L'arte di prender marito di Paolo Mantegazza pagina 12

Testo di pubblico dominio

sua per ragioni di convenienza economica o gerarchica, con maggior ragione ti si mostrerà splendido nel dare. Egli sente il bisogno di nascondere il vuoto del suo cuore e la mancanza d'amore vien ricoperta coi fiori della generosità. Pur troppo non son diversi nel colore e nel profumo i fiori, che si comprano dal fioraio e quelli che si coltivano con lungo affetto nel proprio giardino e si colgono ad uno ad uno con intelletto d'amore e sapiente elezione. Il fidanzato dunque, figliuola mia, è sempre generoso; in apparenza o in realtà; ma conviene saper distinguere l'uno dall'altro; il che è difficilissimo. È vero che tu potresti pigliar informazioni dagli amici comuni, dalle persone di servizio, dall'opinione pubblica; ma è impresa pericolosa e di incerto esito. Non ho mai saputo capirne il perchè; ma è dimostrato, che le informazioni che si chiedono sul valore di un uomo o di una donna, come candidati al matrimonio, son sempre incerte o false, o, nei casi migliori, contradditorie. Tutti hanno paura di dire il vero, se il vero è brutto; mentre poi molti hanno invidia della felicità altrui, e perciò esagerano i difetti od anche li inventano. Il coraggio civile è la rarissima fra tutte le virtù sociali; e per dire a una mamma o ad un babbo che chiedono di un fidanzato: cari miei, è un farabutto, o uno stupido o un fannullone; ci vuole un coraggio che pochissimi hanno. È così raro questo coraggio, che si nasconde o si maschera la verità anche quando si tratta di una cameriera o di un cuoco! Dunque, figliuola mia, tu devi scoprire l'uomo avaro o che è sulla strada di diventarlo; coi soli tuoi occhi, colle sole tue forze. Ecco ciò che mi ha insegnato la mia lunga esperienza: L'avaro o il candidato all'avarizia, anche nella più semplice e fredda conversazione, sottolinea sempre tutte le parole e tutti i numeri, che si riferiscono al denaro, ai capitali, alla ricchezza in genere e sotto tutte le sue forme svariate. Per lui la moneta, gli scudi, le rendite, l'oro, l'argento, il capitale, i frutti, son parole sacre, ch'egli pronunzia con una emozione inconscia forse, ma che si tradisce all'accento. Quanta psicologia celata, misteriosa e potente sta nascosta nell'accento, che diamo alle parole! Quante volte io ho scoperto un amore celato nelle più profonde pieghe dell'anima, al solo sentire pronunziare da un labbro il nome di un uomo o di una donna! Il discorso camminava piano, sereno, senz'urto e senza scosse; ma la voce che doveva tradurre quel nome si abbassava a un tratto di una o due note o si faceva leggermente tremula o tutto al contrario, si innalzava saltellando disinvolta, come se volesse nascondere la trepidaziane, con cui il cuore accompagnava quella cara parola. Ciò che è l'essere amato per chi ama è il denaro per l'uomo avaro. Spiatelo soprattutto, quando deve pronunziare la parola milione o milionario. Egli si esalta, alza il tuono della voce, si gonfia le gote, e quei vocaboli, come gente in festa, ti suonano all'orecchio preceduti da trombe e tamburi e seguiti da una fanfara di punti di esclamazione e di ammirazione. Ma che si celia?—Un milione! Il sogno diurno e notturno di tanti milioni di bipedi implumi; il prurito eterno di tanti operai della grande officina umana, il sole di mille e mille pianeti e pianetucoli; il Dio, a cui tante e tante creature portano in tributo la loro viltà, il loro ingegno, la loro dignità; tutti gli affetti di figlio, di padre e di cittadino. Ma che si fa celia? Un milione è un milllllione!— * * * Un altro segno caratteristico dell'avaro è la carezza, ch'egli fa alla moneta o al foglio di banca, che sta per dare; sia per pagare un semplice contarello o per numerare una grossa somma. Egli non maneggia il denaro, come un altro oggetto qualunque; ma con un rispetto amoroso, con una tenera devozione. Per lui rappresenta il valore dei valori, la forza delle forze, e se potesse farlo decentemente, quando deve maneggiare una forte somma, si caverebbe il cappello. Invece egli si accontenta di far scivolare monete e biglietti l'un sull'altro e colle dita strette, quasi gli costasse il separarsene e volesse ad ogni singola moneta, ad ogni singolo foglio, dare un saluto amoroso, pieno di affetto e di rimpianti. Se fossi un gran pittore psicologico, vorrei fare due quadri e metterli l'uno di fronte all'altro, come due faccie d'uno stesso prisma, Nell'uno e nell'altro lo stesso uomo, ma nel primo quando conta del denaro che deve pagare; nell'altro quando conta del denaro che gli vien pagato. E sotto scriverei: Paga!—È pagato! E vi assicuro, che in quei quadri saprei mettere tante quantità d'uomo, da lasciarne davvero pochino al di fuori di quelle due cornici. * * * L'avaro, quando vede una bella cosa (fosse pure un oggetto d'arte), s'informa subito quanto sia costata o domanda a sè stesso quanto potrà costare; perchè di tutti i valori, che può rinchiudere un oggetto qualsiasi, il suo prezzo è per lui ciò che più lo interessa. Tutti i problemi della vita, tutte le questioni politiche e sociali, tutti gli incidenti e gli accidenti degli individui e delle nazioni sono per lui foderati da una questione di denaro, e là ferma il suo sguardo e là dirige i suoi sguardi e le sue meditazioni. —Che bella ragazza! dirà uno. Ed egli subito: —Ed ha trecento mila lire di dote! Si dirà che un tale ha avuto un impiego. Ed egli di rimando: —Ma non ha che lo stipendio di tre mila lire all'anno. Il socialismo è null'altro che un'invidia del denaro altrui, le rivoluzioni sono spostamenti di ricchezze e via di seguito. * * * Bambinuccia mia, non sposare un uomo avaro. Suppongo che il tuo fidanzato sia giovane, e s'egli è avaro, benchè giovane, figurati come lo sarà coi primi capelli bianchi, quando l'economia è necessaria difesa della vecchiaia imminente; quando anche gli spensierati incominciano a divenir previdenti. L'avarizia è fra le passioni umane una delle più abiette e che spande in più largo giro la sua influenza triste. Un'influenza che raffredda, isterilisce e mummifica tutto ciò che tocca. Io m'immagino sempre di vedere nelle mani dell'uomo avaro un paio di forbici rugginose e stridenti, sempre pronte a recidere ogni ramo che germoglia sull'albero della vita, ogni fiore di entusiasmo che si apre nelle aiuole della giovinezza e della felicità. Passione rachitica, anemica, scrofolosa, che si pasce di se e di ma; che spegne tutte le fiamme della poesia e chiude tutte le finestre per paura di disperdere il calore della stufa. Origene che si mutila per paura del peccato; un'atrofia cronica e volontaria del cuore, dei muscoli e del cervello; un'asfissia lenta, che nel nido della famiglia semina le muffe e coltiva tutte le lebbre morali, spirituali e estetiche. Figliuola mia, non sposare mai un uomo avaro! IL MARITO LIBERTINO. La nostra società corrotta, ma ipocrita; libertina nelle opere ma puritana a parole; impone alla fanciulla l'ignoranza più completa, e l'ideale di una giovinetta che va a sposa, e che è forse donna da tre o quattro anni, è quello di non sapere come nascono gli uomini e come si fanno. Essa dunque deve pure ignorare, che cosa voglia dire la parola libertino; e a questo proposito ricordo che in una conversazione, essendosi parlato di un tale, dicendolo libertino; la padroncina di casa interruppe il discorso, domandando a bruciapelo: —E che cosa è un libertino? La mamma, presa all'improvviso, si gargarizzò la gola con quella tossicella artificiale, che è un artifizio molto comune agli uomini e alle donne per prender tempo e trovare una risposta difficile. E poi, come di scatto: —L'uomo libertino è un uomo troppo liberale. Ma tu, caro tesoro mio, sei stata educata diversamente da tutte le altre tue compagne, e benchè innocente, sai benissimo che cosa sia un libertino. Siccome però, se il giovane che ti facesse la corte per sposarti, fosse libertino, nasconderebbe questa sua magagna con tutte le arti della più abile ipocrisia; è bene che io ti

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Argomenti: grande officina,    uomo troppo,    lungo affetto,    coraggio civile,    sogno diurno

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