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L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 18avidamente coll'ansia voluttuosa di una lunga sete? Per me tra tutti i profumi quello è il più caro, il più simpatico, il più penetrante. Non vellica soltanto di fuga le mie narici, ma scende giù giù nel fondo del cuore e del paracuore e mi sento anch'io ritornato terra (come lo fui prima di nascere) e mi par di bevere alle prime sorgenti della vita, tutto quanto trasformato in una spugna molle e minuta di radici e di radicelle, che assorbono le forze del pianeta, per trasformarle in pane, in vino, in profumo di fiori e in ossa di tronchi. Mai in nessun altro momento io mi sento parte viva del mio pianeta, come quando aspiro voluttuosamente il profumo della terra, che beve l'acqua del cielo. Fa di bevere più spesso che puoi quel profumo in compagnia del tuo proprietario e fallo bere ai tuoi figliuoli, e portatevelo a casa e in città come un tonico amaro, che ci aguzza l'appetito e ci rifà il sangue. L'amore alla terra è il più salubre, il più caro degli affetti, e tu, coltivandolo nel tuo compagno, farai opera santa, e portando nella casa del contadino le tenerezze del tuo cuore di donna e mettendolo a braccetto della scienza agricola di lui, farete più e meglio per il bene dell'Italia, che tutti i legislatori passati e presenti colle loro leggi sociali, che mi fanno ridere e che rimangono negli Archivii dei Parlamenti, come insigni monumenti del nostro arcadismo sentimentale, del nostro vaniloquio parlamentare e giornalistico; di quella falsa filantropia, che coll'elemosina o col rialzare o l'abbassare dei dazii d'entrata e d'uscita, crede o spera di risolvere il magno e terribile problema della questione sociale. IL MARITO ARTISTA. A meno che l'artista sia uomo di genio o abbia un cuore di angelo, non sposarlo mai. Se è mediocre, è lo spostato degli spostati. Colla testa in alto per cercar sempre un bello ideale, che gli sfugge, inciampa coi piedi nella miseria che avvilisce, nell'invidia che tortura l'anima, nella displicenza cronica, che corrode i germi della vita. L'artista mediocre accusa tutti fuor che sè stesso della sua impotenza. Ama il bello come gli eunuchi aman le donne e cerca la gloria per le vie di traverso dell'impressionismo, del pointillé, dove la gloria non ha mai messo il piede. Si lamenta come un genio incompreso, senz'esser genio, e divien cattivo come uno che fosse in una volta sola punto e perseguitato da tutte le mosche, da tutte le pulci, da tutte le zanzare, che brulicano in questo nostro mondo planetario. Ed egli porta in casa tutti questi parassiti che lo mordono, che lo pungono per ogni lato, e fa pungere da essi anche la moglie, anche gli amici e tutti quelli che lo circondano. Vive, lamentandosi ogni giorno e ogni ora dell'ingiustizia degli uomini, che non lo intendono, dei signori che non gli comprano gli aborti della sua tavolozza malata e dei suoi scalpelli spuntati. Maledice Rafaello e chiama barocco Michelangelo e si mette accanto a Galileo condannato dall'Inquisizione e a Colombo deriso dai monaci di Spagna. Se parla di altri artisti più fortunati, li copre della bava avvelenata della sua invidia rappresa, dei suoi rancori isterici. È un infelice cattivo, è un aborto che si permette di vivere e che concentra tutta la sua vita in un lamento e in una maledizione. * * * Anche l'artista di genio, anche l'artista incoronato coll'aureola della gloria, è un marito pericoloso, e se tu sei gelosa, non devi sposarlo. Sua prima amante è l'arte e ti metterà sempre al disotto di essa. Egli è anche poligamo per natura e per elezione difficilmente può amare una donna sola e circondarla di tutte quelle tenerezze quotidiane, che sono neccessarie a lei come il pane, come l'aria che si respira. Pensa alle modelle, che deve veder nude dinanzi a sè nel segreto del suo studio, pensa a tutte le belle signore, che tanto facilmente si innamorano di lui e ch'egli deve ammirar tanto da vicino; così spesso, così intimamente. Tu sei bella e tu sei giovane, ma sei una donna sola, e non puoi avere tutte le bellezze, delle quali egli ha bisogno per appagare la sete insaziabile estetica, che lo divora e lo consuma. Se io fossi nato artista, non avrei avuto per amante e per moglie che l'arte; e sarei morto vergine o almeno casto come il Canova e come Michelangelo. IL MARITO INGEGNERE. La professione d'ingegnere esercita una influenza molto oscura e difficile a definirsi sulla felicità del matrimonio. L'ingegnere batte così larghe le ali sul mondo dell'attività umana, da assumere le forme le più svariate. Quando si accontenta di numerare colle sue palline i filari di gelsi o di misurare i campi, i prati e le foreste, è un semplice agrimensore. Quando siede nella poltrona delle amministrazioni ferroviarie, è un semplice impiegato, che rimane all'ufficio le sue sei o otto ore al giorno, porgendo alla moglie tutti i vantaggi e le noie del travettismo. Quando invece si innalza alla dignità di costruttore di ferrovie, di ponti, è quasi un artista ed è sempre uno scienziato. Anche Grattoni, anche Sommeiller, anche Watt e Fulton furono ingegneri. Anche Eiffel è un ingegnere, lo è il Lesseps; e passeranno tutti all'immortalità ed ebbero o avranno le loro statue. Il presente è degli ingegneri, l'avvenire prossimo e remoto sarà degli ingegneri, e ad essi rimane aperto un orizzonte grande come il mondo, alto come la vetta della civiltà futura. Ed è perciò, che se il tuo pretendente oltre il diploma d'ingegnere ha molto ingegno, potrai goderti una grande agiatezza; fors'anche la gloria e la ricchezza. Di tutte le forme svariate dell'ingegnere, sempre ad altre circostanze pari, scegli quella che obbliga il marito a molte assenze. Fuggirai i pericoli della uniformità soverchia della vita, che è tanto vicina alla monotonia, alla noia, al raffreddamento lento e inevitabile dell'amore; e tu ti godrai tante piccole lune di miele, quanti sono i ritorni del tuo dolce compagno. Se tuo marito parla dei suoi progetti, delle sue imprese, se ti mostra i suoi disegni, non dirti profana del tutto ai suoi studii. Mostra anzi di interessarti ai suoi lavori. Ogni lavoro d'uomo, per esser giocondo e fecondo, deve esser accompagnato dall'ombra del pensiero femminile. La donna deve essere sempre compagna nostra in ogni pensiero, in ogni opera di mano o di cervello. Essa è il sale d'ogni nostro cibo, la poesia d'ogni nostro travaglio. IL MARITO MEDICO. La donna, che sceglie per marito un medico, deve amarlo non una volta sola, ma tre volte. È questa una professione piena di pericoli per la felicità domestica. Se sei gelosa, devi tremar sempre per la fedeltà del tuo compagno. Egli ha troppe occasioni a peccare e troppa impunità a delinquere. Tu devi stimarlo molto, moltissimo, devi essere più che sicura del suo amore per non essere in continua agitazione. Di giorno, di notte, sempre, può lasciare il nido della sua casa, e non tutte le chiamate sono di infermi; ma ve n'ha di inferme, che non hanno di malato che il cuore. Può anche lasciare la città dove abitate, chiamato da telegrammi, che non sono sempre veri. Se sei molto delicata per certe cose, devi rassegnarti con dolore a racconti, che non parlan sempre di fiori. Il tuo povero marito vive sempre tra le piaghe e i dolori; lascia il letto d'un agonizzante per medicare un cancro; può puzzare di iodorformio o di acido fenico, e tu involontariamente a tavola puoi pensare, che la mano che ti pela un frutto è la stessa, che un'ora innanzi ha razzolato nelle viscere d'un cadavere o ha operato un tumore. Pensa prima a questi pericoli, se hai i sensi troppo suscettibili e la fantasia troppo fervida. Non sposare mai un medico di poco ingegno e di poca coltura e che sarà costretto a viver sempre nel pantano della mediocrità. Egli rassomiglia molto all'artista incompreso ed è uno fra i più infelici operai della grande officina sociale. Nell'arte medica non si sta benino che nei palchi di prima e seconda fila. La platea è una prigione, il lobbione una galera. 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