Frasi Belle - Le più belle frasi dolci e romantiche online e altro
|
||||
La strega ovvero degli inganni de' demoni di Giovan Francesco Pico Della Mirandola pagina 4di Diana (oggi detto l'andare in corso), cosa certo nel nome diversa da quella antica impietà; ma s'ella sia di natura differente o no, e come si debba giudicare che sia, o simile, o dissimile, s'intenderà nel procedere. Dirassi parimente che cosa abbia comune con l'altre antiche superstizioni de' gentili, quel che le sia aggiunto per nuova malizia dal Demonio maligno, nimico dell'umana generazione, e quanto si accresca alla verità cristiana nel scacciarlo: che se ti parrà insieme con gli altri miei amici giudiziosi e dotti, che io non abbia perduto questo tempo di circa dieci giorni che ho spesi in queste tre dispute, ovvero più tosto libretti fatti in dialogo, forse che scriveremo ancora, avendo tempo, dialogi d'altre materie. In questa operetta, dove sentirai parlare la Strega, credi veramente d'udire la storia pura, la quale, parte ho vista con gli stessi occhi, e parte udita con questi orecchi, mentre che mi si leggevano i processi. Ma per non ti menare in lungo e discosto da lei, odi Apistio, Fronimo, la Strega, e Dicaste disputare insieme degli inganni de' Demonj. LA STREGA DIALOGO INTERLOCUTORI APISTIO, FRONIMO, STREGA e DICASTE. APISTIO. Fronimo, dove corrono là tante persone per la piazza dell'erbe? FRONIMO. Accostiamoci un poco, che intendiamo la cagione di tanto concorso; poca può essere la perdita di sì pochi passi. AP. Non saranno pochi se andiamo insino alla chiesa che si è cominciata alla Vergine madre di Dio, a cui si è dato il nome di santa Maria de' miracoli; però che ci si fa più d'un miglio. Parmi di vedere alcuni di quella compagnia che si hanno eletto la stanza a detta chiesa; però m'imagino che tutti quelli che noi veggiamo vadano colà. FR. Credo che tu dichi il vero, perchè, s'io non m'inganno, ho visto fra la moltitudine de' fanciulli, i famigli che servono al vicario del vescovo; ma che danno ce ne può egli mai avvenire d'andare in fin colà? anzi più tosto credo io ci sarà utile, se non grande, almanco tanto che, quando torneremo, aremo voglia di mangiare; ma forse che porterà la spesa, che saria facil cosa intendessimo qualche novità, perchè io penso che sia presa una strega, e che tanto popolo insieme con i fanciulli corra a vederla. AP. Oh, abitano streghe in questi luoghi? certo che per vederla non mi sarebbe grave l'andar dieci miglia. FR. Se dunque tu non n'hai mai viste, ora potresti vederne. AP. O s'egli avvenisse che io potessi trovare uno uccello che già con tanta diligenza ho cerco, nè mai ritrovato? FR. Che uccel di' tu? AP. La strega. FR. Burli, Apistio? AP. Credimi ch'io dico da vero e non burlo, che il vedere una volta quello che non videro mai gli antichi, debbe esser caro ad ognuno, e massimamente a chi è curioso. FR. Adunque tu non sai quello che sa tutto uomo? AP. Credi ch'io voglia attribuirmi d'aver notizia di quello che tanti grandi uomini e dotti affermarono non aver mai potuto nè pigliare, nè sapere quel ch'egli si fusse, se alcuni però mai ne presono? FR. Che cosa? AP. L'uccello Strega, perchè ancora che io abbia letto: L'infami con la carne ali di Strega; [De lib. de trasf.] Che il timido assiuol, che la notturna Strega si lagna, e suona in mesti lai. [Da Lucano.] e quell'altro: E 'l tristo augurio d'infelice Strega E 'l cor de l'assiuol mesto e doglioso. [Dalle tragedie di Seneca.] e ancora: Gl'interior cavati a viva Strega. Avvenga ch'io sappia ancora solersi mandare anticamente per maledizioni, nondimeno quel che sia, e che natura ell'abbia, non lo so: e Plinio si pensa che sia favoloso quel che si trova scritto delle streghe, che mettino le lor poppe in bocca a' bambini, e dice invero non sapersi che uccello sia la strega. FR. Maravigliomi, vedendoti pratico ne' poeti, che tu non abbi letto come anticamente le streghe si solevano cacciare dagli usci con una mazza di spina bianca, e che sono uccelli ingordi col corpo grosso e gli occhi fissi, incavati, il becco torto, le penne macchiate di bianco, e l'ugne adunche, e che si chiamano streghe dall'orribile stridire che fanno di notte: vedi adunque che pur si trova scritto come ella si chiami, e perchè, e qual natura, e qual forma sia la sua. AP. Tutto intendo, ma queste streghe son forse d'un'altra sorte, e di natura diversa, perchè si dice che queste bevono il sangue de' bambini, e non che gli munghino le lor poppe in bocca; onde disse colui, [Ovidio] Volan' di notte, e i pargoletti figli Guastano in culla a le nutrici assenti, Gli ingordi petti empiendo e i crudi menti Del sangue nostro tinti, e i fieri artigli. E che queste cose siano state osservate in fino al tempo degli eroi, mi muovono a crederlo quei versi: Venner di Proca drento a l'ampio tetto, Di poco nato il figlio ivi trovaro Lasciato loro in preda, e 'l miser petto Votar di sangue, empiendo il ventre avaro. Gridando aiuto l'infelice astretto Tra crude man, là corse al grido amaro La nutrice smarrita, e 'l figlio vede Guasto che tardi omai soccorso chiede. [Ovidio] Non ti pare egli che quei versi, tanto diversi in fra di loro, dimostrino ancora la natura diversa e contraria delle streghe? Quelli si poteva giudicare che fussino uccelli amorevoli, facendo l'uffizio della balia, e questi altri si può dire che siano molto nocevoli, che, bevuto il sangue de' fanciulli, gli facciano morire. FR. A me più tosto pare che sia fabuloso l'uno e l'altro, ovveramente se alcuna verità è nascosta sotto la favola, credo che non manchino tal sorta d'uccelli, nè mai sieno stati trovati, ma canzona, e baia che Trasfigura in uccel la sciocca vecchia. Penso ben più tosto, che quelli stessi uccelli per opera di demonj maligni apparischino in forma di balia che cerchi d'ingannare, e tanto più che quel demonio falsamente creduto Iano insegnò il rimedio del fascino, tre volte toccando gli usci, e altrettante segnando i sogli con foglie d'arbatro, spargendo l'acqua su l'entrata, e l'altre cose macchinando che non erano sacre, ma portenti esecrabili, avvenga che anco i medici ne parlino, onde si legge quello: In oltre se la Strega a notte oscura Preme in bocca il veleno al picciol figlio Mungendo l'empia a sè la mamma impura; [Da Quinto Sereno.] e così usano di fare le streghe del nostro tempo; quando si dice che son portate al giuoco di Diana, guastano i fanciullini nati di poco che piangono nelle culle, di poi gli soccorrono col rimedio; le quali cose mi pare che abbiano avuto origine da queste, e che eziandio il nome loro sia derivato da quelle, conciossiachè le donne che fanno tal eccesso, appresso di noi, e per tutto abbiano avuto il nome di strega. AP. Parmi adunque, Fronimo, che tu sia ingannato dal medesimo errore che sono aggirati la maggior parte de' nostri, credendo tu per vere le cose che sono dette dal volgo: io non so che donnicciuole si siano queste che volano a' conviti, e agli abbracciamenti delle fantasime nella notte più oscura, dalle quali sian guasti i bambini. FR. Non dir così, perocchè quello che hanno per cosa certa molti uomini dotti, esperti e dotati di buoni costumi, e che apertamente lo confessano, non debbe credersi che sia errore. AP. Certo che io non sono mai stato fatto capace a credere queste cose. FR. Per che ragione? AP. Perchè mi par cosa da ridere, che fatto un circolo, e untosi il corpo con esso uno unguento, non so in che modo, e dette mormorando non so che parole, si mescolino coi demonj e che quelle ribalde cavalchino la notte sopra quel legno, col quale si concia il lino e la canapa, sopra capre, sopra becchi, o sopra montoni, e che altre siano portate per l'aria più veloci che il vento. E che si trovino nelle congreghe di Diana e delle Erodiadi a scherzare, mangiare, bere, e a pigliare disonesti piaceri. Ma avvertisci che come io ho inteso, non vi vanno tutte ad un medesimo modo; imperocchè dicono alcune esser portate per la più alta regione dell'aria, altre più presso a terra, e altre affermano andarvi con l'animo e non col Tag: strega notte tanto natura cose nome tempo sangue tosto Argomenti: vergine madre, medesimo errore, tanto popolo, tristo augurio, corpo grosso Altri libri consultabili online del sito affini al contenuto della pagina: Decameron di Giovanni Boccaccio Il colore del tempo di Federico De Roberto Le femmine puntigliose di Carlo Goldoni Orfeo di Angelo Poliziano Rinaldo di Torquato Tasso Articoli del sito affini al contenuto della pagina: Cos'è il colesterolo Fine settimana di relax e bellezza Offerta capodanno a Merano 2000 Studi sulle creme antirughe che fanno dubitare Storia dell'olio essenziale fino al presente
|
||||