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L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 16malefiche da ogni cosa che lo circonda o lo tocca. È più sensibile d'una mimosa, d'un galvanometro o d'una lastra fotografica. Nulla che lo guardi o lo tocchi è indifferente alla sua salute e alla sua felicità. La professione è tanta parte di un uomo, che non si può levargliela di dosso senza strappare qualche lembo di pelle; senza lacerarne anche le carni. Ognuno di noi sceglie una professione piuttosto che un'altra per molte ragioni diverse, ora accidentali e fortuite, ora alte e profonde; ma soprattutto la sceglie pei gusti diversi, che sono poi l'espressione delle nostre attitudini, della nostra struttura morale e intellettuale. Felice, tre volte felice, colui che la sceglie trascinato imperiosamente, irresistibilmente dai bisogni del proprio cervello e del proprio cuore. Se vi sono tanti inetti e tanti altri che maledicono la propria professione, è perchè appunto non hanno seguito nella scelta la voce, che non inganna, della propria vocazione; ma son corsi dietro a fantasmi, a fuochi fatui o hanno (ed è ancora peggio) ubbidito a influenze esteriori. Una volta però che abbiamo scelta una professione, essa è un vestito che non si distacca più dalla nostra pelle, facendoci più belli o più brutti del vero. Hai mai veduto come muti aspetto la stessa persona, secondo il vestito che indossa? Or bene una professione è più che un vestito, più che un'uniforme: è una seconda pelle che con noi vive e mentre su noi si modella, ci piega però alle sue esigenze, al suo taglio, alla materia con cui è tessuta. Gli uomini di genio o di ferrea volontà piegano la professione a sè stessi e ne risentono alla loro volta una piccola influenza: ma i più, cioè la gran massa degli uomini, si modella e si piega secondo la professione che ha scelto. Tizio è prima ingegnere e poi Tizio; e Sempronio è prima medico e poi Sempronio; e Caio è prima prete e poi Caio; perchè le deboli individualità, che sono la grande maggioranza, trovano nella professione adottata uno stampo già preparato e unto per benino, per cui vi colano la loro personcina, che vi si adagia, vi si accomoda e vi si rapprende. Vi sono tanti impiegati, tanti medici, tanti preti, tanti soldati così eguali tra di loro, ch'io non sento mai il bisogno di chiederne il nome e il cognome, e vedendoli e conoscendoli mi accontento di dire: È un impiegato! È un medico! È un prete! È un soldato! Se sei persuasa di questa verità, capirai facilmente, quale e quanta influenza dovrà esercitare sulla felicità tua e su quella della famiglia la professione del tuo marito. Lo stesso uomo, collo stesso cuore, colla stessa intelligenza, colla stessa ricchezza sarà un marito diverso, secondo che sarà banchiere o medico, militare o avvocato. Non so, se altri prima di me abbia studiato l'influenza delle diverse professioni sulla felicità nel matrimonio. Io ho osservato molto e meditato moltissimo su questo argomento oscuro e difficile. Ed eccoti il frutto delle mie osservazioni e dei miei studii. Prendilo per quel che vale e in ogni modo metti tutto ciò che ti sto per dire in seconda linea. Pensa prima al carattere, all'intelligenza, a tutto ciò che costituisce l'uomo per sè e in sè, e poi e poi bada un pochino anche alla professione, pensando che anch'essa porterà in casa tua fiori e spine, che influiranno sulla tua felicità domestica. * * * Le professioni, di cui cercherò di tracciarti il profilo veduto nei suoi rapporti colla felicità domestica, son queste: Negoziante. Banchiere. Industriale. Proprietario di terre. Artista. Ingegnere. Medico. Avvocato. Letterato. Scienziato. Uomo politico. Militare. IL MARITO NEGOZIANTE. Il mio illustre amico Pasquale Villari, or son già molti anni, ai 17 milioni di analfabeti scoperti dal Ministro della pubblica istruzione, contrapponeva 5 milioni di arcadi scoperti da lui (che a quei tempi l'Italia non contava che 22 milioni di abitanti) e li trovava più colpevoli e soprattutto più pericolosi dei primi. E aveva ragione! Da quell'epoca con tante nuove scuole, colla legge dell'istruzione obbligatoria e tante suonate in piazza e in teatro sull'eterno motivo dell'Excelsior, gli analfabeti sono diminuiti d'assai; ma sono forse diminuiti anche gli arcadi? Io non lo credo: temo anzi che siano cresciuti. E lo temo, perchè non si è ancora soppresso lo studio della lingua greca nelle scuole secondarie. Perchè si crede ancora che non si possa scrivere bene in italiano, se non si studia profondamente il latino. Perchè si insegna ancora la filosofia nei licei. Perchè si crede nell'onnipotenza degli esami per garantire la società dagli asini e dai muli. Perchè esiste ancora l'Accademia della Crusca. Perchè si crede ancora, che il Governo possa rialzare la decadenza delle arti belle. Perchè si esige dal Governo ogni cosa, dalla prosperità del commercio alla distruzione della filossera; dalla sicurezza pubblica all'immunità del colera; dalla ricchezza nazionale al bel tempo. E per un ultimo perchè. Perchè si crede, che la professione del negoziante e quella dell'industriale sieno per gerarchia inferiori a tutte le altre, che si chiamano liberali. Per gli italici Arcadi il commercio non è una professione liberale. Eppure l'Inghilterra, che è la nazione più liberale dell'Europa civile è anche la più commerciante. Eppure Firenze, quando in una sola chiesuola battezzava tre uomini che si chiamavano Dante, Michelangelo e Galileo, insegnava le arti dell'alto commercio a tutto il mondo. Eppure tutto il mondo umano è uno scambio di commerci; sia poi di denaro, di merci, di idee, di territori, di influenze. Tu però, figliuola mia, non ti vergognerai di sposare un negoziante, se ne troverai uno, che abbia cuore e ingegno e che non si vergogni di vendere e di comprare, arricchendo sè e il proprio paese. Tu, almeno in questo, non sarai arcade! Il negoziante ama di solito la moglie e i figli, e pensando ad essi, rialza in più spirabil aere anche la sete del guadagno, che tenderebbe ad abbassarne il livello morale. Quand'egli ritorna dal fondaco o dal banco contento dell'andamento dei suoi affari, al rivedere i suoi cari pensa con gioia, ch'egli ha lavorato per essi e che a lui dovranno la cresciuta agiatezza, fors'anche una grande fortuna. Come si riposa sereno e sorridente lo sguardo di lui sul capo della dolce compagna, sulle testoline bionde che lo circondano; quando pensa che farà a tutti e presto una grata sorpresa, e che questa si dovrà al suo lavoro, alla sua attività, alla sua industriosa intelligenza. Se invece un giorno ha trovato che le cose sue volgono alla peggio, se un fallimento improvviso ha dato una grave scossa al suo bilancio, egli trova, ritornando a casa, che il sorriso amoroso della moglie lo ricompensa di tutto; che le perdite di denaro sono ben poca cosa, quando siamo sicuri di essere amati e da questi confronti attinge lena e conforto per lottare contro l'avversità e ripigliare il perduto. * * * Senza tormentare il marito con un'inquisizione quotidiana e minuta, ispiragli confidenza in te e fa che ti tenga al corrente dei suoi affari. Molte fortune si devono alla santa alleanza dell'ardimento dell'uomo coll'economia della donna, della larga comprensione degli affari collo studio minuto dei particolari. Le donne, quando si mettono alla testa degli affari, riescono quasi sempre benissimo, e il negoziante deve associare a sè il tatto fine, la previdenza acuta, anche la timidezza della sua compagna. E se avessi la disgrazia di avere un compagno troppo avido di ricchezza e che coll'eccessivo lavoro o le imprese troppo audaci volesse raggiungerla, fagli da martinicca, modera le spese di lusso, e mostragli che la felicità non ha proprio nulla che fare colle tasse, che si pagano d'imposte dirette o indirette. IL MARITO BANCHIERE. Anche il banchiere è un negoziante, ma commercia in denaro; ed essendo questa la merce più preziosa e più universale fra tutte, anche la Tag: professione negoziante tutto marito prima medico banchiere uomo noi Argomenti: struttura morale, piega secondo, argomento oscuro, ricchezza nazionale, banco contento Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni Le sottilissime astuzie di Bertoldo di Giulio Cesare Croce Confessioni di un Italiano di Ippolito Nievo Corbaccio di Giovanni Boccaccio Diario del primo amore di Giacomo Leopardi Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Come affrontare e superare l'infedeltà del proprio marito La cura dell'acquario L'innesto della rosa Sposarsi senza spendere troppo Come essere un bravo casalingo
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