L'Olimpia di Giambattista Della Porta pagina 17

Testo di pubblico dominio

cose optimamente disposite sogliono conseguir reprobi eventi, quando quidem, ché la fortuna vuol esser participante delle umane azioni; quanto piú pessimo evento aranno quelle che si fanno properanter e destitute di consilio? Ecco l'esempio. Teodosio dal capitan de' satelliti riputato fatuo, riconosciuta la sua giustizia, è stato liberato; e Lampridio, irretito dalle illecebre amorose, inopinatamente è collapso un'altra volta in mano della giustizia e in discrimine della vita senza un modiolo di speranza, se il divino suffragio per sua perenne grazia, per farlo evadere da questi travagli, non avesse condotto in questa cittá Filastorgo suo padre. Vae mihi, che lo veggio venir tutto queribondo in vista! Orsú, per riconciliarlo col figlio mi bisogna funger l'ufficio di buon retore, in che io ho versato molti lustri. Mi servirò del genere deliberativo per commoverlo e vi mescolerò un poco del demonstrativo. Deh, perché non ho ora il mellifluo eloquio di Demostene o del moltiscio Cicerone? Ho giá l'invenzione: ecco la disposizione. L'elocuzione l'ho sicurissima. Cominciarò l'essordio e captarò benevolenza.—Filastorgo here, patronorum patrone, incolumes sis, hospes sis: la tua radiante celsitudine bene veniat!… FILASTORGO. Quanto sarei stato ben meglio in casa mia! PROTODIDASCALO…. Lampridio, il vostro figliuolo, iterum atque iterum se gli commenda. FILASTORGO. Che figlio? io non ho figlio veruno: suo padre è morto venti anni sono in Turchia. PROTODIDASCALO. Lampridio inquam, quel vostro unigenito. FILASTORGO. lo non conosco Lampridio alcuno; quel che tu dici si chiama Eugenio né vidde me né Roma pur mai. PROTODIDASCALO. Vi bisogna reminiscere che gli sète padre. FILASTORGO. Egli ha un'altra madre a dispetto del padre e della vera madre sua. PROTODIDASCALO. Vi fu—preterito,—vi sará—futuro,—vi è—presente: tria tempora—sempre morigerante e obtemperante. FILASTORGO. Chiami tu ubidienza il finger di non conoscermi? Da chi spero io essere onorato se il mio figlio mi schernisce? Giá m'ha fatto chiaro quanto sia vana la speranza d'aver collocato in esso la quiete della mia vecchiezza, in dimostrarmesi cosí iniquo e discortese…. PROTODIDASCALO. Bona verba, quaeso. FILASTORGO…. Che? se tu avessi visto gli atti e le parole, aresti giurato o che egli non fusse egli o che io fussi un altro. PROTODIDASCALO. Udienza per due verbicoli. FILASTORGO. Hai tu forse animo d'iscusarlo? PROTODIDASCALO. (Dopo l'essordio alla narrazione). Io non vo' inficiare che il temerario áuso non sia grave, né se gli potrebbe coacervar pena che non ne meritasse il doppio; ma di questo s'incolpe l'arcigero che gli aveva sauciato il petto, dilaniato il core e fatto devio l'ufficio della mente. Il famoso Marone: «Omnia vincit Amor». FILASTORGO. Che ha dunque fatto? PROTODIDASCALO. (Qui non va exagerazione ma escusazione). Un paulolo di errore solamente: mutatosi il nome di un figlio esule di una matrona, è entrato in sua casa per fruir la sua figlia pulcrissima di cui l'animo subbolliva d'amore. FILASTORGO. Ahi mentitor perfido! ahi temerario esecutor di tanta nefanditade che fa ingiuria al padre, alla patria e a se stesso! Ma tu, pedante, piú d'ogni altro da poco e ignorante, questi sono gli ammaestramenti che tu gli hai dato? Di che mi devo fidar io, se avendoti tolto dalla zappa e dalla vilissima pedanteria t'ho fatto padron della casa e di mio figliuolo, e or me ne rendi cosí iniquo guiderdone? PROTODIDASCALO. Here, non detestare la famigerata mia arte. Non sète conscio che Dionisio re, expulso dal suo regno, non volse evadere filosofo indagando i secreti della vasta e profonda natura; ma spargendo il fecondo seme della viride virtude ne' teneri meati intellectuali e nelle interne viscere di putti, divenne ludimagistro? Ma se al tuo figlio con blandi colloqui, pieni di mille apoftegmi e auree sentenze, l'ammoniva che tutto era frustratorio, che gli ultronei piaceri s'amplexano e fan parvipendere ogni animadversione, mi insultava e minitava; che potea far io decrepito e micròpsico, che appena la fluctuante anima hos regit artus? bisognava succumbere. Però perpendi il mio animo insonte e la bona qualitas mentis. FILASTORGO. Io vo' che impari esser figlio da chi veramente sa esser padre, vo' che sia essempio a tutti i figli del mondo, vo' piú tosto esser detto severo destruttor di figliuoli che padre che abbi consentito alle sue sceleraggini. PROTODIDASCALO. (Qui va la commiserazione). Quando l'ira obtemperará alla ragione, poenitebit te del commesso facinore, ché non conviene ad un padre tanta truculenzia, ché per ogni fallo sufficit che al figlio se gl'imponga picciola pena. Ché se voi non condonate al vostro figlio, a chi condonarete voi? E dovete tanto piú volentier farlo quanto che, irretito da questo suo novizio amore, è cespitato e pentito del temerario incepto. E se…. FILASTORGO. Dimmi un poco. PROTODIDASCALO. Non interrompete la veemenzia dell'orare.—… E se non fusse per suo merito, fatelo per amor di sua madre, la qual moritura rememoratevi con quanti gemiti vi rogò, genuflexa e provoluta ne' vostri piedi, che l'amor sviscerato che portavate a lei si fusse coacervato con l'amor che comunemente portavate a questo unigenito. FILASTORGO. Menami dove è, ché vo' vederlo. PROTODIDASCALO. (La commiserazione è riuscita bene supra existimationem: bisogna exagerarla). V'è intercetto poter vederlo, perché sta chiuso in un carcere orcico. FILASTORGO. Che «carcere orcico»? PROTODIDASCALO. In poter della giustizia che sopra questo fatto ci viene pede plumbeo; e credo… FILASTORGO. Che cosa? PROTODIDASCALO…. che sará… FILASTORGO. Appresso. PROTODIDASCALO…. per esser il caso grave et exemplare;… FILASTORGO. Parla presto! PROTODIDASCALO…. perché dicono i legislatori che la giustizia deve inrigorirsi ne' casi exemplari. Et Iustinianus in titulo De usurpata iurisdictione, nella legge Malum exemplum, nel titulo De suppositione, paragrafo Si supponatur, dove la glossa enucleando quel passo dice:… FILASTORGO. Che será di questo mio figlio? PROTODIDASCALO. Lasciatemi dir due parole. FILASTORGO. Lascia tu in nome di Dio queste tue filastroche! PROTODIDASCALO…. giustiziato con miserando et plorabile exito. FILASTORGO. Mio figlio giustificato? PROTODIDASCALO. Dico «giustiziato» non «giustificato». Nam «iustus est qui ius non deflectit», però «giustiziato, gastigato dalla giustizia»; ma «iustificus est qui iustitiam facit», e «giustificato», «chi ha fatto la giustizia». FILASTORGO. Con queste tue pedanterie mi fai salire tanta rabbia che, se non importasse la vita di mio figliuolo, mi faresti uscir da' gangheri. Che importano a me queste tue disutili chiacchiare? PROTODIDASCALO. Che importano eh? Non si devono parvipendere i vocabuli patri e vernaculi; e Quintiliano celeberrimo scrittore dice: «Perscrutandas esse a fideli praeceptore origines nominum». FILASTORGO. (O Dio, quanto mi fa penar questa bestiaccia!). Narrami la ragione. PROTODIDASCALO. Dicovi che tunc temporis è venuto il vero Teodosio, marito di quella matrona, con Eugenio suo figliuolo; sono stati expulsi di casa, ed essi pensiculando l'inganno machinato son iti a Sua Eccellenzia e fatto obtrudere in carcere il tuo figliuolo. FILASTORGO. Oimè Lampridio, oimè figliuolo mio caro, quanto piú desiava vederti meno ti potrò vedere; a tempo ch'io pensava goder teco questo poco di vita che mi avanza, violenta morte me ti trarrá da queste mani. O Laudomia moglie cara, quanto felice fu la tua morte passata per non trovarti a questo dolor presente! A cui ricorrerò io per favore? chi mi aiuterá in questa terra ove non conosco nessuno? almeno avessi portato dinari assai che mi aiutassero in questo bisogno. PROTODIDASCALO. Ove è il rimedio l'egritudine si deve piú patienter sufferre. FILASTORGO. Che rimedio potrei ritrovarsi a questo? PROTODIDASCALO. Convenir questo Teodosio, alloquere a questa Sennia madre della giovane e trattar coniugio con

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Argomenti: pessimo evento,    divino suffragio,    mellifluo eloquio,    figlio esule,    fecondo seme

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