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L'Olimpia di Giambattista Della Porta pagina 10TRASILOGO. Quel loco è del capitano acciò possa soccorrere dove è il bisogno, e dietro questo cantone sosterrò l'impeto della battaglia. SQUADRA. E voi, savio, vi ponete al sicuro. TRASILOGO. Questa non è paura ma avertenza di guerra per poter provedere in ogni luoco. Dammi tu questo scudo. Orsú, state in cervello, ch'io vo' dare l'assalto. Alla prima botta col piede farò andar la porta per terra, con le smosse le mura e la casa. SQUADRA. Tanta avete forza, padrone! TRASILOGO. Io farei scotendo cader la torre di Babilonia: farò piú io solo che gli arieti, le catapulte, bombarde e l'artiglierie. SQUADRA. Sento genti, signor capitano…. Non è nulla, non è nulla. TRASILOGO. Taci, codardo! ché avilisci costoro. Su, mano all'armi, calate i ferri, ah capitan Trasilogo, innanzi innanzi! SQUADRA. Oh come fate bene! dite:—Innanzi innanzi!—e vi fate indietro indietro! TRASILOGO. Sciagurato, fo come il castrone che si fa indietro per ferir con maggior impeto dinanzi. Ah capitano, innanzi innanzi! SQUADRA. Padrone, sento piú di mille uomini che calano con arme…. No no, è stata una gatta. TRASILOGO. Facciamo una bella ritirata, che non è men bella che un forte assalto. Fermatevi!… con ordine, con ordine. O ciel traverso! SCENA VII. LAMPRIDIO, MASTICA. LAMPRIDIO. Dove mi cacci? ho il bene in casa e mi meni altrove; se ben mi meni fuori, l'anima resta in casa. Ben è misero colui a cui la troppa abondanza gli è di carestia. A questo modo sarebbe stato assai meglio non avermici fatto entrare. MASTICA. Ben si dice che le cose simulate poco tempo ponno durare; ché questa mattina per i tuoi poco onesti portamenti se ne sarebbono accorte le pietre, non che le persone che hanno cervello, di questo tuo amore. LAMPRIDIO. A torto ti duoli di me che in tutti gli atti mi sono mostrato la modestia stessa. MASTICA. A te pare cosí. Perché sei cieco tu, pensi che tutti gli altri sian ciechi. Tu non stai appresso Olimpia un momento che non ti trasmuti di cento colori; non mai te le distacchi da lato. In tavola stavi sempre come stupido a contemplarla, non mangiavi se non delle cose che mangiava ella, non bevevi se non da quella parte dove ella poneva le sue labra, né ti nettavi la bocca se non col salvietto con che si aveva nettato la sua; poi facevi un menar di piedi sotto la tavola che l'hai fatto scappar la pianella dieci volte; e usavi certe zifoli che li intendevano i cani che rodevano l'osso sotto la tavola. Tu devi avertire che Sennia è vecchia prattica delle cose del mondo, e queste cose le devono esser passate piú volte per le mani: so che non passerá una settimana che se n'accorgeranno le fanti, la famiglia e tutta la casa. LAMPRIDIO. Che sará dunque bisogno di fare? MASTICA. O che ella fusse cieca per non veder ciò che fai, o tu stropiato e mutolo per non toccarla e parlar tanto. LAMPRIDIO. Come non si può volere quel che si vuole? pure se non si può come si vuole, faccisi come si può. MASTICA. Queste parole mi danno ad intendere che il tuo amore será per scoprirsi tosto; però prima che ciò avenga será bene avisar Sennia che proveda a' fatti suoi. LAMPRIDIO. Eh Mastica, tu sei troppo crudele. MASTICA. A te è una pietá esser crudele. Togliti il tuo Lampridio, tornaci il nostro Eugenio e vattene a studiare a Salerno come prima. LAMPRIDIO. Orsú, il mio caro Mastica, eccoti questi danari per comprar robbe per la cena, e t'impegno la mia fede esser storpiato e mutolo come dici e star proprio in casa come un santo. MASTICA. Cosí, me ne dái la fede… LAMPRIDIO. Eccola. MASTICA…. di non star in casa tutto il giorno?… LAMPRIDIO. Come vuoi. MASTICA…. di non parlarle dentro l'orecchie?… LAMPRIDIO. Sí. MASTICA…. di non mirarla dalla strada?… LAMPRIDIO. Bene. MASTICA…. né mostrar atti onde stimar si possa che tu l'ami? E questo lo dico per tuo bene, accioché per troppo goder del bene nol perdi, over come mosca tanto ti tuffi nel latte che ti anneghi. Quanto piú dura a scoprirsi questo tuo amore tanto piú goderai.—Dove ti volgi? parli meco e non m'ascolti, tu miri alla fenestra sua, non sei ancor sazio di mirarla? Su su, partiamoci. LAMPRIDIO. Or ora. MASTICA. Togliti i tuoi danari, che vo' far quanto ho detto. LAMPRIDIO. Lasciami salutarla; non la vedi per i buchi della gelosia? MASTICA. Come puoi tu veder tanto? LAMPRIDIO. Che stella è in cielo che splenda a par degli occhi suoi? MASTICA. Oh che dura battaglia è contrastar col piacere! LAMPRIDIO. Ti ubedisco. MASTICA. Vien Trasilogo e Squadra e parlano in secreto: qualche cosa hanno inteso di questo fatto. Starò se posso ascoltar qualche cosa. SCENA VIII. TRASILOGO, SQUADRA, MASTICA. TRASILOGO. Son risoluto i matrimoni non doverli trattar con arme ma con inganni come altri. Squadra, tu pur sei nato tra marioli e truffatori e hai fatto star piú tristi uomini che non son questi: perché manchi a te stesso? Hai dormito fin ora, risvegliati, piglia il tuo ingegno usato: squadra, pensa, fingi, machina qualche cosa. SQUADRA. Questo qualche cosa non será intento. Io non so che squadrar, che pensar e che fingere, perché l'inganno che han fatto è tanto verisimile che par piú vero della veritá; e una verisimil bugia è piú creduta d'una semplice veritá. TRASILOGO. Non sconfidarti per questo, ché non è dritto che non abbi il suo riverscio. Chiama in consiglio le tue astuzie, fa' la rassegna delle tue forfanterie. Di cosa nasce cosa, e da un pensiero ne nasce un altro migliore, ché non è inganno che non si vinca con inganno. SQUADRA. A me duole che quel romano col suo Mastica abbino tanto ben saputo tessere questa trama che gli sia riuscita meglio che desiavano, e voi siate scorto per buffalo; e la metá di questa vergogna è mia che non sappi in questo bisogno aiutarvi. Io son stato gran pezza fantasticando con alcuna trapola scomodar essi e accomodar voi; e non mi soviene cosa a proposito. Giá me ne va una per la fantasia che è la vera contracava del loro inganno, che col medesimo laccio che han preso altri, restino lor presi per la gola. TRASILOGO. Dimmi l'inganno che hai tu pensato e s'è difficile ad esseguire. SQUADRA. Ogni cosa è difficile a chi fugge fatica, è bisogno porsi a pericolo chi vuole. Voi vorreste che Olimpia vi fusse portata in camera e vi fusse spogliata e posta in letto, e che un altro vi ponesse…, MASTICA. (Un capestro alla gola e l'appiccasse!). SQUADRA…. quasi mel facesti dire. TRASILOGO. Lascia parlar a me dove bisogna. SQUADRA. Bisogna por mano a fatti, non a parole, ché i fatti son maschi e le parole femine. TRASILOGO. Però lascia tante parole: comincia. SQUADRA. Cominciarò. TRASILOGO. Se avessi cominciato non aresti tolto questa fatica a dirlo. SQUADRA. Dammi l'orecchio. TRASILOGO. Eccoti l'uno e l'altro. SQUADRA. Poiché questo romano si è finto Eugenio e sotto nome di fratello di Olimpia è intrato in casa di Sennia con dir che Teodosio sia morto dieci anni sono,… TRASILOGO. Vorresti avisar Sennia di questa trama e scoprire i secreti d'Olimpia. SQUADRA. I secreti d'Olimpia l'ará scoperti Lampridio. TRASILOGO. Tu burli. SQUADRA. E voi non mi lasciate parlare. TRASILOGO. Pòi. SQUADRA…. a questo colpo useremo questo rimedio. Troveremo due persone disconosciute, l'una vecchia di sessanta anni e l'altra giovane di venti, conforme all'etá che potrebbe esser stimato Teodosio ed Eugenio; i quali informeremo del fatto benissimo: come a dir che sappino ben fingere di piangere, abbracciare e mostrar tutti quegli atti e passioni che sieno verisimili; in somma siano tali che, dicendoseli il principio, sappino da loro quanto s'abbi a fare. Poi li vestiremo da turchi e li faremo sbarcar in casa di Sennia con dire che sia suo figlio e marito…. TRASILOGO. Questo a che effetto? SQUADRA…. Voi sapete che un che ha rubbato o fatto qualche mal'opra sta sempre in suspetto, e d'ogni cosa che si ragiona pensa che si dica di lui e pargli d'ora in ora vedersi il boia sopra le spalle…. TRASILOGO. (Buon ladro deve esser costui! lo Tag: squadra casa fatto bene tanto inganno innanzi bisogno cose Argomenti: amore tanto, pianella dieci, mosca tanto, medesimo laccio Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Decameron di Giovanni Boccaccio Il benefattore di Luigi Capuana La famiglia dell'antiquario di Carlo Goldoni Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Le smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Capodanno in Polonia Come smettere di essere innamorati Quando e come innaffiare le orchidee Tartaruga hermanni: la bellezza della semplicità Le vacanze insieme per salvare la vita di coppia
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