensa malamente di noi, e dobbiamo ringraziare la signora donna Rosaura, che ci abbia offerta l'occasione di far conoscere al mondo, che sappiamo distinguere il merito in ogni rango, e in ogni carattere. ROSAURA Sentimenti propri d'un Cavalier generoso. OTTAVIO Mi pare, che il signor don Florindo abbia tralasciato di negoziare (a Rosaura). ROSAURA Sì signore. Sono più di tre mesi. ONOFRIO E poi, una bella donna si ammette per tutto. CLARICE Quel giovine, guardate se è venuta la mia carrozza (ad un servitore, e s'alza). ELEONORA Contessa, è tardi, bisogna ch'io vada (a Beatrice, e tutti s'alzano). ROSAURA (Ho inteso. Queste dame non mi vogliono; ma la Contessa Beatrice me ne renderà conto) (da sé). BEATRICE (Cara amica, vi prego, fatemi questa finezza, dissimulate qualche poco. Soffrite per amor mio. Se sapeste in qual impegno mi trovo, mi compatireste) (va vicino a Clarice, e le parla piano). CLARICE (Vi pare una cosa ben fatta? Mettermi a sedere

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Argomenti: contessa beatrice,    beatrice servita,    dama vicino,    secondo ordine,    contessa beatrice servita

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