L'Olimpia di Giambattista Della Porta pagina 15

Testo di pubblico dominio

facciamolo carcerare, e quivi provi come sia me. TEODOSIO. Andiamo per mostrar che facciamo alcuna cosa; e poiché abbiamo perduto le robbe e le carni, poco sará se perderemo questo poco di vita che n'avanza. SCENA X. LAMPRIDIO, PROTODIDASCALO. LAMPRIDIO. Mai comincia una sciagura che non ne seguano mille, ché la fortuna non si contenta d'una sola. Appena cominciò la prima che seguí la seconda, poi la terza; e mi getta sopra monti ardenti di mali, che appena mi dá tempo di piangere, non che rimediare alla mia disgrazia. All'ultimo, per non lasciarmi tantillo di speranza, fa venir Filastorgo mio padre, onde m'è stato forza finger di non conoscerlo, burlarlo e cacciarmelo dinanzi. Con che faccia gli potrò comparir piú dinanzi? Deh, perché son vivo? perché non moro? che fa in questa vita? Ma il tempo fugge e io lo sto perdendo in parole. Ecco Protodidascalo: cercherò qualche consiglio.—Che ci è, Protodidascalo? PROTODIDASCALO. Siam rovinati. LAMPRIDIO. Questo vada a chi ci vuol male. PROTODIDASCALO. A voi è toccato in sorte. LAMPRIDIO. Che ci è? parla presto. PROTODIDASCALO. Che faresti se ti portassi bene, se con tanta fretta mi dimandi il male? Ma tu ancora ignori i tuoi guai: t'apporto nuovi guai. LAMPRIDIO. I miei guai son tanti che non se ne trovano piú per accrescerli. PROTODIDASCALO. Tuo padre è venuto. LAMPRIDIO. Giá lo sai? PROTODIDASCALO. Ti ricerca. LAMPRIDIO. Sai troppo. PROTODIDASCALO. E fra poco tempo tel troverai dinanzi. LAMPRIDIO. Sai soverchio. Ma non sai che, avendomi trovato in presenza di Sennia, ho finto non conoscerlo e cacciatolo via. Ci è di peggio: che è venuto il vero Teodosio ed Eugenio e l'ho scacciati di casa, ed eglino sono andati alla giustizia a lamentarsi. PROTODIDASCALO. Heu, che non ti potea accader cosa piú mala, peggiore e pessima—positivo, comparativo e superlativo. LAMPRIDIO. Oh con quanta difficultá s'acquistano le cose e come poi facilmente si perdono! il mio giorno ha visto la sera al far dell'alba. PROTODIDASCALO. Ricordati questa mane che per la via una sinistra cornice, oscine inauspicato, crocitando—per onomatopeiam, «apò tû onomatos» idest «nomen», et «poios» quasi «factum», idest «factitium nomen»—ti predisse con infausto omine questo fatto. Giá la fortuna comincia a visitarci con le sue disgrazie, né per altro te si mostrò cosí fautrice ne' primordi che per farti periclitare et explorare questa caduta maggiore. LAMPRIDIO. Il superar la fortuna non è altro che sopportar i suoi colpi. PROTODIDASCALO. A questi colpi non ci è clipeo che li facci obstaculo, perché ubicumque ti volgi trovi nuove erumne da superare. LAMPRIDIO. Tante piú ne soffriremo. Che difficultá può patire chi non estima la vita? Ma di grazia, facciam collegio della mia vita e cerchiamo qualche rimedio;… PROTODIDASCALO. Etiam atque etiam cogitandum. LAMPRIDIO…. ché ben conosco che sono alle mani d'un medico che volendo saprá rimediare al mio male. PROTODIDASCALO. Poiché m'hai eletto per medico al tuo male benemerito, eccoti un opportuno e proficuo rimedio: fuggi di questa cittade. LAMPRIDIO. Oimè, tu m'hai ferito, son morto! PROTODIDASCALO. Perché dici cosí? LAMPRIDIO. Perché parli coltelli e pugnali e spade che m'han peggio che morto. PROTODIDASCALO. Questo è un buon rimedio. LAMPRIDIO. È cattivo rimedio per me. PROTODIDASCALO. T'apporta salute. LAMPRIDIO. Odio salute che viene con tanto dolore. Se stessi un'ora senza veder Olimpia non potrei vivere. PROTODIDASCALO. È cosí gran paradosso questo! L'egroto che non vuol obtemperare al medico, come dice il princeps medicorum Hippocrates, o perirá o patirá una egritudine diuturna. LAMPRIDIO. Tu sei medico troppo crudele. PROTODIDASCALO. Il medico pio fa marcir lo apostèma e trucida l'egro. Per uscir dal termine dove sei bisogna suffrir alcuna cosa contro l'animo tuo. Fa' conto che questo star orbato di lei sia uno di quelli alexifarmaci, alexeteri che purgano i mali umori. LAMPRIDIO. Fuggir io, star senza vederla io? piuttosto potrei vivere senza la vita. Taci, ché questa tua medicina será piú atta ad uccidermi che la malattia. PROTODIDASCALO. Se perseveri in questa ostinazione adamantinale, serai in discrimine di essere obtruso in carcere e d'esserti obtruncato il capite, e perderai Olimpia e la vita. LAMPRIDIO. Vo' piuttosto che fuggir esser menato in prigione e patir ogni supplizio sino alla morte. Amore è cosí insignorito di me e con sí forti catene mi tiene avinto che non mi lascia partire. PROTODIDASCALO. Io dunque, imponendo coronide al mio dire, ti lascio senza medico e senza medicina. Vale. LAMPRIDIO. Io me ne andrò a casa, ché se ben sto col corpo fuore, l'animo è dentro. Oimè, chi sono costoro che vengono? SCENA XI. TEODOSIO, CAPITANO di birri, LAMPRIDIO. TEODOSIO. Questi è l'ingannatore, signor capitano. Birri, prendetelo. CAPITANO. ¡Alto a la corte! Sois preso; o vos, atadle. LAMPRIDIO. Che ho fatto io, che feci mai? CAPITANO. Lo sabrás como serás en carcel. LAMPRIDIO. Aspettatemi un poco, lasciatemi parlare. CAPITANO. Habla cuanto quieres. LAMPRIDIO. Non stringer cosí forte, lasciatemi parlare. CAPITANO. Ya no hablas con las manos. LAMPRIDIO. (O Dio, come scamperò dalle mani di costoro?). Ascoltate, signor capitano, due parole all'orecchio. CAPITANO. ¡Valame Dios! clerigo sois. Dejadle, dejadle. LAMPRIDIO. Signor capitano, costui, che forse non conoscete, è scemo di cervello e va dicendo a ciascheduno che è venuto di Turchia e che ha trovato in casa sua un non so chi, che dice esser figlio a sua moglie e fratello a sua figlia, e mille altre filastroche; e si piglia diletto di dar la baia a tutta questa cittade. Mirate che stracci da mascalzoni. CAPITANO. Por cierto yo me lo he imaginado da mi mismo viendole llorar y echar gritos tan altos por todo. Venid acá, ¿que quereis vos de este? TEODOSIO. Questi, sotto nome d'Eugenio mio figlio vero, è intrato in casa d'una mia moglie; fingendo esser suo figlio e fratello d'Olimpia, una mia figlia, s'è fatto falso fratello e vero innamorato. CAPITANO. Yo no entiendo que diga de mujer y de hermano, ni de falso ni de veras. LAMPRIDIO. Mirate che faccia rossa, che gesti strani: l'aria proprio d'un pazzo. TEODOSIO. Io pazzo? pazzo pari tu a me. LAMPRIDIO. Ad un pazzo tutti gli altri paiono pazzi: e che sia vero dimandiamogli alcuna cosa e vedrete come risponde a proposito. CAPITANO. Dime ¿que has comido esta mañana? TEODOSIO. Che dimande son queste? Un canchero! CAPITANO. Por ti es buen pasto que has comido. TEODOSIO. Cacasangue! CAPITANO. Buen provecho. TEODOSIO. Voi vi fate beffe di me: cosí s'adempie l'uffizio della giustizia? LAMPRIDIO. Vòltati qua, gli alberi che fioriro l'estate che verrá, che frutti produrranno la primavera passata? TEODOSIO. Produrranno una forca dove fosti appiccato! LAMPRIDIO. Io mi fo la croce: non dice parola che non meriti un anno di prigionia. TEODOSIO. O Dio, che questo ribaldo mi fa proprio divenir matto. LAMPRIDIO. Non diverrai tu matto, perché sei matto giá. Signor capitano, si trova una spezie di còlera che movendosi per lo corpo fa ferneticare: non vedete la faccia sparsa di macchie nere? giá si muove la còlera nera. CAPITANO. En verdad, que este me parece loco. LAMPRIDIO. Discostatevi, ché non pigli alcuna pietra e ve la tiri. Non vedete gli occhi come sfavillano? giá li mali umori l'assaltano e lo cominciano a stimulare. TEODOSIO. Mi rodo di rabbia che non trovo una pietra per romper la testa a costui. LAMPRIDIO. Non vedete che va cercando una pietra per trarvela? discostatevi, signor capitano, ché non v'uccida. TEODOSIO. (O Dio, che questo truffatore ha dato ad intendere a costoro ch'io sia matto; e se lo credono). Capitano, vorrei dirvi due parole da solo a solo. LAMPRIDIO. Guardatevi, signor capitano, ché come gli sarete vicino, vi strapperá il naso dal viso con i denti; e i morsi di pazzi son velenosi. Questi sono i guadagni che si fanno con i pazzi. CAPITANO. Yo no me acercaré; habla á la

Tag: capitano    vita    medico    casa    sai    vero    poco    male    pazzo    

Argomenti: due parole,    cattivo rimedio,    falso fratello

Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina:

Il ponte del Paradiso di Anton Giulio Barrili
Intrichi d'amore di Torquato Tasso
La via del rifugio di Guido Gozzano
La vita comincia domani di Guido da Verona
Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo

Articoli del sito affini al contenuto della pagina:

Madrid, la regina della "movida"
L'adozione di un cane anziano
Stili di vita ed alimentazione
Vacanze a Cipro: l'incontro con la mitologia
Offerta capodanno a Bruxelles


<- precedente 1   |    2   |    3   |    4   |    5   |    6   |    7   |    8   |    9   |    10   |    11   |    12   |    13   |    14   |    15   |    16   |    17   |    18   |    19 successiva ->