Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni pagina 7

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d'introduzione all'altre. ROSAURA Sì, signora, andiamo: non le facciamo aspettare, non commettiamo questa mala creanza. BEATRICE Io non so commettere male creanze (alterata). ROSAURA Voglio dire... Vi s'intende. Se aspettan me.... BEATRICE No, no, non aspettano voi. ROSAURA Dunque io non ci ho da venire? BEATRICE Sì, verrete con me. ROSAURA (Io mi confondo) (da sé). BEATRICE (Poverina! È imbrogliata a voler far da signora) (da sé). Scena nona Arlecchino, poi Brighella, e detti. (Arlecchino con una guantiera con quattro chicchere di cioccolata, e vari biscottini). ROSAURA Ecco la cioccolata. BEATRICE Ma l'ora si fa tarda, e le dame aspettano. ONOFRIO Che aspettino. Quando avremo bevuto la cioccolata, anderemo. ROSAURA Vi prego; accomodatevi (a Beatrice, perché prenda la cioccolata). BEATRICE Potreste intanto prendere il ventaglio, e prepararvi per montare in carrozza (a Rosaura). ROSAURA Ho tempo d'accomodarmi la testa? BEATRICE Eh, che siete accomodata abbastanza! ROSAURA Servitevi della cioccolata; vengo subito. Ehi? (chiama. Brighella viene) ROSAURA Alza quella portiera (a Brighella, e passa nell'altra camera). BRIGHELLA (Se i la vedesse a Castell'a Mar, i creperia da rider) (parte). Scena decima Il conte Onofrio, la contessa Beatrice, il conte Lelio e Arlecchino ONOFRIO Sediamo; la cioccolata si raffredda (siede, e prende una chicchera di cioccolata col biscottino). ARLECCHINO Per quella panza, no volir cioccolata, ma polenta. BEATRICE Moretto, è buona questa cioccolata? (ne prende una chicchera). ARLECCHINO Star bona, perché star color de moretta (porta la cioccolata a Lelio). LELIO Non ne voglio. L'ho presa. BEATRICE Bevetela che è buona (a Lelio). LELIO No, no, mi mette troppo calore. ARLECCHINO Bever, bever, che ti star pover giazzada (a Lelio). LELIO Se non portassi rispetto alla tua padrona, ti bastonerei. ONOFRIO Ehi? (ad Arlecchino; mette giù la chicchera vota, e ne prende un'altra piena col biscottino) ARLECCHINO Star Cavalier de bona fama. BEATRICE Prendi (mette giù la sua chicchera). ARLECCHINO Voler quest'altra? (a Beatrice) BEATRICE Non voglio altro; bevila tu. ARLECCHINO A mi no piaser; piaser maccarugna. ONOFRIO Ehi? (mette giù la chicchera vota, e prende la terza piena col biscottino, e beve). ARLECCHINO Evviva scrocca! LELIO (Quel Conte Onofrio, è veramente sordido!) (da sé) BEATRICE (Mio marito non si contenta mai) (da sé). Scena undicesima Donna Rosaura, e Don Florindo, poi Brighella, e detti. ROSAURA Signora Contessa, mio marito vuol aver l'onore di rassegnarle la sua servitù. FLORINDO Rendo infinite grazie alla signora Contessa per la bontà, con cui si degna favorire mia moglie, e la prego ricevere me pure nel numero de' suoi servidori. BEATRICE Signora donna Rosaura, avete un bel giovinotto per marito. FLORINDO E questo signore chi è? (a Lelio, accennando il conte Onofrio). LELIO È il signor Conte Onofrio, consorte della Contessa Beatrice. FLORINDO Permetta, che con lei pure... (ad Onofrio). ONOFRIO Schiavo, schiavo, senza cerimonie (voltandogli le spalle). FLORINDO (Questo trattamento non mi finisce) (da sé). ONOFRIO Signora Rosaura, avete della cioccolata molto buona. ROSAURA Ne ho portata un poco per me, se comandate, la spartiremo. ONOFRIO Mi farete piacere, vi sarò obbligato. ROSAURA Ehi? (chiama). BRIGHELLA Lustrissima. ROSAURA Senti, porta subito, subito venti libbre di cioccolata a casa della Contessa Beatrice (piano a Brighella). BRIGHELLA Subito la servo (parte). BEATRICE O via andiamo. Conte Onofrio, date mano alla signora donna Rosaura. ONOFRIO Volentieri, son qui la mia ragazza (a Rosaura). ROSAURA Florindo, servite la signora Contessa. BEATRICE Eh, no, non v'incomodate. Conte Lelio, favorite (chiama Lelio). LELIO Ma se si esibisce l'amico Florindo... BEATRICE Andiamo, andiamo (prende Lelio per la mano). ROSAURA Mio marito verrà in carrozza con noi? (a Beatrice) BEATRICE In carrozza non vi si sta più di quattro. Verrà a piedi. ROSAURA Basta... abbiamo anche noi la nostra carrozza. BEATRICE Dunque verrà colla vostra (parte con Lelio). ROSAURA Florindo, abbiate pazienza. ONOFRIO Ehi? Avete buon cuoco? (a Florindo) FLORINDO Sì signore, buono. ONOFRIO Lo proveremo (parte con Rosaura). Scena dodicesima Don Florindo solo. FLORINDO Ed io ho da andare a piedi, o solo nella mia carrozza a vettura? E il signor Conte Onofrio mi usa questa bella creanza? E la signora Contessa Beatrice, che vuol trattar mia moglie, fa di me questa stima? E quel che è peggio, mia moglie lo comporta? Ma io sono stato una bestia. Ma l'ha detto il signor Pantalone, me l'ha detto. Rosaura ha pagate le cento doppie, e queste serviranno a comprarci mille dispiaceri, mille torti, mille affronti. Tra i mercanti io era distinto. Qui tra i Cavalieri non sono considerato. Mai più non faccio simile bestialità. Dalla Contessa Beatrice non ci voglio andare, e quando torna mia moglie a casa, faccio i bauli, e subito prendo le poste, e la riconduco a Castell'a Mare (parte). Scena tredicesima Appartamento in casa della Contessa Beatrice. La contessa Eleonora, la contessa Clarice, ed il conte Ottavio. ELEONORA Per assoluto, voglio andar via. OTTAVIO Ma perché, signora Contessa Eleonora, v'impazientite voi tanto? ELEONORA La Contessa Beatrice non sa il trattare. Ci manda l'ambasciata, perché venghiamo da lei a sedici ore e sono ormai diciassette. OTTAVIO Vi ha pur fatto dire da suo marito, che abbiate la bontà di trattenervi, se ella tardasse alcun poco a venir a casa. CLARICE Queste ambasciate si fanno fare alle serve, non alle dame, che sono al par di lei, e qualche cosa più di lei. Si vede bene, che i vizi di suo marito le hanno fatto non solo consummare l'entrate, ma perdere ancora la civiltà. OTTAVIO Anche voi vi riscaldate, Contessina Clarice? CLARICE Mi riscaldo con ragione, e se non avessi licenziato la mia carrozza, me ne anderei assolutamente. ELEONORA Venite nella mia, andiamo. Già io sto poco di qua lontano. Vi contenterete, che smonti al mio palazzo, e vi farete servire a casa. CLARICE (Vuol esser servita prima lei?) No, no, vi ringrazio. Aspetterò ancora un poco. OTTAVIO Sentite una carrozza, sarà quella della Contessa Beatrice. CLARICE Sarà la mia, sarà la mia. OTTAVIO Or ora ve lo saprò dire (parte per assicurarsene, e poi torna). ELEONORA Per che causa mai ci ha fatto venir qui stamattina? CLARICE Non lo so nemmen io. Ma suo marito, che è stato a invitarmi, mi ha fatto una gran premura. ELEONORA È stato il Conte Onofrio a invitarvi? CLARICE Egli in persona ELEONORA Ed a me ha mandato il bracciere, non so perché abbia a usar questa differenza. CLARICE Ha voluto far a me questa finezza. ELEONORA Dunque voi restate, ed io partirò (in atto di andarsene). OTTAVIO Per dove, signora Contessa? (incontrandola) ELEONORA Dove mi pare, e piace. OTTAVIO Così risoluta? ELEONORA Risolutissima; e voi che mi avete accompagnata qui, riaccompagnatemi sino a casa. CLARICE Brava, e io resterò sola come una pazza. OTTAVIO Io non posso dividermi in due. CLARICE E bene, di chi era la carrozza? (ad Ottavio) OTTAVIO Non era né la vostra, né quella della Contessa Beatrice. CLARICE Dunque di chi? OTTAVIO Era della Contessa Flamminia. ELEONORA E per qual ragione non è smontata? CLARICE Sarà stata invitata come noi; non ha trovato la dama in casa, e se ne sarà andata. ELEONORA Ha fatto benissimo, andiamo anche noi. OTTAVIO Epure non è partita per questo. CLARICE Dunque perché? OTTAVIO Mentre voleva smontare, ha veduto venire la carrozza della Marchesa Ortensia, e per non essere obbligata a salutarla, ha ordinato al suo cocchiere tirar di lungo. ELEONORA Se s'incontravano, a chi toccava di loro a salutare l'altra? CLARICE Toccava alla Marchesa, perché la Contessa era ferma, ed ella andava. ELEONORA Ma la

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Argomenti: contessa beatrice,    sedici ore

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