L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 17

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sua gerarchia sale d'un grado, anche perchè questa specie di commercio esige più ingegno, più accortezza e in certi casi molto coraggio. Il banchiere può facilmente aprire le porte della ricchezza alla propria famiglia e per le sue relazioni alte e molteplici, offre alla moglie una società variata, divertimenti rumorosi; tutte le compiacenze della vita mondana. Se tu ami la quiete e la solitudine, se preferisci un piatto solo a tavola, ma condito del sale della sicurezza dell'indomani, non sposare un banchiere. Nell'alta finanza le oscillazioni sono fortissime, e tu puoi trovarti ricca oggi, povera domani. È difficile che il banchiere non faccia risentire anche ai suoi le angoscie tormentose che attraversa ogni giorno, leggendo e commentando i listini della borsa. In questo secolo nevrosico il banchiere e l'uomo politico sono quelli, che più di tutti gli altri risentono le scosse di questo nostro mondo, che si dibatte ogni giorno fra le scosse galvaniche di chi lo vuol far correre e saltare e i delirii narcotici di chi vorrebbe addormentarlo nei sogni del passato. Fa di non lasciar solo il tuo banchiere sull'altalena vertiginosa dei suoi giuochi. Accompagnalo col pensiero vigile, col consiglio previdente; insegnagli che egli non deve giuocare che col superfluo; lasciando sempre intatto quel campo in cui si semina il pane e si raccoglie il vino. S'egli è prodigo, sii tu avara, e per inerzia non dir mai a te stessa, che gli affari di tuo marito non sono i tuoi e che non hai nè diritto, nè intelligenza per occupartene. Se senti il tuono, se vedi lampeggiare il cielo della tua famiglia, informati dagli amici, dai conoscenti, se non sovrasta una procella. Quanti infelici di meno, quanti minori disastri nelle famiglie, quanti meno cassieri fuggiti all'estero e quanti meno suicidi sulla tavola anatomica; se noi dessimo alla donna, più larga parte nella nostra vita di pensiero e d'azione! Se non ne facciamo più una schiava, non ne abbiamo fatto che una liberta; un animaletto gentile e domestico, che ci distrae e ci diverte; ma non le confidiamo quasi mai gli affari gravi, non fidandoci della sua segretezza e molto meno della sua intelligenza! Di questo ingiusto disprezzo noi siamo i primi a scontare la pena, perchè la donna ha un sesto senso, che è una seconda vista e che le permette di vedere ciò che spesso molti uomini di genio non sanno vedere. È il lato piccolo e debole delle cose, ma è anche il tarlo, che corroderà il colosso; è un elemento secondario, ma che basta forse a sconvolgere tutto un organismo, a mandare in rovina tutto un affare. Io mi son pentito molte volte di aver concluso un affare senza averne chiesto consiglio a tua madre, alla mia, quando avevo la suprema gioia di averla ancor viva. Mai mi son pentito di aver sentito la voce e il pensiero di loro, prima di prendere una determinazione importante. Io avevo pensato, ripensato e meditato: avevo voltato la cosa per diritto e per rovescio, con lente di microscopio e scalpello di anatomico, credevo di aver anatomizzato ogni fibra e misurato ogni cellula; ed ecco che all'occhio della donna di botto, senza bisogno nè di tempo, nè di lenti, nè di scalpello, appariva il lato debole, eppur onnipotente della questione; quello appunto che io non avevo veduto e neppur sospettato! E non l'avevo visto, perchè io era un uomo, e la tua mamma, la mia, lo avevano subito scoperto, perchè eran donne e perchè la natura ha dato ad esse gli occhi del cuore, che vedon le cose più profonde e le più vere; quelle che toccano la salute e la felicità delle persone che esse amano! E non è forse per questo, che la natura provvida ha fatto l'uomo diviso in due metà, disgiunte nei corpi, ma riunite in uno stesso fiato d'attrazione e di amore; due metà che non possono viver separate, che con dolore e coll'atrofia della vita in due; che è poi l'unica vita vera e completa, quella che costruisce il nido e crea gli uomini? Nell'una delle due metà avete la sentinella previdente e vigile, che spia il pericolo, che raccoglie il fremito del vento che minaccia, del fulmine che s'avvicina; nell'altra il pugno che si prepara alla difesa e all'offesa. Dall'una parte la timidezza affettuosa, che esplora il terreno spinoso, che getta da un lato le pietre che ingombrano il terreno; il sorriso che appiana le rughe del pensiero affannoso o del dubbio tormentoso. Dall'altra parte il coraggio, che non misura il pericolo, il pensiero che pesa il probabile e il possibile sulla bilancia del bene e del male. Da una parte i nervi che sentono, il cuore che ama, la carezza che calma, il bacio che guarisce, il sistema nervoso dell'umanità. Dall'altra i muscoli che si contraggono, la mente che vede lontano, l'energia che rinfranca, l'eroismo che esalta, il sistema cerebrale e muscolare dell'umana famiglia. E non è che avvicinando queste due metà, che saldandole insieme con quell'attrazione cosmica e divina, che è l'amore: che abbiamo l'uomo, l'uomo vero e intero, l'uomo completo e felice. * * * Se tu sposi un banchiere, ch'egli tenga pure la cassa forte, ma tu sii per lui, per essa la chiave che la difende. IL MARITO INDUSTRIALE. In una gerarchia che mi son fatto io stesso per mio uso e consumo, ma che non ha rapporto alcuno coi responsi della Consulta araldica nè col famoso decreto del Menabrea, che metteva i professori in ottava linea, io metto l'industriale molto al disopra del negoziante ed anche del banchiere. Il negoziante compra e vende, l'industriale produce. Il negoziante prende da una mano e mette nell'altra, cercando che in questo passaggio una parte (la più grossa possibile) rimanga nella sua. L'industriale è un creatore: plasma la materia e le dà nuova forma, adopera le mani sue, quelle dei suoi operai, quelle delle macchine, e quando riesce a far cose nuove o a far meglio e più presto d'un altro una cosa vecchia, arricchisce sè e il proprio paese. Dio volesse che tu sposassi un'industriale! Ma nel nostro paese ne abbiamo tanto pochi, che sarà assai difficile che tu lo trovi, e che sia degno di te e a modo mio. L'industriale deve essere un alleato dei suoi operai, non un parassita del lavoro altrui: deve essere il loro amico, non il loro tiranno. Ogni giorno, ogni ora del giorno deve ricordarsi, che il gran problema dell'associazione del capitale e del lavoro non è punto risolto, e che sono gli industriali i primi, che devono concorrere alla sua soluzione equa e pronta. E tu, cara figliuola mia, se avrai per marito un industriale, devi persuaderlo ch'egli deve essere socialista, se non vuole vivere di rapina e andar incontro ai pericoli di una rivoluzione sociale. Non aspettino i capi delle officine, che i parlamenti risolvano il problema sociale. Lo risolvano essi pei primi. Applichino la mezzadria al lavoro delle loro fabbriche, come già in Toscana e in altri paesi fu sapientemente e umanamente applicata a quell'altra industria, che è l'agricoltura! IL MARITO PROPRIETARIO. È un buon marito, se non si accontenta di possedere, ma si occupa egli stesso delle sue terre e le coltiva e le ama e si studia di portare un po' di luce di scienza nelle tenebre profonde dell'empirismo contadinesco. Se invece il proprietario non visita mai i suoi poderi, se l'affitta e si accontenta di goderne le rendite negli ozii cittadini, egli cade nella categoria dei mariti fannulloni e non può dire di certo di esercitare alcuna professione. Accompagna, sempre che puoi, il tuo proprietario nelle sue terre, e persuadilo ad andarvi spesso, spessissimo. Quanta salute fisica e morale verrebbe alla nostra società nevrosica e nevrostenica, se tutti quelli che hanno un palmo di terra, l'amassero e la coltivassero; se andassero tutti ad accarezzare le piante, a sdraiarsi sul prato, a cogliere colle proprie mani un frutto cresciuto nel loro campo; fosse pure quel frutto un fico stento o una mora di siepe. Hai mai odorato la terra, quando dopo una lunga siccità, beve le prime gocciole della pioggia, e le assorbe

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Argomenti: due metà,    sistema nervoso,    ingiusto disprezzo,    lato piccolo,    sentinella previdente

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