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L'Olimpia di Giambattista Della Porta pagina 3cava, né col tempo ti viene a noia. La donna piace per un poco, poi viene a fastidio; ma questo quanto piú invecchiamo piú ne piace. Lasciam questo: che cerchi da me? BALIA. Ho da farti un'ambasciata di Olimpia. MASTICA. Che fa? BALIA. Eh! che fa la povera martorella? piange e sospira sempre, né so come gli occhi possano supplire a tante lacrime e il petto a tanti sospiri. Io ho visto femine innamorate, ma non mai come questa. È venuta in odio a se stessa: volge gli occhi spaventosi di qua e di lá, ragiona sola fra se stessa come se vi fossero persone d'intorno. La notte non dorme mai: or si volge su questo or su quell'altro fianco come se il letto fusse d'ortiche o di spine, e se pur per stanchezza chiude gli occhi, si sveglia subito; non mangia né beve…. MASTICA. Or questo sí che è cattivo e il peggior di tutti. BALIA…. Sta attonita e sospesa d'animo, e quando vengono quelle ore nelle quali era solita star in conversazione in Salerno con Lampridio, tramortisce; e come torna in sé si straccia i capelli, grida e fa cose da spiritata: e ché la madre non la senta, si morde le labbra e le braccia. E sta tanto fitta su questi pensieri e s'affligge tanto amaramente che farebbe compassione alla crudeltade: par che d'ora in ora me la veggia morire in braccio. Coltello di questo core!… MASTICA. Se tu mi avessi dato da bere t'aiuterei a piangere, ché gli occhi mi stanno cosí asciutti che se gli ponessi in un torchio non ne potresti cavar fuori una lacrima. Ma che vuol da me? BALIA…. Dice ch'ora è tempo dar ordine allo inganno ordito per turbar queste nozze del capitano, però desia parlarti su questo fatto or che la madre è in letto; che entri in questo vicolo che ti parlerá da quella fenestra secreta. SCENA III. OLIMPIA, BALIA, MASTICA. OLIMPIA. Balia balia! BALIA. Figlia eccomi, ferita dell'anima mia! OLIMPIA. È qui Mastica? ecci alcun per le fenestre o per la strada che mi veggia? BALIA. Non appar anima nata. Accostati, Mastica. OLIMPIA. Mastica! MASTICA. Padroncina mia dolce! OLIMPIA. Ricordati che non ho mai lasciato far cosa per tuo servigio, però ti priego m'aiuti in questo mio estremo bisogno. MASTICA. Son vivo per amor vostro, ché sarei morto di fame mille volte; e per farvi piacere starei un giorno intiero in tavola a mangiare sempre e mi beverei un baril di vino ad un fiato, se ben andassi a pericolo di scoppiare. OLIMPIA. È bisogno ch'or ora tu vadi a Salerno a trovar Lampridio mio e dargli questa lettera dove è scritto l'inganno ch'abbiamo ordito, e che non manchi tosto esseguirlo. E digli a bocca che l'ho amato assai piú in assenza che non l'amai in presenza, e che solo un refrigerio ho avuto in questa lontananza: che mi sono trasformata in pensiero e stata tanto sospesa in lui che mi sono dimenticata di me stessa e dell'affanno dove viveva, che non l'ho lasciato scompagnato un sol passo, che gli sono stata sempre intorno come l'ombra sua: e che si dimentichi Idio di me se per un sol punto mi sono io dimenticata di lui; e per quanti momenti di piacere ho avuti lontano da lui, tanti mille anni n'abbia di discontento; e se per merito d'altra persona son cambiata mai di fede, cada nel piú basso stato di miseria che si trovi…. MASTICA. E come mi potrò io ricordare di queste parole letterate? OLIMPIA…. E digli che mia madre mi vuol sposare ad ogni modo col capitano, che ho fatto dalla mia parte quanto ho saputo e potuto e che non posso far piú per esser costante in amarlo e osservargli la fede che l'ho data d'esser sua eternamente, e che mai non vedrá persona Olimpia viva ch'abbia altro marito, ch'io non voglio né posso amare altra persona che non sia lui: che il capitano sollecita e s'affretta, la mia volontá non ci consente; l'obedienza di mia madre mi sforza, Amor con forti catene mi tira a sé; la mia libertá è in poter d'altri, la mia vita nelle sue mani: che consideri in che vita e in che inferno mi trovo, che sto come quella che sta confessandosi che d'ora in ora aspetta giustiziarsi; che se sono forzata maritarmi con questo capitano, m'ho serbata una carta di soblimato, che s'usa ne' lisci della faccia, per avelenarmi. Onde s'è vero quello amore ch'ha detto portarmi, e se non ha sepolto con la lontananza la memoria di chi tanto mostrò d'amare, ch'or è tempo mostrarlo; non lo spaventi periglio o fatica, che solo a chi ben ama ogni affanno è legiero…. MASTICA. (Giá è cominciata la predica, non finirá sí tosto). BALIA. Ascolta, Mastica. OLIMPIA…. Arei molto che dirti. Per finirla, apriti il petto, mostragli il cor tuo in scambio del mio; ché sapendo egli il cor mio, vedendo il tuo vederá appunto il mio. MASTICA. Tacete, che s'apre la porta del capitan Mastrilogo o Trasilogo, e vien fuori: che non ci senta parlare di queste cose. OLIMPIA. Aggiongivi altro tanto del tuo, Mastica, sai. MASTICA. Será bene se gli dirò la metá di quanto m'avete detto. BALIA. Mastica, son tua schiava. MASTICA. E io tua chiave. SCENA IV. TRASILOGO capitano, SQUADRA suo servo, MASTICA. TRASILOGO. Olá, o di casa! Pestamuso, Franginaso, Pelabarba, Rompicollo, Spezzacatene, Cacciadiavoli! O che dormono intorno al foco o stanno distesi in stalla a grattarsi la pancia. Non posso vedermi intorno questa razza di poltroni infingardi. SQUADRA. Che comandate, signor capitano? TRASILOGO. Ordina a Pestamuso e a Franginaso che spazzino le camere e la sala, attacchino gli arazzi a' muri e mettano in ordine il palazzo;… SQUADRA. Si fará. TRASILOGO…. Fracasso e Spezzacatene racconcino l'armaria, poliscano l'armatura e forbiscano ben bene la mia «passacuori», che sia piú splendente che il sole in leone, che calando di sopra il colpo, il lucido paia il lampo e la caduta il tuono;… SQUADRA. (Penso che la ruggine se l'abbi divorate). TRASILOGO…. ancora: che i cavalli fresoni, ginetti di Spagna e quelli del Regno sieno stregliati e forniti di tutto punto, e fra gli altri lo stornello che si chiama «il capitano», che s'assomiglia tutto a me d'animo, di forza e di gagliardia. MASTICA. (E di discorso ancora). SQUADRA. Perché questo apparecchio, padrone? TRASILOGO. Questa sera mi sposerò con Olimpia, che iersera me lo fe' intendere la madre; e tu sai bene come io sia morto e sbudellato per amor suo. MASTICA. (Tanto abbi l'anima quando l'arai!). SQUADRA. È pur contenta Olimpia, e quando venne di Salerno ne stava cosí ritrosa! TRASILOGO. Ella fingeva cosí per fare mona Onesta con la madre; ma ella si strugge e spasima per amor mio. Oh, non sarebbe una sciocca se ricusasse me per qualsivoglia? non sono io il primo uomo del mondo? MASTICA. (Costui deve essere Adamo. Ma il pecorone s'è ricordato di tante cose e non ha fatto ancora parola della cucina). TRASILOGO. Ascolta, m'era dimenticato il meglio: fa'… MASTICA. (Che s'apparecchi benissimo da desinare). TRASILOGO…. che si cuopra quel mio ritratto che sta in quello atto fantastico e bizzarro e con quegli occhi sfavillanti, ché sarebbe impossibile che vedendolo Olimpia, che è una fanciulla, non le venghi lo spasimo. Ho tanta virtú in questi occhi che stando irato non è persona di sí intrepido core che vi possa fissar lo sguardo…. MASTICA. (Oh! come fa bene a farlo coprire, ché non è uomo che non cali giú gli occhi per non veder quella faccia di stregone). SQUADRA. Che sète forse basilisco? TRASILOGO…. Non sai tu ch'ovunque vado vien meco la morte e lo spavento? e ovunque volgo lo sguardo fo tremar l'istesso ardimento, sí come proprio fusse il terremoto?… SQUADRA. Perché vien la morte con voi? TRASILOGO…. Perché ha piú facende venendo meco che s'andasse con la peste e con la guerra accompagnata. Chi tronca piú teste? chi taglia piú gambe e braccia? chi scavezza piú colli? chi apre piú uomini per mezzo che questo mio braccio gagliardo?… MASTICA. (Certo costui deve esser boia, poiché squarta uomini, taglia teste e scavezza colli). TRASILOGO…. Di' a Pelabarba, se venissero sergenti, capitani, colonnelli, maestri di campo o altre persone Tag: balia squadra occhi madre tanto capitano intorno persona bene Argomenti: tanto fitta, fame mille Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il benefattore di Luigi Capuana Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo Nuove storie d'ogni colore di Emilio De Marchi Rinaldo di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come smettere di essere innamorati Come gestire il rapporto con la suocera Coupon e codici sconto per risparmiare sui gioielli Risolvere il problema della pelle grassa Come sbarazzarsi delle rughe intorno agli occhi
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